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Autore: Mary Evans    18/05/2016    4 recensioni
1997. Hermione Granger dopo aver obliviato i suoi genitori viene rapita da alcuni mangiamorte e portata al cospetto dell'Oscuro Signore. Dopo essere stata colpita dal suo Avada Kedavra, tuttavia, qualcosa va storto e lei si ritrova catapultata nel 1944, ad Hogwarts. Tom Riddle sta per iniziare il suo settimo anno e la sua vita sembra già essere programmata per la conquista del potere. Cosa succederà alla nostra Grifondoro?
I personaggi non sono miei ma appartengono alla Rowling.
In alcuni capitoli ci sono delle parti prese dai libri.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Tom O. Riddle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Amor Vincit Omnia'
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2 Maggio 1988. Battaglia di Hogwarts.

«Che si fa, Harry?» gridò George. «Cosa succede?»

«Stanno facendo evacuare i ragazzi più piccoli, l'appuntamento è in Sala Grande per organizzarsi» rispose Harry.

«Si combatte».

 

 

Tre uomini con i capelli rossi erano a terra, vicini, nel punto in cui la parete era esplosa.

Harry avanzò barcollando sopra cumuli di legno e pietra.

«No... no... no!» urlò qualcuno. «No! Fred! No!»

Percy scuoteva il fratello, Ron era inginocchiato accanto a loro, ma Fred non era morto, era soltanto svenuto.

Una donna dai lunghi capelli neri aveva evocato uno scudo su di loro, che era riuscito ad attenuare l’impatto della parete.

 

 

Un centinaio di Dissennatori planavano verso di loro, attirati dalla disperazione di Harry, che era come la promessa di un banchetto...

Vide il terrier argenteo di Ron comparire nell'aria, baluginare e spegnersi. La bacchetta gli tremava in mano, e accolse quasi con gioia l'oblio imminente, la promessa del nulla, dell'assenza di sensazioni...

Una lepre d'argento, un cinghiale e una volpe passarono a mezz'aria e li superarono: davanti alle tre creature i Dissennatori indietreggiarono.

Tre persone sbucarono dall'oscurità, con le bacchette tese, tenendo saldi i propri Patroni: Luna, Ernie e Seamus.

«Forza» lo incoraggiò Luna, come se fosse ancora nella Stanza delle Necessità e quello fosse solo un allenamento dell'Esercito di Silente. «Forza, Harry... pensa a qualcosa di allegro...»

«Qualcosa di allegro?» ripeté lui, la voce spezzata.

«Siamo ancora qui» sussurrò lei, «stiamo ancora combattendo. Su, dai...»

Una scintilla d'argento, una luce guizzante e poi, con lo sforzo più grande che gli fosse mai costato, il cervo sbucò dalla punta della sua bacchetta. E, sorprendentemente, un altro cervo identico al suo lo affiancò, subito seguito da un enorme cane nero e da una cerva.

Harry cercò di ricordare a chi appartenessero quei patroni, ma i Dissennatori si dispersero rapidi e il frastuono della battaglia riprese a echeggiare nelle sue orecchie.

 

 

D’un tratto si levò un grido terribile che distrasse Voldemort, ed Harry, voltandosi, vide che Ron aveva ucciso il serpente, infilzandolo con le zanne che aveva preso dalla Camera dei Segreti.

Zanne che, essendo intrise del veleno del basilisco, erano riuscite ad oltrepassare gli incantesimi di protezione di Voldemort.

A quel punto Harry agì d’istinto. Colpì Ron con un incantesimo Pietrificus e lanciò su di lui il mantello dell’invisibilità, poi afferrò il serpente con un incantesimo di appello ed uscì allo scoperto distruggendo la cassa davanti a lui.

Harry non disse niente. Non ebbe nemmeno la forza di alzare la bacchetta.

Almeno Ron doveva salvarsi. Gli dispiaceva solo di non essere riuscito a salvare anche Hermione…

«Harry Potter» mormorò Voldemort. La sua voce era così bassa che avrebbe potuto essere lo scoppiettio del fuoco.

«Il Ragazzo Che È Sopravvissuto».

Mentre lasciava cadere il serpente a terra, Harry pensò inspiegabilmente a Ginny, al suo sguardo luminoso, alle loro labbra che si toccavano...

Voldemort alzò la Bacchetta. Aveva ancora la testa piegata da un lato, come un bambino curioso che si chiede che cosa succederà. Harry guardò dentro quegli occhi rossi e sperò che accadesse subito, in fretta, quando ancora riusciva a stare in piedi, prima di perdere il controllo, prima di tradire la paura...

Vide la bocca muoversi e un lampo di luce verde, e tutto svanì.

 

 

«Rivedrò ancora Hermione?» domandò Harry con uno sguardo basso.

«Temo, Harry, di non poter rispondere a questa domanda. La signorina Granger si trova in questo momento in una situazione critica che la porterà a fare una scelta che cambierà sicuramente il passato, ma non questo presente, nonostante lei creda il contrario. Quindi quello che puoi fare è solo sperare, e volerle bene ovunque lei sia, perché è stato grazie al suo improvviso salto temporale che i tuoi genitori e il tuo padrino sono tornati in vita.»

Harry strabuzzò per un attimo gli occhi, prima che la sua espressione divenisse rabbiosa.

«Non si prenda gioco di me! Nessuna magia può resuscitare i morti…» disse con amarezza.

«Ma dimentichi le mie parole, Harry: tu e Lord Voldemort avete viaggiato insieme in regni della magia finora ignoti e mai sperimentati. In questo momento la moglie di Sirius sta portando il tuo amico Ronald al castello insieme, temo, alla notizia della tua morte. I tuoi genitori, Sirius, Remus, Ninfadora e i Weasley sono ancora in vita, e stanno combattendo fino allo stremo. Ma devi sbrigarti a tornare, perché nell’istante in cui Mary Black parlerà, prima che lo faccia Voldemort, le morti aumenteranno.»

A quel punto Harry si alzò, con il volto pieno di speranza e determinazione, e Silente fece lo stesso.

«Mi dica un'ultima cosa» chiese Harry. «È vero? O sta succedendo dentro la mia testa?»

Silente gli sorrise e la sua voce risuonò alta e forte nelle orecchie di Harry anche se la nebbiolina luminosa stava calando di nuovo e nascondeva la sua sagoma.

«Certo che sta succedendo dentro la tua testa, Harry. Ma perché diavolo dovrebbe voler dire che non è vero?»

 

 

«Harry Potter è morto. È stato ucciso. Stava fuggendo, per mettersi in salvo mentre voi davate la vita per lui. Vi portiamo il suo corpo a dimostrazione che il vostro eroe è caduto.

«Abbiamo vinto la battaglia. Avete perso metà dei vostri combattenti. I miei Mangiamorte vi superano in numero e il Ragazzo Che È Sopravvissuto è morto. La guerra deve finire. Chiunque continui a resistere, uomo, donna o bambino, verrà ucciso insieme a tutti i membri della sua famiglia. Uscite dal castello, ora, inginocchiatevi davanti a me e verrete risparmiati. I vostri genitori e i vostri figli, i vostri fratelli e sorelle vivranno e saranno perdonati, e vi unirete a me nel nuovo mondo che costruiremo insieme».

Silenzio nel parco e dal castello. Voldemort era così vicino che Harry non osava aprire gli occhi. Sperò solo di aver fatto in tempo, prima che la moglie di Sirius (della quale ignorava l’esistenza) avesse dato l’annuncio della sua morte ai suoi genitori…

Attese. Da un momento all'altro le persone per le quali aveva cercato di morire l'avrebbero visto apparentemente morto.

«No!»

L'urlo fu ancora più terribile, perché non aveva mai immaginato che la professoressa McGranitt potesse emettere un simile suono.

Udì un'altra donna ridere vicino a lui e capì che Bellatrix si crogiolava nella disperazione della McGranitt.

Sbirciò di nuovo per un solo istante e vide la soglia affollarsi: i sopravvissuti alla battaglia uscivano sui gradini a fronteggiare i vincitori e a vedere con i loro occhi che era vero, che Harry era morto.

«No!»

«Harry! HARRY!»

Le voci di Ron e Ginny erano peggiori di quelle della McGranitt, Harry non voleva altro che potergli rispondere, ma si costrinse a restare fermo ed in silenzio.

Le loro grida di dolore innescarono una reazione nella massa di sopravvissuti, che incominciò ad urlare ed inveire contro i Mangiamorte, finché...

«SILENZIO!» urlò Voldemort, ed il silenzio venne ristabilito con la forza.

Harry si sentì volteggiare per qualche metro prima di essere appoggiato delicatamente sull'erba.

Suppose di essere stato messo al centro, tra i due schieramenti.

«Vedete?» disse Voldemort, ed Harry lo sentì camminare avanti e indietro a grandi passi proprio lì accanto. «Harry Potter è morto! Ve ne rendete conto adesso, illusi? Lui non era niente, non è mai stato niente, solo un ragazzo che faceva conto che gli altri si sacrificassero per lui! È stato ucciso, mentre tentava di sgattaiolare via dal castello di nascosto», disse Voldemort, e si poteva percepire una nota di piacere nella sua voce mentre mentiva. «Ucciso mentre cercava di salvarsi...»

Ma s'interruppe: Harry udì un rumore di passi e un urlo di donna che gli fu stranamente familiare. Lo aveva sentito anni prima, grazie ai dissennatori, eppure in quel momento la disperazione  che trasudava da quella voce era nettamente superiore.

Poi un colpo, un lampo di luce e un grugnito di dolore; aprì gli occhi di una frazione infinitesima.

Qualcuno si era allontanato dalla folla e si era scagliato su Voldemort: Harry vide la sagoma afflosciarsi a terra poco lontano da lui, e quando questa si alzò, ebbe un  colpo al cuore.

Così come, suppose, anche Voldemort.

Sì, perché Voldemort aveva paura dei morti, e quello davanti a lui era un morto vivente: il padre di Harry, James Potter.

Lo sguardo fiero, la mascella indurita dalla rabbia e la bacchetta sfoderata davanti a lui. Ad Harry sembrò di vedere il suo ritratto invecchiato di qualche anno.

Nessuno ebbe la forza di dire alcun che, soprattutto perché alla figura dell’uomo si affiancò quello di una donna dai lunghi capelli rossi e dai luminosi occhi verdi, che in quel momento mandavano scintille.

E Voldemort in qualche modo lo seppe, che quegli occhi sarebbero stati la sua condanna.

Sul suo volto serpentino si manifestò per la prima volta la paura, che accrebbe quando all’uomo si affiancò Sirius Black.

Il suo sorriso sbilenco non aveva niente del divertimento che lo aveva sempre caratterizzato, e Voldemort si ricordò delle parole di Orion Black, prima che lo uccidesse per averlo attaccato con un incantesimo offensivo dopo aver appreso della morte di Regulus.

La mia famiglia sarà la tua rovina.

Quando Bellatrix scoppiò a ridere, senza riuscire davvero a credere che quello che stava accadendo fosse vero, Harry seppe in anticipo che cosa stava per succedere.

Era la stessa risata esaltata di suo cugino Sirius, prima di cadere oltre il velo.

La maledizione del cugino la colpì in pieno petto, al cuore, e il sorriso maligno di Bellatrix si congelò, i suoi occhi si dilatarono: in una frazione di secondo capì che cos'era successo, poi cadde.

Fu a quel punto che Voldemort urlò.

Mentre la furia per la morte della sua migliore luogotenente esplodeva con la forza di una bomba, alzò la bacchetta e la puntò contro Sirius Black.

«Protego!» ruggì Harry, e il Sortilegio Scudo si allargò a difesa anche degli altri due.

Voldemort si guardò intorno cercandone l'origine, e fu allora che Harry decise di alzarsi.

L'urlo di sorpresa, le acclamazioni, le grida di «Harry!», «È vivo!» furono subito soffocati. La folla ebbe paura e il silenzio cadde improvviso e totale, quando Voldemort e Harry si guardarono e cominciarono a muoversi in cerchio uno di fronte all'altro.

«Non voglio aiuto» disse Harry, e nel silenzio assoluto la sua voce risuonò come uno squillo di tromba.

Sirius fermò James, che stava per avvicinarsi al figlio, e Lily si forzò per restare immobile, ad osservare il suo bambino che ormai era diventato un uomo.

«Deve andare così. Devo essere io».

Voldemort sibilò, gli occhi rossi spalancati.

«Potter non voleva dire questo. Non è così che si comporta, vero? Chi userai come scudo oggi, Potter?»

«Nessuno» rispose Harry semplicemente. «Non ci sono altri Horcrux. Siamo solo tu e io. Nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive, e uno di noi sta per andarsene per sempre...» «Uno di noi?» lo schernì Voldemort. Ogni suo muscolo era teso e i suoi occhi rossi erano immobili: un serpente pronto a colpire. «Pensi che sarai tu, vero, il Ragazzo Che È Sopravvissuto per caso, solo perché Silente tirava i fili?»

«È stato un caso quando mia madre morì per salvarmi?» chiese Harry. Continuavano a spostarsi di lato, tutti e due, disegnando un cerchio perfetto, mantenendo la stessa distanza l'uno dall'altro.

Per Harry esisteva solo il volto di Voldemort.

«Un caso che io abbia deciso di combattere in quel cimitero? Un caso che io non mi sia difeso questa notte, eppure sia sopravvissuto, e tornato per combattere di nuovo?»

«Casi!» urlò Voldemort, ma ancora non colpì, e la folla era come pietrificata, delle centinaia di persone presenti sembrava che solo loro due respirassero. «Casi e fortuna, e il fatto che ti sei rannicchiato a frignare dietro le gonne di uomini e donne più grandi di te, e hai lasciato che io li uccidessi al posto tuo!»

«Non ucciderai nessun altro questa notte» ribatté Harry. Ancora si muovevano in cerchio e si fissavano, occhi verdi dentro occhi rossi.

«Non potrai uccidere nessuno di loro, mai più. Non capisci? Ero pronto a morire per impedirti di fare del male a queste persone...»

«Ma non l'hai fatto!»

«... era mia intenzione, ed è questo che importa. Ho fatto quello che ha fatto mia madre. Sono protetti da te. Non hai notato che nessuno dei tuoi incantesimi funziona su di loro? Non puoi torturarli. Non puoi toccarli. Non impari dai tuoi errori, Riddle, vero?»

«Tu osi...»

«Sì, io oso» continuò Harry.

«Io so cose che tu non sai, Tom Riddle. Io so molte cose importanti che tu non sai. Vuoi sentirne qualcuna, prima di commettere un altro grosso errore?»

Voldemort non parlò ma continuò a muoversi in cerchio, e Harry seppe di averlo ipnotizzato, per il momento pendeva dalle sue labbra, trattenuto dalla vaghissima possibilità che Harry conoscesse davvero un ultimo segreto.

«È di nuovo l'amore?» ringhiò Voldemort, il volto da serpente contorto in una smorfia di scherno. «La soluzione preferita di Silente, l'amore, che a sentir lui vince la morte. Ma l'amore non gli ha impedito di cadere dalla Torre e andare in pezzi come una vecchia statuina di cera, e pare che nessuno ti ami abbastanza da farsi avanti, questa volta, a prendersi la mia maledizione. Quindi che cosa ti impedirà di morire adesso, quando colpirò?»

«Una cosa sola» rispose Harry, e ancora si fronteggiavano, assorti l'uno nell'altro, separati soltanto dall'ultimo segreto. «Se non è l'amore che ti salverà, questa volta» insisté Voldemort, «devi credere di avere una magia che io non ho, o un'arma più potente della mia».

«Credo entrambe le cose» ribatté Harry, e vide la sorpresa balenare sul volto di serpe e dissiparsi all'istante; Voldemort scoppiò a ridere e il suono fu più spaventoso delle sue urla; folle e privo di gioia.

«Tu credi di conoscere più magie di me?» chiese. «Di me, di Lord Voldemort, che ha compiuto magie che Silente stesso non si era nemmeno sognato?»

«Oh, se l'era sognato eccome» rispose Harry, «ma lui ne sapeva più di te, abbastanza da non fare quello che hai fatto tu».

«Vuoi dire che era un debole!» urlò Voldemort. «Troppo debole per osare, troppo debole per prendere ciò che avrebbe potuto essere suo e invece sarà mio!»

«No, era più intelligente di te. Era un mago migliore, un uomo migliore ».

«Io ho provocato la morte di Albus Silente!»

«È quello che credi. Ma ti sbagli».

Per la prima volta, la folla che li attorniava si mosse e centinaia di persone respirarono come una sola.

«Silente è morto!» Voldemort sputò queste parole contro Harry come se gli potessero provocare un dolore insopportabile.

«Il suo corpo marcisce nella tomba di marmo vicino a questo castello, io l'ho visto, Potter, e non tornerà!»

«Certo, Silente è morto» rispose Harry tranquillo, «ma non l'hai fatto uccidere tu. Ha scelto lui come morire, con mesi di anticipo, ha programmato tutto con l'uomo che credevi fosse il tuo servo».

«Che sogno infantile è questo?» chiese Voldemort, ma ancora non colpì, e i suoi occhi rossi non si staccavano da Harry. «Severus Piton non era tuo» spiegò Harry. «Piton era di Silente, di Silente dal momento in cui hai cominciato a dare la caccia a mia madre. E non te ne sei mai accorto, per via della cosa che non puoi capire. Non hai mai visto Piton evocare un Patronus, vero, Riddle?» Voldemort non rispose. Continuavano a girare come lupi pronti a sbranarsi.

«Il Patronus di Piton era una cerva» continuò Harry, «come quello di mia madre, perché lui l'ha amata per tutta la vita, da quando erano bambini. Avresti dovuto capirlo» aggiunse, vedendo le narici di Voldemort vibrare. «È stato la spia di Silente dal momento in cui la minacciasti e da allora ha lavorato contro di te! Silente stava già morendo quando Piton l'ha finito!»

«Non ha importanza!» strillò Voldemort. Aveva seguito ogni parola con attenzione rapita, ma ora scoppiò in una risata stridula e folle.

«Non ha importanza se Piton fosse mio o di Silente, o quali insignificanti ostacoli abbiano cercato di mettere sul mio cammino! Io li ho schiacciati entrambi, e tutto torna, Potter, ma in modi che tu non comprendi!

«Silente stava cercando di tenere lontana da me la Bacchetta di Sambuco! Voleva che fosse Piton il vero padrone della Bacchetta! Ma io sono arrivato prima di te, ragazzino... l'ho trovata prima di te, ho capito la verità prima di te. Ho ucciso Severus Piton un’ora fa, e la Bacchetta di Sambuco, la Stecca della Morte, la Bacchetta del Destino è davvero mia! L'ultimo piano di Silente è andato storto, Harry Potter!»

«Sì, è vero» concesse Harry. «Hai ragione. Ma prima che tu provi a uccidermi, ti consiglio di pensare a quello che hai fatto... pensaci, e cerca in te un po' di rimorso, Riddle...»

«Che cosa?»

Di tutte le cose che Harry gli aveva detto, più di ogni rivelazione o insulto, niente sorprese Voldemort come questa. Harry vide le sue pupille ridursi a fessure sottili, la pelle attorno agli occhi sbiancare.

«È la tua ultima possibilità» continuò Harry, «tutto ciò che ti resta... ho visto quello che sarai altrimenti... sii un uomo... cerca... cerca un po' di rimorso...»

«Tu osi...?» ripeté Voldemort.

«Sì, oso» rispose Harry, «perché l'ultimo piano di Silente non si è ritorto contro di me. Si è ritorto contro di te, Riddle».

La mano di Voldemort tremò sulla Bacchetta di Sambuco e Harry strinse forte la sua. Capì che era questione di secondi.

«Quella bacchetta non funziona ancora bene perché hai assassinato la persona sbagliata. Severus Piton non è mai stato il vero padrone della Bacchetta di Sambuco. Non ha mai sconfitto Silente».

«L'ha ucciso...»

«Non mi ascolti? Piton non ha mai sconfitto Silente! Hanno deciso insieme la sua morte! Silente voleva morire imbattuto, essere l'ultimo vero padrone della Bacchetta! Se tutto fosse andato come previsto, il potere della Bacchetta sarebbe morto con luì, perché non gli sarebbe mai stata vinta!»

«Ma allora, Potter, è come se Silente l'avesse consegnata a me!» La voce di Voldemort era intrisa di piacere malvagio.

«Io ho rubato la Bacchetta dalla tomba del suo ultimo padrone! Io l'ho portata via contro il desiderio del suo ultimo padrone! Il suo potere è mio!»

«Ancora non capisci, Riddle? Possedere la Bacchetta non basta! Tenerla, usarla non la rende davvero tua. Non hai sentito Olivander? È la bacchetta che sceglie il mago... la Bacchetta di Sambuco ha riconosciuto un nuovo padrone prima della morte di Silente, qualcuno che non l'ha mai nemmeno sfiorata. Il nuovo padrone ha tolto la Bacchetta a Silente contro la sua volontà, senza mai capire cosa aveva fatto, o che la bacchetta più pericolosa del mondo gli aveva offerto la sua obbedienza...»

Il petto di Voldemort si alzò e si abbassò in fretta, e Harry avvertì la maledizione in arrivo, la sentì crescere dentro la bacchetta puntata contro il suo viso.

«Il vero padrone della Bacchetta di Sambuco era Draco Malfoy».

Una vacua sorpresa comparve per un attimo sul viso di Voldemort, poi sparì.

«Ma che importanza ha?» mormorò il Signore Oscuro. «Anche se tu avessi ragione, Potter, non farebbe alcuna differenza per te e per me. Non ho più la bacchetta di fenice: il nostro sarà un duello di pura abilità... e dopo che avrò ucciso te, potrò occuparmi di Draco Malfoy...»

«È troppo tardi» osservò Harry. «Hai perso l'occasione. Sono arrivato prima io. Ho battuto Draco poche ore fa. Gli ho portato via questa». Harry agitò la bacchetta di biancospino estraendola dalle sue tasche e sentì gli sguardi di tutti i presenti su di essa. «Quindi è tutto qui, capisci?» sussurrò. «La bacchetta che hai in mano sa che il suo ultimo proprietario è stato Disarmato? Perché se lo sa... sono io il vero padrone della Bacchetta di Sambuco». Un bagliore d'oro rosso divampò all'improvviso nel soffitto incantato sopra di loro, e uno spicchio di sole accecante apparve sul davanzale della finestra più vicina.

La luce colpì i due volti nello stesso momento e quello di Voldemort divenne una macchia infuocata.

Harry udì la voce acuta strillare, e urlò anche lui la sua speranza estrema verso il cielo, puntando la sua bacchetta di fenice.

«Avada Kedavra!»

«Expelliarmus!»

Lo scoppio fu come un colpo di cannone e le fiamme dorate che eruppero tra loro, al centro esatto del cerchio che avevano disegnato, segnarono il punto in cui gli incantesimi si scontrarono.

Harry vide il lampo verde di Voldemort urtare il proprio incantesimo, vide la Bacchetta di Sambuco volare in alto, scura contro l'alba, roteare verso il padrone che non avrebbe ucciso, che finalmente ne entrava in pieno possesso. E Harry, con l'infallibile abilità del Cercatore, la prese al volo con la mano libera mentre Voldemort cadeva all'indietro, le braccia spalancate, le pupille a fessura degli occhi scarlatti che si giravano verso l'alto.

Tom Riddle crollò sul pavimento con banale solennità, il corpo fiacco e rattrappito, le mani bianche vuote, il volto da serpente inespressivo e ignaro. Voldemort era morto, ucciso dal rimbalzo della sua stessa maledizione, e Harry fissava, con due bacchette in mano, il guscio vuoto del suo nemico. Un vibrante secondo di silenzio, lo stupore sospeso, poi il tumulto esplose attorno a Harry, le urla, l'esultanza e i ruggiti dei presenti lacerarono l'aria. L'ardente sole nuovo incendiò le finestre mentre tutti avanzavano verso di lui, e i primi a raggiungerlo furono i suoi genitori, le loro braccia ad avvolgerlo, le loro urla incomprensibili ad assordarlo. Poi Sirius, Ron, Ginny, Neville e Luna, e poi gli altri Weasley e Hagrid, e Kingsley e la McGranitt e Vitious e la Sprite; Harry non riusciva a capire una parola di quello che stavano urlando, né quali mani lo afferravano, lo tiravano, cercavano di abbracciarlo: erano in centinaia a premere contro di lui, tutti decisi a toccare il Ragazzo Che È Sopravvissuto, la ragione per cui era davvero finita...

 

XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX

Ragazzuoliiiiiii nei prossimi capitoli avremo l’incontro tra Harry e i suoi genitori e finalmente scopriremo che fine a fatto Hermione!

Grazie mille per stare seguendo la mia storia sopportando i miei continui ritardi! Un bacione! Mary Evans.

  
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