Gideon entrò nella stanza 101 come un raggio di sole al tramonto, nonostante sul fondo dello sguardo si potesse cogliere una certa tristezza la sua figura luminosa ispirava serenità. Avanzò nella camera di qualche passo senza spostare gli occhi dalla sua immagine speculare in pigiama.
Fabian teneva gli occhi puntati sulla porta ormai da più di un'ora in una speranzosa attesa di vedersi entrare da quella porta, magari solo con un'espressione un po' più matura. Finalmente le sue aspettative si realizzarono quando un sé vestito d'arancio si presentò sull'uscio.
Quando il raggio di sole dai capelli bagnati attraversò la stanza in pochi passi i due finalmente si abbracciarono, erano tornati. Erano tornati ad un pizzico di normalità. Erano di nuovo insieme. Potevano riaprire la pasticceria e rimettersi in piedi. Non importava che uno di loro avesse perso qualcosa, insieme avrebbero messo una toppa e quella storia si sarebbe trasformata in una vecchia cicatrice. Certo, forse nei giorni di pioggia avrebbe potuto dolere un po' ma non li avrebbe più trascinati sul fondo.
Perché ora erano di nuovo insieme.
Bisbigliarono
a lungo, sembrava stessero complottando per uno scopo non ben
precisato ma era chiaro che la loro tristezza si rifletteva senza
paura negli occhi dell'altro. Fabian gli chiese scusa, era stanco,
era confuso ed era arrabbiato... e non aveva saputo controllarsi.
Gideon
gli disse delle vetrine distrutte, confessandosi così come
si fa con
un prete, gli disse della distruzione che aveva portato nella
pasticceria, della disperazione che l'aveva colto al pensiero di non
avere più la sua metà naturale.
Fabian
gli carezzò il viso, sorridendogli rassicurante
“Non è un
problema... comincerà tutto da capo, sarà la
nostra nuova vita...”.
La
signora Prewett era uscita dalla stanza non appena vi era entrato
Gideon, sapeva che i ragazzi avevano bisogno di parlare e non aveva
intenzione di essere lei a disturbarli. La situazione sembrava andare
migliorando e non avrebbe certo interferito.
Aveva
avuto paura a sentire suo figlio così aggressivo, ma
conosceva bene
i suoi gemelli, Fabian era sempre stato il giocherellone impulsivo
tra loro e non aveva dubbi che fosse altrettanto impulsivo nella
rabbia.
Piuttosto
si era preoccupata quando aveva visto andar via Gideon, lui non
parlava mai quando le cose andavano male, si chiudeva nel suo dolore
e lasciava che sfociasse in una disperazione distruttiva... l'aveva
visto così subito dopo la nascita di Billy, e se non fosse
stato per
lo zio quel bambino sarebbe rimasto orfano fin troppo presto.
La
storia di quella megera le faceva ancora una rabbia incredibile, era
stata crudele, falsa e ipocrita, aveva trattato un ragazzo
più
piccolo di lei come si tratta un cagnolino da compagnia e poi l'aveva
lasciato con un bambino da crescere.
Lei
da madre aveva visto il suo ragazzo sedotto e abbandonato senza poter
fare nulla, senza neanche riuscire ad accorgersene in tempo, non
aveva mai conosciuto Leanne prima che lei rimanesse incinta e dopo
era troppo tardi, le cose erano già finite prima di iniziare.
Questi
erano i suoi pensieri mentre fissava con sguardo assente la porta
tassativamente chiusa di fronte a lei. Il marito la tirò
piano per
un braccio invitandola a sedersi vicino a lui, lei si sedette docile e
poggiò la testa sulla spalla di Ignatius “Staranno
bene, vero?”
chiese guardandolo negli occhi.
Lui
seppe immediatamente che non parlava di due persone, ma di tre. Le
passò sicuro un braccio intorno alle spalle e stavolta fu
lui a
rivolgere lo sguardo davanti a sé “Forse sarebbe
il caso di tenere
Billy ancora per un po', se riusciamo... Loro hanno bisogno di tempo
per riposare”. La sentì annuire contro la sua
spalla e poi
rimasero in silenzio.
Senza
lasciarla Ignatius si lasciò andare ai pensieri che non
smettevano
di rincorrersi nella sua mente, pensava ai funerali di Ange, era
dovuto andare da solo e gli era sembrato tutto terribilmente
ingiusto. Ogni volta che vedeva Angelica non poteva fare a meno di
confrontarla con il mostro che aveva rischiato di distruggere la vita
di suo figlio.
Angelica
era dolce e gentile, aveva lunghi capelli castano scuro, gli occhi
grandi e sereni, una ragazza vivace, allegra, pronta allo scherzo ma
più pacata di quello scapestrato del suo ragazzo.
Stavano
insieme da quattro anni e non si erano mai lasciati, anche loro
avevano rischiato una gravidanza ma l'allarme era rientrato in breve
tempo, risolvendosi in un'intossicazione alimentare.
Erano
perfetti l'una per l'altro, la loro relazione si manteneva fantasiosa
e viva perché entrambi vi si impegnavano senza riserve, con
un'attenta fiducia nelle scelte dell'altro ma senza farsi scrupoli ad
evidenziare gli sbagli.
Quello
che aveva visto di Gideon e Leanne, invece, era una storia morbosa e
melensa. Quell'arpia era falsa e acida, profittatrice, interessata ed
egoista ed aveva spremuto il figlio fino all'ultimo momento del
parto, pugnalandolo alle spalle un secondo dopo.
Ignatius
non era neppure capace di pensare a qualcosa nella sua vita che gli
facesse più rabbia di questa storia disastrosa eppure ogni
sorriso
del nipotino, sentirsi chiamare “nonno” ripagava
sempre ogni
grammo di quella rabbia, sostituendola con una felicità
dolcissima.
Quando
Molly ed Arthur arrivarono un paio d'ore dopo, tenendo per mano un
bimbetto decisamente più vispo del giorno prima, rimasero
piacevolmente sorpresi dalla scena che si trovarono davanti: Ignatius
e Lucretia riposavano placidi, le teste vicine poggiate al muro
candido dell'ospedale e le loro spalle si alzavano e si abbassavano
allo stesso ritmo, erano davvero sereni.
Questa
visione tranquillizzò anche la giovane coppia che senza
preoccuparsi
aprì la porta della stanza e Billy corse immediatamente
verso il
padre, che pure sonnecchiava con la testa affiancata a quella del
fratello
“Papààààà!!!”
la sua vocetta allegra risuonò per
la camera e Gideon si svegliò di colpo ma già col
sorriso sul
volto.
Senza
neppure pensarci un minuto allargò le braccia verso il
piccoletto e
lo prese sulle ginocchia, poi rivolse uno sguardo a Fabian che
continuava a dormire e mormorò tra sé
“Non lo sveglierebbero
neppure le cannonate... è proprio tornato...”.
Il
bambino seguì lo sguardo del padre, osservò
intento lo zio e poi
alzò di nuovo lo sguardo su Gideon
“Papà... adesso lo zio sta
bene?”, il giovane mago posò gli occhi in quelli
del figlio e gli
rispose con un sorriso convinto e fiducioso “Sì,
sta bene”.
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Ok, ok... mi vorrete uccidere ^^''''' Scusate se non ho aggiornato per tutto questo tempo ma l'ispirazione se n'era proprio andata in vacanza ç___ç Spero di riuscire a pubblicare ad un ritmo decente prima o poi >_>
Vaaaabè... mi fate sapere che ne pensate di questo capitoletto abbastanza introspettivo ^_^ ???
Baci, Ely