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Autore: Gamora96    10/05/2016    1 recensioni
Talula è una semplice guaritrice, che ha dedicato la sua vita ai malati e agli infermi. Preoccuparsi per gli altri le riesce naturale, ma questo la porta spesso a trascurare se stessa. Quando la sua città verrà distrutta davanti ai suoi occhi, la giovane guaritrice si ritroverà a dover affrontare situazioni del tutto inaspettate
Dal testo: "Riuscì a sentire i forti muscoli sotto le sue squame, il vento che accarezzava le ali sottili ma robuste, il cuore stranamente pacifico della creatura che guardava il cielo con meraviglia, come se lo vedesse per la prima volta. Quella meraviglia crescente, l'amore che l'animale provava per l'aria e la libertà la commosse"
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Evan iniziava a non sentire più le braccia. Erano ore ormai che le teneva distese verso l'alto, per proteggere la Città Imperiale dall'esercito nemico, e iniziava a sentire una certa stanchezza.
Era il più giovane tra i maghi di corte. Un tempo, suo padre aveva fatto parte di quel gruppo, passando il suo tempo libero ad insegnare al proprio figlio i segreti della magia.
Non era stato facile farsi accettare, ma Evan era sempre stato un ragazzo molto deciso. Quando suo padre era morto, in seguito ad un attacco di cuore, il ragazzo si era rimboccato le maniche, cercando di seguire il suo esempio, di percorrere il suo stesso cammino, sicuro che l'uomo ne sarebbe stato fiero.
Non avrebbe mai immaginato di dover affrontare una simile situazione. Non avrebbe mai immaginato di scendere in guerra, al fianco di quegli illustri maghi che ogni giorno guardava con ammirazione.
Quando erano venuti a sapere del compito che gli sarebbe stato assegnato durante lo scontro, gli uomini avevano chiesto ad Evan di ritirarsi, di unirsi a sua madre tra i civili, al sicuro nelle mura della città, ma il ragazzo si era immediatamente rifiutato.
Non importava quanto fosse giovane. Sapeva bene quello che faceva. Aveva la possibilità di fare la differenza, di difendere la propria famiglia e quella di milioni di altri soldati che quel giorno avevano deciso di rischiare la vita per proteggere la città che tanto amavano.
Persino la regina, una donna che mai in vita sua aveva tenuto tra le mani una spada, non si era tirata indietro di fronte a quella difficile situazione. Come poteva farlo lui?
Per quanto potesse essere dura mantenere in vita quell'incantesimo, si sarebbe impegnato con tutto se stesso, si sarebbe lasciato prosciugare, pur di proteggere le persone che amava.
Se suo padre l'avesse visto, in un momento come quello, sarebbe sicuramente stato orgoglioso. Avrebbe sorriso, guardando il proprio figlio con ammirazione, e sapere che non sarebbe mai riuscito a rivederlo era per Evan un dispiacere enorme.
Guardò il campo di battaglia, in cui orde di demoni facevano a pezzi centinaia di soldati, che tuttavia difendevano se stessi e i propri compagni con le unghie e con i denti, continuando a lottare fino alla fine. Era orgoglioso di far parte di tutto questo.
Poi qualcosa cambiò, all'improvviso.
Si sentì afferrare, e per un momento non riuscì a respirare. Sgranò gli occhi, confuso, senza smettere di recitare, seppur con difficoltà, l'incantesimo che avrebbe permesso alla barriera di perdurare. Si ritrovò ad urlare quando l'uomo alle sue spalle lo trafisse, trapassando il suo petto all'altezza del cuore, lasciando che il sangue sgorgasse copioso dalla ferita e attraversasse il suo corpo magro.
Mosse appena le labbra, in un ultimo tentativo di tenere alta la barriera, ma non riuscì più a parlare. La lama venne lentamente estratta dal suo corpo, e si sentì gettare nel vuoto, verso il campo di battaglia.

Quando la barriera protettiva iniziò a svanire, Sarah rabbrividì, scioccata.
Vide un corpo precipitare dalle mura, senza un fiato, mentre i maghi rimasti in vita si voltavano sorpresi verso l'uomo che aveva appena ucciso il loro giovane compagno.
A prima vista sarebbe potuto sembrare un uomo qualunque, un qualunque essere umano, ma quando la sua pelle iniziò a mutare, assumendo una tonalità bluastra e gonfiandosi orribilmente, delineando forti muscoli scattanti, i maghi smisero di parlare, rompendo del tutto l'incantesimo e correndo lungo le mura, cercando di mettersi al sicuro.
Il loro tentativo naturalmente non servì a molto. Il demone lasciò andare la propria lama, piegandosi su se stesso fino a mettersi a quattro zampe, poi si lanciò all'inseguimento, afferrando ogni preda con le fauci, come un animale.
I suoi compagni presero ad urlare, un nuovo grido di battaglia che gelò il sangue nelle sue vene.
Senza la barriera protettiva, la loro città era perduta.

Alec non si era lasciato distrarre dalle urla euforiche dei suoi nemici. Sin dall'inizio dello scontro non si era distratto neppure un secondo, facendo a pezzi ogni nemico, sorridendo alla vista del loro sangue scuro e dei loro gemiti di dolore.
Scendere in battaglia gli era sempre piaciuto.
Era stata Mia la prima ad insegnargli come tenere tra le mani una spada, e sebbene la donna lo avesse sempre battuto con incredibile facilità non aveva potuto fare a meno di amare tutte quelle sensazione che una semplice arma come quella gli poteva donare.
Si sentiva libero mentre combatteva. Si sentiva forte, e questo gli piaceva.
Era sempre stato il suo più grande desiderio. Essere forte, vivere la propria vita senza restrizioni, senza limiti, senza dolore. Certo in quel caso il dolore c'era, ma erano i suoi nemici a provarlo, e amava terribilmente sentirsi così al di sopra dei suoi avversari. Amava vedere la sofferenza nei loro occhi, sentirsi vincitore.
Erano stati proprio sentimenti come quello a portarlo sulla strada sbagliata, eppure non poteva fare a meno di provarli. Erano parte di lui, avevano contribuito a fare di Alec l'uomo che era oggi.
Molti soldati si erano allontanati vedendolo combattere. Non era certo un bello spettacolo.
Si muoveva velocemente, forse anche troppo, e maneggiava la propria lama con precisione assoluta. Nessun colpo finiva a vuoto.
La lama del criminale era sporca di sangue. Il sangue delle vittime che, una dopo l'altra, cadevano a terra, agonizzanti, senza neppure capire come fosse stato possibile per quel semplice essere umano coglierli così di sorpresa.
L'uomo rideva ogni volta, infischiandosene dei suoi compagni, colpendo i nemici che si avvicinavano per ucciderli per puro piacere personale, e non certo per proteggerli.
Questo i soldati lo intuivano dal suo sguardo, che tuttavia col passare del tempo divenne incredibilmente grave. Il sorriso scomparve dal viso di Alec mentre affondava la propria lama nel cranio di un nemico, impalandolo in ginocchio, dall'alto verso il basso.
Aveva sempre odiato i demoni. Per colpa loro erano capitate cose terribili, che nessuno avrebbe mai potuto cancellare. Li avrebbe uccisi tutti, senza pietà. Magari non avrebbe potuto tornare indietro, ma perlomeno si sarebbe vendicato, e avrebbe impedito che cose del genere accadessero ancora, che altri innocenti morissero per mano di quei mostri.
Rise, estraendo la lama dal cranio del proprio avversario.
Incredibile. Si stava veramente preoccupando per qualcun altro? Lui, che aveva ucciso persone innocenti per puro egoismo. A quanto pare alla fine era diventato come lei. Come la donna che per anni aveva amato e dalla quale aveva deciso di separarsi. Che cosa gli era saltato in testa in quel momento? Un tempo avrebbe saputo rispondere con certezza a questa domanda, ma ora non ne era più sicuro.
Riprese fiato per un attimo, osservando il mucchio di cadaveri sparpagliati attorno alla sua figura. Se avesse continuato con quel ritmo, non ci avrebbe messo poi molto a terminare quella guerra, e immaginò che lo stesso valesse per Mia. Quella donna era incredibile. Già in passato era stata una guerriera eccellente ma ora ... ora era una dea. Più forte e bella di qualsiasi altra donna avesse mai visto.
"Eppure te la sei lasciata scappare"
Si irrigidì, improvvisamente colto dal panico. Gli ci volle qualche secondo prima di rendersi conto di aver iniziato a tremare, e non avere il controllo del proprio corpo lo infastidiva. Provò a muoversi ma si rese conto di non poterlo fare. Era immobile, pietrificato ... aveva paura ...
Il suono di quella voce lo aveva trapassato come una lama, lasciandolo vulnerabile, privo di difese. Non riusciva neppure a pensare, non riusciva a parlare.
Si ritrovò immerso nell'oscurità mentre la creatura si avvicinava, lentamente, prendendosi il suo tempo, osservando con attenzione il suo corpo, come se potesse guardargli dentro.
I suoi occhi lo intimorivano. Avrebbe voluto voltarsi per non essere costretto a guardarli ma aveva ormai perso da tempo il controllo sul proprio corpo, e per quanto tentasse, quello sguardo non sembrava intenzionato a lasciarlo andare.
Una mano bianca si posò sul suo petto, e il cuore al suo interno prese a battere febbrilmente, ad un ritmo irregolare, mentre la pelle sembrava quasi bruciare sotto quel tocco delicato.
"Il tuo cuore ..." disse ancora la creatura in un sussurro "È così fragile"
Per un attimo gli parve di vederlo sorridere
"Un simile guerriero ... dovrebbe stare dalla parte giusta"
   
 
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