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Autore: saffyj    21/05/2016    7 recensioni
Edward ama sua figlia, ma deve fare i conti con i sensi di colpa che porta con sé. Penny, la figlia di Edward ha portato con sè tutto il dramma che ci si aspetta da un Masen.
Sequel della FF "Fridays at Noon" di troublefollows
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Emmett Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Lo so! E' tardissimo e sicuramente qualcuna di voi ha pensato che non avrei mantenuto la promessa fatta, ma io cerco sempre di mantenere le promesse, ed anche se sono distrutta... sono qui a postare il nuovo capitolo!!!
E' vero, avevo promesso che ne avrei postati di più, ma capitemi, è stata una giornata infernale
e fatico a tenere gli occhi aperti!!!
Quindi per il momento riesco a pubblicare solo questo capitolo! Sperando che domani sia un giorno migliore e più profiquo per questa FF e le mie FF... Vi auguro BUONA LETTURA!!!!

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CAPITOLO 4

  
“Ricordi quando abbiamo volato sull’aereo per andare in Africa?” mi chiese Penny, provando a fare del suo meglio per rimandare il riposino.
“Certo.”
“C’è voluto tanto tempo.” Sospirò drammaticamente e abbracciò al petto il coniglio di peluche.
“E’ vero.”
“Ricordi quando tu ed io siamo tornati dall’Africa?”
“Io e te. Si, mi ricordo.”
“Ci abbiamo messo tanto tempo.”
“Tanto, tanto tempo” concordai.
“Ti ricordi quando tu ed io abbiamo dormito sull’aereo?”
“Io e te abbiamo dormito sull’aereo” la corressi. “Si, mi ricordo anche quello.”
Si comportava come se tutto questo fosse accaduto molto tempo fa. Forse per una bambina di quattro anni qualche settimana era tanto tempo.
“Posso dormire sull’aereo quando andremo a trovare nonna Renèe e Nonno Phil in Florida?”
“Se sei stanca sì” replicai, desiderando che si rendesse conto di quanto stanca fosse ora e si addormentasse.
“Possiamo portare Cupcake?” Mi chiese con quegli adorabili occhi marroni, ma riuscii a resistere al loro fascino.
“Non credo proprio, tesoro. Nonno Phil non è un fan dei cani, ricordi?”
“Si” rispose tristemente. “Anche Lala si sentirà sola. Lala e Cupcake si possono prendere cura l’una dell’altra quando andiamo in Florida.”
Si rivelò più facile di quel che credevo. “Buona idea, Pennycara. Ora è il momento di fare un pisolino.”
“Non sono stanca” protestò con uno sbadiglio ed io sorrisi. Se fossi riuscito a farla tacere per due minuti sarebbe crollata in un attimo.
“Credo tu sia un po’ stanca. Stenditi giù con me per un paio di minuti, okay?” La strinsi a me mentre ci accoccolammo sul suo letto, tutto rosa, a due piazze.
“La prossima volta che andiamo in Africa zia Alice può venire con la sua bambina?”
“Non lo so. Probabilmente zia Alice non potrà andare da nessuna parte per un po’ dopo che avrà avuto la bambina.”
Penny aggrottò le sopracciglia. “Ma i bambini possono andare sull’aereo, giusto?”
Ridacchiai sommessamente. “Si, tesoro, i bambini possono andare sugli aerei.”
“Bene.”
“Stiamo in silenzio, okay?”
“Okay, Papi.”
Chiusi gli occhi sapendo che se avessi finto di dormire mi avrebbe seguito per davvero. Riuscivo a sentire il ritmo dei suoi respiri che diventavano più lenti. Proprio quando pensavo di poter aprire gli occhi, parlò nuovamente.
“Papi?”
“Che c’è, amore?”
“Ti ricordi quando ero nella pancia della mamma?”
Mi si seccò la bocca e desiderai avere qualcosa con cui inghiottire il nodo in gola. “Certamente, mi ricordo.”
“Mamma era felice quando ero nella sua pancia?”
Il dolore nel petto era troppo da sopportare e con grande difficoltà riuscii a parlare. “Era più che felice. Ti ha amato dal secondo in cui ha saputo che eri lì dentro.”
“Mi dispiace che mamma non possa avere altri bambini nella sua pancia.”
Non sapevo cosa rispondere. Avrei dovuto chiedere a mia sorella di che diavolo avevano parlato oggi mentre erano insieme, perché Penny non avrebbe potuto uscirsene con questa cosa per conto suo.
“Cerchiamo di dormire un po’ ” dissi abbracciandola più stretta perché le parole che desideravo poter dire non uscivano.
“Papi?”
“Cosa tesoro?”
“Ti voglio bene oltre l’infinito e oltre.”
Premetti le labbra sui suoi capelli. Mi voleva far piangere. “Anch’io ti voglio bene, oltre l’infinito e oltre.”
“Infinite volte.”
Feci del mio meglio per mantenere il mio tono fermo. “Anch’io.”
“E fino in Africa.”
Rimasi in silenzio. Sarebbe potuta andare avanti per sempre se le avessi risposto. Rimase in silenzio per un minuto intero.
“E poi fino in Cina e ritorno” aggiunse.
“E’ ora di dormire, Faith Elizabeth.”
“Okay, Papi.”
Ero stanco e se non si fosse addormentata velocemente, lo avrei fatto io.
Emmett ne sarebbe stato tremendamente felice, ma non ci vollero più di due minuti che cadde in un sonno tranquillo permettendomi di sgattaiolare via.
Mi fermai a guardarla dalla porta. I lunghi capelli ondulati erano aperti a ventaglio sul cuscino. Strinse il suo coniglietto al petto e le sue piccole labbra si dischiusero leggermente. Il mio bellissimo angelo. Non sapevo davvero cosa avrei fatto senza di lei. Isabella aveva avuto pienamente ragione.
 
***
 
Ritornai a casa dal mio esilio auto­imposto una sera molto tardi.
Charlotte mi informò che mia moglie era già a letto e non mancò di dirmi che l’avevo davvero delusa. Non per la mia incapacità di tornare accanto a Isabella in questo ultimo paio di giorni, ma per la mancanza di fede che stavo dimostrando in generale.
“Senza fede non hai niente. La fede è ciò che vi aiuterà a superare tutto questo e ciò che aiuterà Bella a farsi forza” disse Charlotte abbracciandomi. “Bella ce la farà.”
Non avevo fede ma decisi di tenerlo per me. Mi domandai se potevo dividere il letto con Isabella prima di fare effettivamente pace o se si sarebbe arrabbiata. Entrai silenziosamente in camera. Era raggomitolata nel letto dando la schiena alla porta. Non si mosse. Mi liberai della giacca del completo e la lanciai su una delle sedie contro la parete. Allentai la cravatta e guardia il mio angelo dormire… Mi era mancata così tanto durante questi ultimi giorni. Sembravano molto più di tre giorni. Mi avvicinai a lei e il pavimento scricchiolò sotto i miei passi facendola svegliare.
"Edward?"
“Non volevo svegliarti.” Sussurrai.
Scivolò fuori dal letto e, senza riserve, mi venne incontro e mi avvolse le braccia intorno. Mi abbracciò e pianse tra le mie braccia, spaccandomi interamente in due.
“Shh, non piangere. Per favore non piangere, amore.”
“Ho bisogno di te. Non posso superare tutto questo da sola.” Isabella non aveva idea di quanto mi ferisse con le sue parole. Non capiva che mi sentivo nello stesso modo riguardo alla vita in generale? Non potevo vivere in un mondo nel quale lei non esisteva. Non potevo sopravvivere da solo. Avevo bisogno di lei. Avevo bisogno di lei da adesso fino al giorno in cui sarei morto. Non poteva morire prima… Semplicemente non poteva morire prima.
“Ho paura,” ammisi ad alta voce.
Si aggrappò a me più saldamente. “Non vado da nessuna parte. Non sono mai io quella che se ne va, ricordi?”
“E se sei tu questa volta?”
Mi lasciò andare e mi afferrò le mani posizionandole sulla piccola collina della pancia che stava iniziando a vedersi, mi tenne il viso e mi guardò negli occhi. “Abbiamo creato questa bambina. E’ nostra da amare e da proteggere. Verrà un giorno quando guarderai nostra figlia e realizzerai di non poter immaginare di non averla nella tua vita. E’ una parte viva di te. Non puoi distruggere un pezzo di te, Edward. Non puoi.” Chiusi gli occhi. Non m’importava che la bambina fosse parte di me, ma più ci pensavo e più acquistava importanza che fosse una parte di Isabella. Non potevo fare del male alla bambina più di quanto potevo sopportare di ferire la donna in piedi davanti a me.
“Non lasciarmi” la pregai.
“Mai” mi promise.
 
***
 
Trovai Emmett nella sala giochi impegnato con un video games. Mi lasciai cadere sul divano vicino a lui. Immediatamente sentii qualcosa affondarmi nel culo. Mi sollevai e tirai via uno dei peluche di Penny. I suoi occhi di plastica erano stati masticati completamente.
“Cane delle palle” dissi senza nascondere in alcun modo la mia frustrazione. Cupcake aveva questo vizio demoniaco di rosicchiare via i bulbi oculari dei peluche e delle bambole che Penny lasciava sul pavimento nascondendoli poi in giro per casa. A mio parere li rendeva terrificanti. Animali dall’aspetto raccapricciante senza occhi. Facevamo tutti del nostro meglio, buttandoli via prima che la mia dolce bambina s’imbattesse in loro. Il cane l’avrebbe segnata a vita.
“Perché cazzo hai comprato a quella bambina un cane vero? Sei proprio un coglione.” Emmett reputava il tutto molto divertente.
“Pensavo che se ne sarebbe presa cura.”
Mise il gioco in pausa e si girò a guardarmi. “Ha quattro anni.”
“Le bambine di quattro anni possono essere responsabili.” Mi difesi.
“Responsabili per cosa?” chiese tornando al suo gioco. “Bimbe dell’età di Faith sono totalmente dipendenti dai loro genitori. Ha quattro anni, E.”
Aveva ragione, ma non glielo avrei detto di certo. Lo guardai giocare per qualche minuto. Non giocavo da così tanto ad un video gioco che mi sembrava passata una vita. Iniziai ad assimilare le sue parole ed iniziai a preoccuparmi.
“Pensi che stia sbagliando con lei?”
“Chi? Faith?” ridacchiò Emmett.
“Da una parte la vizio e dall’altra la tratto come se dovesse sapere più di quel che dovrebbe.”
Emmett fermò di nuovo il gioco. “Penso che tu faccia fatica a ricordarti cosa vuol dire avere quattro anni, ma non penso che tu la faccia sentire sbagliata.”
“Dovrei dirle di no più spesso. Creerò un mostro che non sa cosa significa stare al mondo.”
Scosse la testa. “E’ una brava bambina, E. Lo è sempre stata. In più, il resto di noi sa come dire no.” Mi osservò sospettoso. “Da dove arrivano ‘ste paranoie? Non credo che i tuoi dubbi siano nati perché ti stavo rompendo le palle riguardo al cane.”
Mi grattai la testa con entrambe le mani. “Non voglio deluderla.”
"Faith?"
Aggrottai la fronte. “Faith…” Emisi un lungo sospiro. “Isabella… Non lo so.”
“Non stai deludendo nessuno. Faith ti adora. Sei un bravo papà. La vizi, ma è una bambina forte. E’ molto più simile a sua madre che a suo padre.”
“Oggi mi ha chiesto come fosse quando era nella pancia di sua madre. Ha chiesto se Isabella era felice quando lei era lì dentro. Perché me lo avrebbe chiesto?”
“Perché oggi è stata con la zia molto incinta!” replicò senza esitazione.
“Ero preoccupato che mi chiedesse se ero felice quando era nella pancia di sua madre. Non avrei saputo cosa risponderle.”
Emmett posò una mano sulla mia spalla. “Le avresti detto che eri molto felice. C’è stato un periodo durante la gravidanza in cui eri l’uomo più felice del mondo.”
Aveva ragione… Di nuovo.
 
***
 
“Sua moglie sta salendo” disse Maggie attraverso l’interfono. Premetti il bottone così che potesse sentirmi. “Grazie, Maggie.”
Velocemente finii di scrivere l’email di cui mi stavo occupando e premetti invio. Afferrai il telefono e scrissi un messaggio a Isabella, la quale senza dubbio stava salendo con l’ascensore.
‘Buone notizie, spero!’
Non rispose, ma bussò alla porta prima di quanto mi aspettassi.
“Entra pure!”
Aprì la porta con il telefono in mano. Non riuscivo a decifrarle il viso. Pensavo fosse venuta a dirmi la buona notizia faccia a faccia invece che per telefono, ma in quel momento pensai che fosse venuta per dirmi che non era incinta e che aveva bisogno di una spalla su cui piangere. Sembrava che fosse sul punto di piangere.
“Hey” dissi, avvicinandomi con tre lunghe falcate... “Questo vuole dire solamente che avremo un altro mese di prove. Fare più sesso non è mai una brutta cosa, tesoro.” Le avvolsi le braccia intorno e la tenni stretta a me. Non potevo sopportare di vederla piangere. Mi distruggeva sempre.
“E se ti dicessi che ero triste perché non abbiamo più bisogno di provare di nuovo?” Borbottò sul mio petto.
La liberai e le afferrai entrambe le braccia così da poterla allontanare per guardarla meglio.
“Non abbiamo più bisogno di provare?”
Si morse il labbro e provò a nascondere un sorriso.
“Sei incinta?” Provai a trattenermi dal saltare su e giù. Questo era esattamente ciò che avevo sperato.
“Tu e i tuoi spermatozoi eccellenti siete riusciti a ingravidarmi. E’ vero.”
La presi nuovamente tra le braccia e la sollevai dal pavimento. Stavamo per avere un bambino. Insieme avevamo creato una vita. Non c’era niente che confermasse il senso della vita più a fondo di quel pensiero. “Ce l’abbiamo fatta!” Volevo farla girare, ma m’implorò di metterla giù.
“Non possiamo ancora dirlo a nessuno. Non voglio spargere la voce finché non saremo un po’ più in là con il tempo.”
“Cento dollari che non sono la prima persona a cui l’hai detto” dissi conoscendola fin troppo bene.
Storse le labbra e lasciò andare uno sbuffetto. “Tyler mi è venuto incontro all’ascensore proprio ora. Non ho confermato nulla, ma sono sicura che lo sa. Mi ha chiesto com’era andato il mio appuntamento, del quale poteva sapere solamente grazie a te, signor Pettegolo” disse guardandomi storto. “Ho detto ‘Bene’ ma sono certa che sapeva cosa significasse.”
Non potei fare a meno di ridere. Rivivevamo la stessa situazione del nostro matrimonio segreto.
“Solo Charlotte e Tyler sanno che sei andata per un test. Nessun altro, lo giuro.”
“Cerchiamo di mantenerla così,” replicò in tutta serietà. Si spinse sulle punte e mi baciò sull’angolo della bocca. Grosso errore. Non sarei stato in grado di fermarmi. La tirai contro di me e la baciai con più forza. Avevamo fatto un bambino. Isabella portava in grembo il mio bambino. L’emozione era indescrivibile. Isabella si tirò indietro e mi sorrise. “Ti amo.” Le sue mani mi reggevano il viso. I suoi pollici mi accarezzavano le guance. Il suo cuore mi scaldava l’anima.
“Abbiamo fatto un bambino.” Avevo bisogno di dirlo a voce alta per apprezzarlo veramente.
Ridacchiò dolcemente, facendomi sorridere di più. Mi avvolse le braccia intorno al collo.
“L’abbiamo fatto.”
“Dal momento che non è influenza, tornerò in camera stanotte. Penso che dovremo festeggiare il gran colpo facendo del sesso selvaggio tutta la notte.”
Fece un sorrisetto e sollevò un sopracciglio. “Credo che quel piano abbia del serio potenziale.”
“Lo credi?” Ridacchiai sotto i baffi.
Mi diede un veloce bacio a stampo sulle labbra. “Lo credo davvero, affascinante papà.”
La sollevai nuovamente da terra, baciandola come un folle. Papà. Ci sarebbe voluto un po’ di tempo per abituarsi a quello.
 
***
 
Emmett mi strizzò una spalla. “Se Faith ti chiederà mai come ti sei sentito, dille del modo in cui ti sei sentito nel momento in cui l’hai saputo. Questo è il mio consiglio. Non ha bisogno di sapere il resto.”
Il resto non era altrettanto bello. Il resto era molto lontano dalla gioia che ho provato il giorno in cui Isabella mi aveva detto di essere incinta. Rivissi nella mia mente una serie di momenti dal giorno in cui prendemmo coscienza riguardo al cuore di Isabella.
 
***
 
Maggie non si preoccupò nemmeno di bussare. Spalancò la mia porta. Ero pronto a rimproverarla dal momento che avevo detto chiaramente che non volevo essere disturbato, tuttavia lo sguardo del suo viso mi fece fermare.
“Linea uno, signore. E’ qualcuno dalla scuola della signora Masen.”
Agguantai la cornetta e premetti il bottone lampeggiante. “Edward Masen.”
“Signor Masen, sono Deborah, l’infermiera scolastica qui alla Woodinville High.”
“Mia moglie, c’è qualcosa che non va con mia moglie?” Sentii il petto comprimersi, rendendomi difficile respirare. Mia moglie e il bambino. Per favore, fa che non succeda niente al bambino.
“Bella è stata portata qui perché lamentava qualche dolore al petto e difficoltà a respirare. Ha avuto qualche giramento di testa e abbiamo dovuto farla stendere per un po’. Quando le ho controllato il polso ho notato che aveva sicuramente un battito irregolare. Le ho suggerito di vedere qualcuno immediatamente, ma non penso sia saggio per lei guidare. Mi sta dando un po’ di filo da torcere a riguardo. Lei è tra i suoi contatti per le emergenze e … beh, penso che questa sia un’emergenza, anche se Bella non lo pensa. Potrebbe venire a prenderla?”
Le mie parole vennero fuori precipitose. “Sto arrivando, le dica di non muoversi finché non arrivo lì!”
Ero in macchina prima ancora che Emmett potesse chiedermi cosa stesse succedendo.
…...
Il ginocchio di Bella rimbalzava ansiosamente mentre attaccava l’unghia del pollice con i denti. “Mi dispiace che tu abbia dovuto lasciare il lavoro per questo. Potevo guidare per conto mio. Ora dovremo tornare a scuola prendere la mia m­”
“Potresti smetterla!” La mia pazienza era al limite. Eravamo seduti nella sala d’attesa del suo ginecologo e non aveva smesso di agitarsi per il fatto che ero rimasto con lei da quando l’avevo prelevata da scuola. Abbassai la voce così che potesse ascoltarmi solo lei. “Manderò Emmett o Liam o qualcun altro a prendere la macchina. Potresti smetterla di preoccuparti del resto a parte di te e del bambino, per favore?”
Annuì e iniziò a torcersi le mani sul grembo. Gentilmente ne presi una e la tenni tra le mie. Andrà tutto bene. Lei starà bene. Non è niente.
…...
“Hmm.” Fu tutto ciò che il dottore aveva detto da quando aveva iniziato la visita. Premette lo stetoscopio contro il suo petto e ascoltò ancora una volta. Tirò via gli auricolari e li lasciò appesi sul collo. Dopo aver appuntato qualcosa sulla cartella di Isabella, finalmente disse qualcosa di eloquente, “La pressione del sangue è alta. Sta soffrendo di palpitazioni cardiache da un po’, il che mi preoccupa. Penso che la difficoltà a respirare sia a causa di un po’ di fluidi nei polmoni.”
 
Scoprii che alcuni dei suoi sintomi si erano presentati da circa una settimana. Una settimana e lei non mi aveva detto niente a riguardo. Ero furioso.
“La manderò ad Harborview. Devono fare un paio di esami. Giusto per escludere alcune cose.”
“Che tipo di esami?” Gli chiesi prima che Isabella potesse aprire la bocca per parlare.
“Prima dovremmo controllarle il cuore e poi vedremo.”
Vedremo. Non era chiaro cosa volesse dire con quello, ma non mi piaceva. Non mi piaceva niente di tutto ciò.
…...
“Lui è il miglior cardiologo dell’intero stato” m’informò Carlisle per telefono.
“Ci sta facendo aspettare.” Eravamo nell’ufficio di un altro dottore, in attesa. Ero stanco di aspettare. Mia moglie aveva qualche sorta di aritmia e affanno nel respirare, qualcosa non andava. Mi stava facendo incazzare che nessuno ci dicesse quale fosse il problema.
“Un po’ di pazienza, figliolo. Andrà tutto bene. Verrò giù più presto che posso.” cercò di tranquillizzarmi Carlisle.
Isabella mi afferrò la mano e la strizzò. Il senso di colpa mi opprimeva come un’ancora nello stomaco. Dovevo essere io a confortare lei, non il contrario. Invece ero andato fuori di testa. Avevo i nervi a pezzi ed ero sudato.
“Carlisle dice che andrà tutto bene. Scenderà presto” dissi con tutta la calma che potevo chiamare a raccolta.
Sorrise e posò la testa sulla mia spalla. “Te l’ho detto che ti stai preoccupando per niente.”
Niente. Questo era niente. La gravidanza causava tutta una serie di cambiamenti nel corpo di una donna. Lei sarebbe stata bene. Mi strofinai il retro del collo e tentai di ignorare il modo in cui i miei polmoni stavano iniziando a bruciare con ogni singolo inspiro ed espiro.
…...
“Stenosi mitralica.” Il cardiologo ci guardò come se sapessimo cosa significasse. Alla fine, ci spiegò cosa fosse, cosa probabilmente l’aveva generata, del perché non avesse avuto sintomi fino alla gravidanza. Spiegò che l’avrebbero sottoposta a un regime farmacologico.
“Quali sono i rischi? La gravidanza ha causato il manifestarsi dei sintomi. Quali sono i rischi nel continuare la gravidanza?”
“Edward” la mano di Isabella afferrò il mio avambraccio. C’erano lacrime nei suoi occhi. Per se stessa? Per me? Per il bambino? Probabilmente per tutti e tre.
Il dottore capiva le mie preoccupazioni. “Tutte le donne con la stenosi mitralica sono a rischio di problemi cardiaci durante la gravidanza. C’è una forte probabilità di complicazioni durante la gravidanza che può rendere grave la gestione. Quello della signora Masen non è il peggiore che ho visto, ma non è il migliore. Arresto cardiaco, infarto, problemi di aritmia sono tutte possibili complicazioni. Non è una grossa possibilità ma potrebbe incontrare alcune di queste problematiche.”
Arresto cardiaco? Morte. Potrebbe morire. La mia vista iniziò ad annebbiarsi e il sudore mi stava imperlando la fronte.
“Ci sono alcuni farmaci che le prescriv­”
“Poteva andare in arresto cardiaco e morire a causa di questa malattia e della gravidanza?” Lo interruppi. Potevo sentire il mio stesso cuore martellarmi nel petto.
“C’è un aumento di rischio che accada, si, ma­”
“E’ alla sedicesima settimana, è ancora possibile interrompere la gravidanza?”
“Edward!” Isabella impallidì e la sua presa sul mio braccio diventò una morsa.
“Signor Masen, capisco la sua preoccupazione, ma molte pazienti con questa malattia hanno delle gravidanze e dei parti molto tranquilli. Sia la madre sia il bambino ne escono più che bene.”
Stava diventando impossibile respirare. Le pareti mi si stavano soffocando.
“Ma qualcuno muore. Giusto?”
“Il suo rischio è leggermente più alto in confronto ad altri casi” convenne. “Però, veramente, io direi che le probabilità sono a vostro favore.”
“Devo trovare Carlisle.” Esclamai alzandomi e dirigendomi verso il corridoio. Evitai di guardare Isabella, non potevo guardarla sapendo che le avevo fatto questo. Il bambino che le avevo impiantato dentro poteva far smettere il suo cuore di battere.
Me ne andai con Emmett. Era passato molto tempo da quando avevo sofferto di un pieno attacco di panico. Avevo quasi dimenticato come fosse averne uno e questo mi stava fottendo il cervello. Ero un claustrofobico sudato e incapace di respirare. Grazie a Dio c’era Emmett. Lui sapeva cosa mi stava succedendo e fece del suo meglio per farmelo passare. Probabilmente mi aiutò a non farmi venire un attacco cardiaco.
…...
“Controlleremo il bambino, verificheremo che tutto vada bene lì dentro e poi voi due andrete a casa a riposarvi.” Carlisle stava cercando disperatamente di rassicurarmi del fatto che tutto stava andando bene da quando mi aveva trovato nel corridoio con Emmett, nel bel mezzo dell’attacco di panico. Mi riportò indietro per parlare con Isabella e il cardiologo.
Isabella gli chiese di poter fare un’ecografia 3D e Carlisle riuscì ad accontentarla.
Isabella non riusciva a trattenere le lacrime e capii che le lacrime erano per il bambino, non per se stessa. Carlisle le teneva la mano mentre il tecnico la preparava per l’ecografia. Non ero più preda di un attacco di panico paralizzante, ma ero ancora contrario all’idea di avere il bambino.
“Quelle sono le gambe e i piedi” disse il tecnico indicando lo schermo. “Il bambino sta bene. Guardate il viso. E’ davvero un ottimo profilo per la visuale.”
“Bellissimo” disse Carlisle a Isabella. “Non avevano questo tipo di tecnologia quando ero uno specializzando… Questo è fantastico. Vedi, puoi vedere l’intero viso. Wow. Il bambino sembra avere il tuo mento, Edward.”
Sapevo cosa stava facendo. Stava tentando di farmi guardare. Stava cercando di renderlo interessante, ma a me non m’importava dell’ecografia, m’importava di mia moglie e del suo cuore. Quel macchinario poteva metterle a posto il cuore? Qualunque macchina poteva sistemarle il cuore? I farmaci che il dottore le avrebbe prescritto avrebbero effettivamente sortito l’effetto?
“Vuole sapere se è un maschio o una femmina? Il bambino qui ci sta dando un’ottima visuale.” Il tecnico guardò prima Isabella e poi me.
“Edward?” Isabella guardò verso di me mentre camminavo avanti e indietro nella piccola sala degli esami poco distante da loro.
Mi stava spezzando il cuore. Non le importava? Se non le importava del suo cuore, poteva per lo meno importarle del mio?
“Non ha importanza, giusto?” Dissi sprezzante.
Lacrime grandi e gonfie le caddero dal viso, bagnandole le guance e le ciglia e facendole lacrimare il naso. “Importa a me.”
“Bene allora, scopriamolo, no?” dissi burbero, guadagnandomi un’occhiataccia da parte di mio zio.
La tensione nella stanza stava soffocando non solo me. Il tecnico scambiò nervosamente uno sguardo con Carlisle, che annuì affinché procedesse. Alla fine ci disse che sembrava essere una femmina e sembrava che fosse anche sana. Non m’importava. Non trovavo alcuna gioia alla notizia che stavo per avere una figlia in salute. Volevo solo mia moglie in salute.
Emmett era in piedi nell’angolo e rimase in silenzio, sapeva che avevo bisogno di qualcuno che mi ascoltasse e mi dicesse che tutto sarebbe andato bene anche se non sapevamo davvero se tutto sarebbe andato bene.
“Una femmina. Sapevo che era una bambina” sussurrò Isabella.
Una bambina che molto probabilmente poteva causare la morte di mia moglie.
 

***

 
“Non dovrà mai saperlo.”
“Non lo dirò.” disse Emmett serenamente. “Nessuno dirà mai niente a quella bambina. E non importa, E. Quello che conta è oggi. Oggi la ami più di quanto potessi immaginare. Su, forza.” Mi afferrò la spalla. “Ci siamo già passati. Non puoi cambiare il passato, non controlli il futuro. Vivi per il presente.”
La mia testa ricadde sul divano. “Lo so. A volte lo dimentico. Il passato ama trascinarmi indietro. Oggi è uno di quei giorni che mi fa focalizzare su alcuni dei giorni più oscuri.”
Emmett si accigliò. “Lo so. E’ per questo che rimango.” Sapeva il significato di questo particolare giorno. “Posso portati io. Se vuoi.”
Scossi la testa. “Nah. Voglio andare per conto mio. E poi tu odi i cimiteri.”
“E’ vero, ma ci verrei se mi volessi li.”
Sorrisi alla sua gentilezza. Non avrei mai capito perché fossi così fortunato ad essere circondato da tanta gentilezza. “So che lo faresti, ma mi va bene farlo per conto mio.”
“Lo capisco.” Lui capiva sempre. Emmett mi capiva. Non aveva idea di quanto fosse importante per me.


 
Lo so, sono veramente crudele a lasciarvi così... ma sto dormendo in piedi!!!
Buona notte ci si legge domani!!!! BACIIII !!!!
   
 
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