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Autore: Marty_199    19/05/2016    2 recensioni
L’amore..dicono sia il sentimento più bello e più sincero che una persona può provare. Ma due ragazzi rimasti soli, senza mai aver avuto una vera dimostrazione d'amore dalle famiglie possono crederci? Riescono a provarlo senza averne paura?.
Eulalia è una ragazza di diciotto anni cresciuta in orfanotrofio, nella vita ha dovuto superare difficoltà che l’hanno portata a chiudere i suoi sentimenti e ad avere paura di provare amore verso qualcuno, perché la sua vita gira intorno alla convinzione che prima o poi tutti se ne vanno.
Duncan è un ragazzo di vent’anni, molto attraente e all'apparenza superficiale. Nessuno sa del suo passato tormentato che torna ogni giorno nel suo presente. La sua vita naviga nella rabbia, mentre vive nella proiezione di una felicità che non sente davvero sua, cercata tra le cose più banali: nelle donne, nella rissa e molte volte nell'alcool.
Ma può davvero l'amore non comparire mai nella vita di una persona? Tra vari incontri e amicizie i due ragazzi all'apparenza diversi si ritroveranno a provare l'uno per l'altra il sentimento tanto temuto, potrebbe essere l'inizio di qualcosa per entrambi..che li porterà su vie del tutto inaspettate.
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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                                                                                     VICINO LA VERITA'

Kevin sedeva su quella panca da quanto? Dieci minuti? Venti? Non sapeva dirlo con sicurezza, ma era abbastanza per temere che Anne non venisse al loro “appuntamento”, eppure Kevin ci aveva fortemente creduto, proprio la mattina ne aveva parlato con Duncan, non appena era tornato lo aveva trovato diverso, era evidente che c’era qualcosa a turbarlo, ma sembrava anche più rilassato e felice del solito, con un sorriso di consapevolezza, Kevin sapeva bene a chi dover attribuire il merito di quel suo cambiamento.
E pareva che proprio quella persona, Eulalia, avesse preso pianta stabile in casa loro per un po’, Kevin non si diceva infastidito, ma sperava solo di non dover essere testimone di effusioni da parte di quei due ogni santo giorno.
                    
<< Ciao>> un tono di voce allegro e sorpreso gli giunse da dietro e il ragazzo lo riconobbe subito. Si alzò, girandosi per guardare la ragazzetta che lo guardava con un sorriso di puro stupore. Indossava dei semplici jeans e un cappotto nero lungo fin alle gambe, i capelli mori erano sciolti e la frangetta sempre disordinata come Kevin la ricordava dall’ultima volta.
<< Credevo non saresti venuto.>>
A Kevin venne da ridacchiare, al pensiero che quello era stato il suo timore fino a pochi minuti prima.  
<< Io in realtà sono qui da venti minuti buoni, sono stato puntuale>> Kevin vide un leggero rossore colorarle le guance. 
<< Sì b’è io ero indecisa se venire o no, pensavo che non saresti venuto e mi sentivo sciocca a venire, poi però pensavo “se viene?” così mi sono sbrigata e ora eccomi qui.>>
Kevin alzò un sopracciglio e insieme i due scoppiarono a ridere per l’assurdità di quell’incontro, ma entrambi inconsapevolmente felici e sollevati della presenza l’uno dell’altra.
<< B’è io conosco un bar qui vicino, andiamo?>> Anne annuì e insieme si avviarono verso il bar, le strade come sempre affollate e i clacson delle macchine sempre pronti a infastidire li circondavano, ma per la prima volta Kevin se ne accorse appena, immerso nella chiacchierata con Anne e deciso a conoscere la ragazza alla quale aveva strappato un appuntamento.     
<< Vivi da solo?>>                                                                                                            
<< No, abusivamente nella casa di un amico.>>   
<< I tuoi genitori?>> Kevin scrollò le spalle, come per liquidare la domanda.                  
<< Sto meglio con lui, i miei sono sempre stati fissati con le regole e altra roba, io sono l’esatto contrario e entravamo spesso in collisione, mentre ora posso essere ciò che voglio.>>
Anne sorrise annuendo come fosse d’accordo con la sua decisione, Kevin non ne era sicuro, ma qualcosa nella sua reazione gli lasciava credere che per qualche strano motivo lei riuscisse a capirlo più di quanto volesse dare a vedere.                                                   
<< E tu?>>                                                                                                                 
<< Neanche io stavo bene con i miei genitori per vari motivi... e io invece voglio godermi la vita, sono qui perché c’è il mio migliore amico d’infanzia e volevo rivederlo.>>
Kevin sapeva che c’era dell’altro dietro, ma era troppo presto per chiedere, così restò in silenzio. 
<< Ah... e dove dormi?>>  
Kevin si immaginò a chiedere a Duncan di poter ospitare Anne per qualche giorno, una completa sconosciuta, poteva immaginarsi Duncan scuotere la testa e guardarlo storto e per di più Anne col suo carattere allegro avrebbe sicuramente fatto uscire di testa Duncan.        
<< Da mio nonno, che è più che felice di avermi in casa con lui>> Anne sorrise e insieme entrarono nel piccolo bar, vi trovarono poche persone sedute sui piccoli tavolini e Kevin ne fu lieto, i posti affollati non gli erano mai piaciuti troppo, strano a dirsi per un ragazzo di New York.                  
Il piccolo e accogliente bar aveva un bancone e dietro il vetro si potevano vedere gli invitanti cornetti, ciambelle e pasticcini, mentre di fianco e un poco separati si vedevano tramezzini e panini di ogni tipo, il tutto era talmente invitante che a Kevin venne l’acquolina e lo stesso poteva dire di Anne, che guardava con occhi luccicanti il cibo davanti a sé.   
<< Cosa prendi?>>                                                                                                             
<< Un cornetto, prendo sempre il dolce se devo scegliere>> Kevin annuì avvicinandosi al bancone, prese un cornetto per lei e un panino per sé, fece per prendere il portafoglio ma Anne lo fermò.
<< Il cornetto me lo pago io.>>
Kevin la guardò alzando un sopracciglio.                    
<< Fammi fare la mia parte, io pago, d’altronde non è così che funziona?>> Anne rise divertita, annuendo e lascandolo fare. Non appena gli fu dato loro da mangiare i due si sedettero su una delle tante sedie e posarono il tutto sul piccolo tavolino di fronte a loro. Kevin fece vagare lo sguardo, quel bar gli era sempre piaciuto, per la semplicità, illuminato dalle luci sul soffitto ma anche dalla luce che proveniva dall’enorme vetrata posta sul lato della strada, con su stampato il nome del bar.                                      
Dietro il bancone col cibo si stendevano delle mensole con su poggiate le bottiglie di alcolici e altre varie bottiglie. Kevin riportò lo sguardo su Anne, cogliendo un paio di occhi bruni guardarlo a sua volta.                                             
<< Mi piace questo bar.>> 
<< Anche a me>> rispose semplicemente Kevin, addentando il suo panino, seguito da Anne che cominciò a mangiare golosa il suo cornetto.                                               
Trascorsero un altro paio di ore insieme a chiacchierare e a ridere, Kevin si trovò capace di farla ridere più volte, cosa che lo rese fiero e sicuro di sé. Entrambi scoprirono un poco più dell’altro, di come Kevin si era fatto bocciare in quinto e di come invece Anne fosse sempre stata la migliore della classe.
<< Finirò il quinto quest’anno>> esordì lei con euforia, chiaramente felice di chiudere con il liceo. Kevin la osservò con interesse, dentro di sé si vedeva come Duncan ed Eulalia, era consapevole di avere lo sguardo ammirato e curioso mentre guardava Anne che parlava, lo stesso che Duncan aveva riservato senza accorgersene ad Eulalia.                         
Kevin non aveva mai avuto molte ragazze, non gli era mai sembrata una parte importante nella sua vita, eppure si sorprese nuovamente di come la voglia di conoscere e rivedere Anne crescessero dentro di lui minuto per minuto.
Il pomeriggio passò in un lampo, con uno sbuffo contrariato notò che Anne stava risistemando la sua borsa per alzarsi.            
<< Devo tornare.>>
<< Già anche io>> entrambi si alzarono e uscirono dal piccolo bar, intrapresero una breve camminata verso la stazione delle metro più vicina e nel bel mezzo del caos pomeridiano dell’enorme metropoli nella quale entrambi vivevano, si fermarono per guardarsi negli occhi, entrambi ponevano la medesima domanda senza parlare ad alta voce.                          
<< Okay... io vado>> la sua voce giunse con un moto di delusione alle orecchie del ragazzo, così Kevin fece un respiro profondo guardandola dritto negli occhi.                          
<< Che ne dici se ci rivediamo? Insomma io sono stato bene questo pomeriggio>> lei sorrise, un sorriso pieno di sollievo e soddisfazione, forse verso se stessa per l’essere riuscita ad ottenere un ulteriore appuntamento.   
<< Sì, decidi te il posto questa volta.>>                        
<< Niente numero di telefono?>>     
<< Prometti di non diventare uno stalker?>>
Kevin si accigliò appena, mentre qualche passante prestava appena loro attenzione.
<< Sì, lo prometto.>>                
<< Non mi chiamerai nel cuore della notte, ne invierai messaggi ogni minuto?>> la piccola paranoia per gli stalker di Anne lo fece ridere, ma per rassicurarla gli promise tutto ciò che lei voleva, si sentiva come sul punto di superare un test improvviso. Alla fine, con un immenso sorriso di soddisfazione Anne dette il suo numero a Kevin, che lo segnò con non poca soddisfazione sul cellulare.
<< Bene, allora a presto.>>   
<< A presto>> Anne lo salutò prendendo a scendere le scale della metro quasi salterellando, Kevin rise sommessamente e mentre tornava a casa si poteva ben notare il sorriso da ebete che aveva stampato in viso.

 

Eulalia era appena uscita da casa di Duncan, si sentiva ancora leggermente irritata dalla piccola discussione insorta pochi minuti prima nel salone, sarebbe voluta tornare da Duncan e mettere le cose in chiaro, ma lui era dovuto uscire per andare dalla madre, ed Eulalia non si era permessa di impedirglielo, non lo avrebbe mai fatto.                                     
Mentre camminava per le strade il vento le mandava davanti il viso i lunghi capelli rossi, facendola sbuffare più volte infastidita. Con una mano tentava invano di risistemarli, si scontrò contro il petto di qualcuno rischiando di cadere.
Un braccio muscoloso le circondò la schiena impedendole la disastrosa e umiliante caduta.                                              
<< Mi dispiace, scusi>> iniziò lei scusandosi, ma non appena alzò gli occhi si ritrovò ad osservare un viso conosciuto e due occhi castani che l’avevano già guardata.      
<< Ciao>> esordì il ragazzo con un mezzo sorriso sulle labbra.    
<< Manuel, ciao scusa io... non ti ho visto.>>                   
<< Fa niente.>>
Eulalia sorrise appena, sentiva ancora il braccio di lui allacciato dietro la sua schiena e con un poco di imbarazzo per la loro vicinanza, fece per allontanarsi senza dare a vedere il suo disagio.  
<< Come mai nelle parti di Greenwich Village?>> chiese infine lui, senza smettere di guardarla. Con indosso un giacchetto nero dall’apparenza pesante e dei semplici jeans scuri si presentava come il perfetto ragazzo della porta accanto, i capelli biondo sabbia mossi dal vento e la carnagione scura, sembrava fosse stato da poco al mare. Gli occhi di quel castano luminoso che Eulalia ricordava l’avevano guardata con gratitudine nel bar dove aveva rischiato di spaccarsi la testa, eppure era più alto di come lei lo ricordava. Ma decisamente un bel ragazzo, non si era mai soffermata nel guardarlo bene.  
<< Faccio un giro, te?>>                                                                                          
<< Lo stesso, ti va di fare un giro insieme?>> chiese lui con una nota di speranza nella voce, Eulalia rimase sorpresa da quella proposta, ma con un’alzata di spalle annuì sorridendo, vide Manuel tirare un piccolo sospiro e la ragazza non poteva dirlo con certezza, ma sembrava contento della sua risposta positiva.                                                  
Presero a camminare insieme, fermandosi davanti vari negozi che ad Eulalia non interessavano davvero.                       
<< Dimmi dove vuoi andare>> la ragazza lo guardò sorpresa.                                     
<< Come?>> si allontanò dalla vetrina che stava fingendo di guardare con interesse, rigirandosi una ciocca di capelli tra le dita.    
<< Lo vedo che non sei interessata, dove vuoi andare?>> Eulalia sorrise appena, palesemente sorpresa di come Manuel, che conosceva appena, avesse capito il suo disinteresse in così poco tempo.                                          
<< Ero diretta in libreria, voglio comprarmi qualcosa da leggere.>>
Manuel annuì offrendole il braccio, solo dopo un momento di esitazione Eulalia strinse il suo braccio, potevano sembrare due vecchi amici a braccetto eppure si conoscevano a malapena.   
Mentre si dirigevano verso la libreria più vicina si ritrovarono a parlare di vari argomenti, Eulalia si ritenne molto sorpresa della semplicità con cui stavano dialogando, forse stava davvero imparando a lasciarsi andare.
<< Vivi da sola?>> la ragazza si irrigidì appena, sì si era sciolta, ma non era ancora pronta a dare informazioni su di sé.    
<< No>> disse solo, con tono basso.                                                                      
<< Io nemmeno, ho una tremenda sorella maggiorenne come tutore.>>                         
<< I tuoi genitori?>>                                                                                         
<< Hanno finalmente deciso che eravamo abbastanza grandi da vivere da soli, il che per una madre protettiva come la mia è un gran passo.>>
Eulalia ridacchiò appena, pensando a come grazie alla vena protettiva di Catarina, sapesse bene quanto potesse essere fastidioso.     
<< Ma tu sei di qui?>> il sorriso che le rivolse lui dopo quella domanda la fece arrossire.   
<< Tecnicamente sì, ma mia madre è spagnola, anche se io sono nato qui.>>
Eulalia dopo quell'informazione riuscì a dare un motivo a quel bel colorito d’orato della pelle del ragazzo.                                                          
<< Senti Eulalia, io volevo dirti una cosa>> il tono serio che il ragazzo assunse le fece rallentare il passo, cosa c’era adesso?.         
<< Hai presente il modo in cui mi hai conosciuto? Ti prego dimenticatene, io non sono quello stronzo che hai visto in quel lurido bar.>> 
“Si sta davvero scusando? E perché?”
Si chiese lei confusa, aggrottando appena le sopracciglia, nello sguardo di lui leggeva la sincerità di quelle parole e una nota di colpevolezza e le sue domande sparirono, davanti la curiosità di sapere il motivo di tali scuse.                                                           
<< Speravo di incontrarti un giorno di questi o a scuola, davvero il modo in cui mi hai visto è uno dei peggiori e...>>             
<< Ma non devi scusarti con me, non ne hai motivo>> lo interruppe lei.                       
<< Vedi vorrei conoscerti Eulalia e non vorrei che il primo ricordo che ti ritorna quando mi guardi, sia quello del bar>> la ragazza rise appena, sorpresa e lusingata che lui, anche non conoscendola, cercasse di riparare a quel pomeriggio. 
<< Non ci avevo nemmeno minimamente pensato, davvero>> Manuel sorrise, un sorriso genuino e sollevato, mentre le riprendeva il braccio col suo e si fermava davanti l’entrata della libreria. 
<< Menomale allora, faremo conoscenza?>>                                                          
<< Non è quello che stiamo facendo?>> rispose la ragazza allegra, e in quel preciso momento aveva dimenticato la litigata con Duncan e l’angoscia nel sapere che avrebbe dovuto riaffrontarlo dopo. Manuel sorrise, le fossette che si crearono sulle guance al suo sorriso lo resero stranamente tenero davanti gli occhi della ragazza, che lo trascinò all’interno della libreria puntando verso i romanzi che più le piacevano.
Si fermò davanti la sezione del romantico e senza pensarci su, puntò ai libri di Nicolas Sparks, la sua ovvia inclinazione al romanticismo non era mai stata un segreto.                                
Si inginocchiò tra i tanti libri lì presenti, ne prese uno dalla copertina arancione, “La scelta”, uno dei pochi che non aveva ancora letto. Si mise a leggere la trama, sotto lo sguardo curioso di Manuel, che fingeva di guardare gli altri libri presenti e non lei.       
<< Ti piacciono i libri romantici?>>
Eulalia alzò lo sguardo su di lui.                          
<< B’è a me piacciono i libri di ogni genere... anche il fantasy, ma il romantico mi affascina, i libri di Nicolas Sparks mi piacciono proprio perché sono veri, tutto ciò che scrive potrebbe accadere anche a me un giorno>> fece una piccola pausa, mentre la sua mente viaggiava inconsapevolmente a Duncan.
<< Oddio... non che tutto ciò che scrive voglio che mi capiti, dato che non sempre nei suoi libri finisce “e vissero felici e contenti”, ma è proprio per questo che è vero.>>
Manuel la ascoltava con un piccolo sorriso e l’espressione quasi concentrata, Eulalia si sentì arrossire, immaginandosi quanto doveva annoiarlo con i suoi discorsi.                            
<< Hai ragione, di cosa parla questo libro?>> Eulalia gli lesse la trama, sorpresa davanti la sua curiosità ma lusingata del fatto che Manuel si lasciasse coinvolgere da lei in tal modo.
<< Sembra intrigante.>>            
<< Lo dici solo per farmi contenta.>>
Manuel ridacchiò, scuotendo appena la testa.     
<< No, insomma io non sono il tipo che legge molto, ma per chi piace il genere suppongo sia intrigante.>>                        
<< Infatti lo comprerò>> sentenziò fiera Eulalia, con come obbiettivo il tornare a casa per sedersi sul divano e immegersi nella lettura. Pagò il libro dopo aver rifiutato la generosa proposta di Manuel di pagarglielo lui e uscirono di fuori, con una fugace occhiata al cellulare notò che cominciava a farsi tardi.                                                                  
<< Io ora devo tornare>> Manuel si girò verso di lei, grattandosi dietro la testa, e in quel semplice gesto Eulalia rivide Duncan, si ricordò con una nota di tristezza, che non appena in casa del ragazzo, non avrebbe potuto mettersi subito a leggere.            
<< Allora... ci rivediamo?>>                                                                                 
<< Sì, perché no.>>
<< Dove ti trovo?>>
Eulalia ci pensò su, non c’era un posto che lei frequentasse spesso, così decise di dargli il suo numero di cellulare e lui fece lo stesso, forse era una sua impressione, eppure Manuel sembrava davvero entusiasta del aver ricevuto il suo numero dopo un solo pomeriggio.                             
<< Allora se ti messaggio per farci un giro un giorno di questi, non ti da fastidio?>> la leggera insicurezza di Manuel la fece sorridere, non se lo sarebbe mai aspettato tanto impacciato, non ne dava per niente l’impressione.                                                   
<< No, ora però devo davvero andare, alla prossima>> Eulalia lo salutò velocemente per poi avviarsi verso casa di Duncan.     
Una volta davanti il portone tirò fuori le chiavi ed entrò, si ritrovò a pensare quanto fosse strano che una ragazza con le chiavi di casa di un ragazzo non sapesse bene ancora come definirsi, ed era proprio su questo punto che erano finiti per litigare. Ridicolo se pensava a con quanta facilità avevano passato quella situazione i giorni prima.                         
Una volta dentro percorse lentamente il corridoio, ritrovò nel salone una figura nera seduta curva sul divano con la testa tra le mani. Duncan sembrava sfinito, ad Eulalia si strinse il cuore nel vederlo in tali condizioni, la litigata era completamente scomparsa, e mentre lui alzava i suoi occhi neri su di lei, tutto sembrava essere scomparso davanti l’infinita stanchezza e malinconia che vi leggeva dentro. 
<< Ei>> Eulalia posò la busta a terra, avvicinandosi a lui.                                            
<< Suppongo che ora dovremmo discutere di stamattina.>>
Eulalia si strinse nelle spalle, rimanendo in piedi davanti a lui, in quel momento discutere era l’ultima cosa che voleva fare.
<< Tu vuoi?>>      
<< No... non adesso>> Duncan poggiò il capo all’indietro sul divano, respirando affondo. Eulalia sentì dietro di sé dei piccoli mugolii sofferenti, girandosi vide Estel avvicinarsi a loro nel tentativo di attirare l’attenzione di qualcuno.
Era da poco tornata dal veterinario e sembrava essere in perfetta forma, Eulalia la grattò sulla testa, ed Estel rispose scodinzolando e abbaiando estasiata da quelle carezze.                     
<< Vuole uscire>> a quelle due semplici parole Estel saltò con le zampe avanti sul divano, abbaiò un paio di volte ma non ricevendo alcuna risposta dal padrone prese a leccargli le mani, Duncan la spinse via con una mano.        
Estel assunse l’espressione da cane bastonato, sembrava quasi che dicesse – come puoi ignorarmi così?- con uno sbuffo saltò sul divano, cominciando a leccare Duncan su tutto il viso.
<< Ferma! Che schifo, okay usciamo!>> con l’ombra di un sorriso sulle labbra, spostò la testa del cane da davanti a sé per potersi alzare, davanti la reazione giocosa e un poco allegra del padrone, Estel sembrò fiera di se stessa, visto che camminò verso la porta d’ingresso trotterellando con la coda scodinzolante. Duncan si passò una mano tra i capelli scompigliandoli, poi la guardò.                       
<< La faccio uscire, poi torno.>>                                                                             
<< Io occuperò il tuo divano per un po’ mentre sei fuori.>>
Duncan lanciò un occhiata alla busta che lei aveva lasciato cadere, poi con un sorriso tirato si diresse verso Estel, che gli saltò con le zampe sulle ginocchia lasciandosi mettere al collo il guinzaglio senza fare storie, anzi, sembrava non vedere l’ora.  
Una volta usciti Eulalia raccolse la busta, prendendo il suo libro e sdraiandosi sul divano, un sorriso le affiorò spontaneo nel aver notato poco prima che Duncan portava al collo le piastrine che lei le aveva regalato a natale. Poco dopo Eulalia era arrivata già al capitolo sette, si era ritrovata –come sempre quando leggeva- a fantasticare su come la storia tra Travis e Gabby si sarebbe svolta, nonostante avesse il libro tra le mani non riusciva a impedire alla sua mente di viaggiare, si ritrovò a ridere varie volte o a farsi domande e opinioni personali sui personaggi.
Il flusso di considerazioni personali fu interrotto dallo sbattere della porta e dall’entrata di Kevin in salotto, a malincuore Eulalia spostò gli occhi dalle pagine del libro e li puntò in un paio di occhi azzurri e felici.       
<< Kevin dov’eri? E’ un po’ che non ti vedo.>>
<< Ad un appuntamento.>>
Eulalia sorrise appena sorpresa, posando il libro sul divano con l’evidente espressione di chi vuole sapere tutto, con uno sbuffo consapevole di ciò che doveva fare, Kevin si sedette al suo fianco, cominciando a raccontargli tutto il suo pomeriggio.                                         
<< E quando hai intenzione di rivederla?>>       
<< Non lo so, io proporrei pure domani... ma, non sembra troppo frettoloso?>> Eulalia ridacchiò.                 
<< Fa passare almeno un giorno, stasera o domani scrivile, altrimenti penserà che non ti interessa la cosa>> Kevin alzò un sopracciglio, guardandola con confusione e stupore.    
<< Ma mi sono mostrato molto interessato!>>                                                               
<< Sì ma... a noi ragazze piace che il ragazzo continui a corteggiarci per un po’, e ora che hai il suo numero scrivigli tu per primo, farai bella figura, d’altronde è anche quello che sicuramente lei si aspetta e spera.>>         
<< Come lo sai scusa?>> chiese curioso Kevin, Eulalia rise indicandosi, nel voler sottolineare che era una ragazza, ed era proprio ciò che avrebbE voluto lei, tralasciando il fatto che Duncan aveva abusivamente rubato il suo numero da Kevin e che lo aveva usato solo per una chiamata.                                                                                                         
<< Ah giusto... sei una ragazza.>>                                                                                         
<< Ottima osservazione genio.>>
Kevin le lanciò un’occhiataccia, per poi posare gli occhi sul libro che stava leggendo poco prima.
<< Ti ho interrotto?>> Eulalia alzò le spalle con noncuranza.                                               
<< Senti... sai cosa è successo a Duncan?>>                                                                      
<< B’è tu sei la sua ragazza, se non lo sai tu...>>
Eulalia storse appena la bocca alla parola ragazza, quel maledetto punto non era ancora stato chiarito, eppure una vocina nella sua testa le diceva che presto lo sarebbe stato.

 

 Catarina sedeva nel suo piccolo studio, non appena sentì il telefono squillare rispose, sentendo quella voce femminile e famigliare che ormai le mancava.                            
<< Eulalia, quando torni qui?>> uno sbuffo seguì alla donna dopo la risposta della ragazza, eppure nonostante la vena protettiva che sentiva, non riusciva a negarle ciò che voleva.    
<< Va bene, sta attenta cara e torna presto>> dopo poche piccole chiacchierate la comunicazione fu interrotta, Catarina poggiò con un sospiro la schiena allo schienale della sua poltrona, ricordava ancora la sua piccola Eulalia mentre cresceva, l’aveva vista nelle sue più complete sfaccettature, aveva visto tutte le sue delusioni e nella sua mente era scolpito con orrore il giorno nel quale era tornata con il sangue colante lungo il braccio, piangendo e urlando, Catarina si era sentita il cuore smettere di battere e il respiro mancarle, non aveva più permesso a nessuna famiglia di prendere in custodia Eulalia, non dopo quello che le era stato fatto.  
Ma non avrebbe potuto tenerla sotto la sua ala protettiva per tutta la vita, che le piacesse o no la piccola bambina dai capelli rossi che tanto amava stava crescendo, si stava facendo adulta, presto sarebbe anche diventata una donna, una bella donna, forte e fragile al tempo stesso. Catarina non aveva dubbi sul fatto che sarebbe stata una buona donna, e forse chissà, un giorno persino madre di una famiglia tutta sua. Per questo la suora si stava accorgendo che la sua piccola Eulalia stava sgusciando via e quella volta non poteva fare niente per impedirlo.
Ma prima dei suoi vent'anni, sapeva che avrebbe dovuto rivelarle una verità a lei completamente oscura.

 

 
Eulalia sedeva sul divano, Duncan era tornato ma si era subito messo a dormire, la ragazza lo vedeva più stanco del solito e non se la sentiva di costringerlo nel parlare. Era sdraiata lì con Kevin e guardava un film, non lo stava minimamente seguendo dato che la sua mente viaggiava e non le permetteva di concentrarsi. Improvvisamente sentì il telefono tremare, doveva essere arrivato un messaggio.

-Scusa se disturbo, ma le vacanze di natale stanno finendo e ho una materia da recuperare, mi sono scordato di chiedertelo, ma quanto hai a matematica?.

Eulalia sorrise appena, rispondendo subito al messaggio di Manuel.

- Me la cavo.

Solo dopo cinque minuti ricevette la risposta, la ragazza allungò appena la testa verso la direzione della camera di Duncan, prima di rispondere.

- Saresti disposta a dare lezioni a un povero incapace? Solo per questi giorni, sempre se non hai già i tuoi impegni.

Eulalia accettò e con un altro paio di messaggi scambiati decisero dove vedersi e quando per ripassare insieme, era finita a fare da insegnante a ben due ragazzi, incredibile, l’anno prima non si era quasi azzardata a parlare con nessuno.                               
Manuel in un primo momento le era sembrato un ragazzo come molti altri, ma era la sua seconda supposizione sbagliata, anche Duncan le era sembrato subito un bullo senza scrupoli, e ora si ritrovava a vedere ogni giorno un ragazzo distrutto dentro, ma capace di amare, forse non ne era pienamente a conoscenza, ma Duncan doveva saper dare amore come pochi uomini potevano saper fare, non aveva che bisogno di qualcuno con cui dare inizio a questa parte meravigliosa di sé, ed Eulalia sperava di essere lei la ragazza giusta, e dato che ora ne era quasi certa, sperava di riuscire a durare.

 

 

Duncan si riprese dal suo sonno, alzandosi verso il tardo pomeriggio, trovò Eulalia nel suo salone seduta sul divano a leggere, mentre Kevin doveva essere nella sua stanza.
<< Ben svegliato.>>
<< Mh>> di li a pochi giorni nella mente di Duncan giravano solo i pensieri sulla sua famiglia, non sapeva come parlarne ad Eulalia, come rivelargli tutto e sperare che lei non scappasse a gambe levate, eppure avrebbe dovuto farlo presto, il tempo stringeva ed era contato.
Le si avvicinò, osservando il libro che leggeva. Alzò un sopracciglio nero.                    
<< Libro romantico?>> la vena della sua voce non era molto entusiasta.   
Eulalia spostò il libro da davanti il suo viso, per puntare i suoi occhi azzurri sul ragazzo. 
<< Pensavo che avessi compreso la mia vena romantica.>>                    
“Oh sì, fin troppo.”                                                                                              
Pensò con ironia Duncan, ricordando la serata sul cornicione del tetto. Eulalia gli rivolse un dolce quanto sincero sorriso, come lo avesse letto nella mente. Ecco, quello era il momento, sarebbe stato l’attimo perfetto per verificare la veridicità di tutta la loro storia, lei si era fermata per un poco in casa sua, aveva dormito nella stanza accanto alla sua, si era mossa per il salone e si era fatta la doccia nel suo bagno, lo guardava, si baciavano e toccavano come solo due ragazzi attratti l’uno dall’altra in tutto e per tutto potevano fare, e lei, gli rivolgeva sorrisi come quello, pieni di amore e sincerità.
Duncan non vi era abituato, solo la sorella lo aveva guardato in tal modo e trovava meravigliosa quell’espressione sul volto di Eulalia.
Sarebbe stato il momento perfetto per vedere se tutto ciò non sarebbe scomparso con la verità su di lui che tornava a galla, ma non si sentiva ancora in grado, così restò in silenzio, tanto vicino alla verità da odiarla.
Era fermo a guardarla fino a che il cellulare non prese a squillargli.                 
”Al diavolo tutti! Non voglio sentire nessuno, soprattutto Alan.”                             
Ma la suoneria riprese, incessante fino all’ultimo squillo, così con uno sbuffo e uno sguardo irritato, Duncan prese il cellulare dalla tasca rispondendo.                                         
<< Chi è?!>> non si era nemmeno degnato di guardare chi fosse sullo schermo e il suo tono era eccessivamente brusco. Ma tutto cambiò in un istante quando sentì colui che parlava dall’altra parte della cornetta, dargli una notizia sconvolgente, una notizia che sperava di sentire da ben quattro anni.

   
 
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