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Autore: MaybeTomorrowMorning    09/05/2016    0 recensioni
Questa è la mia prima fanfiction! Siate clementi e ditemi che ne pensate!
Due ragazze, un sogno, un amico ritrovato che le catapulterà nel frenetico e disinibito mondo del rock insieme ai suoi "particolari" amici....cosa succederà beh...non lo so...leggete e scopritelo!
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Axl Rose, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sembrava tutto finito. Di quei cinque uomini scapestrati, pieni di energia, ormai rimaneva un guscio vuoto. Nel giro di pochi giorni tutto era cambiato ed era come se la vita fosse stata risucchiata via dagli occhi di tutti.

C’era chi lottava in un letto di ospedale, chi aveva rinunciato per egoismo, chi aveva perso l’amore, e chi invece lo aveva trovato quasi per miracolo.

Cinque fratelli che stentavano a riconoscersi.

Sembrava tutto finito.

Ancora una volta ci eravamo resi conto di non avere il controllo di nulla. La vita dona; la vita si riprende. Fa quello che vuole con noi e ci lascia in un costante stato di incertezza.

Non lasciavamo mai quell’ospedale. Non era solo Slash ad essere appeso ad un filo; con lui, ognuno di noi.

Come sempre mi ero addormentata accanto al suo letto, tenendolo per mano. Non mi rassegnavo. Lui ce l’avrebbe fatta, se la stava solo prendendo comoda. Tipico di Slash.

I giorni passavano e la mia speranza iniziava a vacillare.

Se per certi versi regnava incontrastata un’atmosfera funerea, alcune piccole cose facevano ben sperare. Perla era tornata. Saputo cos’era successo a Saul, si era precipitata in ospedale. Non era stato facile contattarla: nessuno di noi sapeva che si era rifugiata a casa di sua nonna, a Cuba. Con in cuore a pezzi aveva preso il primo aereo disponibile, certa che la distanza avrebbe potuto attutire quel grido straziante nella sua testa. 

Slash era in quello stato per lei, per disperazione. La decisione del riccio di abbandonare Mr Brownstone aveva acceso in Perla una speranza, seppur minima. Sapeva benissimo che non saprebbe stato facile, che lui avrebbe potuto mandare a puttane i sacrifici di entrambi in meno di un battito di ciglia. 

Era disposta a rimettersi in gioco, con il rischio rimetterci nuovamente il cuore? 

Queste domande avrebbero dovuto aspettare. 

Era paralizzata, così come il suo amore in quel letto spoglio.

Gli unici segni del tempo che passava erano visibili sui nostri volti: le occhiaie diventavano più scure, le barbe sempre più fitte e trasandate.

Nessuno di loro aveva più preso in mano uno strumento. Stranamente, nessuno di loro aveva cercato di dimenticare gettandosi a capofitto nei vizi. Erano sconvolti, è vero, ma questo mi rese molto feria di loro. Stavano forse mettendo in discussione il loro stile di vita? Stavano crescendo? Difficile a dirsi.

Era inverno, ma per la prima volta dopo due settimane aveva smesso di piovere.

L’orario di visite era finito da un pezzo, ma nessuno aveva intenzione di tornare a casa. Dopo aver creato tanto scompiglio nel reparto era strano che il personale dell’ospedale ci permettesse di restare; sembrava quasi che avessero pietà di noi.

La notte era il momento peggiore. Nessuno riusciva a dormire, ma anche stare svegli era un’impresa. Facevamo a turno avanti e indietro fino alle macchinette del caffè.

Eravamo tutti lì; erano ormai le 5 del mattino. Perla, però, era rimasta in stanza.

“Tu non puoi lasciarmi così. Non puoi farmi questo. Voglio darci un’altra possibilità, ma tu adesso devi svegliarti amore mio! Fallo per me, ti prego” 

Aveva la voce rotta e rauca per le troppe lacrime versate.

“Ci sono io con te, piccolo. Torna da me” ripeteva queste parole come una cantilena, accarezzando senza pace i ricci indomabili di lui.

Gli prese la mano e ci poggiò sopra la fronte, ancora una volta in lacrime. 

Sembravano passate ore e stava per addormentarsi, quando sentì la mano di Slash stringersi intorno alla sua tanto debolmente che credette di esserselo immaginato.

Ma la sensazione tornò una seconda volta, un po’ più forte.

Sbarrò gli occhi e si drizzò a sedere come colpita da una scarica elettrica. Ed eccolo lì: il suo amore la stava guardando con occhi stanchi ed un debole sorriso innamorato.

“Hai visto? Sapevo che sarei riuscito a riportarti indietro!” le disse beffardo e con un filo di voce.

“Tu…sei uno stupido! Un idiota irresponsabile! Hai idea di quello che abbiamo passato? Ti prenderei a schiaffi! Come ti senti? Vuoi un po’ d’acqua??”

Slash la guardò intensamente e semplicemente rispose: “Ti amo.”

Lei non fece in tempo a rispondere, interrotta dal nostro arrivo. Non si può descrivere il generale senso di sollievo e la felicità provati in quel momento. 

Ci buttammo tutti su di lui, chi piangendo, chi ridendo e imprecando. 

Slash era tornato, stava bene e tutto si era risolto. 

L’amore e la vita esplosero in quella stanza poco prima troppo silenziosa e stretta.

A rovinare tutto fu Izzy. Spazzò via tutta quella gioia con un solo gelido sguardo. Ci guardò uno per uno, sospirando.

“Lascio la band.”

  
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