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Autore: EmmaStarr    20/05/2016    1 recensioni
Se solo avesse potuto parlare, avrebbe gridato a quel minorato mentale di smetterla di trattarlo come se fosse il suo animaletto da compagnia, avrebbe ordinato di essere riportato dalla sua ciurma, avrebbe insultato Trafalgar in ogni lingua conosciuta e lo avrebbe obbligato a procurarsi una nave degna di questo nome. Avrebbe parlato per il semplice gusto di parlare, e di essere ascoltato.
Ma non poteva: ogni cosa che cercava di dire si traduceva in miseri guaiti o sordi ringhi che non potevano essere in alcun modo interpretati.
E tutti continuavano a crederlo morto.

* * *
Eustass Kidd non è certo il tipo che si lascia sconfiggere facilmente. Ma una nuova e terribile minaccia cala sulla sua vita all'improvviso, e in seguito all'incontro con un misterioso pirata viene trasformato in cane. Come reagirà un certo Chirurgo della Morte alla notizia della dipartita del suo amante? E se giusto quella sera Penguin e Sachi avessero accolto a bordo della nave uno scorbutico cane rosso fuoco?
* **
{KiddLaw} {Angst, drammatico}
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Eustass Kidd, Trafalgar Law | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Capitolo 10-

 

Kidd non aveva dubbi: l'avrebbe ucciso. E sarebbe stato lento e doloroso, com'era solito fare lui. Lasciarlo in balia di quei due idioti! Un conto era assecondare le loro follie quando nessuno era al corrente della sua vera identità; un conto invece era prendersi così impunemente gioco di lui! Era sull'orlo di una crisi di nervi quando la porta del bagno si spalancò.

«Penguin, Sachi, avete finito o no?» domandò quello stronzo di Trafalgar, un sorrisetto mal trattenuto che gli incurvava gli angoli della bocca. Kidd lo fulminò con lo sguardo: se sperava che questo salvataggio ritardato contasse qualcosa, beh, si sbagliava!

«Volevamo fare un'ultima passata di shampoo...» attaccò Penguin, speranzoso, ma Law agitò la mano. «Beh, lo farete un'altra volta, il cane ora mi serve» stabilì categorico.

I due non parvero troppo entusiasti, ma alla fine accettarono di allontanarsi dal bagno e lasciarono Law solo col cane, non prima di averlo asciugato con energia.

E adesso cos'hai da guardare? Kidd non capiva il senso di quell'incursione, per quanto non potesse dire di non averla apprezzata. Alla fine Trafalgar si decise a parlare: «Domani attaccheremo di nuovo» affermò, fissandolo negli occhi. «E questa volta, sarà la battaglia definitiva. Affronterò Moore, e volevo chiederti se te la senti di venire con me» aggiunse, gli occhi brillanti di malizia. Per essere alla sua altezza si era accucciato a terra, e Kidd non si sarebbe potuto sentire più preso in giro di così.

Abbaiò con orgoglio, gonfiando il petto e scoccandogli un'occhiata torva: e c'era anche da domandarglielo? Avrebbe fatto rimpiangere a quel pirata da strapazzo il giorno in cui si era messo contro il grande Capitano Kidd!

Trafalgar abbozzò un sorriso. «Ne ero sicuro. Ma se vorrai venire, ho bisogno che tu dimostri di potermi essere davvero utile.»

Kidd corrugò la fronte, inclinando il capo: non aveva già sconfitto mezzo battaglione della famosa armata animale di Moore? Cosa voleva di più quel chirurgo da strapazzo?

«Oh, non credere che per affrontare Moore bastino quei tuoi dentini affilati, Eustass-ya» ghignò Trafalgar. «Stiamo parlando di un pirata spadaccino al servizio di Kaido, con i poteri di un Frutto del Mare. Ma sta' tranquillo, non ti chiedo niente di troppo complicato: vieni con me» ordinò, alzandosi e avviandosi verso la porta.

Kidd lo seguì, dubbioso: che Trafalgar volesse allenarlo? Dotarlo di un'arma nuova di zecca? Doparlo? Innestargli gli arti di un qualche altro animale?
Alla fine, scoprì che erano diretti verso la rimessa del sottomarino. Kidd non l'aveva mai esplorata a dovere, principalmente perché non c'era davvero niente di interessante: solo una grande stanza ricolma di viti, bulloni, pannelli di metallo, chiodi e ogni tipo di pezzo di ricambio che potesse risultare utile in un sottomarino in caso di guasto. Una volta dentro, Trafalgar prese una vite da una cassa di ferro su uno scaffale e la lasciò cadere a terra. «Prendila» ordinò, secco.

Kidd, confuso, azzardò un passo nella sua direzione. «Non così, cretino! Fa' quella cosa che hai fatto prima. Usa il tuo potere» spiegò Trafalgar con impazienza. E Kidd capì: se volevano avere qualche chance contro Moore, le sue capacità sarebbero potute risultare decisive. Assurdo, non ci aveva nemmeno più pensato! Ma se c'era riuscito prima, non vedeva perché non ci dovesse riuscire anche adesso. Si concentrò intensamente sulla piccole vite abbandonata sul pavimento, sentendo il suo potere ribollirgli nelle vene. L'oggetto tremò impercettibilmente, ma non si mosse di un millimetro.

«Andiamo, Eustass-ya, puoi fare di meglio» lo schernì Trafalgar. «O devo dedurre che quello di prima è stato solo un caso?»

Non osare parlarmi in quel modo!, ruggì internamente Kidd, e la vite schizzò completamente fuori controllo verso il soffitto.

«No, devi controllarla. Fa' in modo che cada esattamente tra le tue zampe» lo riprese Trafalgar, serio. «Concentrati sullo scopo, lascia perdere tutto il resto.»

Lentamente, Kidd cercò di fare come gli era stato detto: incanalare la sua forza attraverso quel corpo era cento volte più faticoso di quando era umano. Si sentiva ancora un ragazzino, un quindicenne spaventato che aveva appena perso l'abilità di nuotare guadagnando in cambio le capacità fisiche di una calamita da frigorifero. Ci aveva impiegato due anni per conquistare una completa padronanza del suo potere, e ora doveva ricominciare da zero in meno di dodici ore? Cosa si aspettava che fosse, un supereroe?

La vite tremò leggermente sotto il suo sguardo concentrato, poi prese a spostarsi lentamente verso di lui.

«Tutto qui?» lo schermì Trafalgar degnandolo di un sorrisetto ironico. «Prova a visualizzare il tuo potere come qualcosa di concreto. Una corda, una sala operatoria, cose così» suggerì, senza smettere di sfoggiare quel suo sorrisetto sarcastico.

Kidd lo incenerì con lo sguardo, e la vite accelerò considerevolmente la sua corsa, procedendo solo un po' a zig-zag.

«Oh, così va decisamente meglio» concesse l'altro. «Avevi solo bisogno di un po' di incoraggiamento, dico bene?»

Kidd sbuffò forte e troncò il legame che attirava a sé la vite, che rimase immobile in mezzo alle sue zampe. Ricordava che, quando stava ancora imparando a usare il suo potere, gli riusciva più semplice immaginarlo come una corda che poteva tirare per avvicinare qualcosa a sé. Poi aveva iniziato a vederlo come un'enorme campo da gioco in cui era lui a stabilire le regole, giostrando contemporaneamente tutti i pezzi.

«Molto bene. Ora riportala nella mia mano» sorrise Law. Questo era più difficile, perché doveva far salire la vite anche in verticale. Ma Trafalgar lo guardava come a sfidarlo, e il grande Capitano Kidd non si sarebbe fatto mettere sotto così facilmente!
Sollevando il mento in segno di sfida, catalizzò tutti i suoi pensieri sull'unico obiettivo di spostare la vite. Sentiva il suo potere irradiarsi intorno a lui come un vero e proprio campo magnetico, percepiva gli innumerevoli pezzi di metallo dietro di lui. Oh, quella stanza era un vero e proprio parco divertimenti! La vite vibrò a mezz'aria e si fermò esattamente sopra la mano di Trafalgar, che sollevò un sopracciglio con aria vagamente colpita. «Beh, direi che stai andando bene» si sbilanciò.

Kidd grugnì, gonfiando il petto. «Ah, vuoi dire che potresti fare di meglio?» sorrise allora il pirata, sedendosi a gambe larghe su una cassa di ferro lì per terra. «Dimostramelo.»

Kidd non aspettava altro. Chiuse gli occhi per un istante e lasciò fluire il suo potere attraverso tutto il corpo, dalla cima delle orecchie fino alla punta della coda. Lo sentiva bruciare in ogni vena, sentiva l'aria crepitare di energia e il ferro intorno a lui che vibrava. Spalancò gli occhi di botto e l'intera stanza prese a vorticare.

 

* * *

Law sorrise: non si aspettava niente di meno da uno come Eustass Kidd. Aveva visto cos'era riuscito a fare contro Moore, ed era convinto che non ci sarebbe voluto molto per fargli recuperare pienamente i suoi poteri. Il suo era più probabilmente un blocco psicologico, che ora pareva essere completamente superato.

Kidd aveva gli occhi puntati verso l'alto, il muso deformato da quello che poteva tranquillamente passare per un ghigno vittorioso. Un intero sciame di oggetti metallici vorticava ad una velocità esorbitante sopra le loro teste: gli oggetti più grandi si muovevano anche verticalmente, e sbattendo l'uno contro l'altro sembravano quasi dare il ritmo all'intera scena. «Il solito esibizionista» sbuffò Law a metà tra il colpito e il rassegnato.

Kidd lo sentì e sollevò un sopracciglio, come a dirgli sta' a guardare. Si concentrò per un istante e improvvisamente il vortice prese la forma di una grossa mano metallica, che fu veloce ad abbassare tutte le dita tranne il medio. Law non riuscì a trattenere una risata genuina. «Ah, davvero?» sorrise, sollevando un sopracciglio e attivando la sua Room. Kidd guaì di protesta nel trovarsi a fluttuare a mezz'aria, agitando le gambe come un forsennato. «Non mi sembri nella posizione di fare tanto l'arrogante, Eustass-ya» lo canzonò, facendolo cadere a terra senza tanti complimenti.

Kidd ringhiò, un'espressione che sembrava dire riprovaci e sei morto. Poi spalancò gli occhi come se avesse avuto un'idea improvvisa, e di colpo una piccola quantità di viti, bulloni e altri piccoli oggetti si rovesciò nella sua direzione. Law assottigliò gli occhi, poi li sgranò di botto quando si rese conto di cosa stava facendo Kidd: aveva scagliato via la protasi che aveva al posto della gamba e si era assemblato una sferragliante opera meccanica di prima qualità, snodabile e letale. Una volta fatto, Kidd la provò correndo per un breve tratto e si lasciò sfuggire un mugolio di soddisfazione.

«Non male» concesse Law. Kidd si voltò di scatto verso di lui, furioso. Come, non male? Volevi dire strepitoso, forse! Gridavano i suoi occhi. «Beh, c'è ancora un ampio margine di miglioramento» continuò Law con un sorrisetto. «Dopotutto, qui c'erano solo bulloni e cacciaviti, con quella roba non potrai certo ammazzare nessuno» esagerò, godendo internamente nel farlo infuriare. Ma proprio mentre Kidd stava per saltargli alla gola o cose del genere, aggiunse: «Vieni, andiamo nell'armeria.» E non c'era niente di meglio del guaito elettrizzato di Kidd per chiudere la giornata migliore che Law avesse avuto nell'ultimo mese.

 

* * *

 

Il sole non era ancora sorto all'orizzonte quando i pirati Heart con la ciurma dei pirati di Kidd lasciarono le loro navi alla volta del palazzo di Moore.

Nessuno parlava, ma Killer e gli altri non facevano che lanciare occhiatine furtive al grosso cane rosso che zampettava al fianco di Law. Penguin e Sachi, a cui un Law estremamente divertito aveva spiegato tutta la faccenda, stavano ben alla larga dall'animale, temendo per le loro vite.

Giunsero in fretta davanti al portone del palazzo, e si fermarono. «Ci siamo» disse Law.

«Facciamo vedere chi siamo!» gridò Killer, e in un secondo tutto il gruppo oltrepassò il cancello, riversandosi nella sala principale.

Moore, i suoi uomini e l'esercito di ibridi li stavano aspettando.

Kidd ringhiò, e Law annuì brevemente. «Lo so che sei impaziente, Eustass-ya» cantilenò. «Sarò breve.»

Moore esplose in una fragorosa risata. «Cosa c'è, non ne hai avuto abbastanza, ieri?»

«A me sembra che sia stato tu a battere in ritirata, l'ultima volta» commentò Law, abbozzando un sorriso. «Siamo tornati per concludere quello che abbiamo iniziato ieri.»

Il sorriso scomparve dal viso di Moore. «Ormai sapete troppe cose: nessuno di voi uscirà vivo da qui!»

Law osservò che aveva la mano destra coperta da un guanto: che fosse per evitare di trasformare per errore qualcuno dei suoi? Come immaginava, non era ancora abbastanza allenato nell'utilizzo del suo potere; ma era sempre meglio avere una conferma definitiva.

Kidd ringhiò di nuovo: quella era la parte che aveva sempre sopportato di meno, la chiacchierata prima del combattimento. Law aveva un bel dire che era un momento essenziale per studiare l'avversario e identificare i suoi punti deboli, Kidd non riusciva semplicemente a trattenersi. «E va bene» concesse allora, prima di evocare la sua Room e scagliare improvvisamente via dieci animali contemporaneamente. «Andiamo!»

Kidd ruggì di gioia e si tuffò nella mischia, di fianco a Law, ed entrambi si diressero senza esitazioni verso Moore, che li aspettava poco lontano con un sorriso soddisfatto sul volto.

Era cominciata.

 

***

 

Killer e gli altri iniziarono subito a lottare contro i membri umani della ciurma di Moore, mentre i pirati Heart si concentrarono sul tenere occupati gli ibridi in modo da permettere a Kidd e Law di raggiungere Moore relativamente indisturbati.

Kidd non riusciva a crederci, non stava più nella pelle: era arrivato il momento, finalmente, avrebbe potuto vendicarsi di Moore per tutto quello che gli aveva fatto!

Il pirata, vedendoseli arrivare addosso, indietreggiò in direzione di un'altra sala poco distante, e Law e Kidd lo seguirono.

Si ritrovarono ben presto separati dal resto del gruppo, e Kidd si guardò intorno con attenzione: c'era abbastanza ferro anche lì, non sarebbe stato un problema per lui seppellire vivo quel bastardo.

Kidd avrebbe voluto saltargli subito addosso, ma doveva attenersi al piano: ringhiò tenendosi un po' in disparte, indirizzando tutti gli insulti che conosceva a quel cretino di Trafalgar che andava ad inventarsi certe cazzate.

 

* * *

 

«E tu te ne stai qui, facendo attenzione a non farti notare» proseguì Trafalgar, indicando un punto del grande tabellone sopra al quale stavano studiando la strategia migliore.

Kidd ringhiò immediatamente, contrariato: stare nascosto? No, grazie!

«Perché, Capitano? Non basterebbe che il can... cioè, che Kidd gli facesse crollare in testa la stanza?» propose Penguin a debita distanza dall'animale.

Law scosse la testa. «Quello è uno spadaccino serio. Avete presente, tutta la faccenda delle spade “che tagliano anche l'acciaio”. Riuscirebbe a difendersi da un attacco del genere, e avremmo perso l'effetto sorpresa. State a sentire quello che faremo, invece.»

 

* * *

 

«Arrenditi, non hai scampo! Ti reggi a malapena in piedi» lo schernì Moore, ghignando diabolico.

Law lo ignorò, concentrandosi sullo schivare i colpi ricevuti. Effettivamente aveva visto giorni migliori, ma era stato messo decisamente peggio in più di un'occasione. Assottigliò gli occhi prima di attaccare di nuovo, facendo sì che il combattimento si spostasse un po' più vicino al punto in cui era nascosto Kidd.

«Ce l'hai ancora con me per quel tuo Capitano Kidd? Guarda che non è stato niente di personale» continuò a provocarlo Moore, parando i suoi colpi e infliggendogliene di nuovi, più pesanti.

«Certo che tu parli un sacco» cantilenò Law, abbassandosi all'ultimo secondo. Pur avendo caricato la sua nodachi di Haki, non riusciva ancora a ferirlo.

«E certo che tu sei testardo per essere un semplice alleato che vuole vendicare un amico» frecciò Moore. «Non sarà che tutte le voci che giravano sul vostro conto erano vere?»

Law sgranò leggermente gli occhi, e in quell'istante Moore lo disarmò, scaraventandogli la nodachi dall'altro lato della stanza. Law si tuffò per recuperarla, ma con un calcio nello stomaco Moore lo spedì a terra. «Di' un po', speravi davvero di battermi?» ghignò Moore, svettante sopra di lui. «Potrei ucciderti, ma ho deciso di essere misericordioso.» Con un gesto teatrale si sfilò il guanto che teneva alla mano destra e si sgranchì le dita, lasciando cadere la sua katana poco distante, fuori dalla portata di Law. «Entrerai a far parte della mia collezione!»

E prima che né lui né Kidd avessero il tempo di fare alcunché, Moore posò le dita sulla testa di Law.

 












Angolo autrice:
Mi prostro davanti a voi col capo coperto di cenere: ebbene sì, sono una pessima persona. Vi chiedo perdono! La scuola mi ha letteralmente risucchiata viva, e non ho fatto in tempo a terminare il capitolo in tempo.
Grazie a tutti quelli che comunque continuano a seguire la storia: ormai manca poco! Il prossimo sarà l'ultimo capitolo ufficiale, ma a seguito verrà un bell'epilogo, quindi non temete, ne mancano ancora due. Intanto... quale sarà il piano di Law? Qualcosa è andato storto o sta andando tutto secondo i piani?
Ci sentiamo, direi intorno al prossimo weekend, a Dio piacendo. Pregate per me!
Un abbraccio, vostra
Emma <3
  
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