Terzo
capitolo.
Prima
o
poi avrei dovuto affrontarlo, no?
Tanto
valeva togliersi il pensiero, tanto cacciare avevo cacciato, e per il
resto era
tutto okay, o almeno credo.
Il
giorno dopo, come deciso, dovevo affrontare la situazione. La nottata
era stata
un vero incubo: tutto il tempo senza fare nulla. Guardavo il soffitto
seduta a
terra e pensavo.
Pensavo
alla mattina seguente. A quello che sarebbe potuto succedere, a quello
che
avrei potuto fare.
Secondo
Alice e Rose stavo affrontando la cosa in maniera troppo esagerata e mi
stavo
bagnando prima del dovuto.
In
effetti forse era così. Era solo una stupidaggine alla quale
stavo dando troppa
importanza. Il problema di fondo era un altro però: non
riuscivo a
convincermene io.
Era
una
cosa nuova per me, e mi spaventava. Soprattutto stando a quello che mi
aveva
detto Alice di aver visto: io e lui insieme. Insieme.
Si
potrebbe pensare “cosa c’è di
male?” , e lo condividerei anch’io qualora si
trattasse di esseri della stessa specie. Di ogni tipo.
Non
si
trattava, però, del mio caso. Io ero una vampira, tra
l’altro non da molto
vegetariana e quindi ancora molto pericolosa. E lui un fragile e
delicato
umano.
Come
potevo non essere sconvolta? Come
mi
chiedevo?
Quella
mattina non furono loro a lasciarmi a piedi. Lo decisi io stessa.
Avrei
cercato di scaricare tutta l’ansia accumulata in quegli
ultimi giorni con una
bella corsa.
Andavo
più veloce che mai.
Avrei
voluto
rallentare, perché andando troppo veloce sarei arrivata
prima e la corsa
sarebbe durata pochissimo e non avrei avuto il tempo per rilassarmi
abbastanza.
Ma
non
ci riuscivo.
L’unica
cosa che riuscivo a fare era muovere le gambe in maniera velocissima, e
non si
trattava nemmeno di un movimento volontario: era meccanico, automatico.
Come
unica opzione avevo quella di deviare un pò la strada per
cercare di allungare
il tragitto, ma arrivai presto comunque. Purtroppo.
Sentii
subito il nuovo compagno quando arrivò, poco dopo di me.
Aveva un profumo
diverso da quello degli altri, decisamente più gradevole.
La
tensione che ero riuscita a liquidare correndo a perdifiato –
se solo l’avessi
avuto – ritornò improvvisamente quando lo trovai
con lo sguardo.
Non
poteva essere. Era troppo per i miei limiti.
Era
bellissimo.
Come
il
suo profumo che sapeva di the bianco.
Un
corpo
perfetto, alto e snello. Un viso bruno faceva da cornice ad
un’espressione
dolce e delicata. I capelli neri, un po’ mossi, gli cadevano
morbidi sugli
occhi azzurro mare.
La
sua
carnagione abbronzata lo faceva sembrare fratello di Jake, con la
differenza
che lui non era sicuramente
indiano.
Inaspettatamente
mi accorsi che mi stava guardando. E se non avevo visto
male… Mi stava
sorridendo? Per forza, dovevo avere una faccia da stupida. Cercai di
distogliere subito lo sguardo, non mi andava di mantenere
quell’espressione
inebetita.
Mi
si
avvicinarono Alice e Edward, entrambi con un messaggio di conforto.
<<
Tranquilla Grace, starete bene
insieme. >> mi assicurò l’una,
peggiorando ulteriormente la situazione
dentro di me.
<<
Già gli piaci sorellina! Non puoi
immaginare cosa abbia pensato di te. >> mi disse
l’altro.
<< Ah.
>> fu l’unica cosa che
riuscii a pronunciare.
Che
cosa
poteva aver pensato? “Che faccia da idiota che ha
quella!”. Ecco cosa.
Wow.
Niente
male come inizio.
Mio
fratello, avendomi letto nel pensiero – che brutta abitudine
– ricominciò a
tranquillizzarmi: << Non è proprio questo
quello che ha pensato. In
realtà, ehm… già ti trova…
come dire? Bellissima. Anzi stupenda,
per usare il suo stesso termine >>
<<
Ma… Ma davvero? >> domandai
incredula, ma con un tono sarcastico.
<< Adora le
tue lentiggini e i tuoi
boccoli rossi, per non parlare degli occhi dorati, quelli
proprio… >>
<< Okay!
Basta così. Hai già detto abbastanza.
>> risi imbarazzata, ma dentro di me governava una
sensazione
lusinghiera.
Bene,
se
non altro buona parte delle mie preoccupazioni erano infondate; Alice
aveva
avuto ragione – di nuovo – e…
Per
ora.
Quasi
mi
ero dimenticata di essere a scuola. Ero completamente immersa nei miei
pensieri.
Adesso
la prima parte della missione era finita e devo dire che tutto sommato
era
andata bene, a parte quel piccolo inconveniente letteralmente da
dimenticare.
Tuttavia era normale per me. Era normale che io facessi brutte figure,
soprattutto in momenti importanti – come questo, appunto.
Se
mai
avessi dovuto fare qualche provino e avessero dovuto chiedermi:
<<
Talento naturale? >> la risposta sarebbe stata:
<< Fare pessime figure. >>
Dovevo
tornare alla realtà: le lezioni erano ufficialmente iniziate
pure quella
mattina.
Jasper,
Rose, Emmett e io avevamo la stessa lezione alla prima ora: inglese.
Mentre
Bella ed Edward andavano alla famosa lezione di biologia. Alice,
invece, a
lezione di ginnastica: prove per il ballo di Natale.
Il
professore parlava, e io ascoltavo due parole sì e dieci no.
Entrati nell’aula
successiva, io e i miei fratelli ci guardammo: il profumo era intenso,
inconfondibile. Come lo era prima quello di Bella. Lui
si
voltò per caso e i
nostri sguardi si incrociarono.
Improvvisamente
lo sconosciuto mi fece segno di avvicinarmi.
Cosa
dovevo fare? Accettare o rifiutare?
La
mia
espressione doveva essere molto eloquente, perché tutti e
tre i miei fratelli
mi guardarono con uno sguardo di incoraggiamento.
Alla
fine intervenne Jasper, che mi mise l’umore a posto.
<< Grazie
Jazz, ci voleva proprio.
>> gli sorrisi riconoscente e anche sollevata, come se
avessi bevuto dopo
ore e ore di astinenza.
Quando
c’era Jasper con me, io affrontavo le cose in maniera diversa
da come le avrei
potute affrontare se non ci fosse stato.
Sotto
questo punto di vista gli sono stata sempre debitrice. E lui lo sapeva.
Decisi
di sedermi accanto a lui, ma più mi avvicinavo
più me ne pentivo. Certo però
non potevo tirarmi indietro. Che figura ci avrei fatto? Sicuramente non bella. E per quel giorno
ne avevo fatte
abbastanza.
Era
inimmaginabile quanto fossero belli i suoi occhi da vicino: sembravano
pezzi di
mare rubati all’oceano nei quali ci si poteva tuffare senza
paura di farsi
male, perché profondissimi. Ma la cosa incredibile era che
non solo erano di
una bellezza inaudita, ma anche di un’infinita
espressività.
Pur
non
essendo Edward, infatti, avrei potuto dire esattamente di che umore
fosse.
In
quel
momento era sicuramente emozionato, imbarazzato e incredulo. Il motivo?
Ero
sicuramente io, stando a quello che mi aveva detto mio fratello.
Avevo
accettato di avvicinarmi a lui, ma non volevo essere io a fare la prima
mossa,
quindi, dopo essermi seduta, rimasi in silenzio ad aspettare.
§*§*§*RINGRAZIAMENTI*§*§*§
Prima
di chiudere volevo ringraziare cullengirl, Laura_Black,
e fracullen per aver recensito i primi
due capitoli della mia storia.
Inoltre
volevo ringraziare anche aras95, bella95 digghi e
Laura_Black per avere messo la fic tra i preferiti.
E
ovviamente un enorme grazie va anche a tutti quelli che hanno
semplicemente perso parte del loro preziosissimo tempo per leggere.
Grazie
mille a tutti!!
Prongsina..
PS:
un
bacio alla mia Ciocianna Munafoica!!