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Autore: Arkytior    21/05/2016    0 recensioni
Michael è all'ultimo anno di liceo e fa parte della squadra di football della scuola. Carter, invece, insegna arte proprio nella stessa scuola di Michael, suo fratellastro. I due si ritrovano a vivere esperienze molto simili, quando quelli che credevano loro amici si rivelano per quello che sono, ovvero persone false che si divertono a prendere in giro gli altri. Insieme, i due protagonisti cercheranno di superare la cosa e di trovare una soluzione, aiutandosi a vicenda.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fuori

    Carter Knight correva per il corridoio, diretta verso l’uscita più vicina. Per fortuna i tacchi che indossava non erano così alti da impedirle di correre.
    Vedeva a malapena: aveva gli occhi pieni di lacrime. La scena a cui aveva appena assistito le aveva fatto troppo male.
Finalmente trovò una porta, che si apriva su un cortile vicino al campo sportivo della scuola. Pensò che gli spalti del campo sarebbero stati un posto tranquillo dove calmarsi e pensare. Appena varcata la porta, la ragazza smise di correre e cominciò a camminare più lentamente, diretta verso il campo.
    Pensò a quello che era appena successo: perché aveva reagito in quel modo? Non era più una dodicenne, avrebbe dovuto avere una reazione più moderata, invece era scoppiata a piangere ed era scappata.
    Avrebbe anche dovuto aspettarselo: Abigail l’aveva avvertita che si stava fidando delle persone sbagliate, ma Carter non le aveva mai dato retta. E adesso aveva appena avuto la prova che l’amica aveva ragione.
    Soltanto qualche minuto prima, Carter si stava avvicinando, felice, alla porta del bar della scuola, dove avrebbe incontrato alcuni dei colleghi con cui aveva stretto amicizia ultimamente. Era in leggero anticipo, cosa che avrebbe rimpianto amaramente, solo qualche minuto dopo. Avvicinò la mano alla maniglia, per aprire la porta, ma si bloccò improvvisamente quando, attraverso il vetro della parte superiore della porta, vide qualcosa che non avrebbe mai voluto vedere: i suoi colleghi, che ridevano e scherzavano tra di loro, senza badare all’assenza di Carter. Ma fu la frase che sentì pochi secondi dopo che la fece scappare:
    «È incredibile, quella Carter! Davvero pensava di essere amica nostra? E che Colin si sarebbe innamorato di lei, poi! Andiamo, tutti sanno che è pazzo di me, perché io sono almeno mille volte meglio di Carter Knight o come accidenti si chiama!»
    Quelle parole arrivarono al cuore di Carter come una pugnalata. Aveva riconosciuto subito la voce: apparteneva a Dana Hawk, l’insegnante di lettere, che aveva più o meno la sua stessa età, e che già dal primo giorno si era finta sua amica, dicendole di abbandonare e di non fidarsi di tutti quelli che non avevano il privilegio di essere suoi amici. Questo includeva Abigail, l’insegnante di musica, la prima persona che aveva rivolto la parola a Carter, quando era appena arrivata nella sua nuova scuola.
    Carter era arrivata agli spalti del campo sportivo. Sfortunatamente, vide che c’era già un’altra persona seduta sui gradoni: pazienza, pensò, si sarebbe seduta lontano da quel ragazzo. Man mano che si avvicinava, riconobbe il ragazzo che aveva visto da lontano: si trattava di Michael, suo fratello, o meglio, suo fratellastro. La ragazza salì sulle gradinate e andò a sedersi accanto a Michael, che alzò lo sguardo quando la vide.
    «Brutta giornata, Mike?» esordì la ragazza.
    Il ragazzo non rispose. Si limitò ad annuire.
    «Siamo in due, allora!» continuò Carter. «I miei rapporti sociali sono ufficialmente andati in fumo!»
    «Perché?» chiese Michael. «Sembravi tanto felice di essere amica della signorina Hawk…»
    «Diciamo che non è tutto oro quello che luccica… Mi sono fidata della persona sbagliata, e adesso mi toccherà pagarne le conseguenze…»
    «A chi lo dici…»
    «Che è successo? Problemi con la squadra di football?»
    «In realtà il problema è la squadra di football!»
    «Ma a me sembrava che ti piacesse stare con loro…»
    «Già, era una cosa fantastica stare in mezzo a tutti quei ragazzi popolari… almeno fino a quando non sono arrivato negli spogliatoi prima dell’allenamento di oggi…»
    «Che è successo?» chiese Carter, più preoccupata che curiosa.
    «Hai presente Austin Wood, il capitano della squadra, e quei due armadi che lo accompagnano sempre dovunque vada, Dan e Travis?»
    «Sì, quelli che ti stavano per spalmare su un armadietto il tuo primo giorno di scuola, se non sbaglio… Per fortuna sono arrivata io!»
    «Prima di aprire la porta li ho sentiti che ridevano, che dicevano che non ero all’altezza della loro squadra, e che, secondo loro, corro come una ragazzina!»
    «Sai una cosa? Ho in mente una sola parola per descrivere il loro comportamento…»
    «Avevi ragione, quando hai detto che non ti fidavi di loro…»
    «Già, ma poi ho cambiato idea, quando hai detto che ti trovavi benissimo, con quei giocatori di football, quindi ho pensato che forse anche degli energumeni come quelli hanno un cervello, nascosto da qualche parte, e delle qualità…»
    «Lo pensavo anche io, ma quei tre mi hanno fatto ricredere… E a te, invece, che è successo?»
    «Più o meno la stessa cosa… Ho sentito quell’oca di Dana Hawk che mi prendeva in giro… e sono scappata!»
    «Strano… La signorina Hawk sembra tanto gentile…»
    «Già… Sembra gentile, ma rimane sempre la solita vipera… Non riesco ancora a credere che ho perso così tanto tempo con lei…»
    I due rimasero in silenzio per qualche istante, fissando il vuoto davanti a loro.
    «Carter… Da quanto tempo porti i capelli lisci?» chiese Michael.
    «Da quando Dana Hawk mi ha dato qualche consiglio per sembrare più carina… e per piacere di più a Colin… Ora che ci penso, non ho mai messo minigonne o tacchi alti, se non…»
    «Aspetta, chi è Colin? Non il signor Stewart, vero?»
    «Perché? Non ti è simpatico?»
    «È l’insegnante di matematica! Nessuna persona sana di mente vorrebbe mai un insegnante di matematica in giro per casa!»
    «Ma non vivo a casa tua!»
    «È da quando ci siamo conosciuti che vieni a casa mia un giorno sì e l’altro pure, Carter… E l’ultima cosa che voglio è vedere anche il signor Stewart a cena a casa mia!»
    «Magari, se lo conosci meglio, non ti sembrerà così male… Non trovi che sia carino?»
    «Ma per chi mi hai preso?? Che razza di domande fai??»
    «Stavo soltanto chiedendo un tuo parere… Visto che tutta la metà femminile è affascinata da lui, e che il corso di matematica è strapieno grazie a Colin, volevo solo sapere se aveva lo stesso effetto anche sull’altra metà della scuola…»
    «È un bravo insegnante… E penso di essere uno dei pochi della mia classe che lo ascolta veramente, durante le lezioni… Un po’ come durante le tue, di lezioni…»
    «Perché, non mi ascolta nessuno?»
    «Diciamo che, fino a poco tempo fa, tutti i ragazzi non riuscivano a staccare gli occhi da te… E poi venivano a rompermi le scatole, chiedendomi se per caso tu fossi mia parente…»
    «E tu cosa rispondevi?»
    «Negavo tutto! Dicevo che non ti avevo mai vista prima, che era soltanto un caso di omonimia, e che è un caso, se un po’ ci assomigliamo…»
    «E perché hai detto che era così solo fino a poco tempo fa? Che è successo?»
    «Sei diventata molto più simile alla signorina Hawk…»
    Quelle parole colpirono Carter quasi come quelle che aveva sentito dire da Dana qualche minuto prima. Quello che temeva si era realizzato, anche se lei cercava di ignorarlo. Perfino la sua amica Abigail le aveva detto che a momenti non la riconosceva più, ma lei non ci aveva creduto, aveva continuato a stare con Dana, a credere alle sue bugie, e a trasformarsi, lentamente. Ma c’era un modo per tornare indietro?
    «Senti, mi è venuta un’idea:» cominciò Carter. «Perché non facciamo vedere a quelli che ci hanno scaricato tutto quello che si stanno perdendo?»
    «E in che modo?»
    «Sabato prossimo c’è la partita di football, giusto? Io ti ho visto giocare, e so che non corri come una ragazzina, come dice quell’idiota di Austin Wood! So che sarai il giocatore migliore in campo, e farai vedere a quegli energumeni che si sbagliavano di grosso sul tuo conto!»
    «Dici sul serio?»
    «Certo che dico sul serio! Per chi mi hai preso? Anche se hai detto che adesso le somiglio moltissimo, non sono mica Dana Hawk!»
    «D’accordo, io dovrò massacrare un po’ di gente… E tu che farai?»
    «Dovrai darmi una mano a tornare com’ero prima… Non posso ripresentarmi da Abigail come se niente fosse e chiederle una cosa del genere… Non se ne parla!»
    «Abigail? La signorina Harper?»
    «Oh mio Dio, non dirmi che non sopporti nemmeno lei…»
    «No, lei è carina… Forse anche troppo, dato che metà dei suoi alunni la prende in giro… Ma secondo me non si arrabbierà con te, vedrai…»
    «Dici?»
    «Quando le spiegherai tutto, capirà, e non ti mangerà per cena…»
    Carter rise alla battuta.
    «D’accordo…» disse. «Ma voglio lo stesso che sia tu a darmi una mano, non Abigail! Sei mio fratello, dovrei fidarmi di te più di chiunque altro!»
    «Almeno non dovrò sorbirmi ore infinite di sfilata di moda… Non hai tanti vestiti che sembrano tutti uguali, vero?»
    Carter si alzò, e decise di tornare a casa.
    «Allora… Ci vediamo stasera?» chiese a Michael.
    «Perché? Che succede stasera?»
    «Vengo a cenare a casa tua, ovviamente!»
    «Ah, ok… Ma non portare il signor Stewart!»
    «Ma se non ci ho mai neanche parlato per più di tre secondi!»
    Ridendo, Carter si allontanò da Michael, ancora seduto sulla gradinata. Fece qualche passo, poi si voltò.
    «Ah, penso proprio che dovresti parlare con quella ragazza con gli occhi grandi… Melissa, credo si chiami così… È nel tuo stesso corso di arte… L’ho vista a lezione, e non riesce a staccarti gli occhi di dosso… A dopo, comunque!»
    Con un gesto della mano, salutò il fratello, che ricambiò immediatamente, poi continuò a camminare.















L'angolo dell'autrice:

Ho cominciato a pensare a questa storia mentre sentivo la canzone "The Outside" di Taylor Swift (a proposito, ascoltatela, è molto bella), e ho provato a immaginarla come duetto... E poi mi è venuta in mente l'idea di due storie parallele ma collegate in qualche modo. Questa è una one-shot, ma potrebbe essere un altro esperimento per provare a raccontare una storia attraverso un dialogo... solo che stavolta le storie sono due, e sono anche molto simili! Avevo intenzione di trasformare anche questa one-shot in una storia più lunga, ma alla fine non l'ho mai realizzata.
Scrivendo questa breve storia ho fatto pratica con i nomi che indicano caratteristiche specifiche di un personaggio (cognomi, più che altro), come Knight e Hawk, e vi invito a farci attenzione perché userò questa tecnica molto spesso. Inoltre, vi prego di notare il nome poco comune della protagonista, Carter (che è una ragazza, nel caso non l'aveste capito bene): molte volte, infatti, scelgo nomi poco comuni per i miei protagonisti.
Come al solito, vi invito a recensire questa storia, a esprimere il vostro parere, o anche se volete darmi qualche consiglio per migliorare: mi farebbe davvero molto felice!
A presto!
Arkytior
   
 
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