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Autore: pink stone    15/05/2016    0 recensioni
Prologo
Non desidero che prima di mettervi a leggere vi facciate delle aspettative. Sarebbe meglio che non ve ne faceste.
La storia in questione parla della mia vita, per quanto breve, e di come non riesco a immaginarmi in un futuro sin troppo vicino. Ho quasi diciannove anni ma generalmente le persone che incontro me ne danno circa sedici o meno, perché sono molto minuta. Dimostrare meno della mia vera età ha sempre influito sulla mia vita; dal mio punto di vista, negativamente. Secondo le altre persone invece sono avvantaggiata perché in futuro, quando vorrò, sembrerò più giovane. Il mio carattere è difficile e ho problemi di tipo psicologico. Faccio fatica a stare al mondo a volte. Nono giudicate queste informazioni come “vittimistiche”. Non lo sono; il mio unico scopo è quello di raccontarvi lo scorrere del tempo dal mio punto di vista.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo Tre
Mi piace la scuola che frequento, anche se è piuttosto mal ridotta, sporca e disorganizzata. Mi permette di lasciar trasparire la mia personalità senza pormi troppi limiti. Per essere un liceo artistico la sua struttura è abbastanza brutta e organizzata in modo pessimo. Le aule non hanno le giuste dimensioni; alcune sono enormi con una piglia in mezzo che impedisce agli studenti di vedere la lavagna, altre lunghe e strette con infinite file di banchi. Alle pareti piastrelle da bagno intonacate e per pavimento piastrelle rettangolari di un color beige scuro che nemmeno nelle peggiori carceri del mondo le hanno così brutte. Ma a parte questo, la maggior parte dei docenti è competente. Il resto è un po’ fuori dagli schemi… si va da quello un po’ pazzo passando per quello che insegna alla vecchia maniera per arrivare a quello maleducato che mangia, beve, legge il giornale e parla dell’organizzazione del suo matrimonio anziché fare lezione.
Disegnare mi piace. Dipingere no. Disegnare. Uomini con corpi scolpiti ad esempio. Ma in particolare disegno oggetti. Di design per essere precisi. Amo il design… anche se quello di oggetti non è esattamente il mio preferito. Se potessi, nella vita, arrederei case. Oppure disegnerei mobili. Qualcosa del genere insomma. Non orologi, cellulari, posate, frullatori, anelli, vestiti. No. Mobili. Solo mobili. Tappeti, porte, lampade, scrivanie, comodini, sedie, tavoli, panche, divani, cucine, librerie, armadi, cassettoni, mensole, docce, letti, poltrone, tende, trapunte, cuscini… tutto ciò che arreda. Voglio fare questo nella vita perché non ho più voglia di passeggiare per la città e vedere orribili tende rosse appese alle finestre o pareti dipinte di arancione o altri colori strampalati. Anche le case meritano amore e rispetto e renderle scure, inquietanti e farle sembrare piccole è esattamente il modo per non rispettarle. Capita spesso che chi sente la parola “design” pensa immediatamente al “total white” collegandolo erroneamente al “freddo”, “asettico” eccetera. Total white non significa asettico. Vuol dire totalmente bianco. Il bianco è perfetto per quelle case un po’ anguste e poco illuminate. Le fa sembrare più grandi e molto più luminose perché riflette la luce. E poi il design non è solo quello. In particolare il design d’interni è il lavoro che le persone compiono per rendere le abitazioni belle e funzionali allo stesso tempo. Non quello che le persone compiono per fare le foto delle cosiddette “case da sogno” che vediamo sulle riviste e che tutti crediamo di desiderare.
   
 
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