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Autore: Lirio    10/04/2009    6 recensioni
- E tu vuoi dirmi che riuscirai dove io fallisco da ben due anni ?
- Si. E ti dirò di più ci metterei non mesi ma giorni.
- Ah davvero? Allora visto che la sai così lunga provaci. Avanti trova un modo in … 40 giorni!
- Mi stai proponendo una scommessa Zabini?
- Perché no?
- Va bene ci sto!- Ron guardò la sua ragazza come se di colpo avesse scoperto di stare con una lumaca carnivora.
Restauro di The player
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Blaise Zabini, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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          Quando il gioco si fa duro...

 

 

 

Doveva ammetterlo. Draco era divertente. Era questo che pensava mentre addentava gustosamente una salsiccia arrostita. Era arrivato a questa conclusione notando che ormai era una settimana buona che un pasto non gli andava di traverso e che neppure il fatto di poter scorgere dal proprio posto quella testa bionda al tavolo serpeverde, era una fonte di irritazione. Rilevazioni che solo l'ottimo cibo di Hogwarts riuscivano a fargli ammettere e che le più fervide incitazioni di Hermione non avrebbero mai potuto. Stava bene con Draco, quanto non era mai capitato prima perlomeno. Non perché di colpo il biondo fosse diventato gentile e premuroso nei suoi confronti. Sebbene avesse smesso di insultare lui e suoi amici, lo sforzo di Draco per tenere fede al patto finiva lì. Era che Draco era innegabilmente divertente. I suoi commenti erano sagaci, le sue battute spiritose e, cosa che lo aveva sorpreso, niente affatto velenose o offensive; erano battute che sarebbero potute uscire benissimo dalla bocca di Fred e George. Era melodrammatico, spocchioso e terribilmente snob ma questi atteggiamenti uniti alla sua parlantina e formidabile dizione, lo rendevano inconsapevolmente adorabile.

A quel punto però la forchetta gli cadde di mano.

Adorabile? E quando esattamente aveva iniziato ad associare quell'aggettivo a Draco? Correzione: Malfoy. Draco, no Malfoy, non era adorabile, era petulante, fastidioso figlio di papà, viziato ragazzino arrogante... un rompicoglioni. Un adorabile rompicoglioni. Quell'aggettivo di sparire non ne valeva sapere. Spaventato dal suo cervello che per la prima volta lo aveva tradito davvero (anche se lo faceva già da 7 anni in pozioni, a dirla tutta) cercò di continuare a mangiare senza pensarci troppo.

 

 

 

 

Il giorno dopo aveva concordato con Malfoy che quando si fossero incontrati, era inevitabile che ciò accadesse visto l'entusiasmo dei partecipanti, avrebbero fatto i compiti assieme. Harry aveva già fatto usufruire a Draco del compito di trasfigurazioni, riuscendo a estorcere al biondino la promessa di dare una sbirciatina al compito di pozioni che il serpeverde aveva già fatto. Il compito era per il giorno dopo ma quando si trattava di pozioni Harry cercava sempre di rimandarlo fino all'ultimo, nella speranza che si facesse da solo, forse. Sospettava che probabilmente, se non gli avesse insegnato l'incantesimo per materializzare una burrobirra (aveva chiesto mentalmente scusa ai gemelli Weasley che erano gli inventori) non lo avrebbe trovato così disponibile. Ma considerando che un tempo alla sua richiesta si sarebbe trovato un pugno in un occhio nel migliore dei casi, era piuttosto soddisfatto.

Trovò Draco solo nel tardo pomeriggio prima di cena. Qualcuno aveva avuto la bella idea di rinchiuderli in un aula fuori uso del castello, ennesima trovata simpatica di qualche scommettitore. Harry quasi rimpiangeva i primi giorni in cui i giocatori mandavano bigliettini, cioccolatini e fiori a nome di Draco, nella speranza che Harry ci credesse. Né lui, né Draco, che aveva ricevuto lo stesso trattamento, ci erano mai cascati. Forse se avessero finto di farlo, tutta quella baraonda non sarebbe mai cominciata, non poté fare a meno di pensare il moro. Era rinchiuso in quell'aula solo da qualche minuto che subito sentì del frastuono fuori dalla porta, strepiti per lo più, fino a che questa si aprì e sputò fuori un biondino isterico che gridava- Toglietemi le mani di dosso!-.

Harry era sorpreso. Solo durante la prima settimana Draco era stato tanto impermalosito. In quegli ultimi giorni era stato piuttosto tranquillo. Cosa era successo? Per cui fu naturale per lui chiedergli:

-        Malfoy tutto bene?-

-        Non sono affari che ti riguardano sfregiato- sputò velenosamente l'altro.

-        Ti è andato di traverso il succo di zucca a pranzo?- ribatté Harry ironico ma ancora tranquillo.

Il biondino gli lanciò uno sguardo così incarognito, di quelli così frequenti prima della scommessa, da lasciare Harry perplesso. Che diamine era successo a Malfoy? Poteva semplicemente essere che si fosse svegliato male, in tal caso trattandosi di Malfoy quando ciò accadeva era un caso nazionale che teneva occupati tutti, per tutto il giorno. Perciò fece spallucce e cercò di ignorarlo nel possibile, aspettando che questi sbollisse i nervi, anche se era difficile far finta di niente quando c'era un ragazzo isterico che andava su e giù per la stanza come se volesse demolirla a pedate. Harry, che fortunatamente aveva la sua borsa con se, estrasse i libri e le pergamene e iniziò a fare il riassunto del brano di incantesimi che gli era stato assegnato. Non aveva voluto iniziare con quello di pozioni, che era il più urgente, perché sospettava Draco non fosse dell'umore adatto per fargli nessun tipo di favore in quel momento. Fu così che trascorse un oretta. In quei 60 minuti Draco non aveva smesso di camminare. Ogni tanto si fermava e lanciava un'occhiataccia a Potter. Quel bifolco lo stava ignorando. Stava ignorando lui, Draco Malfoy, come un marito che aspetta che la moglie smetta di strepitare riguardo ai vestiti fuori posto o alle gocce del lavandino appena pulito. Ma lui non era una fottuta mogliettina e comunque aveva tutte le ragioni del mondo per avercela con Potter a cominciare dal fatto che per spiegare la sua arrabbiatura era ricorso mentalmente a un metafora babbana, chiara cattiva influenza Weasley-Potteriana che il suo cervello puro sangue aveva subito.

Alla fine sentendosi un po' ridicolo a camminare su e giù senza ricevere la dovuta e meritata attenzione, si sedette su un banco, quello più lontano possibile da Potter, con le braccia incrociate sul petto. Harry nel frattempo aveva finito i compiti di incantesimi ed era arrivato il momento per lui di iniziare quello di pozioni. Draco perlomeno si era fermato il che poteva essere un sintomo della sua ritrovata assennatezza, anche se il broncio che aveva non prometteva bene. Tuttavia non poteva più permettersi di aspettare.

-        Senti Malfoy...-

-        Cosa vuoi Potter, stai disturbando il mio attimo riflessivo- ripose. Per la verità si stava annoiando però non c'era motivo per cui Potter lo sapesse. Poi il cipiglio d'irritazione che vedeva montare in Potter era per lui motivo di soddisfazione. Stupido Potter e stupida scommessa: tutta colpa loro.

Harry si impose di non affatturarlo anche se ciò gli richiese molto autocontrollo.

-        Ieri eravamo rimasti che in cambio del mio aiuto in trasfigurazioni tu mi avresti ehm.. aiutato col tema di pozioni-

-        Ah certo il mio tema, a cui dovresti dare una sbirciatina...- disse il biondino in modo fintamente conciliatorio.

-        Esatto. Proprio quello. Me lo passeresti?- disse Harry evidentemente sollevato.

-        Lo farei...ma non ce l'ho. Non qui perlomeno, devo averlo lasciato nel mio dormitorio...- e poi aggiunse in un tono angelico - Che peccato! - a quel punto Harry ne aveva le tasche piene dell'atteggiamento di Malfoy.

-        Come hai fatto a dimenticarlo! Lo sai che è da consegnare domani, l'hai fatto apposta! E io che ti ho aiutato in trasfigurazioni!- e così dicendo si alzò dal banco.

-        Primo: non sono un elfo domestico per cui non urlarmi contro; secondo: io non ricordo di averti promesso niente; terzo: il tuo aiuto non è stato poi quel granché da farmi anche venire la minima voglia di farti sbirciare il mio compito e quarto e ultimo: fatteli da solo i compiti Potter!- disse petulante il biondo.

Sapeva benissimo che Potter aveva perfettamente ragione, ma in quel momento non gliene importava niente, voleva litigarci punto e basta. Voleva che le cose fossero come erano prima, in cui lui era il bastardo vincitore e Potter lo stupido perdente. Ciò nonostante avrebbe dovuto prevedere che il ragazzo che è sopravvissuto non l'avrebbe presa così bene, altrimenti non si sarebbe meravigliato al trovarsi scagliato da un incantesimo dall'altra parte della stanza. Atterrò malamente sul pavimento maledicendo mentalmente il moro, troppo intontito dal colpo per poterlo efficacemente fatturare a sua volta. Tuttavia non ce ne fu bisogno perché Potter con ancora la bacchetta alla mano, dopo aver cacciato violentemente i libri in borsa, andò correndo verso la porta che si aprì da sola lasciando uscire un furioso grifondoro. Per un attimo Malfoy rimase basito, sia perché aveva avuto davvero paura che lo sfregiato gli facesse di peggio, sia perché la porta si era aperta. Questo significava che non c'era più nessuno stupido incantesimo a tenerli rinchiusi. Rassettandosi, si diresse anche lui verso l'uscita ma quando cercò di aprire la porta non vi riuscì. Neppure usando la bacchetta. Potter doveva essere così arrabbiato da essere riuscito a spezzare momentaneamente l'incantesimo. Solitamente gli incantesimi a breve termine non si potevano interrompere, bisognava aspettare che da soli si esaurissero o si rischiava di peggiorare le cose. Il fatto che Potter ci fosse riuscito la diceva lunga sul perché fosse lui il bambino sopravvissuto e colui che aveva sconfitto il Signore Oscuro. Rassegnato, ma internamente sollevato che Potter non avesse deciso di scagliare quella furia su di lui, si accasciò sul pavimento maledicendo qualsiasi persona che gli venisse in mente. Lui era rimasto rinchiuso.

 

 

 

 

 

 

 

La scena era stata orripilante doveva ammetterlo. Se avesse anche solo immaginato che quel giorno avrebbe sperimentato un tale rimorso, probabilmente non avrebbe avuto il coraggio di dormire così pacificamente i due giorni prima. O forse no. Ma era meglio iniziare con ordine.

Il giorno dopo la fuga furente di Potter, la giornata era iniziata con due ore di pozioni. A colazione si era chiesto distrattamente, proprio mentre imburrava una tartina, se Potter fosse riuscito a fare il compito. Ma aveva schiacciato quel pensiero come si fa con una mosca fastidiosa, così come aveva finto di non notare le sue occhiaie e le lunghe occhiate lungimiranti di Blaise. Ecco Blaise si che lo scocciava. Aveva quello sguardo concentrato da guru che non preannunciava nulla di buono. Finita la colazione si erano diretti all'aula di Piton, che come la solito non appena loro si erano seduti aveva raccolto i compiti con un semplice “Accio”. Non aveva potuto fare a meno di notare che anche dal banco di Potter era volato qualcosa. “Ah!” pensò. Per cui ce l'aveva fatta perfettamente da solo, si disse con il trionfo represso di chi si accosta per mesi e infine coglie il ladro in flagrante.

Alla fine della lezione era anche stato tentato dall'andare da Potter e dirgli: - Visto che ce la facevi da solo?-. Ma qualcosa nell'espressione del moro gli suggerì di stare lontano da lui minimo 15 metri.

Nei due giorni successivi Potter lo aveva ignorato alla grande. Innanzitutto non sapeva come, ma era riuscito a evitare quasi tutte le trappole tranne una, e neppure quella volta lo aveva degnato di uno sguardo. E Draco si era trovato a fare monologhi col muro. La cosa lo aveva colpito era inutile negarlo. Non pensava che Harry Potter fosse un tipo rancoroso, insomma era pur sempre un grifondoro! E poi negli anni precedenti gli aveva fatto di peggio, cosa era cambiato ora? Era sempre stato normale farsi i dispetti! (Cercò di ignorare il fatto che aveva usato un verbo al passato e che ciò implicava che una parte del suo subconscio catalogava altro come normalità). Ma soprattutto: perché a lui importava tanto la reazione del moro?

Tuttavia Draco sapeva essere bravissimo a reprimere quelle strane voci nel cervello e ciò non gli impedì di fare sogni tranquilli per almeno due giorni. Poi c'erano state di nuovo pozioni, di nuovo due ore, ovviamente con Piton.

Era stato orribile. Piton si aggirava camminando avanti indietro per l'aula e ogni serpeverde sapeva che quando Piton faceva così erano due i motivi: o era estremamente furioso o estremamente eccitato e nessuna delle due prometteva bene. Se poi significava entrambe, era meglio scappare.

- Potter! - aveva esordito sputando letteralmente fuori quel nome. Nessuno fiatava, tutti sentivano arrivare qualcosa e nessuno osava guardare eccetto per la Granger e Zabini. La prima con un'aria spaventata. Il secondo con un'espressione da guru più che mai.

Potter era davvero da ammirare doveva ammetterlo. Anche se non lo guardava direttamente, Draco di sottecchi lo aveva visto guardare dritto in faccia Piton.

-        Potter. Una settimana fa avevo assegnato come compito un tema sulla preparazione della Felix felicis di tre rotoli di pergamena, ripeto tre rotoli. Conosci il significato del numero tre Potter?

-        Si, signore-

-        Bene!Allora vuoi spiegarmi perché mentre i tuoi colleghi mi hanno consegnato un tema di tre rotoli di pergamena, tu Potter me ne hai consegnato uno lungo a malapena un rotolo di pergamena e mezzo?- A quel punto tutti si voltarono a guardare la scena. Harry ancora non rispondeva.

-        Rispondimi Potter! O penserò che tu mi abbia preso in giro e in quel caso andremo dal preside!- tuonò Piton che si era fermato sul banco di Potter torreggiando su di lui.

-        Non ho avuto tempo- rispose Harry la cui altezza pari quasi a quella di Piton, sminuiva l'effetto intimidatorio del professore.

-        Quaranta punti in meno a Grifondoro per la grave mancanza del signor Potter- disse Piton mentre un vago sorriso gli aleggiava sulle labbra. I grifondoro sbuffarono scandalizzati - Silenzio!- li zittì Piton. - E naturalmente avrai una punizione, - disse fissandolo- per questo fine settimana. Magari così il signor Potter imparerà a organizzarsi meglio-.

Harry sbiancò del tutto e se Piton fosse stata una persona normale probabilmente sarebbe scoppiato a ridere per il trionfo ma, essendo appunto Severus Piton una persona tutt'altro che normale, l'unica cosa che fece fu una smorfia, che solo gli studenti della sua casa sapevano essere il sorriso della vittoria.

 

Ora Draco si trovava nella sala comune con uno strano senso oppressione nel petto che non aveva mai sperimentato. Per di più non riusciva a smettere di pensare a Potter e allo sguardo malevolo che gli aveva lanciato.

-        Vado da madama Chips a farmi dare qualcosa. Forse ho preso l'influenza- disse ad alta voce alla sala comune, deserta eccetto per Blaise, mentre faceva il moto di alzarsi.Quest'ultimo ch'era seduto nella poltrona vicina a correggere i compiti dei suoi compagni (dietro pagamento ovviamente) gli disse distrattamente:- Non esistono medicine che curano il senso di colpa, Draco-.

-        Senso di... colpa?- ripeté il biondino orripilato.

Blaise sospirò. Togliendosi gli occhiali da lettura per poterlo guardare negli occhi e lasciati da parte i compiti disse: - Cos'altro altrimenti? Sai, è uno degli effetti collaterali della bastardaggine. Succede anche a me- Draco lo guardò sospettoso.- Ok, a me non succede,- si corresse l'altro- però so che succede ed è una cosa perfettamente normale... anche se...si tratta di Potter-.

-        Ma perchè ora? Voglio dire...gli ho fatto di peggio! E lui a me-

-         Appunto! Prima era una cosa reciproca. Ma avevate iniziato a comportarvi civilmente l'un con l'altro e avete in qualche modo spezzato il ciclo della reciprocità delle cattiverie, iniziando un ciclo di reciproca civiltà. Tu però ora hai fatto una bastardata come ricompensa a una gentilezza. Hai interrotto il ciclo ecco, che ti fa sentire in colpa. Prima non succedeva perché come si fa a sentirsi in colpa per uno che fa il bastardo come te?-.

Draco lo guardò per un attimo perplesso (Blaise aveva appena fatto un discorso da guru per cui aveva bisogno di qualche secondo per capirlo) ma poi subito ribatté- Ma...io sono serpeverde! Dovrebbe essere naturale e ovvio agire così!-.

-        No, no, no!- a quel punto Blaise si era completamente rivolto verso di lui e si preparava a una filippica. Draco sapeva che quando si trattava di dottrina serpeverde lui era il più informato.

-        Sai benissimo che il motto è “ bastardi con moderazione”. La società non tollera la bastardaggine gratuita, prima o poi si fa una brutta fine! Prendi Tu sai chi ad esempio! No. Essere serpeverde significa agire con astuzia e soprattutto approfittare con giudizio. Tu non hai agito da buon serpeverde perché non hai sfruttato la situazione come dovevi. Potter ora è gentile con te, hai idea di quanti benefici ne potresti trarre? Pensa solo all'incantesimo che ti ha insegnato!

-        Ma tu hai detto...-

-        Draco. Forse ho sbagliato io con le mie insinuazioni sul fatto che andavate troppo d'accordo...Però se riesci a pensare all'amicizia come un reciproco scambio di favori, un reciproco sfruttamento, forse andrà meglio. Ovviamente da buon serpeverde farai in modo di guadagnarci di più!-.

“ Oh si” pensò il biondino. Quello si che era bello da sentire ed era un ottima scusa per tutti i suoi dubbi, ma questa era un'altra delle sue voci che avrebbe messo a tacere.

-        Resta il fatto però che hai toppato. Se non riesci a dare qualcosa in cambio, per rimettere il ciclo nella giusta carreggiata non potrete continuare a sfruttarvi. Per cui è meglio per te se sistemi le cose con Potter-. Questa cosa per Draco era già più difficile da fare ma in effetti il discorso di Blaise non faceva una piega. Solo non aveva idea di come sistemare le cose senza rimetterci l'orgoglio. Guardò speranzoso dalla parte di Blaise per qualche suggerimento, ma questi indossati gli occhiali, si era rimesso a correggere i compiti. Draco avrebbe dovuto pensarci da solo.

 

 

 

 

 

 

Quando Harry entrò di sabato mattina nel magazzino all'interno dell'aula di pozioni, il suo morale era a terra. Il giorno prima Piton gli aveva spiegato cosa fare. Doveva catalogare e porre nel giusto scaffale gli ingredienti di pozioni. E fin lì era molto semplice. Aveva però evitato di specificargli che sulle boccette non vi era alcuna etichetta che denunciasse il contenuto, che a lui sembrava spaventosamente uguale l'uno all'altro, e che il materiale consisteva in anni e anni di collezione da parte di Hogwarts. Piton poi aveva aggiunto che se dopo quel fine settimana il materiale non fosse stato in ordine, nell'ordine che voleva lui, avrebbe continuato a riordinarlo nei weekend successivi. E considerando che non distingueva un ingrediente dall'altro, poteva benissimo arrivare fino alla fine dell'anno scolastico prima di trovare la combinazione giusta.

Quale fu la sorpresa di Harry nel trovare Malfoy nel magazzino, che metteva il naso in uno degli scatoloni con gli ingredienti.

-        Malfoy ma cosa..?- era così stupito che si dimenticò di fulminarlo come al solito.

-        Oh ciao Potter, come procede il lavoro?-

-        Se sei venuto qui per sfottere...-

-        Veramente pensavo che con me il processo verrebbe certamente accelerato. Io a differenza di te in pozioni ci so fare, se dipendesse da te questa punizione durerebbe in eterno-

-        E di chi credi sia la colpa?- sputò Harry il quale stava ancora pensando che Malfoy si che era venuto a sfotterlo.

-        Oh quante storie!- Draco si alzò incrociando le braccia.- Scusa, ok?- disse cercando di suonare disinvolto non riuscendoci.- E ora diamoci da fare visto che mi sono preso il disturbo di venire qui... come se non passassimo già fin troppo tempo insieme!- borbottò inginocchiandosi di nuovo sullo scatolone e cercando di trasformare l'imbarazzo in stizza.

Harry che era rimasto scioccato dal fatto che Malfoy gli avesse chiesto scusa, cosa che pensava non sarebbe mai accaduta neanche in mille anni, sorrise e si mise al lavoro.

Draco cercò di non pensare al fatto che aveva aspettato di vedere quel sorriso da giorni.

 

 

Domenica sera e Harry aveva appena finito di catalogare l'ultimo ingrediente.

Grazie all'aiuto di Draco che si era rivelato straordinariamente indispensabile, Harry era riuscito miracolosamente a finire in tempo e in modo così corretto che Piton non avrebbe potuto dire nulla a riguardo.

-        Grazie Draco! Senza di te non ce l'avrei fatta-

-        Ovvio che non ce l'avresti fatta!- disse saccente cercando di sopprimere il sussulto che gli era scappato a sentire Potter chiamarlo per nome.

Harry non fece caso all'insulto. Aveva la vaga sensazione che fosse una strategia di Malfoy per districarsi dall'imbarazzo e un suo bizzarro modo per mettersi in contatto.

-        Che dici, ci beviamo una burrobirra?- disse facendone materializzare due dal nulla.

-        …Va bene -.

Il moro si sedette per terra appoggiando la schiena al muro, facendo con la mano cenno a Draco di fare lo stesso. Dopo aver guardato con scetticismo il pavimento, che non sembrava troppo pulito, bastò un sorriso del moro per convincerlo a sedersi.

Fecero un brindisi ed entrambi sorseggiarono la bibita in silenzio.

Erano ormai arrivati quasi alla fine delle rispettive bottiglie che Draco non poté fare a meno di osservare attentamente Potter. Nella sua mente lo aveva sempre definito un carciofo e aveva sempre pensato che tra i due quello bello era indubbiamente lui. Eppure c'era qualcosa nelle mascella di Potter di indiscutibilmente attraente; così come nelle spalle e in quella clavicola che si intravedeva dalla camicia. Così come c'era qualcosa nelle mani del moro, il modo in cui stringeva la bottiglia per esempio, con quelle dita snelle ma forti, lui che aveva sempre pensato che le mani più belle fossero le proprie. Il fatto di aver bevuto burrobirra gli diedero una buona scusa per pensare che quelli fossero pensieri di un uomo brillo. E fu la stessa cosa che si disse quando si sporse a baciare il moro di fianco a lui. Aveva le labbra screpolate Potter, però erano morbide e piacevoli. Non lo sorprese il fatto che Harry non si fosse ritratto, così come non lo sorprese quando questi cercò di rendere il bacio più profondo. Tipica audacia grifondoro. E il maledetto era bravo con la lingua quanto lo era a Quidditch o almeno così la pensavano le sue papille gustative. Non seppe come ma una sua mano finì tra i capelli del moro per attrarlo di più a sé, quasi con possessività selvaggia. Harry gemette. Fu a quel punto che il cervello ricordò a Draco che non c'era burrobirra che giustificasse quel comportamento, per cui si irrigidì all'improvviso e con un colpo secco delle braccia allontanò il moro da sé. Lo guardò negli occhi con uno sguardo che sapeva essere folle, e poi senza dire niente si alzò e uscì dalla stanza, lasciando Harry sul pavimento sbigottito.

Come ogni buon serpeverde sapeva, quando il gioco si fa duro...si scappa!

 

 

 

 

 

 

 

 

NdA: davvero non pensavo che sarei mai riuscita a scrivere questo capitolo. E' stato molto difficile, non tanto per i miei impegni e per il tempo. Quello è relativo. Solo che nell'immaginarmi questa storia avevo ben presente l'inizio e la fine. Il mezzo invece era qualcosa di vago e confuso. Scrivere questo capitolo è stato come seguire un lumicino nel buoi pesto. Ma alla fine ci sono arrivata. Sono arrivata al giro di boa, cioè al momento in cui Draco e Harry iniziano a coinvolgersi veramente. Sono molto soddisfatta di me, mi dispiace solo averci messo troppo tempo. Ringrazio tutti quelli che hanno il coraggio di seguire. Lo so, sono pessima! Ringrazio tantissimo chi ha recensito e spero che sarete soddisfatti di questo capitolo! Besos Lirio

 

  
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