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Autore: venusmarion    09/05/2016    0 recensioni
Raccolta di drabble e flashfic su the 100, per lo più IC, qualche AU, out of prompts.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Octavia Blake, Raven Reyes, Un po' tutti
Note: AU, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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#1prompt: Scrivere una drabble di genere storico con prompt “Rivoluzione".
#2prompt: TheMusketeersAU!

words: 801

(R)eVoLuTioN


Octavia piantò uno stivale sopra lo sgabello, e prese a tagliarsi il vestito all’altezza del ginocchio, lasciando scoperti i pantaloni e gli stivali infangati. Lanciò uno sguardo dietro il bancone della locanda, dove Jasper allineava bottiglie di alcool per trasformarle in bombe improvvisate. «Polvere da sparo?»
Jasper indicò verso l’ingresso, senza nemmeno distogliere la concentrazione dallo schieramento alcolico. «Chiedi al capo della rivoluzione.»
Octavia finì di strapparsi il vestito e poi puntò in direzione di suo fratello, che dall’ingresso sbirciava la strada. «Bell. La polvere da sparo?»
Bellamy distolse lo sguardo da fuori, puntandolo su sua sorella. «Miller l’ha sistemata di là. Non è prudente tenerla qui. Se dovessero attaccare —»
«Attaccheranno,» interruppe una voce femminile. Era Raven. Fece il suo ingresso a passo spedito, un moschetto in ciascuna mano, una spada sottile pendente lungo il fianco. «Ed è bene che la polvere da sparo sia di là. Non ho alcuna intenzione di saltare in aria.»
Dall’ingresso entrò Bryan, il cappello a tesa larga calato sulla testa, il mantello srotolato su una spalla. «Clarke dice di aspettare,» esordì. «Il Marchese potrebbe essere disposto ad accettare un compromesso —»
«Nessun compromesso,» tagliò corto Bellamy. «Tra quanto sono pronte quelle bombe, Jasper?»
Jasper mise su un mezzo sorriso. «Con l’aiuto di Raven, a breve.» Raven lo raggiunse senza farselo ripetere due volte.
«Facciamo saltare quelle palizzate,» riprese Bellamy, «ne ho abbastanza del Marchese e dei suoi.»
«E Clarke?» fece Octavia.
Bellamy serrò la mascella, prendendosi qualche secondo per pensare. «Vado a recuperarla.» Poi si rivolse a Jasper. «Ce l’hai o no queste bombe?»
«Ne ho tre.» Jasper si avvicinò con tre bottiglie sistemate tra le braccia come neonati addormentati. Con l’aiuto di Octavia, le sistemò addosso a Bellamy, legandogliele alla cintura. «Hai il moschetto carico?» chiese poi. Bellamy gli schioccò un’occhiata stizzita, come a dire “che domande”. Poi sfiorò la tempia di sua sorella con un bacio. «Le cose stanno per cambiare, O.» Passando attraverso l’ingresso, sfilò il cappello dalla testa di Bryan e se lo calò sui capelli.
Clarke non era lontana. L’incontro dell’ultimatum con il Marchese era stato fissato in un bordello poco lontano dalla locanda dei rivoluzionari, e Bellamy conosceva la strada. Nonostante Parigi fosse quasi deserta, a quell’ora del mattino, lui si tenne lo stesso raso alle mura degli edifici, sfruttando ogni centimetro d’ombra offerto dalla città. Una volta arrivato in vista del bordello si fermò al riparo del colonnato dall’altra parte della strada. Appena in tempo per vedere Clarke uscire con passo furioso, l’orlo del vestito infangato e il cappuccio tirato sui capelli biondi. Bellamy fece per uscire allo scoperto e andarle incontro ma una mano lo bloccò, stringendoli l’avambraccio. Bellamy stava già per mettere mano al moschetto ma riconobbe la voce di Kane. «Non è troppo tardi, Bellamy. Puoi ancora ripensarci.»
Bellamy si scrollò di dosso la presa di Kane. «Non ho intenzione di farlo. E neanche gli altri.»
«Gli altri,» ripeté Kane, «hanno bisogno solo di una tua parola. Ti seguiranno ciecamente, qualunque decisione tu prenderai. Qualunque scelta tu faccia.»
Bellamy si voltò per controllare che Clarke fosse ancora in vista. La vide in prossimità di svoltare l’angolo della strada. Lanciò un’ultima occhiata a Kane, prima di andare dietro di lei. «Scelgo la rivoluzione.»
Si lanciò di corsa in strada, arrotolandosi il mantello attorno ad un braccio per non ritrovarselo d’intralcio. Clarke lo sentì arrivare prima di ritrovarselo a fianco, perciò non sembrò sorpresa quando lui le parlò. «Ti ostini ancora con la diplomazia?»
«Il Marchese non sente ragioni,» disse Clarke. «Possiamo attaccare quando vuoi.»
Bellamy le prese una mano e la fermò in mezzo alla strada. Le mostrò le bombe artigianali di Jasper, appese alla cintura. Clarke restò sbalordita solo un istante, poi fece per prenderne una. Bellamy indietreggiò di un passo, impedendole di farlo. «Kane dice che dovrei ripensarci.» Aspettò che Clarke lo guardasse negli occhi, prima di proseguire. «Dice che dovrei dirvi di lasciar perdere.»
«E’ quello che vuoi?» chiese lei. «Lasciar perdere?»
Bellamy abbassò lo sguardo. La strada sotto i suoi piedi era ricoperta di polvere e macchiata di sangue. Posò una mano sullo stemma dei moschettieri, sistemato sul braccio. Per Kane quello che stava per fare avrebbe fatto di lui un disertore. Ma agli occhi di Bellamy non c’era modo migliore di onorare quel giglio se non combattendo per il senso di giustizia in cui credeva. Prese una bottiglia esplosiva e la porse a Clarke, rialzando lo sguardo su di lei. «Al mio segnale. Tu lancia dalla finestra, io penso all’ingresso.» 
Clarke prese la bomba senza obiezioni. Tornarono indietro verso il bordello a passo spedito, senza più curarsi di non dare nell’occhio. Che vedano, pensò Bellamy. Le cose devono cambiare.
E sarebbero cambiate solo con la rivoluzione. 
 

 

  
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