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Autore: Little Redbird    17/05/2016    6 recensioni
Dannato vampiro. Non si aspettava che arrivasse a riscuotere il debito così presto. Già si pentiva di avergli chiesto in prestito il completo per il matrimonio.
Mini-Long di cinque capitoli, ambientata dopo la 1x12 e che non prende in considerazione la 1x13.
AU - più o meno.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Raphael Santiago, Simon Lewis
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Suit'
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5. Cake



Simon si sentì morire per la seconda volta. Distolse lo sguardo e lo lasciò andare come se all'improvviso scottasse. Come se fosse un oggetto sacro e le sue mani profane non potessero sopportare di toccarlo.

“Già” disse, scuotendo la testa per schiarire i pensieri. “Dimenticatelo. È ridicolo.”

Fece qualche passo indietro per allontanarsi da lui, ma le altre coppie gli intralciavano la strada e lo spingevano di nuovo tra le braccia di Raphael.

Era bastato un attimo perché la sua personale commedia romantica si trasformasse in un film horror. Ma d'altronde, cosa si aspettava? Che Raphael confessasse i suoi presunti sentimenti per lui? Che lo stringesse più forte e lo baciasse davanti a tutti?

Nora si era sbagliata di grosso: lui non lo conosceva affatto Raphael. Gli era piaciuto pensare di sì perché era stato così fortunato da conoscere quest'altra parte di lui, ma si era illuso che potesse provare nei suoi confronti quello che provava per la sua famiglia, per il sangue del suo sangue. Ed era semplicemente ridicolo, ma se n'era reso conto troppo tardi. Era stato lo stesso Raphael, solo due ore prima, a dirgli che non era il suo tipo.

Certo che non lo era. Simon era solo un bambino dal punto di vista di Raphael, un vampiro a stento capace di controllare i suoi nuovi impulsi, mentre lui capeggiava un intero clan.

Come diavolo gli era venuto in mente di dire una cosa così stupida?

Tentò per l'ennesima volta di superare la folla, ma qualcuno lo trattenne per un polso. Non c'era bisogno che controllasse chi fosse, la presa salda ed esigente di Raphael era inconfondibile. Lo trascinò fuori da quell'orda di corpi appena prima che la musica sfumasse in qualcosa di più movimentato e la famiglia ricominciasse a ballare sconnessamente.

Se fosse stato ancora umano, Simon era sicuro che in quel momento avrebbe avuto un attacco di panico. Non escludeva di averlo nemmeno da vampiro.

Raphael lo condusse nel boschetto, lontano da occhi e orecchie indiscreti, tuttavia non aveva voglia di stare da solo con lui, non dopo essere stato rifiutato così candidamente. Cercò di sfilare la mano dalla sua, ma Raphael rafforzò la presa e lo lasciò andare solo quando fu sicuro che non se la sarebbe data a gambe – cosa che poteva ancora succedere.

“Come ti è venuto in mente?” fu la prima domanda di Raphael.

Simon lo guardò confuso. Gli stava chiedendo come gli fosse saltato in mente di avere una cotta per lui o di dirglielo?

“Non è che l'abbia fatto apposta” si difese. “È successo e basta.”

Raphael distolse lo sguardo solo per un secondo e quando tornò a guardarlo era tornato il leader dei vampiri che tutti temevano. “Senti” esordì con tono fermo. “Ti manca la tua famiglia e la mia ti ha accolto con calore, è comprensibile che ti siano saltate in testa strane idee.”

Simon era sempre più confuso. “Ho una cotta per te, Raphael, non per la tua famiglia.”

Raphael assunse un'espressione sofferente nel sentire quelle parole. “Dormici su, va bene? Vedrai che domani, quando sarà passata l'euforia, sarà passata anche la tua cotta.”

Simon strinse i pugni e si allontanò senza rispondergli. Era vero che fosse molto più giovane di lui, soprattutto in esperienze amorose – perché, davvero, le uniche persone che gli fossero mai piaciute erano Clary e Ryan Reynolds –, ma lo stava trattando come un bambino capriccioso in cerca di attenzioni. Sì, gli mancava la sua famiglia, e sì, i Santiago erano ospitali, divertenti e chiassosi, ma non aveva una cotta per loro. Dubitava fosse effettivamente possibile avere una cotta per una famiglia. Ma che diavolo di affermazione era? Lui non voleva di certo accarezzare i capelli di Pedro, ballare con Victor o baciare Nora. Lui voleva baciare Raphael, Cristo Santo!, ma Raphael lo credeva un completo cretino. E allora, vaffanculo, tanto valeva mettersi in ridicolo per bene e spiegare quelle cose anche a lui.

Ormai aveva raggiunto il giardino e qualcuno lo guardava perplesso, ma li ignorò, fece dietrofront e si diresse di nuovo verso Raphael, che l'aveva seguito a qualche metro di distanza.

Il coraggio di Simon vacillò nel vedere che lo guardarva pensieroso, e rallentò il passo, fino a fermarsi poco lontano dalla folla di ballerini improvvisati, ma Raphael continuò a camminare verso di lui, le mani nelle tasche e il passo sicuro.

Dio, se voleva baciarlo in quel momento.

“Vuoi tornare a casa?” domandò quando gli fu vicino.

Simon non rispose. Forse aveva davvero visto troppe commedie romantiche, o magari il non-matrimonio di Alec, il giorno prima, gli aveva messo in testa strane idee, fatto sta che si aggrappò alle spalle del panciotto di Raphael come ne valesse della sua vita e premette le labbra sulle sue.

Fu un bacio da bambini, impacciato e senza risposta da parte dell'altro. Semplicemente due bocche premute una contro l'altra.

Il gridolino di Laura, attraverso il microfono, fece sobbalzare tutti. L'intera famiglia Santiago si voltò a guardare quella scena pietosa, applaudendo e fischiando come se avesse appena segnato la nazionale.

Simon si tirò indietro, pietrificato. Mollò la presa su Raphael, che lo guardava con gli occhi scuri spalancati, le mani ancora in tasca.

“Sul serio, Simon?” domandò scuotendo la testa. “Davanti a tutti?”

Simon lasciò andare un respiro tremante. Era un idiota. Più idiota di quanto avesse mai creduto.

Raphael lo rifiutava e lui per dispetto lo baciava. Era piuttosto sicuro che il leader dei vampiri potesse denunciarlo per molestie, con quelle basi.

“Mi dispiace” si scusò, allontanandosi in tutta fretta verso la casa.

Raphael non lo seguì, ma Simon riuscì ad arrivare solo in soggiorno prima di essere fermato. Alcuni nipoti di Raphael gli saltarono addosso per scompigliargli i capelli e dargli qualche pacca sulla spalla, sospingendolo di nuovo verso l'uscita in giardino. Riuscì a scrollarsi di dosso tutti, alla fine, e cercò di fuggire verso la porta, ma venne di nuovo intercettato.

“Stanno tagliando la torta” gli disse Nora, un sorrisetto compiaciuto a piegarle le labbra carnose.

Simon distolse lo sguardo, ma non ebbe il coraggio di abbandonarla senza una parola. “Devo andare, mi dispiace.”

“Hai già detto di no alla carne, non puoi rifiutare anche la torta” insistette, categorica.

Simon lanciò un'occhiata al giardino. Raphael stava parlando con suo fratello, le braccia incrociate sul petto in una posa difensiva e minacciosa.

Sospirò, riportando lo sguardo su Nora. Che cosa aveva combinato? Questa Raphael non gliela avrebbe perdonata mai.

L'anziana donna lo prese a braccetto prima che lui potesse rifiutare di nuovo e lo condusse fuori.

“Vedrai che ti perdonerà per averlo baciato davanti a tutti” disse Nora.

Simon la guardò dubbioso.

“Non è colpa tua” lo rassicurò. “Rafi crede che siamo troppo vecchi, o forse troppo stupidi, per essere felici per lui. Crede che non possiamo reggere la vista di due uomini che si baciano. Metà dei miei nipoti è gay” confidò scrollando le spalle. “Se avessero tutti il tuo coraggio, magari se ne renderebbero conto pure loro. E quello stronzo dello zio non riesce ad essere un buon esempio manco per sbaglio” continuò con fare cospiratorio. “Sei il primo ragazzo che mi fa conoscere che non sembra una statua o un hippie. Dio, quel cinese con i brillantini mi inquietava.”

Simon sorrise al pensiero di Raphael che presentava Magnus come suo fidanzato.

“È da quando ha portato il tizio biondo, il russo, dieci anni fa, che Manuel è convinto che ci prenda tutti per il culo e in realtà nessuno lo fili.”

Nella testa di Simon, Magnus fu sostituito da Stan, con i suoi modi impostati e quasi meccanici. Il cervello gli stava suggerendo tutti i motivi per ricattare il povero Stan con quella storia, ma mise da parte il divertimento e si piegò verso Nora per sentire quello che gli stava dicendo.

“Chi crede di fregare con i suoi abiti costosi? Si vede dal Messico che è miserabile come pochi.”

Non era completamente d'accordo. Raphael poteva non essere pienamente felice di essere un vampiro, ma non l'avrebbe definito miserabile; era contento della vita che conduceva, dei suoi impegni da leader.

“E poi dove lo trova un bravo ragazzo come te?” concluse Nora. Batté piano la mano sulla sua e lo abbandonò al loro tavolino per andare a fare una foto con suo fratello dietro la torta, senza dargli il tempo di proferire parola.

Simon si sedette sulla sua sedia, intento a processare tutte le informazioni che la donna gli aveva appena fornito.

Ogni tanto Raphael si presentava dalla sua famiglia con una persona fidata, che acconsentiva a fingersi il suo ragazzo perché sua sorella non stesse in pensiero, ma a quanto pareva la cosa gli si era ritorta contro e i Santiago avevano capito che ci fosse qualcosa di strano nei suoi fidanzati. In pratica, Simon era stato il primo a partecipare attivamente agli eventi di famiglia. Forse era proprio quello che Raphael intendeva quando gli aveva chiesto di non metterlo in imbarazzo. D'altro canto, nessuno sembrava essersi imbarazzato per quella pallida imitazione di bacio – tranne Simon, certo, lui aveva desiderato tornare nella buca da dove era strisciato fuori un anno prima.

“Sei ancora qui.”

Quella di Raphael non voleva essere un'accusa, ma una constatazione.

Simon scattò in piedi, il poco sangue rimasto nel suo corpo che correva verso le guance. “Nora mi ha convinto a restare per la torta.”

Raphael si sedette al suo posto e Simon lo imitò, speranzoso che non fosse troppo arrabbiato.

“Mi dispiace” disse comunque. “Non volevo metterti in imbarazzo. È che sono un po' impulsivo.”

“Giusto un po'” fece lui sarcastico.

Simon si torturò le mani. “Lo so che ora mi odi anche più di prima,” cominciò, lanciò un'occhiata a Raphael, ma lui non negò, lo guardava imperscrutabile, “però credo di aver salvato il tuo piano.”

“Non mi dire.”

Simon gli regalò uno sguardo gelido. “La tua famiglia cominciava a dubitare dei tuoi finti fidanzati – tra l'altro: Stan, sul serio? – e sospettava fosse tutta una tua montatura.”

Quando Raphael non rispose, continuò.

“Inoltre sembra che alcuni dei tuoi nipoti siano gay, e tua sorella crede che il tuo non sia affatto un buon esempio. Sai, nascondere la cosa e presentare i tuoi compagni solo quando sei costretto.”

Si voltò a guardarlo. Raphael fissava la marea di ragazzi che si accalcava per fare la foto con il nonno o prozio – a seconda del caso. Sembrava assorto nei suoi pensieri e temette che non si fosse nemmeno degnato di ascoltarlo mentre parlava.

Si girò all'improvviso e Simon si rese conto di quanto fossero vicini. Le loro sedie erano ancora nella stessa posizione di quando si erano seduti per mangiare – o per fare finta. Prima che desse di matto e lo baciasse davanti a tutti.

“Mi dispiace se ti ho causato problemi con tuo fratello” disse in un soffio.

Non gli era sembrata una chiacchierata piacevole quella tra i due, poco prima.

Raphael aggrottò le sopracciglia. “Nessun problema” disse, gli occhi incatenati a quelli di Simon. “Mi ha rimproverato, sì, ma solo perché crede che ti abbia fatto qualche torto.”

“Cosa?”

“La tua uscita di scena” spiegò. “Non è passata inosservata, anzi. I miei fratelli credono che, solo perché non invecchio, io diventi automaticamente il fratello minore. Sono sicuro che mi sculaccerebbero, se potessero, e la tua faccia da cucciolo bastonato alimenta il loro sospetto che ti tratti male.”

Simon non sapeva cosa dire – o meglio, voleva scusarsi per l'ennesima volta, ma temeva di suonare ripetitivo.

“Suppongo che mi tocchi dimostrare che non è così” aggiunse Raphael, il viso sempre più vicino al suo.

Simon si ritrasse. “Mi dispiace averti messo in una posizione difficile, ma non baciarmi per dimostrare qualcosa, ti prego. Mi conosco e la cosa non può finire bene. La mia cotta si ingigantirebbe a dismisura e non voglio che sia strano tra di noi. Anche se temo di aver già-”

Raphael lo zittì con un bacio carico di esasperazione e la volontà di Simon si dissolse come aria sotto la pressione delle sue labbra piene.

In caso questo non bastasse a sottolineare la convinzione di Simon di essere finito in una commedia romantica, fuochi d'artificio colorarono la notte in onore del compleanno di Manuel.

Entrambi i vampiri sollevarono lo sguardo verso il cielo per assicurarsi che non fosse tutto nella loro testa.

Quando i loro occhi s'incontrarono di nuovo, Simon era consapevole di sembrare spaventato. Perché lo era – decisamente spaventato.

“Non mi passerà mai” disse, prima che Raphael potesse chiedergli se qualcosa non andasse.

“Cosa?”

“La mia cotta per te.”

Raphael tentò di reprimere un sorriso, ma non ci riuscì. “Lo spero bene” disse, posandogli una mano sulla nuca per attirarlo in un altro bacio.

“No, Raphael, non è divertente” disse, scostandosi dopo un attimo di esitazione. “Sai come sono fatto, mi toccherà lasciare l'hotel, non sopporterei di vederti tutti i giorni-”

“Simon” lo interruppe lui. Era l'ennesima volta, quella sera, che pronunciava il suo nome, e gli sembrò la cosa più bella che qualcuno potesse mai dire. “Credi che ti stia baciando per far contenta la mia famiglia?” domandò, la presa ben salda sulla sua nuca.

Simon riuscì ad annuire appena.

“Credevo fossi abbastanza intelligente da aver capito che non faccio nulla per compiacere gli altri” disse, i canini che spuntavano dalla bocca tesa. “E adesso sta' zitto un attimo.”

Si baciarono una terza volta, i fuochi d'artificio che ancora fischiavano nel cielo, e Simon ammutolì. Il bacio si addolcì, le labbra di Raphael, morbide come poche altre cose al mondo, si schiusero e pretesero che le sue facessero lo stesso, così che la lingua scivolasse piano nella sua bocca.

Simon non seppe mai quanto tempo rimasero a baciarsi, né per quanto a lungo avrebbero continuato a farlo se Nora non gli avesse cacciato a forza due fette di torta in mano.

Detto così non suonava romantico, ma il settantesimo compleanno di suo cognato fu una delle notti più belle della sua esistenza.

 

 


 


AN:
Quelle rare volte in cui riesco a concludere una storia, divento molto emotiva, quindi potrei cominciare a dire sciocchezze, oltre che a piangere.

Questa piccola sorta di AU resterà per sempre nel mio cuoricino, perché ci ho messo così tanto amore, così tanto divertimento, come non mi capitava da tempo.
Sono felicissima di aver ricevuto diverse recensioni positive ed entusiaste, è sempre una soddisfazione riuscire a trasmettere al lettore quello che io provo mentre scrivo.

Siete tutte delle persone preziose, sono contenta di avervi strappato qualche sorriso con i miei vaneggiamenti, e spero non sia venuta una carie a nessuno, con tutto questo fluff.

Grazie per la compagnia, davvero.

Red
 

PS: non temete, non ho ancora finito di infastidirvi con la mia presenza nella sezione… in effetti pensavo di scrivere The debt dal punto di vista di Raphael, ma Chara dice che la devo smettere di farmi del male, e forse ha ragione ...ho ancora alcuni fill da postare e la seconda parte di Worth it.

   
 
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