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Autore: blu992    16/05/2016    5 recensioni
[Post season 4] [Sterek? Maybe.] [Parte Text!Fic]
Dai Capitolo 1
Stiles realizza di essersi alzato di scatto e di aver urlato quando sente le urla della ragazza che occupa il suo letto e che fino a tre secondi fa occupava anche metà della sua schiena.
- Tu chi diavolo sei? Cosa ci fai nel mio letto? Come sei entrata? Perché sei in casa mia?

Di Stiles che una mattina si sveglia e si ritrova in compagnia di una sconosciuta.
Genere: Commedia, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non l'ho riletto perchè altrimenti non avrei potuto pubblicarlo. Se ci sono errori segnalateli, grazie! 



Non era salutare non dormire tutta la notte per l’ansia e alzarsi dal letto alle cinque del mattino per pulire le piastrelle della doccia, vero? 
E non lo era nemmeno passare alla pulizia del forno un’ora dopo e a quella del frigo, giusto?  

Stiles, alle sette del mattino, stava cominciando a convincersi di dover fare una visita, perché la sua testa doveva pur avercelo qualche problemino se lo spingeva a reagire in quel modo per cosi poco. Era lì a considerare a che tipo di specialista rivolgersi, quando una voce proveniente dalle scale interruppe il flusso dei suoi pensieri. Per fortuna.  

 

“Oddio, finalmente hai trovato pace! Cosa ci fai in giro dalle cinque? Volevo dormire, ma tu dovevi strofinare e spruzzare e risciacquare e strisciare i piedi mentre cammini!” 

“Scusa Gin, non pensavo avessi sentito” 

“Ho i sensi troppo sviluppati e percepisco anche la tua ansia. Odio svegliarmi con la puzza di ansia. Smettila e fatti una camomilla! 

“Non urlare, papà sta ancora dormendo” 

“E beato lui! Ora mi dici che succede o te ne esci di casa e mi permetti di dormire fino a mezzogiorno? Non vorrei che mi uscissero brufoli da stress!” 

“Non credo che tu possa avere brufoli” 

“Vuoi davvero scoprirlo? Al primo che mi trovo sul viso, ti stacco un dito. Dei piedi” 

“Ragazza, sei crudele. E antipatica. E non puoi dormire, tra tre ore usciamo” 

“Non posso dormire perché devo uscire tra tre ore? E quanto pensi ci voglia per prepararmi? E soprattutto dove dobbiamo andare?” 

“Nella riserva con Derek, ti portiamo a quella che sarà casa tua” 

“Oh Gesù, ora è tutto chiaro. Ti stai solo struggendo per il tuo amore non corrisposto!” 

“Io non ho nessun amore non corrisposto” 

“Certo, e io sono bassa con i capelli biondi. Ti avverto, cerca di stare calmo in sua presenza perché non ho intenzione di avere il sottofondo del tuo cuore impazzito per tutto il tempo 

“Ragazzina, basta! Va a vestirti e stai zitta!” 

“Ragazzina a chi, scusa? Chiamami ancora così e ti apro la gola!” 

Non mi fai paura!” 

“Ti è suonato il telefono. Va a vedere chi è. Magari è il tuo sogno proibito” 

“Ginevra, giuro che se dici un’altra parola ti caccio di casa e ti faccio vivere per strada” 

 

(Ore 07:45) Hai avvisato Ginevra? È d’accordo? DH 

(Ore 07:46) Chi? Quella vipera con la forma da lupo? Quell’arpia ? Quella ragazza che dovrebbe legarsi i suoi lunghi capelli al collo? Quell’essere antipatico ed irritante e cattivo? SS 

(Ore 07:48) ? DH 

(Ore 07:50) Niente. Per le dieci siamo pronti. Cosa dico a papà? Ti odia e non vorrà farmi venire in auto con te. SS 

(Ore 07:53) Tuo padre non mi odia. DH 

(Ore 07:54) Ricordi che ti ha arrestato per omicidio? SS 

(Ore 07:55) Lo ha fatto per colpa tua. E mi ha anche liberato. DH 

(Ore 07:56) Ma ti guarda ancora male. Non manderà il suo bimbo con te. SS 

(Ore 07:57) In realtà l’ho incontrato al bar qualche sera fa e mi ha detto che gli fa piacere il mio ritorno perché così c’è almeno un adulto a regolare te e Scott durante le “vostre faccende sovrannaturali”. DH 

(Ore 07:59) Mio padre è un traditore! E poi cosa diavolo ci fai nel bar dove va papà? Quanto sei vecchio? Hai già quasi quarant’anni? E io che credevo fossi di poco più grande di me! SS 

(Ore 08:02) Idiota. DH 

(Ore 08:03) No davvero. Hai ventisette anni, vero? SS 

(Ore 08:04) Si. DH 

(Ore 08:05) E perché eri lì dentro? Non puoi nemmeno ubriacarti. SS 

(Ore 08:06) Volevo solo uscire di casa. DH 

(Ore 08:09) La prossima vola esci con il branco. SS 

(Ore 08:12) Non ci tengo ad uscire con un gruppo di ragazzini. DH 

(Ore 08:13) Ehi! Io vado al college! SS 

(Ore 08:16) Appunto. Ragazzino. DH 

(Ore 08:18) Uff! Vado a fare la doccia! Non fare tardi! SS 

 

Ore nove e cinquantacinque minuti. Stato emotivo: ansia. Stato fisico: sudore freddo.  

 

“Figliolo, dove dovete andare? Perché gli zaini?” 

Vedi pà, a Gi- Olly è piaciuto tanto il picnic l’altra volta, così lo rifacciamo 

“Ah, state attenti e non prendete freddo. Però da domani ti siedi in camera tua e studi, o ti lego alla sedia. Prendi la Jeep?” 

“No, no” 

E come ci andate? Scott ha la macchina?” 

“No, nemmeno” 

“La Martin?” 

“No” 

“Stiles, devo elencare ancora o mi dici con chi ci vai?” 

“Viene a prenderci Derek. Derek Hale 

 

Suo padre aveva davvero fatto un sospiro di sollievo? Suo padre? Il mondo sarebbe finito a momenti. 

 

“Oh, bene. Non riempirgli la testa di chiacchiere” 

“Papà! Io non riempio niente a nessuno!” 

“Tuo padre ha ragione, Stilo” 

“Grazie, Olympia. Eccolo lì, è arrivato. Andate e divertitevi ragazzi” 

 

 

Erano solo quindici passi dalla porta di ingresso al marciapiede. Stiles li aveva contati da piccolo quando aveva la mania di contare i passi di ogni distanza. Da camera sua al bagno erano cinque. Dal divano al frigorifero dodici. Da casa sua a quella di Scott erano trecentoventiquattro.  

Quindici passo erano davvero pochi. Sedici se contava anche quello per mettere piede nella Camaro nera di Derek. Derek che lo stava guardando con un’espressione strana.  

 

“Stiles, mi ascolti?” 

“Eh? Scusa, contavo” 

“E cosa diavolo stavi contando?” 

“I piedi” 

“I piedi?” 

“I passi! I passi! Che avevi detto, comunque?” 

“Ti ho chiesto se hai cambiato idea e avvisato Scott” 

“No, sta ancora dormendo, altrimenti mi avrebbe mandato un messaggio” 

“Ok, allora andiamo? Mettete la cintura” 

“Io sono un lupo e sto seduta dietro!” 

“Metti la cintura. Lo so che se mi schianto in un camion guarisci, ma il sangue sui sedili non lo voglio” 

“Derek Hale e la sua Camaro, un amore infinito. Dovrai impararlo, arpia” 

“Sta zitto tu, nano” 

“Ehi! Sono più alto di te!”” 

“Di due centimetri. Per essere un maschio sei un nano” 

“Sei tu che sei un gigante per essere una femmina!” 

“ZITTI!” 

“Sourwolf, non ringh- Gin? Che hai?” 

“N…niente” 

“Ti sei rannicchiata sul sedile. È per il ringhio di Derek? Sourwolf, l’hai spaventata!” 

“Vo ho solo detto di tacere e non ho ringhiato, idiota” 

Bugia. E lei ha avuto paura, guardala!” 

“Non ho avuto paura! Ho solo obbedito” 

“Eh? Hai obbedito?” 

“Senti, mi ha detto di tacere e l’ho fatto. Basta. Quando arriviamo?” 

“Quando te lo dico io non lo fai! Siamo quasi arrivati, comunque” 

 

 

La Camaro era a circa cento metri, era impossibile raggiungere la villa in auto. La natura aveva preso il sopravvento in quegli anni e il piccolo sentieri che conduceva all’abitazione era quasi completamente coperto da rami caduti e piante selvatiche. Stiles era già stanco e quasi sicuro di essersi graffiato le gambe, Ginevra era stranamente tranquilla e si guardava intorno con aria spaesata, ma allo stesso tempo distesa. Derek procedeva all’inizio della fila come se sulla sua strada non ci fosse nessun ostacolo.  

Stiles cerca di saltare sull’ennesimo ramo che gli sta tagliando la strada quando va a sbattere contro la schiena della ragazza che si è fermata all’improvviso. Alza lo sguardo con tutte le intenzioni di riempirla di insulti per la botta che gli ha fatto prendere, ma è costretto a tacere.  

Ginevra è immobile, ma evidentemente scossa da ciò che le si staglia davanti. Le rovine di Villa Hale sono come le ricordava Stiles: Legno bruciato e annerito, porta ridipinta di rosso, poche pareti ancora in piedi.  

Derek è fermo pochi passi davanti alla sua presunta nipote, anche lui è teso, Stiles si accorge anche di questo. Sta pensando a qualcosa da dire che non suoni come una delle sue stupide frasi, quando Ginevra fa un piccolo passo in avanti, verso Derek, e gli afferra la manica della giacca di pelle con due dita.  

A questo punto è Stiles quello che si irrigidisce, il suo cervello si blocca e fissa la scena.  

Quella ragazza alta, forte, con i capelli troppo lunghi, gli sembra improvvisamente una bambina spaesata in cerca di un punto di riferimento. Il gesto che Stiles ha visto, l’impercettibile aggrapparsi a qualcosa, gli ha stretto lo stomaco. La cosa che, però, più lo sconvolge è la reazione di Derek. Il lupo fa finta di non essersi accorto del contatto con la ragazza, non si gira ad urlarle qualcosa contro e non si sposta. Resta immobile.  

Il fatto è che Stiles sa che non è realmente così. Dice a sé stesso che è la copia di un patetico adolescente alla prima cotta , quando i suoi occhi si accorgono di tre cose contemporaneamente. Tre impercettibili gesti che solamente un occhio ben attento potrebbe aver colto.  

Come per ogni volta in cui Derek è agitato, lo vede drizzare la schiena ed irrigidirsi più di quanto non lo fosse già.  

Il secondo dopo lo vede spostare impercettibilmente la testa a destra e poi a sinistra. Stiles sa perché lo ha fatto. Lo fa sempre quando si tratta di comportamenti inattesi di altre persone, annusa l’aria per percepirne le emozioni. Ed ora sta cercando di capire quali siano quelle che hanno spinto Ginevra ad aggrapparsi alla sua giacca.  

Il terzo movimento che Stiles osserva è quello che meno lo colpisce. Derek si sente a disagio e, come ogni volta, tira fuori gli artigli della mano destra. Ed è questo particolare, il fatto che sappia perfino quale delle due mani sia, che fa sentire il figlio dello sceriffo ancora più ridicolo.  

Stiles interrompe i propri pensieri perché qualcosa lo distrae. Un impercettibile singhiozzo e una parola. Se non fosse stato così vicino alla ragazza davanti a lui, non avrebbe di sicuro sentito. Comincia a sentirsi anche un po’ fuori luogo, come se fosse entrato nell’intimità di qualcuno senza chiedere il permesso, così, quando quella parola si ripete, decide di fate un passo indietro. 

 

“Derek…” 

“È casa tua?” 

“Cosa…cosa è successo? Dove sono…dove sono i fiori” 

 

Stiles resta in ascolto ancora convinto del fatto che sta invadendo la privacy di entrambi, ma non riesce a staccare gli occhi dalle due schiene. Derek comincia a parlare, Ginevra ancora aggrappata alla sua giacca, continuano a non guardarsi in faccia gli sguardi fissi sulle rovine di una casa che ha troppi significati nelle vite di entrambi.  

 

“So che per te dev’essere strano, ma ricorda che vieni dal futuro. In questo tempo è questa la condizione in cui è casa…tua” 

 

Stiles pensa che Derek stava per dire Nostra, e gli viene un irrefrenabile voglia di abbracciarlo. Riesce a frenarsi solo mordendosi forte il labbro.  

 

“E perché? Perché è tutto bruciato? Era tua questa casa, vero?” 

“Si, ci vivevo con la mia famiglia. I cacciatori hanno ucciso tutti. Io e Cora siamo gli unici sopravvissuti” 

 

Stiles continua a correggere le frasi di Derek nella sua mente. Sa che quella giusta è Sono tutti morti a causa mia, li ho fatti uccidere da una cacciatrice.  

 

“Quindi in un futuro qualcuno le darà una nuova vita” 

“Già” 

Sarà fatta di legno chiaro, quasi bianco. Ad ogni finestra ci saranno i fiori che vedemmo nella radura e in primavera ci saranno le api. Quando le finestre sono aperte si potranno vedere le tende bianche che si muovono a causa del vento. Il portico sarà di un legno un po’ più scuro e lì, a destra della porta, ci saranno due poltrone in vimini con i cuscini rossi. Anche la porta sarà rossa, della stessa tonalità in cui è ora, ma senza quello strano simbolo e i graffi sulla vernice. Il vialetto sarà fatto di pietra, forse una volta mi ci sono sbucciata un ginocchio cadendo perché correvo. Il retro sarà la mia parte preferita perché ci sarà un Laghetto, un vero laghetto con intorno due panchine. Ci sono anche due grandi alberi, uno a fare ombra ad una panchina e l’altro sul lato più esterno. È quello con la casetta sopra. Non ricordo molto dell’interno, ma credo che le pareti siano chiare, ma che ci sarà poco spazio su di esse perché ci saranno tantissimi quadri. E poi lì! Lì, Derek, sul tetto ci saranno un sacco di luci colorate a Natale! 

 

Stiles vede Ginevra scattare in avanti, tenendo sempre il braccio di Derek, e trascinarlo più vicino a quella che sarà una casa da fiaba. Si ferma a pochi passi dalle scale del portico e continua il suo racconto.  

“Le luci le mette sempre papà mentre canta canzoni di Natale a squarciagola. Ricordo che una volta era giusto davanti alla mia finestra e gli ho tirato contro un pupazzo facendolo quasi cadere dalla scala. Sono stata in punizione per una settimana” 

 

Stiles è ancora più sicuro dell’assurda faccenda della sua paternità a quel punto. Ha sempre adorato le luci di Natale, solo che suo padre è troppo pigro per partecipare e si limitano ogni anno a qualche addobbo attaccato alla porta di ingresso. Ha sempre sognato avere una casa propria e di ricoprirla di lucine colorate ogni anni, facendo invidia ai vicini.  

A quel punto è troppo lontano dai due per riuscire a sentire la domanda che Derek rivolge alla ragazza, ma sente benissimo la risposta.  

 

“No, non lo ricordo. Cioè ho tipo una figura in mente un uomo magro, castano e con gli occhi verdi, ma non saprei descriverti la sua faccia 

 

Occhi verdi? Stiles è sicuro che fino a quella mattina i suoi occhi fossero castani. Ambra e caramello al massimo, come li descriveva sua mamma. Nemmeno al sole diventano verdi.  

Comincia ad agitarsi così tanto che mette un piede su qualcosa che sente rotolare sotto la scarpa e che lo fa cadere con il sedere tra le foglie. I due lupi si girano di scatto e lo guardano come se si fossero ricordati solo in quel momento della sua presenza.  

Ginevra stringe la giacca di Derek, ma quest’ultimo tira il braccio a sé staccandosela di dosso.  

 

“Ehi, lupi! Uno di voi si decide a liberarmi da questi rami o restiamo a guardarci per l’eternità? Credo anche di essermi graffiato dietro una gamba 

 

Ginevra lo raggiunge correndo e lo tira per un braccio mentre con l’altro tiene abbassati dei rami per non farglieli colpire.  

Ora che la guarda in facci, Stiles vede quanto sia agitata nonostante stesse raccontando del suo futuro con quella che sembrava leggerezza. Ha una ruga tra le sopracciglia e le labbra strette a formare una linea sottile. Si tira in ragazzo contro e si sporge verso il suo orecchio per sussurrargli qualcosa che Stiles a malapena percepisce.  

 

Non dire cazzate. È triste, agitato e frustrato” 

“Lo so. Lo conosco” 

 

Stiles si pulisce i jeans e insieme alla ragazza raggiunge Derek che è ancora davanti la villa. Ha lo sguardo un po’ perso, ma quando si gira a guardarlo ha di nuovo indossato la maschera di indifferenza verso il mondo e gli altri. 

 

“Abbiamo avuto la conferma sul luogo in cui vive. Possiamo anche non entrare, non vorrei rischiare che qualcosa ci caschi addosso” 

“Non possiamo proprio? Io vorrei provare a ricordare altro” 

“Possiamo arrivare fino al salotto. Il piano di sopra è inagibile anche per noi” 

“Ok, allora forza lupi, andiamo!” 

“Tu non vai da nessuna parte, Stilinski” 

“E perché?” 

“Se cadesse qualcosa su noi due, guariremmo. Tu no. Aspetta qui” 

“Ma non ci penso nemmeno! Sono entrato un sacco di volte lì dentro” 

“Sempre senza il mio permesso” 

“Non ho bisogno di permessi da parte tua!” 

È casa mia. Non ti ci voglio dentro” 

“Mantengo Gin calma, devo entrare” 

“Sono calma. Se mi agito esco in pochi secondi. E poi anche da dentro ti sento. Fa come dice lui” 

“E va bene. Fate presto” 

 

 

Presto? Erano passati già quindici minuti. Quindici minuti ad osservare l’erba cresciuta, le foglie degli alberi muoversi, a sentire i rumori della riserva. Quindici minuti di noia.  

 

“Se non la smetti di andare avanti e indietro, scaverai una buca in quel posto” 

“Davvero spiritoso Sourwolf! Allora? Hai ricordato qualcosa?” 

“No, solo che la cucina ha i mobili gialli” 

“Che schifo, giallo! E poi? Nulla?” 

“Vuoto totale. Ho fame, andiamo a mangiare?” 

“Non ho preparato nulla, non ho avuto tempo e papà non c’è m trattieni la fame perché dovrai aspettare che cucino. Ci porti a casa Derek?” 

“Vi porto a mangiare. Ho fame anch’io” 

“Oh. Ok. Paghi tu, però, non ho un dollaro” 

“Cammina davanti, prima dovevamo rallentare per non perderti” 

“Ehi! Ci sarei arrivato lo stesso qui, so dove si trova!” 

“Muoviti Stod, che se inciampi ti cammino sopra!” 

“Dimmi, hai ricordato anche di essere una principessa? Hai modi di fare davvero reali, non c’è che dire!” 


 

   
 
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