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Autore: bemydaemonblack    11/05/2016    0 recensioni
Anya. Terzo anno alla Kingdom School. Anno temuto dai ragazzi e dai professori. L'anno in cui si pratica il Levitate Potestam. Uno sport per alcuni, un gioco o una barbarie per altri. Dipende tutto dai punti di vista. Viene tirata in mezzo al torneo scolastico indetto ogni anno, lei che non è capace nemmeno di sollevare una mela. Vincerà, ma a quale prezzo?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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«Mi dispiace.» disse, anche se non sapeva bene nemmeno lei a cosa si riferisse, sentiva solo il bisogno incessante di dirlo da quando, tre giorni prima c'era stato il torneo, da quando aveva scoperto la verità, da quando...
«Stai tranquilla. Niente di quello che è successo è colpa tua.» le rispose lui. Stavano lì ormai da ore, abbracciati, stesi sul letto, l'unico posto in cui Anya si sentiva al sicuro. Al sicuro dagli sguardi colpevolizzanti della gente, al sicuro dal dover abbassare lo sguardo quando passava davanti alla teca dei trofei, tra i quali spiccava il suo, al sicuro dal dover evitare il volto nella fotografia appesa al muro in corridoio, che sembrava seguirla con lo sguardo. Era un mostro. Si sentiva un mostro. Methias non l'aveva giudicata quando aveva toccato terra e si era inginocchiata davanti al corpo esanime del ragazzo, non l'aveva giudicata anche se, dopo tre giorni, non aveva nemmeno pianto, non l'aveva mai giudicata. Sapeva bene che lei si sentiva già fin troppo male, senza che ci fosse qualcuno a gettare sale su una ferita ancora aperta, come faceva tutta l'altra gente.
«Invece è colpa mia. Non dovevo permettere che il mio potere mi controllasse, dovevo mantenere la calma, non dovevo lanciare quel colpo.» 
«Se l'è cercata, sapeva quanto sei potente, e ha scelto comunque di giocarsi tutte le sue carte.»
«Tu non hai visto i suoi occhi mentre si spegnevano. È stato orribile.»
«Immagino. Ma ora smettila di tormentarti ed esci da questa stanza, non puoi continuare a saltare le lezioni. Che ne sarà della tua media?» cercò di scherzare, strappandole un sorriso. 
«Hai ragione, usciamo da questa stanza.» disse alzandosi e avviandosi verso la porta.
«Aspetta.» la fermò lui, prendendola gentilmente ler un braccio. «Devo dirti una cosa prima.» le si parò davanti. Lei lo guardò, incuriosita. Lui le si avvicinò, sempre di più, finché le loro fronti non si toccarono. Si guardarono negli occhi. «Ti amo.» sussurrò Methias. «Ti amo anch'io.» E poi la baciò.
   
 
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