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Autore: SabrinaSala    22/05/2016    14 recensioni
André l’aveva penetrata con quel suo sguardo irriverente e sornione, annientandola, spazzando via in un battito di ciglia la sua ostentata sicurezza, fragile come il più sottile bicchiere di cristallo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Hans Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9 – André! 
 

 
André dilatò lo sguardo. Sorpreso e arrabbiato.
Possibile che Oscar fosse così sciocca?
Eppure… lo aveva sospettato. La conosceva così bene da averlo sospettato che lei, e solo lei, avrebbe indossato i panni del Cavaliere Nero, pur di catturarlo e di non mettere  a repentaglio la vita dei propri uomini.
E infatti eccola lì… con i lunghi capelli biondi, la figura snella fasciata di nero, la maschera a nascondere parzialmente il volto, incorniciando al contempo quegli impareggiabili occhi blu.
Dall’alto della torre, che gli permetteva un’ ampia visuale sulla tenuta, André sollevò il mento, quasi indignato, e strinse inconsciamente i pugni. Le ciocche di capelli scuri, scarmigliate dal vento,  gli solleticavano le guance.
Testarda… mormorò a fior di labbra, indurendo lo sguardo e ringraziando il proprio intuito che gli aveva suggerito di sostituirsi a Bernard. Non per mero spirito di sacrificio, non per l’amicizia e l’ammirazione crescenti che pur nutriva nei suoi confronti… Ma per lei. Solo ed esclusivamente per lei…
Carico di rabbia, André serrò la mascella, facendo quasi stridere i denti e inspirò profondamente, deciso ad uscire allo scoperto.
Non subito, però. Prima attese.
Attese che Oscar portasse a termine il furto, che si calasse dalla torre e che, soddisfatta e anche un po’ divertita da quell’insolito passatempo, si inoltrasse tra gli alberi che circondavano la tenuta. Poi, seguendone il percorso, non appena fu certo che fossero soli e di non metterla in pericolo, si palesò e ne arrestò la corsa.
La fronteggiò. Fissandola lungamente negli occhi. In silenzio. Mentre il suo cuore, irrimediabilmente malato d’amore, gridava il suo nome.
Lei era bellissima. Lo sguardo fiammeggiante di chi ha finalmente avuto ragione. Il fiato corto per la corsa e la sorpresa. La figura snella e maledettamente seducente, immobile ma pronta allo scatto. Una fiera indomita…
André si sentì perso. Soffocare. In apnea…
Da quanto tempo non la vedeva? Da quanto tempo non la respirava, non sapeva più niente di lei e della sua vita?
Oscar… si lamentò senza schiudere le labbra. Un lamento struggente, una necessità impellente di averla. Sua. Completamente. Di tornare da lei e con lei…
Oscar sguainò la spada.
Il rumore del fodero sulla lama lo fece trasalire.
La sua risata, aspra, sferzò l’aria fresca della notte riempiendogli le orecchie, aride da giorni.
«Ti sei deciso, finalmente».
Parole qualunque… Eppure André si nutrì della sua voce vibrante e roca. 
Annuì. Ancora in silenzio.
Se solo avesse parlato, Oscar lo avrebbe riconosciuto e non era quello che voleva. Non ancora…
Era stato cacciato di casa. Da lei. Senza che battesse ciglio e senza dargli il diritto di replica.
Testarda… pensò di nuovo, guardandola negli occhi.
Irritata dal suo fissarla immobile, come se nulla lo potesse scalfire, come se nulla gli importasse, Oscar gli intimò la resa. Decisa a non lasciargli smorzare l’entusiasmo provato per la riuscita di quel piano azzardato. A godersi la meritata vittoria. Una vittoria del tutto personale…
«Arrenditi» ripeté, investita dal suo silenzio.
Furiosa, gli si scagliò contro. E lui le tenne testa.
Il clangore delle lame, che si cercavano e si scontravano,  riempì la radura. Ad ogni colpo di Oscar seguiva una parata o un affondo dell’avversario rivelatosi incredibilmente scaltro agli occhi di lei.
In una danza di spade e respiri, indispettita da quell’ostentata indifferenza, Oscar si impegnò in un duello furente, prepotente, teso ad avere ragione  dell’avversario. A batterlo. Ad annientarlo. Forse anche umiliarlo e le labbra di André si piegarono istintivamente in un sorriso. Una scintilla che gli divampò nel petto, scaldandolo.
Vuoi battermi, Oscar? E’ questo che vuoi? Pensò smorzando in gola una risata gorgogliante e fiera.
Rapido, intrecciò la spada con quella di lei. Giocò con la lama sottile. E quella sfida a due, quel duello, come tanti sostenuti in passato, lo eccitò, facendogli dimenticare dove fossero e perché fossero lì. Nemici.
«Avanti! » lo incitò Oscar, lo sguardo acceso, quando dopo una serie di affondi si ritrovarono lontani, uno di fronte all’altra. «Vediamo quanto vale questo ladro gentiluomo… » lo canzonò, richiamandolo a sé con il gesto eloquente di una mano. Vibrante nell’attesa, ansante e carica, come se quel confronto le fosse improvvisamente necessario. Vitale.  E al contempo, infastidita da una bizzarra percezione…
Attraverso la maschera, André sostenne il suo sguardo e sorrise.
Non esagerare, Oscar… pensò. Non sfidarmi. Potrei dimenticare le buone maniere, questa volta… e la luce che attraversò i suoi occhi verdi non sfuggì al capitano della Guardia Reale.
Sentendosi derisa, e stranamente coinvolta, Oscar tentò l’affondo decisivo.
André non si spostò.
Non scartò di lato né indietreggiò.
Aspettò che lei gli fosse addosso.
E allora, le bloccò la lama, intrecciandovi la propria poi, con un gioco di gambe e un gesto secco del polso girò su se stesso e fece in modo di portarsi alle spalle di Oscar e di trattenerla sul petto.
In equilibrio precario, il braccio bloccato, Oscar si appoggiò di schiena all’avversario per non cadere.
Ne avvertì la presenza, concreta e forte, attraverso la stoffa del mantello, sulle scapole. Il suo respiro sulla nuca. Caldo, ansante, corto…
André trattenne il fiato. La gola stretta e arrochita dal desiderio di stringerla tra le braccia.
Ma prima che la sua mano sinistra, libera dalla spada, potesse muoversi verso di lei, Oscar approfittò della sua esitazione per sciogliersi da quella morsa e, con uno strattone, allontanarsi ancora e tornare a pararsi davanti a lui.
Pronta a ricominciare. Accaldata e tesa, disorientata, forse. Eppure, le sue labbra si piegarono in un ghigno soddisfatto e arrogante.
Lo cercò. Cercò il suo sguardo e questo la trafisse, penetrandola profondamente. Disarmandone l’anima senza che lei ne capisse il perché. Uno sguardo scuro di sentimenti contrastanti che non avrebbero avuto motivo di esistere e trasfigurare il volto di uno sconosciuto.  
Chi era quell’uomo? si chiese Oscar, la cui sicurezza, già dal primo affondo, era stata minata dalla consapevolezza che qualcosa, nei suoi gesti, nelle sue movenze e nella sua innata sicurezza, le era stranamente familiare.
«Capitano! » la voce preoccupata di Girodell  distolse la sua attenzione.
André emise un ringhio sordo, appena percepibile, e Oscar aggrottò le sopracciglia, voltandosi.
«Sono qui! » comunicò, secca,  e il tenente apparve alle sue spalle, trafelato ma sollevato per averla finalmente trovata.
Nemmeno il tempo di arrivare, però,  e il giovane Victor avvertì una fitta lancinante alla nuca. Cadde a terra, tramortito, lasciando Oscar sorpresa e inaspettatamente sola ad arretrare verso di lui, pur senza perdere di vista l’avversario.
E fu allora che André notò tra il fogliame, alle spalle di Girodell, il luccichio di una pistola.  
Bernard! Pensò, certo di aver riconosciuto il giornalista nella sagoma nascosta nell’ombra e senza esitazioni si avventò su Oscar, frapponendosi tra lei e la canna lucida e mortale.
Oscar reagì d’impulso.
Sollevò la spada e colpì di taglio.
Un’esclamazione sorda uscì dalle labbra di André.
Portandosi una mano al volto, il giovane cercò di tamponare il sangue caldo e vermiglio che gli annebbiava la vista.
Mosse le labbra, come a voler parlare, ma non riuscì,  vinto dal dolore e dal bruciore insopportabile che gli contraeva i muscoli e lo stomaco.
«Oscar! » esclamò, infine, con voce strozzata. «Oscar!» ripeté, mentre cadeva in ginocchio, cedendo al dolore e alla paura e arrancando tra la polvere.
Il cuore di Oscar si fermò in quell’istante.
Lo sguardo dilatato, le labbra schiuse ma impossibilitate ad emettere alcun suono.
André… pensò... André!
Quello era il suo André!
 
***
 
Oscar avrebbe voluto urlare. Come un leone in gabbia avvertiva l’inquietudine e la rabbia montarle in petto.  Eppure sedeva composta, nel lungo corridoio di Palazzo Jarjayes,  sulla poltrona che fronteggiava la stanza di André.
Le mani allacciate sotto al mento, leggermente china in avanti, lo sguardo fisso alla porta chiusa.
Il ferimento di André era stato inaspettato… Ma non involontario.
Aveva levato l’arma per colpire e lo aveva fatto. Senza alcun ripensamento.
Quello che non poteva sapere era l’identità della sua vittima. Chi vestisse i panni dell’uomo cui stava dando la caccia ormai da settimane… L’uomo che avrebbe catturato e mandato a processo. L’uomo che sarebbe stato con ogni probabilità condannato.
André! Com’era possibile?
Poche parole e si era inventata una spiegazione plausibile agli occhi di Girodell e di chiunque altro le avesse chiesto qualcosa in merito. Lo aveva protetto dagli altri. Dalle loro reazioni e insinuazioni. Ma non lo avrebbe protetto da lei. Le doveva una spiegazione e gliela avrebbe data.
Sollevò la testa. Si appoggiò con entrambe le mani ai braccioli e fece leva per alzarsi. Il suo sguardo era torvo e tumultuoso, come il suo cuore.
Come aveva potuto, André?
E se le cose non fossero precipitate, fin dove si sarebbe spinto il suo caro amico d’infanzia? Perché lui, di certo, l’aveva riconosciuta… Perché il Cavaliere Nero aveva accettato la sfida, uscendo allo scoperto.  Si era presentato per fermarla e riprendersi un ruolo che credeva gli appartenesse di diritto… Era pronto a battersi, a vincere…  E poi? Cosa sarebbe successo, poi?
La rabbia prese il sopravvento. Un paio di falcate e Oscar spalancò la porta, richiudendola alle proprie spalle.
Si avvicinò al letto, minacciosa, e levò il braccio a mezz’aria. Pronta a colpire. Pronta a sfogare tutta la propria frustrazione sull’unico colpevole.
André. Era tutta colpa di André! André, che aveva voluto rovinare tutto… André che aveva deciso di amarla, e non come un amico. Che l’aveva lasciata sola, portando inaspettatamente alla luce tutte le sue debolezze. E che adesso, improvvisamente, rinnegava ogni cosa, ogni ricordo, ogni ideale, ogni attimo di vita vissuta insieme, tradendola  per schierarsi con il popolo?
Strinse il pugno, desiderando con forza di colpire il giovane uomo esangue che giaceva, esanime, in quel letto.
“Puoi mandarmi via, Oscar” aveva detto André quella mattina, quando lo aveva escluso dalla propria vita “Ma questo non mi allontanerà mai da te”
Era così che lo dimostrava? Pensò.
Un sussulto e Oscar dilatò lo sguardo, avvertendo l’assurdità della propria delusione. Abbassò il pugno, lentamente, e lasciò che il bracciò tornasse lungo il fianco.
Serrò le labbra e i suoi occhi percorsero il volto pallido di André, sedato e addormentato. Indugiò sul nuovo taglio di capelli, ne seguì caparbiamente ogni singola ciocca. Poi, cercando di mantenersi indifferente, gettò un’occhiata al bendaggio  e distolse lo sguardo, ansimando. Una stretta allo stomaco e il senso di colpa la travolse. Violento come la nausea.
Il dottore aveva cercato di rassicurarla, ma la prognosi non poteva essere espressa prima di qualche giorno. Nessuno, per il momento, poteva sapere se André avrebbe perso l’occhio sinistro.
Il giovane mosse lievemente le labbra. Emise un lamento leggero.
Oscar trasalì e nel tempo di un singulto calde lacrime le salirono pungenti alle ciglia.
Sollevò la testa, infastidita e cocciuta, ricacciandole indietro.
Poi, voltando le spalle al letto e all’uomo che vi riposava, abbandonò la stanza…




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DUE CHIACCHIERE...

Un fastidiosissimo raffreddore che mi ha messa K.O. per più di qualche giorno! E io detesto non avere la mente lucida e il controllo della situazione. Così, non appena sono potuta tornare "sul pezzo", ecco questo capitolo che, lo ammetto, aspettavo da un po'... Qualcuno, come me, si aspettava questo confornto, forse temendone le conseguenze, forse aspettandosi qualche cosa di più... Eppure, se avete colto una serie di messaggi tra le righe, forse vi sarete fatti un'idea, anche piccola, di come le cose potrebbero procedere...

Sperando che capitolo e disegno vi siano stati graditi, un rinnovato GRAZIE a tutti i lettori, ai cari recensori di sempre che mi accompagnano con la loro costanza e a chi ha voluto lasciarmi una traccia per la prima volta...

A presto,
Sabrina 

 
   
 
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