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Autore: FairySweet    18/05/2016    3 recensioni
L'aveva lasciata andare o almeno ci aveva provato. Non poteva restare ancorato ai suoi occhi, non poteva vivere dei suoi ricordi perché altrimenti si sarebbe perso nel mare vuoto delle lacrime.
Ora però, in quel dipinto ancora mezzo vuoto, prendeva vita un volto d'angelo che costringeva il respiro a rallentare ...
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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                                                                               L'uomo e la Luna







Nel silenzio del bosco nacque leggero l'ululato del lupo.
Un lamento carico di tristezza che cullava la debole luce delle stelle “Sei malinconico questa sera” sussurrò sfinito massaggiandosi il collo “Che ti è successo? Forse la luce della luna è troppo debole per te amico lupo?” rise di quella sciocca domanda posta al silenzio.
Sentiva gli uomini parlottare sereni tra loro, il fuoco che scoppiettava e il respiro lento e regolare di Marie addormentata a pochi passi da lui.
Le aveva impedito di restare sveglia, a dire il vero le aveva impedito perfino di parlare.
Era debole e impaurita, nei suoi occhi vedeva ancora l'orrore di quei corpi appesi, di quegli sguardi vitrei che ormai fissavano il nulla.
Fece un bel respiro stringendosi più forte nel mantello.
Il telo pesante della tenda era stato issato per metà coprendo solo i giacigli e permettendogli di spiare il tiepido buio di fronte a sé “Non dormi?” “E voi? Per quale motivo non dormite?” sentì la risata fresca e profonda del duca poi di nuovo la sua voce “Lo senti?” socchiuse gli occhi cercando di capire a cosa si riferisse “Il canto del lupo” “A me sembra un pianto duca” “Ti sbagli. Il lupo canta alla luna i suoi pensieri. Come in una favola antica le sue parole risuonano per le vallate e altri lupi si uniranno a lui” “Io non ...” “Ascolta” restò immobile terrorizzato perfino di respirare.
Nel silenzio riconobbe un secondo ululato e un terzo “Pensieri” “Allora non sono l'unico a doversi preoccupare” ribatté spiando il volto dell'uomo.
Il fuoco ne illuminava i lineamenti ora induriti da quel peso sul cuore che fino ad ora aveva dimenticato.
Indossava un abito dai colori scuri dove fini cuciture dorate dipingevano sprazzi di nobiltà, il suo sguardo era forte, deciso, non vi era alcuna debolezza in lui, nessuna visibile almeno perché era certo di conoscere bene l'unico suo pensiero in grado di indebolire quella corazza di ghiaccio.
“Perché siete venuto da me?” domandò confuso ma l'altro rise sollevando la mano sinistra, le dita erano chiuse con forza attorno alla coscia di un cervo tranciata di netto dal corpo “Tra poco avremo la cena. Sveglia la tua sposa” “E la vostra sposa?” Nils si fermò di colpo cercando di nuovo gli occhi del giovane “Cos'è accaduto alla vostra sposa? È addormentata da sei anni altezza reale” “Chi sei tu per decidere come si debba comportare mia moglie?” Ulek si avvicinò al suo signore prendendo la carne “Sono suo marito Andrè, non dimenticarlo!” “Voi l'avete cambiata” esclamò gelido cercando i suoi occhi “L'avete rovinata perché non riconosce più nemmeno la sacralità di una vita umana! Oscar non è questa donna!” “Perché ti importa tanto?” trasalì colpito dalle parole del duca “Non sei forse sposato? Non è tua moglie la ragazza che riposa al tuo fianco?” un bel sorriso colorò le labbra di Nils rendendo quell'espressione ancora più tagliente “Perché resti attaccato al ricordo di Helena?” “Perché è stata la mia vita!” esclamò gelido alzandosi “Lo è stata per venticinque anni duca e non immaginate nemmeno cosa si prova a scoprire da un giorno all'altro che la donna che ami, la donna a cui hai detto addio è viva e respira!” “Non ami tua moglie dunque” “Cosa?” “L'affetto che provi nei confronti di Helena è sempre vivo nel tuo cuore, nel tuo sguardo. Lo rispetto, sei stato e sei tutt'ora importante per mia lei perché quando mi racconta il passato sorride come una bambina ricordando, a volte piangendo. Quello che non voglio Andrè ...” si avvicinò a lui di un passo senza abbassare lo sguardo “ … è il caos che ora le corre intorno. Non so cosa si prova hai ragione e ringrazio il signore per tenermi ben lontana anche solo l'idea di quel dolore ma, come io fatico a comprendere il tuo sentimento, tu fatichi a comprendere il mio. Sai cosa vuol dire ascoltare il pianto disperato di una madre? Sai cosa si prova quando la tua sposa non riesce nemmeno a respirare sotto il peso delle lacrime? L'astio che provo non si è placato né scompare” “Duca” mormorò Andrè “Forse è bene parlarne perché io non ...” “Il caos che non voglio è la sua tristezza. Ho sposato una donna terribilmente forte, determinata e colta. Una donna dagli occhi di cielo e il cuore pieno di fuoco. Sono abituato a vederla così perché questa è Helena” “Ma non è Oscar” “Non le impongo regole, non le impedisco di fare scelte. Helena è libera di fare ciò che vuole quando vuole perché batte nel suo petto anche il mio cuore. Ho incontrato anni addietro una giovane indecisa e forse perfino impacciata, non era mai stata al centro di così tante attenzioni e scoprire da un giorno all'altro la dolcezza dell'essere donna l'ha spaventata. Da quel giorno sono passati molti anni e ora, quella che hai davanti è quello che lei vuole essere” “È quello che vuole suo padre” Ulek corse accanto a Nils sussurrandogli qualcosa.
L'espressione sul volto del duca cambiò di colpo “Prendi con te quattro dei tuoi uomini migliori, gli altri restino qui” “Come desiderate” negli occhi rimase solo l'immagine di un uomo fiero e orgoglioso che si allontanava a grandi passi poi quella giovane illuminata dal chiarore del fuoco, i suoi capelli così lunghi da passare l'incavo della schiena.
Sciolti, liberi proprio come lo era lei. La vide annuire appena abbracciando suo marito, il volto nascosto sul suo petto, le mani intrecciate assieme in quel silenzio quasi irreale.
Ricordava il suo abbraccio, la forza di quei muscoli delicati, il profumo del suo incarnato, ora però non era più il tempo del ricordo, ora doveva pensare a Marie e a riportarla a casa salvando quell'ultimo sprazzo di innocenza che ancora viveva nel suo sguardo.
“Tornerò presto vedrai” “Promettilo Nils, promettimi che non inseguirai quegli sciocchi e che tornerai qui da me, da noi” “Odin è tornato con notizie pessime amore mio” “Lo so” “Quei vermi si nascondono a mezza giornata di cammino da noi. Ci seguono come i lupi seguono le loro prede. Non posso permettergli di arrivare fino a qui. Fino a te e a Nicke” la sentì sospirare, era certo che nei suoi occhi vi fosse dipinta l'indecisione perché in quel respiro lento poteva sentire ogni suo battito “Non preoccupatevi altezza reale, penso io a vostro marito” sorrise sciogliendo quell'abbraccio delicato, Ulek alle sue spalle masticava qualcosa di simile a carne arrostita sul fuoco che ormai, conservava della carne solo il nome.
“Non lasciarlo scappare” “Ti sembro per caso un cane disobbediente?” “Sei irruento e testardo e so che la ragione sparirà quando li incontrerai” “Mio fratello sarà qui a breve, promettimi che fino ad allora te ne starai tranquilla” “I miei uomini sono di guardia, nessuno ha il permesso di avvicinarsi alla duchessa” il cavallo venne portato accanto a Nils e uno dopo l'altro, gli uomini montarono in sella “Helena” le sollevò il volto giocando con i lineamenti delicati delle sue labbra “Ti amo lo sai vero?” un bacio leggero e quel sorriso tanto bello che non riusciva mai a dimenticare “Torna da me guerriero” “Abbraccia mio figlio e digli che suo padre sarà presto a casa” le sfiorò il volto un'ultima volta poi montò in sella e veloce come il vento sparì tra gli alberi lasciando una giovane dallo sguardo malinconico alle proprie spalle.






“Non dovresti essere qui” “E tu non dovresti parlare con me” sollevò gli occhi costringendolo a trasalire.
I raggi della luna si intrecciavano alle ciocche dorate intessendo bagliori e dolcezza, il suo volto ora più roseo assomigliava in modo impressionante a quello di sua madre.
I lineamenti più dolci, le labbra schiuse a metà tra il sorriso e la diffidenza.
Restava immobile a sfidarlo con irriverenza mostrandogli ancora una volta quanto potere avesse su di lui “Dovresti dormire accanto a tua moglie e non seguirmi” “Non ti seguo, Gustaf mi ha chiesto di aiutarlo a raccogliere legna” lasciò cadere accanto al fuoco grossi ceppi dall'aria molto pesante.
C'erano due uomini alle spalle della giovane, avevano il volto segnato da quella stessa cicatrice che aveva visto in Ulek “Non sei al centro dei miei pensieri Oscar, non più ormai” “Ne sei sicuro?” si mosse leggera, i capelli ondeggiarono intrecciandosi e sciogliendosi “Insinui forse ...” “Al contrario. Io ti credo Andrè ma tua moglie continua a ripetermi il contrario” “Non scherzavi vero?” “Quando?” domandò confusa perdendosi nella danza delle fiamme “Le hai detto che saremo liberi, che una volta tornati al castello ci avresti lasciato andare” “Che motivo avrei per mentire al riguardo?” “Perché è troppo semplice” lo sguardo della giovane si fuse al suo.
Migliaia di parole volarono nel silenzio, una guerra di ricordi che si prendevano a pugni senza sosta costringendoli ancora una volta a tremare “Ci lascerai andare?” “Giuri di dimenticare?” “No” sussurrò avvicinandosi a lei ma l'uomo alle sue spalle sfilò il pugnale costringendolo ad indietreggiare di nuovo “Non dimentico, non posso” “Perché?” “Come hai fatto?” domandò sfinito passandosi una mano in volto “Come ci sei riuscita? Come hai fatto a dimenticarti di noi?” “Non l'ho fatto” sentì di nuovo Oscar urlare.
La sentì lottare contro il ghiaccio che aveva attorno per riemergere in quello sguardo di cielo che le assomigliava appena “E allora perché non hai ...” “Si fanno delle scelte, si decide per il meglio. So che lo comprendi” “Non puoi chiedermi niente del genere” “Amo mio marito” “Lo so” e in quelle due stupide parole, per la prima volta da anni sentì la rassegnazione prendere il sopravvento e il cuore battere seguendo il normale ritmo del suo respiro.
Il tremito era sparito, il dolore più sopportabile.
Era quella l'accettazione? Era così che ci si sentiva quando si diceva addio? La vide sorridere, giocava con i capelli come faceva quando erano bambini, quando lo guardava con aria innocente chiedendogli aiuto per una punizione già in sospeso per loro “Sei cambiata” “Anche tu” “Ricordo una ragazza di nobili ideali, una ragazza che lottava fino allo stremo delle forze per le proprie idee e che non era in grado di serbare rancore. Una giovane amabile, incapace di odiare e disgustata dalla violenza. Era questo che sognavo” “Non era un sogno” “No, non era un sogno ma a me piaceva quella giovane” socchiuse gli occhi imprimendosi a fuoco nella memoria quell'espressione tanto dolce “Ti ho sognata ogni notte per sei anni Oscar e ogni notte mi svegliavo tremando” la giovane sospirò sedendo su una pietra accanto al fuoco.
I suoi occhi erano bassi, lo sguardo perso chissà dove “Mi sono sposato per dimenticarti, ci ho provato. Marie mi ha regalato un amore puro, libero da costrizioni e nobiltà. Sono stato egoista, le ho nascosto il mio passato prendendo da lei solo la luce ma con il tempo, la sua vicinanza ha affievolito il peso degli anni passati e ho sentito di nuovo l'amore in me. Ho imparato ad amare di nuovo” “Dimenticando” “No, non l'ho mai fatto” “Hai mascherato i nostri volti, hai finto che l'amore che ci legava non fosse più importante” “Non riuscivo più nemmeno a respirare!” “E rimproveri me per aver fatto altrettanto?” “Tu hai ...” “Cosa?” domandò gelida piantando gli occhi sul suo volto “Ho nascosto a mio padre la verità? Oh no Andrè, conosci mio padre, pensi davvero che io riesca a nascondergli le cose?” si alzò di nuovo avvicinandosi a lui “Non sei arrabbiato con me per questo. Forse lo sei con mio padre per averti nascosto la verità ma non puoi essere arrabbiato con me per aver scelto di proteggere la tua vita accanto a Marie” “L'hai convocata a palazzo. Sapevi chi era, perché l'hai fatto?” “Volevo solo capire cosa ci fosse in quella ragazza di tanto speciale. Forse ero gelosa di lei, ti era rimasta accanto tutto quel tempo imparando a conoscerti, cambiandoti. Sei stato il mio migliore amico, volevo solo esser certa che avessi accanto una donna brava e buona” “L'hai distrutta Oscar” “Le ho salvato la vita!” era vicina, troppo vicina per ignorarne il profumo, troppo vicina per trattenere un sorriso “Quale pensi sarebbe stata l'alternativa?” “E torturarla così è stata la scelta migliore? Continui a ripetere che ami tuo marito, che per te è cambiato dimmi Oscar, è questo il cambiamento di cui sei innamorata?” ribatté trattenendo a stento la rabbia.
Le labbra della giovane si piegarono in un sorriso delicato carico di sfida “È questo che non riesci a sopportare?” “Ma di che ...” “È il mio matrimonio” “No” “Sei arrabbiato con me perché amo, perché respiro e vivo!” “Come potrei arrabbiarmi per questo? Lo sai, te l'ho ripetuto centinaia di volte, se tu sei felice allora lo sono anche io” “E qui dentro?” domandò la giovane posando una mano sul petto di Andrè “Sei felice qui dentro?” ci mise qualche secondo a capire il vero significato di quella domanda.
Strinse la mano delicata intrecciando le dita alle sue, attraverso la pelle di pesca poteva riconoscere la corsa folle di un cuore troppo veloce per il mondo, per chiunque.
Quegli occhi erano diventati improvvisamente lo specchio di un'anima bella e generosa, la stessa preziosa amica che in passato l'aveva protetto e convinto a crescere.
Un tremito leggero le sfiorò la mano costringendola ad indietreggiare ma la presa del giovane si fece più forte “Mi rimproveri perché amo un uomo che non sei tu, perché ho un figlio e sono madre. Perché hai perso questo della nostra vita, perché forse, se mio padre non avesse scelto per tutti noi, ora questo figlio sarebbe tuo” “Oscar ...” “Non è il mio nome” mormorò cercando i suoi occhi “Non lo è più ormai. Ho fatto delle scelte. Ho percorso strade nuove e sconosciute e ora non torno indietro, non si abbandona il presente, non si fugge. L'amore che provo per mio marito è forte e vero perché lui mi ha permesso di risollevare la bambina in lacrime che viveva dentro di me” la mano scivolò lentamente nel vuoto e l'aria gelida tornò tra le dita.
Un debolissimo sorriso poi solo le sue spalle e quel modo di camminare che avrebbe riconosciuto anche in mezzo a migliaia di persone “È sbagliato” si voltò di colpo ma Gustaf rise “Lo sai che è sbagliato, per quale motivo continui ad insistere?” “Io non ...” “È per colpa di una sciocchezza come questa che sono saltate teste. Preoccupati di eseguire i miei ordini e lascia stare i pensieri” ma l'altro sospirò costringendo il ragazzo a continuare “Conosci la leggenda dell'uomo e della luna?” Andrè scosse appena la testa sedendo accanto a Gustaf “Un uomo solo vagava silenzioso per i boschi litigando con i propri pensieri. Era solo, stanco, indebolito dall'amore e così ...” si fermò qualche secondo osservando l'espressione sul volto di Andrè “ … confidò alla Luna i suoi segreti ma lei così bella e lontana, decise di rubare la sua voce. La intrecciò alla rugiada del mattino rendendola delicata, preziosa. Dalle montagne ai valichi, quella voce risuonava limpida ma sentendola così diversa, l'uomo immaginò il volto della sua amata ...” “Io non ...” “ … non era più solo ormai. Da quel bosco perso sulle montagne urlava ogni notte nel tentativo di portarla a casa ma solo quella voce interrompeva il silenzio risuonando tra i crepacci finché un giorno, l'uomo decise che ascoltarla non era abbastanza e così la cercò per il bosco, sui monti, nelle valli. Si spinse fino alle più remote foreste del regno fino a quando il mare non lo accolse e allora l'eco senza cuore smise per sempre di parlare con lui e la Luna alta nel cielo, prese con sé l'anima di questo povero disperato costringendolo ogni notte a guardare la terra e la nostalgia del suo sguardo, è per lei motivo d'orgoglio perché un mortale non ha il privilegio di rivolgere lo sguardo alla Luna” “Sono io quell'uomo?” “Già” mormorò l'altro spezzettando della corteccia nelle due tazze sul fuoco “Cerchi lei, vivi di lei anche se ormai non ti appartiene più eppure, nonostante tutto, continui a sperare in cuor tuo che qualcosa possa costringerla a tornare da te e non importa cosa sia, ti basta solo riaverla tra le braccia un'ultima volta” “No, no io non ...” “Ma lei si diverte e ogni notte ti chiama nei sogni costringendoti a perdere la testa. Non lo vedi Andrè? Non ti accorgi dell'effetto che ha su di te?” indicò la mano del giovane, lo sguardo seguì il suo e si accorse d'improvviso che le dita tremavano leggere “Ti ha rubato la voce ragazzo francese. Ti nega le sue labbra e così facendo, ti nega tutta sé stessa. Perché vuoi soffrire? Perché non puoi semplicemente andare avanti?” “È difficile” “Lei l'ha fatto” “Hai ragione, lei l'ha fatto” “Così va meglio, ragazzo francese” gli passò la tazza sospirando “È tornata?” “Chi?” domandò Gustaf tornando ad osservare il suo volto “L'amore di quell'uomo è mai tornato a casa?” “C'è chi dice che fu proprio l'amore a sciogliere il tormento dell'uomo e a riportarlo sulla terra e chi invece, prima di rivolgersi alla Luna chiedono il permesso di alzare lo sguardo ed interpellare la sua luce perché i lamenti di quell'uomo sono ancora qui. Tutto sommato sei fortunato Andrè. Hai sollevato lo sguardo e parlato con la Luna e hai ancora tutte e due le braccia e un cuore che batte. Altri prima di te hanno perso la vita per questo” inspirò a fondo portandosi la tazza alle labbra.
Il liquido caldo scese come fuoco vivo riscaldando ogni parte del corpo perfino il cuore. Quella favola era molto più reale di quanto immaginasse e da quella favola, aveva imparato a dire addio.   
  
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