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Autore: Marianna 73    19/05/2016    15 recensioni
Scelte che uniscono, trascinano, separano e ricongiungono. Scelte che condizionano un'esistenza ma che spesso poco possono contro l'amore.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 - Tentazione

 

Giugno 1775

Un cielo nerissimo,  trapunto di stelle ed un refolo di vento lo accolgono, appena oltre la soglia. Il fresco della notte gli regala sollievo e gli infonde tranquillità, man mano che riesce ad allontanarsi nel buio, fino  a quando anche i rumori di masserizie rovesciate e stoviglie infrante scompaiono, stemperati in un frinire di grilli e foglie smosse.

Fatica a camminare, ostacolato com'è  dal peso di lei, che riesce a reggere a malapena  sul fianco, in un abbandono che gli intralcia il passo, eppure procede spedito, tutte le forze chiamate a raccolta. Non c'è altro che voglia di più,  in quel momento, che allontanarsi da quella maledetta taverna.
Era stata una grande imprudenza fermarsi a mangiare in un locale che non conoscevano, in una zona degradata dove l'uniforme di Oscar, scintillante di oro e simboli di ricchezza,  poteva essere oggetto di sguardi curiosi e malevoli. Ma entrambi erano stanchi, dopo quell'ultima ispezione al percorso che avrebbe dovuto compiere il corteo reale da lì a pochi giorni, in occassione dell'incoronazione, e avevano deciso di mangiare qualcosa alla periferia di Parigi, prima di affrontare il tragitto sino a Palazzo Jarjayes. Mai avrebbero immaginato che quel gesto avrebbe  avuto conseguenze così  disastrose.
Un piccolo inciampo nel terreno lo costringe a stringerla più  saldamente, per non perdere l'equilibrio e la morbidezza dei capelli di lei, che in quello scarto improvviso gli solleticato il viso, gli strappa un sorriso stanco ed una piccola smorfia di dolore.
"D
annazione, Oscar..." mormora incespicando ancora, il respiro che si fa strada a fatica tra le costole ammaccate.
"Quante ne ho prese, stasera!"

Il ricordo di quanto avvenuto pochi minuti prima gli spezza ancora, per un istante, il respiro.
Rivede quell'uomo corpulento avvicinarsi al loro tavolo, dopo averli a lungo provocati. L'aveva colto il panico, quando aveva visto quelle mani sudicie avvicinarsi al viso di lei. Sarebbe bastato così  poco per capire che quello strano soldato biondo non era quello che sembrava... Chiude gli occhi ed è  costretto a fermarsi, annichilito ancora dalla paura di quali aberranti conseguenze avrebbe potuto avere quella scoperta.
Di cosa avrebbero potuto farle, se solo avessero compreso che era una donna.

Travolto dal terrore, aveva cercato in tutti i modi di distogliere l'attenzione da lei. Li aveva apostrofati, in malo modo, per attitarli  su di sé, malgrado fosse solo contro neppure sapeva quanti.
Tutto, purché non notassero la sua pelle di filigrana, le sue dita affusolate, il suo corpo flessuoso e l'inarcarsi sensuale dei fianchi, sotto alla stoffa  spessa della giacca.
"
Tutto pur di proteggerti, Oscar..."
Sospira mentre riapre gli occhi e nel tentativo di cambiare posizione per meglio riprendere a camminare, sfiora col mento la sua guancia arrossata da un pugno andato a segno e le strappa un lamento, appena percettibile.
Il respiro gli muore in gola, ghermito dalla purezza di quel viso di porcellana, così  bello e così  offeso dai colpi ricevuti. Non si era tirata indietro, Oscar, e si era difesa egregiamente, malgrado la corporatura esile.
"Come avrebbero potuto non accorgersi che sei una donna, Oscar, se solo ti avessero guardata un istante?"
Una mano sale a spostare i riccioli che piovono arruffati sulla fronte e sfiora, lieve, una piccola escoriazione che ne deturpa il candore.

"Io me ne accorgo sempre... Anche quando faccio di tutto per dimenticarmene."
Il pollice indugia ancora sulla pelle di velluto e su quell'abrasione crudele, quasi volesse farne suo il dolore che le arreca e che prima l'ha fatta gemere piano. Sospira mentre la fa appoggiare dolcemente nella conca della spalla e con un movimento fluido ed attento la raccoglie, l'altro braccio nell'incavo sotto alle ginocchia, e se la serra al petto.
E sei una donna bellissima, Oscar..."
Trabocca, il suo cuore, nel percepirla così  leggera e con esso vibra anche la parte più celata della sua anima...perché malgrado i colpi ricevuti e la paura che gli ha chiuso lo stomaco è  così  bello averla tra le braccia, il corpo di giunco mosso appena dal ritmo del respiro,  così  dolce ed abbandonata, che non riesce a non godere di quel momento perfetto, solo suo, accompagnato dal profumo lieve dei capelli di lei che ricadono come una cascata d'oro oltre il suo braccio e come una cascata dolcemente ondeggiano  al ritmo del suo passo quando riprende a camminare verso la staccionata cui hanno legato i cavalli.
La stringe appena tra le braccia, attento a non farle male, gli occhi fissi a quel viso che la luna rende alabastro lucente e dipinge ombre scure sulle sue labbra appena schiuse da un nuovo mormorio.

Dio, quelle labbra...

È costretto a fermarsi, ed a deglutire forte per tentare di scacciare il tormento impetuoso che il ricordo del loro sapore ancora gli reca.

Anni, che sembrano secoli, grevi di solitudine, da quel bacio lontano.
Secoli che sembrano dissolversi e tramutarsi in semi di soffioni che fluttuano al vento... e quel pomeriggio è lì,  come fosse appena trascorso.
E lì, intatto, dentro di lui, è  il ricordo di quel sole,  di quel bisogno ingovernabile di stringerla a sé  e immergersi nella sua bocca e fondersi col suo corpo esile e fremente, incredibilmente femminile...
Ricorda ogni suo respiro, ogni gemito soffocato, ricorda  la sua voce, rauca e sfatta.
Ricorda la sua paura, e il suo sforzo, nell'allontanarsi da quella pelle bollente.
E con altrettanta chiarezza ricorda l'ira del Generale, quella stessa sera, e quel suo dover abbandonare ogni cosa, in quell'alba grigia e molle di rugiada.
Ricorda lei ed il suo inseguirlo, il suo rannicchiarsi contro il suo petto, le sue lacrime e la sua volontà di lasciare ogni cosa e  fuggire con lui, pur di non perderlo.
Ricorda quell'aurora arancione e la sua mano, a trattenere le briglie di Cesar, mentre, il cuore divenuto un macigno, la fa sedere accanto a sé, sul ciglio di quella strada polverosa e le domanda se davvero è  pronta  a lasciare tutto per lui. Se è pronta  a gettare il disonore sulla sua famiglia, a perdere per sempre l'amore di suo padre, a vivere per il resto dei suoi giorni una vita randagia, da  fuggitiva.
Ricorda gli occhi di lei, dolenti come mai prima di allora, nel vedere pian piano svanire il sogno di libertà accarezzato per qualche minuto e ne risente la voce, dopo un tempo che gli è parso infinito, ammettere che no, non è pronta a ferire chi ama.... ma la rammenta anche, quella stessa voce, chiarissima malgrado il pianto che le vela lo sguardo, ribadirgli che non è pronta nemmeno a perdere lui e chiedergli, sempre più  accorata  di non andarsene, di restare al suo fianco.
Il cuore ancora gli si stringe a ricordare le mani di lei, strette nelle proprie ed i suoi occhi, sempre più addolorati quando, uno sforzo immane governare il tremito che gli stringe la gola,  le aveva promesso  che sarebbe rimasto, ma solo per essere ancora solo e soltanto  il più  devoto dei servitori ed il più  sincero degli amici, perché quello che era successo tra loro su quell'erba profumata di pioggia non avrebbero dovuto succedere mai più...

Sospira piano, Andrè, il corpo leggero di lei ancora stretto tra le braccia.

Era stata la cosa più  difficile che avesse mai dovuto fare... Il petto gli si era incendiato per la sofferenza mentre le parlava ma il timore di danneggiarla, rivelandole i suoi sentimenti ed assecondando quella brama che le aveva sentito sulla pelle, era stato più  grande di ogni altra cosa. La amava ed avrebbe continuato ad  amarla, con tutto il cuore...e riuscire a non dirglielo, nel tentativo  disperato di proteggerla da quel sentimento che nemmeno avrebbe dovuto provare, era quanto di meglio  che poteva fare per lei.
Erano tornati a casa ed Oscar aveva comunicato a suo padre che avrebbe accettato l'incarico di Comandante delle Guardie Reali ma aveva preteso la presenza di André  come attendente, o non se ne sarebbe fatto nulla.  Gli occhi del Generale avevano dardeggiato, furibondi, ma lo sguardo azzurro di lei aveva resistito, impavido, ed infine la voce adirata di Jarjayes aveva consentito  il suo ritorno.
Qualche tempo dopo Oscar aveva preso servizio come Ufficiale di Sua Maestà  e lui ne era divenuto l'ombra, invisibile e fedele.
Ed era iniziata una serie lunghissima di giorni sempre uguali, colmi solo di doveri da compiere ed aspettative da soddisfare.

È  ancora fermo a contemplare il suo viso, non gli è  più  riuscito di muovere un passo travolto da quell'onda impetuosa di ricordi .

Erano passati sei anni da quel giorno.
Sei anni interminabili, perduti ed inutili e amari, in cui l'ha amata, senza speranza, ogni giorno di più.
Per quell'esistenza non sua, durissima, che infine aveva deciso di vivere, per la scorza fredda che era stata costretta ad indossare e per il coraggio e l'abnegazione con cui affrontava quel mondo arido ed ostile, ogni giorno. Perché era Oscar, semplicemente.
Ma c'erano stati momenti in cui non visto, si era soffermato a guardarla, perduta nel rosso di un tramonto o rigida ed altera, nel fragore delle parate militari, e ne aveva colto lo sguardo, talmente colmo di solitudine e tristezza da trafiggergli il cuore e spezzargli il respiro. E altri, ancora più  difficili, in cui quegli occhi e la loro muta richiesta di calore, li aveva dovuti fronteggiare nella penombra calda di una serata di fronte ad un camino. E sempre, in quegli sguardi,  aveva letto, immutato, il desiderio di libertà  e amore che li aveva animati in quell'albeggiare pieno di luce, e ogni volta l'aria intorno a loro si era fatta spessa, densa dello stesso bisogno di appartenergli che aveva sentito emanare da quel corpo gracile premuto sotto al suo su quell'erba bagnata di temporale.
E ogni volta, ogni difficilissima, dannatissima volta, aveva desiderato con tutto il suo cuore stringerla a sé  come nella nebbia di quella mattina lontana, e portarla via.
Ma non lo aveva mai fatto, convinto più  che mai che, proprio per l'amore immenso che le portava, doveva rispettare la sua scelta ed aiutarla in quella sua esistenza difficoltosa. Caparbio, aveva perseverato nel suo ruolo di amico fidato, riflesso fedele ed inappuntabile, dolorosamente cieco  al richiamo di quegli occhi e sordo al desiderio che il ricordo di quelle labbra e del loro sapore accendeva crudele nella sua carne.

È  ancora fermo, immobile.

Ogni rumore si spegne ed ogni altra sensazione si annulla, spazzate via dalla consapevolezza che quelle stesse labbra, tumide e schiuse ora sono lì,  accostate al suo viso, così  vicine da percepirne il calore. E che a cercare il suo sguardo e l'amore che da esso trabocca, splendidi nella luce della luna che li accende d'argento, sono gli occhi di lei. Lo stesso sguardo, la stessa richiesta, quella che in tutti quegli anni lo ha tormentato ed alla quale ha sempre, faticosamente, resistito.
Respira con fatica, il desiderio strenuamente governato che, improvviso, ruggisce evocato dalla sensazione  di quel corpo arreso tra le sue braccia, dal suo respiro umido e fragrante, caldo sulla sua pelle. Poi come lo stormire di una foglia, la sua voce.
"
André..."
Cuore e carne divampano e bruciano in un attimo ogni ragione. Niente altro che la volta stellata e quella voce, che si è fatta vento a reclamare la sua anima...e la tentazione di quelle labbra. A cui non riesce più  a resistere...
Morbidissima, la bocca di Oscar è già sulla sua, e il cuore gli si ferma perché  uguale è  rimasto il suo sapore, uguale a quel pomeriggio di sole ed api impazzite. Sapore di primavera e di proibito. Di donna. D'amore.
Sapore d'infanzia, di quelle sue stesse labbra, bambine e croccanti di briciole sulla sua guancia.
Di una vita, la sua, votata a lei.

È  come naufragare, in quell'azzurro perfetto, mentre sente la seta di ciliegie delle sue labbra schiudersi piano alla sua bocca ed accoglierlo, tiepida e squisita, gli occhi allacciati ai suoi.
Non vi è  più  nulla intorno a lui.
Non più alberi, o luna o vento.

Non più ieri, domani, nome, credo, dovere.
Nulla se non la sua anima, che si fonde a quella di lei per narrare, nel linguaggio umido e molle dei baci, il suo amore, eterno come quel cielo immutabile.
Nulla se non le braccia di Oscar che si allacciano forte al suo collo ed il suo corpo che scivola lento e ritrova il terreno, strettissimo al suo.
Nulla se non quelle labbra che si staccano piano dalle sue e le sua voce calda, a mescolarsi col suo sapore, rotta dall'urgenza di una richiesta troppo a lungo soffocata.
"
Tienimi stretta, André..." un sussurro che risuona nel suo cuore e si spande nelle vene, fino a divenire sangue e respiro.
"
Non lasciarmi più sola, ti prego..."
Le stesse parole di allora, la stessa richiesta che si fa catena intorno al suo cuore e fuoco vivo dentro la sua carne... Un ultimo guizzo, la ragione che prova a negarsi il canto sublime dei loro corpi allacciati,  delle loro mani perdute tra i capelli, come sole e notte che coesistono  in una strana alchimia di ciocche scure e dorate, di un cercarsi che non può  più  attendere, di quelle labbra ansanti nuovamente le une a possedere le altre.
Smette di lottare, André, gli ultimi barlumi di buon senso travolti da quella voce implorante e dolcissima.
Si arrende al fato, che ha scelto di unire le loro vite, al richiamo del cuore di lei, alla sua bocca in cui sprofondare di nuovo.
Si arrende all'amore.
Baci e parole sussurrate, portate dal vento e celate dalla notte.
Baci e la volontà  di perdersi in essi, per ritrovarsi e comprendere di appartenersi.
Baci, sotto la volta della notte, ed una stella cadente, quasi una promessa.

 

...continua.

 

Amiche  care è  con un'emozione grandissima che torno a riprendere  una storia che ho amato molto, quella  nata in occasione del contest  "Bivio".

L'idea per il  proseguo di questa storia nasce da un connubio  tra la mia tastiera e la  meravigliosa mente di Emerald Dlareme, che ringrazio con tutto il cuore per essere stata un'impareggiabile compagna di visioni oltre che un' interlocutrice  paziente, attenta e preparata.
È  stata un'esperienza gradevole e stimolante "costruire" con lei questa vicenda e non posso che sperare che sarà  altrettanto piacevole per voi seguirne l'evoluzione.
Grazie, sin da ora, a chi passerà  tra queste righe.
Un abbraccio.

Monica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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