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Autore: Vavi_14    18/05/2016    3 recensioni
Un piccolo sguardo attraverso le righe, per dire ciò che non è stato detto.
Un sentimento che attende solo di poter sbocciare.
Un'Uchiha e un Uzumaki, ancora una volta.
Dal testo (cap.4):
«Ho perso» replicò l'altro, come se quella fosse stata l'unica cosa importante dell'incontro. «Con una ragazza» aggiunse poi, scrutandola con la coda dell'occhio e preparandosi mentalmente alla reazione della compagna.
Lei si incupì, aggrottando entrambe le sopracciglia. «Allora è questo il problema» sbottò, alzandosi in piedi. Non credeva che Boruto potesse farne davvero una questione di genere.
Lui scoppiò a ridere, trovando quel comportamento fin troppo prevedibile.
«Dai, stavo scherzando, Katana no Hime. Ma insomma, cerca anche un po' di metterti nei miei panni, no?» e sfoggiò quella solita espressione da cucciolo che Sarada non sapeva mai se ignorare o assecondare.

[Legata ad "An Explosive Combination"] [BoruSara]
[Dedicata a CalcedonioBlu ]
****
NB. Questa storia si sviluppa indipendentemente dal Gaiden, perciò i due protagonisti potrebbero risultare leggermente diversi dagli originali.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Sarada Uchiha
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Following a dream'
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Raccontagli di noi







Persino a mezza notte passata, quando a mala pena il riflesso della luna penetrava in quella stanza buia e asettica, i ciuffi biondi del giovane Uzumaki parevano risplendere di luce propria, donando vigore ad un viso pallido e sciupato dalla fatica. Le iridi azzurre si nascondevano dietro due palpebre vibranti, il cui movimento rifletteva l’instabilità del respiro.

Sarada scoprì delicatamente l’orecchio del ragazzo, che apparve leggermente arrossato; gli posò le labbra sulla fronte, rabbrividendo quasi al contatto con la pelle bollente. Il petto di Boruto scandiva ancora un evidente affaticamento, eppure le sopracciglia distese e la bocca semichiusa con tanto di rivolo annesso facevano percepire un benessere mentale che, in qualche modo, riusciva a sopperire il disagio fisico. La ragazza sorrise e scansò di poco il lenzuolo bianco per cercare la mano di Boruto e stringerla tra le sue. Carezzò piano, con il pollice, le cicatrici giovani dei tagli e le ombre rossastre che il chakra della volpe gli aveva lasciato sulla pelle. Percorse con lo sguardo, dal polso fino al braccio, tutti i segni dello scontro con Naruto, fermandosi all’ultima ferita visibile, quella sulla spalla sinistra, il cui alone violaceo si estendeva oltre la bretella della canotta che indossava. Scosse la testa e strizzò gli occhi, mantenendo salda la presa sulla mano di Boruto. Sapeva che per alcune ferite le fasciature non erano necessarie, anzi, probabilmente ne avrebbero rallentato la guarigione; ma la vista di quel corpo così tormentato le provocò un’ondata di sconforto e dispiacere. Si sentì stupida, perché anche lei poteva vantare una collezione notevole di souvenir da combattimento, eppure detestava vederli sul suo compagno, così come detestava non avere il potere di poterli guarire completamente.

«Un unguento» pensò ad alta voce, alzando il capo. «Dovrà pure esistere una combinazione di ingredienti medici che favorisce la scomparsa delle cicatrici». Pensò al sigillo di Rinascita di sua madre, un’abilità decisamente fuori dal comune e oltremodo utile, eppure riservata ad un cerchio ristretto di persone: una tecnica il cui apporto di chakra richiedeva un controllo e una forza spirituale oltre il limite dell’immaginazione. Non sapeva se prima o poi si sarebbe decisa ad impararla, se non altro, però, avrebbe potuto iniziare a studiarne il funzionamento per ricavarne formule mediche nuove.

Aveva già iniziato a passare in rassegna, nominandole mentalmente, alcune erbe delle quali conosceva a memoria la composizione, quando percepì le dita di Boruto ricambiare la stretta e il suo sguardo si rivolse spontaneamente al volto del giovane Uzumaki.

«Ho fame» biascicò il ragazzo, stendendo verso l’alto il braccio libero e guadagnando un fastidioso crack al gomito.

Sarada storse il naso. «Ti sembro l’addetta alla mensa, per caso? Non puoi dormire tredici ore, svegliarti all’una di notte e reclamare cibo come se niente fosse».

«Quello cos’è?!» sbottò per tutta risposta il ragazzo, indicando una confezione riposta al bordo del letto. Lasciò la mano di Sarada e cercò di mettersi dritto, allungandosi verso il ripiano in metallo. «È una porzione di Ramen istantaneo?!» domandò speranzoso, mentre le sue dita sfioravano vittoriose quello che ai suoi occhi parve come un trofeo.

Sarada sbuffò, osservandolo mentre staccava festoso le bacchette e si avventurava dentro quell’accumulo di coloranti e conservanti che al solo pensiero le faceva rivoltare lo stomaco. Eppure sapeva che si sarebbe svegliato in preda alla fame e che, con suo estremo disappunto, avrebbe desiderato più di ogni altra cosa ingurgitare una di quelle disgustose confezioni di ramen istantaneo. Così si era fatta forza e gliel’aveva comprato, conservandolo gelosamente sotto il letto per poi tirarlo fuori solo poco prima di sgusciare via dalla camera di nascosto dai genitori – o almeno, così credeva lei – ed intrufolarsi nella stanza d’ospedale del suo compagno, entrando dalla finestra come una ladra. Ma Boruto era troppo stanco e affamato per compiere inferenze sulle modalità adottate da Sarada al fine di stare in sua compagnia a quell’ora della notte e una volta aspirato l’intero contenuto della vaschetta in plastica si lasciò andare ad un lungo sospiro di liberazione, piombando con la testa sul cuscino.

«Ci voleva proprio» commentò giulivo, mentre si voltava dal lato di Sarada. Non appena incrociò lo sguardo della ragazza, però, si fece improvvisamente serio e il suo timbro di voce calò di qualche ottava.

«Se il Sensei scopre che sei venuta qui saremo in guai seri, Sarada-chan, soprattutto dopo che gli hai disubbidito assistendo allo scontro».

La ragazza inarcò le sopracciglia, stupita: il ramen doveva avergli risvegliato improvvisamente i neuroni, se Boruto riusciva a fare simili osservazioni dopo un giorno intero di sonno ininterrotto. Come minimo pensava che avrebbe dovuto ricordargli l’intero combattimento, non appena si fosse destato.

Abbassò lo sguardo e fece per dire qualcosa, ma poi guardò altrove, imbarazzata.

Boruto si mise a sedere e le alzò il mento con due dita. «Che altro hai combinato, Katana no Hime

Sarada avrebbe voluto sotterrarsi, due ramanzine nel giro di venti secondi erano decisamente troppo per lei, anche se doveva ammettere di averla fatta grossa pure stavolta.«Un sonnifero…  nella brocca di sakè» mormorò, continuando a tenere lo sguardo basso. «Una cosa leggerissima, giuro, solo per evitare che si svegliassero e si preoccupassero per m-» si bloccò all’istante nell’udire Boruto soffocare una risata sul palmo della mano.

«Questa poi!» lo sentì sghignazzare, mentre cercava di tapparsi la bocca per non fare rumore. «Figurati se il Sensei si fa mettere KO così facilmente!» continuò sempre più divertito, scrutando l’espressione guardinga di Sarada.

«Invece funziona» ribatté lei, indignata. Non solo l’aveva rimproverata per il gesto sconsiderato, ora si permetteva pure di mettere in dubbio la sua bravura nel preparare intrugli medici. «D’accordo, io torno a casa» sentenziò alla fine, alzandosi dalla sedia, ma Boruto la vinse sul tempo e, tirandola per un braccio, la avvicinò a sé sino a sfiorarle le labbra con un bacio. Lei cercò di divincolarsi senza troppa convinzione, finendo per perdere l’equilibrio e ricadere sul lettino accanto a lui.

«Stupido» gli disse, pigiando una mano sulla bocca del ragazzo per evitare che partisse di nuovo all’attacco. Lui rise e si liberò facilmente, questa volta stampandole un bacio sulla punta del naso.
«Stupida sei tu, Uchiha» fu la sua pronta risposta. Dopodiché le tolse delicatamente gli occhiali, riponendoli sul comodino accanto al letto, per poi avvolgerle un braccio attorno al collo ed avvicinare la fronte a quella di lei.
«Dovrei tornare a casa» sussurrò la ragazza alzando lo sguardo e percependo le sottili ciglia di Boruto solleticare le proprie.
«Già – confermò lui, sorridendo - dovresti».
Sarada gli riservò un sorriso sghembo. «La vedo difficile se continui a stringermi così».
«Pensavo ti piacesse» la stuzzicò lui, portandole indietro un ciuffo di capelli.
«Non ho mai detto il contrario» replicò lei, nascondendo il capo sotto al mento del ragazzo. Si concesse qualche istante per ascoltare il battito accelerato di lui e ritrovarvi la stessa emozione che stava martellando anche contro il suo petto. Giurò di aver sentito i polpastrelli di Boruto sfiorarle la schiena vicino all’orlo della maglietta, ma fu un gesto veloce che parve estinguersi ancor prima di cominciare. Non ebbe il coraggio di alzare il capo per saggiare le intenzioni del ragazzo, pensando che il colorito del proprio volto fosse decisamente più acceso del normale. Rimase immobile, cercando di regolare il respiro in armonia con quello di Boruto, quando lui si scostò un poco da lei e le sollevò il volto.
«Grazie per essere venuta» le sussurrò dolcemente, per poi darle un bacio a stampo. Si fermò un attimo ad osservarle le labbra, il cui contorno ben disegnato sembrava perdersi nei rossori del volto accaldato. Lei, imbarazzata da quell’occhiata insistente, decise di prendere l’iniziativa e regalargli un ultimo bacio prima di alzarsi a sedere sul bordo del letto.

«Ora è proprio il caso che vada» si ritrovò a ripetere con voce instabile, mentre inforcava gli occhiali che Boruto le aveva passato.
«Rimani un altro po’» replicò svelto lui, senza pensarci.
Lei scosse la testa. «Non posso… davvero» rispose, anche se avrebbe voluto rimanere con lui fino all’alba.
«Hai paura che quel sonnifero non abbia funzionato» commentò allora Boruto, incrociando le braccia e sfoggiando la solita espressione da chi la sa lunga.
Sarada sbuffò. Nel giro di un secondo era riuscito a rovinare tutta l’atmosfera. «Ancora con questa storia».
«D’accordo allora, se sei così sicura di te stessa propongo una scommessa».
Lei alzò gli occhi al cielo, esasperata.
«Se quando entrerai a casa troverai tuo padre sveglio ad aspettarti gli racconterai di noi».
«Di noi?!» sbottò subito lei, indietreggiando un poco.
«E del nostro amoreggiare alle sue spalle…»
«Boruto!»
Sarada alzò la voce più di quanto avrebbe voluto e cercò di colpirlo con una mano, dimenticandosi all’improvviso di tutte le ferite che poco prima aveva compatito. Il ragazzo schivò abilmente il presunto schiaffo e continuò.
«Solo di noi, solo di noi… » rettificò, sorridendo.
«Ma io non voglio farlo ancora, non adesso… »
«Se lo troverai sveglio, ho detto… altrimenti sarai libera di mantenere il segreto fin quando vorrai» Anche se secondo me ci ha scoperti da un pezzo, avrebbe voluto aggiungere, ma decise che sarebbe stato meglio evitare.
«È una scommessa idiota» disse lei scuotendo la testa.
«Si vede che non credi abbastanza in quel tuo sonnifero» concluse Boruto, adagiandosi nuovamente sul cuscino con le mani dietro il capo. Attese un attimo, per poi scorgere il pugno di Sarada teso verso di lui. Ci avrebbe scommesso qualsiasi cosa: bastava pungerla sull’orgoglio e subito crollava.
«Andata» accordò lei, attendendo la conferma del compagno.
Boruto fece scontrare le sue nocche con quelle della ragazza. «Andata».

**

«Non è il caso che esca da sola a quest’ora della notte».

«Sasuke, è una kunoichi ormai».

«Ma perché lo ha dovuto fare di nascosto?»

«Se te l’avesse chiesto l’avresti lasciata andare?»

Un attimo di silenzio, seguito da un impercettibile sospiro.

«Più cercherai di impedirglielo, più lei si allontanerà da te».

Nel buio della stanza da letto, un’iride viola rifletté il barlume fioco della luna, proiettandolo nel verde di due pupille socchiuse.

«A volte per amore si fanno cose stupide, Sasuke».



















Ehilà!
Quant’è che non ci si sente su questi lidi? Mesi? Secoli..? Lasciamo stare.
Finalmente ho trovato il tempo (si fa per dire) e l’ispirazione per aggiornare questa storia. Non manca molto al termine e mi fa piacere che si siano aggiunti nuovi lettori strada facendo: mi scuso con tutti e ringrazio anche chi mi segue dall’inizio per i ritardi nelle pubblicazioni. Spero tanto che questo capitolo vi piaccia, ammetto di aver riscontrato qualche difficoltà a scrivere dopo un po’ di tempo che non mettevo mano a questa storia. Comunque, ci troviamo subito dopo lo scontro Naruto/Boruto (An explosive combination, capitolo 50), con una Sarada incline a combinare diavolerie contro la sua indole tranquilla e Boruto, come sempre, pronto a stuzzicarla. La scommessa finale la vedo un po’ come uno scherzo, anche se secondo me Boruto potrebbe soffrire di questo “amarsi nell’ombra”, nonostante lui stesso sia terrorizzato dall’idea di dirlo a Sasuke e cerchi in ogni modo di sviare la questione.
Non mi esprimo sul dialogo finale… la cosa certa è che il sonnifero non ha funzionato, ahimè. Ma questo Sarada non lo saprà mai, tranquilli. XD

Un bacio, spero di sentirvi presto. Grazie ancora! <3



Vavi
 

  
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