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Autore: giu_ggiola    22/05/2016    2 recensioni
Mentre sospirava all’idea di tutto questo, si riaffacciò sulla sua mente una discussione vecchia avuta con il fratello maggiore.
“Albus, sei talmente sciocco che potresti finire in Tassorosso!” ridacchiò James, mentre gli tirava una pappa gialla addosso, che secondo la madre, sarebbe dovuta essere purea.
“Finiscila James!” disse esasperata la madre, e con un colpo di bacchetta fece tornare la pappetta, che in quel momento era a mezz’aria, direttamente nella bocca di James.
Dopo essersi ripreso dal gusto orribile, il fratello tornò alla carica “Avanti mamma! Guardalo ha proprio la faccia da Tassorosso…oppure” e gli occhi di James si illuminarono di un malsano divertimento “Perché no? Potrebbe diventare un Serpeverde!” Ginny quasi si strozzò, forse per la rivelazione a cui non aveva mai pensato oppure perché aveva trovato un rimasuglio strano dentro il suo cucchiaio di purea.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lorcan Scamandro, Louis Weasley, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Harry non si era mai trovato così in imbarazzo ed agitato prima d’allora, almeno non da una cosa così banale. Ora che ci pensava c’erano state varie occasioni in cui si era sentito agitato e in imbarazzo, per esempio quella volta in cui voleva chiedere a Cho Chang di uscire, oppure una delle svariate volte in cui i suoi due migliori amici avevano litigato, oppure quando era stato costretto a sopportare la presenza di LavLav e RonRon per più di cinque minuti, e ora che ci pensava anche quella volta in cui doveva dire a Molly e Arthur che avrebbe sposato la loro figlia. Insomma si c’erano state parecchie occasioni per sentirsi in ansia e in imbarazzo, ma mai come questa. Doveva semplicemente entrare in casa del suo nemico numero uno, nemico a cui aveva salvato la vita, nemico che aveva un figlio che ora era amico di suo figlio. Chissà se Malfoy sapeva che i due pargoli erano nello stesso dormitorio, e condividevano lo stesso bagno e magari lo stesso banco! No questo pareva assurdo persino ad Harry, Albus aveva Louis e Rose con cui condividere il banco, e chissà magari qualche altro nuovo amico “Scorpius è il suo nuovo amico” diceva una vocetta fastidiosa nella sua testa. Harry cercò di non ascoltarla, d’altronde non era lì per quello, non per dire a Malfoy “i nostri ragazzi d’ora in poi condivideranno lo spazzolino e si sosterranno a vicenda!”, Harry era lì per fare il suo lavoro da Auror. Sarebbe solo dovuto entrare, come era scritto sull’invito che aveva ricevuto
 
Al signor Harry James Potter
Alla luce dei recenti fatti, e in seguito a ciò che la Gazzetta del Profeta ha detto, vorrei invitarla formalmente nella mia dimora. Questo per discutere di tutto ciò che ha bisogno di sapere a proposito del mio coinvolgimento nel caso di Kathleen Smith. Sarò disponibile a qualsiasi domanda da parte sua e di qualsiasi altro Auror che voglia accompagnarla.
L’attendo il prima possibile.
R.S.V.P
 

Draco Lucius Malfoy
 
Harry quando l’aveva aperta si era quasi strozzato con il suo succo di zucca mattutino, ma aveva prontamente ripreso fiato e aveva scritto tre lettere. La prima era indirizzata ad Hermione, la seconda all’amico non che primo ministro Kingsley Shacklebolt e la terza al suo ufficio per dire che quella mattina sarebbe arrivato tardi. Pochi minuti dopo dal camino della sua sala era uscita Hermione Granger, la sua migliore amica e capo del Dipartimento per l'Applicazione della Legge Magica. Aveva iniziato a spolverarsi la gonna del tailleur verde, poi con cipiglio serio aveva iniziato ad interrogare Harry a proposito della faccenda di Draco “Non dobbiamo sottovalutare questa richiesta!” aveva esordito “Vuole cooperare! Insomma non ha mai voluto immischiarsi con noi, non è mai desistito prima d’ora, e adesso che cosa fa? Vuole che io vada dritto a casa sua! Perché?” chiese Harry ad Hermione, e nel frattempo questa si era diretta verso la cucina, e senza fare complimenti aprì uno sportello infilandoci la mano, dopo poco il suo braccio uscì e nella mano teneva stretta una bottiglia mezza piena di un liquido viola. “E quella?” chiese Harry, che ancora non aveva ricevuto alcuna risposta alla sua prima domanda. “Mia cognata ha dovuto crescere tre Potter, aveva bisogno di un piccolo aiuto” ammiccò Hermione, che nel frattempo aveva preso due bicchierini, li aveva riempiti e aveva già svuotato il suo. “Non mi piace che Ginny mi tenga segreta la sua discesa nell’alcolismo” e con un mezzo sorriso buttò giù il liquido viola. “Non ti piace che non condivida la sua discesa nell’alcolismo insieme a te” puntualizzò Hermione, sedendosi sul bancone della cucina. “Anche io ho le mie strane abitudini, quando James mi faceva impazzire uscivo con qualche scusa, prendevo la scopa e andavo a volare.” Sorrise al ricordo di quei giorni. “E mentre tu volavi Ginny brindava alla tua salute!” Hermione alzò il bicchierino di nuovo pieno e brindò silenziosamente al suo amico, buttando giù tutto quanto. “Ora che ho disteso i miei nervi” iniziò Hermione “posso rispondere alla tua domanda: Perché Malfoy vuole che tu vada dritto a casa sua? Perché vuole fuggire il più velocemente possibile dall’accusa di omicidio, e sa che per farlo ha bisogno di te.” Harry annuì “Già ma addirittura scrivermi una lettera personale per chiedermelo? Non poteva mandarla all’ufficio?” Hermione alzò le spalle e le scrollò “Vuole dimostrare qualcosa, probabilmente che tu e lui siete in pace, cosa che farebbe molto comodo a uno che è stato pubblicamente quasi accusato di omicidio”. “Come pensa di fare? Di mettere i manifesti?” chiese Harry impaziente “Credo che ci sarà la stampa a casa sua” asserì convinta Hermione. Harry strinse il pugno intorno al bicchierino, su quella mano svettavano ancora le parole non devo dire bugie. “Non ho intenzione di farmi intervistare dalla stampa!” esordì Harry, e il suo tono fece trasalire una tranquilla Hermione, le cui guance erano rosate dopo il terzo bicchierino di whisky incendiario. “Sai meglio di me che odio la stampa, e che quelli non fanno altro che ronzarmi intorno, vogliono sempre sapere cose private! Sarebbe del tutto fuorviante il loro intervento, sposterebbero l’attenzione su di me e non sul caso di Malfoy e di Kathleen Smith”
Hermione tocco con tenerezza la mano dell’amico “Calmati Harry, non credo che Malfoy sia così sprovveduto da far venire degli sciocchi ad intervistarti, li addestrerà a dovere con i soldi su ciò che dovranno chiederti.” Sorrise all’amico e prosegui “Credo che lui voglia soltanto qualcuno che vi faccia delle foto mentre vi stringete la mano, e che scriva quanto il Signor Malfoy sia collaborante con le istituzioni e con Harry Potter per risolvere il prima possibile la scomoda situazione, o qualcosa di simile…” Hermione si mise a fissare fuori dalla finestra il prato verde e le api che ronzavano intorno ai fiori in quel settembre caldo. “Astuto quel Malfoy” sospirò Harry “E io che cosa guadagno da tutto questo? Il caso che cosa guadagna da tutto questo?” Harry non poteva credere di dover scendere a patti con Malfoy, e non capiva il perché avrebbe dovuto fare un gesto simile. “Primo la stampa immortalerà il momento di riappacificazione che tanto desiderava tra te e Malfoy, e tu apparirai davvero un uomo magnanimo e coscienzioso” “Harry Potter che mette da parte gli antichi dissapori per il bene della comunità magica” Hermione sembrava sicura delle sue parole “E poi potrai fare domande a Malfoy, accertarti che non sia coinvolto in alcun modo in questo caso, e una volta congedati i fotografi potrai chiedergli qualcosa in più…” disse la donna alzando il sopracciglio. A Harry si illuminò il volto “Hai ragione diamine!” disse sbattendo la mano sul bancone “Quale miglior occasione per indagare su questi nuovi fanatici di cui si sente parlare?” Hermione annuì convinta “Due piccioni con una fava, La stampa e Malfoy, dovrai solo stare al suo gioco per un po’, e se sarà opportuno potrai fargli qualche domandina” Harry si alzò “Ti conviene togliere quella bottiglia da lì Hermione, tra poco arriverà il primo ministro.” Hermione rise e guardando negli occhi verdi disse “Io e Kingsley ci troviamo in piccolo pub della Londra babbana una volta alla settimana, non credo che gli dispiacerà.”
Harry alzò gli occhi al cielo “il mondo magico è in buone mani” concluse in tono canzonatorio.
 
Tutto questo può essere abbastanza per spiegare come mai Harry si trovava di fronte al Malfoy’s Mannor in quel momento, cercando di allargarsi la cravatta. Toccò con la punta della sua bacchetta il grande e imponente cancello di metallo nero, e questo si aprì lasciandolo libero di entrare in quella situazione difficile. Kingsley aveva consigliato ad Harry di rispondere subito alla lettera di Malfoy e di vederlo appena possibile. Gli aveva pure consigliato di andare da solo, proprio a dimostrare la fiducia che aveva nelle intenzioni di Malfoy. Harry così quel venerdì camminava sulle stradine di ghiaia bianca della casa di Malfoy, ammirando le siepi altissime, godendosi il sole di quel mattino e il canto di alcuni pavoni che non poteva vedere. Arrivato quasi al portone di legno poté subito notare il padrone di casa, un maggiordomo al suo fianco e due gradini più in basso tre uomini, di cui uno con la macchina foto, che ora stava scattando rapidamente delle foto sia a Malfoy che ad un sempre più prossimo Harry.

“Buongiorno signor Potter” esordì impettito Malfoy. Harry sorrise mentre dentro di lui qualcosa avrebbe voluto rispondere “Buongiorno furetto” ma la sua parte razionale invece gli consiglio di dire “Buon giorno signor Malfoy, grazie per il suo invito, è stato molto gradito.” Harry lasciò la sua giacca al maggiordomo ringraziandolo. “Buongiorno signori” salutò cordiale Harry i giornalisti e Malfoy passò a presentarli, erano tutti dipendenti del Profeta, e Harry li riconobbe immediatamente salutandoli. “Possiamo accomodarci tutti nel salottino delle riunioni” disse Malfoy al suo lacchè, il quale annuì conducendoli all’interno di quella che Harry aveva deciso di chiamare la tana del lupo, o meglio della serpe. Harry riconobbe i luoghi di quella casa, ricordandosi cosa lo aveva portato lì l’ultima volta. La sua cattura da parte dei Ghermidori. Avrebbe voluto tanto che ci fosse stata anche Hermione con lui, ma probabilmente per lei sarebbe stato un shock ancora più grande.

Si accomodò su un divanetto bordato d’argento e con i cuscini di un nauseante verde bottiglia. Malfoy da buon anfitrione chiese ad Harry se desiderava qualcosa da bere, ma Harry declinò l’offerta, pensando che sarebbe stato meglio mantenere la lucidità in quel occasione. I tre giornalisti presero da bere e Malfoy si accomodò con un bicchiere in mano di fronte ad Harry. Tutto sommato Malfoy sembrava molto tranquillo e sicuro di sé. Harry si chiedeva se anche lui apparisse così agli occhi degli altri. “Possiamo procedere” disse Malfoy al maggiordomo, il quale con un inchino si congedò. Malfoy sorrise freddamente in direzione di Potter “Una piccola introduzione ai nostri amici qui presenti non farebbe male signor Potter” disse Malfoy. Harry non sapeva a che gioco stava giocando, e se non capiva le regole del gioco, non poteva essere sicuro chi fosse a comandare. Decise di prendere parola, e provare a condurre il gioco. “Benissimo signor Malfoy” iniziò schiarendosi la voce “Sono qui, a seguito del suo gentile invito, per porle alcune domande a proposito del tragico avvenimento che è avvenuto poco lontano da casa sua, come avrà letto dalla Gazzetta..” disse lanciando uno sguardo verso i giornalisti “La signora Kathleen Smith risiedeva poco lontano da qua ed era una strega, è stata trovata uccisa nella sua casa, probabilmente dopo uno o due giorni dal suo omicidio e sono state riconosciute su di lei le tracce di una maledizione Cruciatus, maledizione che lei sa essere illegale…” Harry continuò, dopo aver guardato gli occhi freddi di Malfoy “dunque, vorrei porle alcune domande”. Malfoy annuì “Prego” fece cenno di proseguire con la mano. Harry sapeva che era lui che stava conducendo quel balletto ridicolo. “Vorrei sapere dove si trovava al momento dell’omicidio” “Mi trovavo a casa mia, più precisamente ero in sala, stavo fumando un sigaro e leggevo un libro” la sua faccia era distesa e rilassata. “Ha dei testimoni?” chiese Harry “Si, con me erano presenti mio padre Lucius Malfoy, mia figlia Electra e mio figlio Scorpius” Harry lo guardò, voleva scorgere nei suoi occhi, se fosse possibile, qualche traccia di delusione nel pronunciare il nome del figlio. Harry non vide nulla, se non un rapido movimento delle pupille grigie lontano da quelle verdi. “qualcuno che non sia della sua famiglia può accertare che lei fosse qua quel giorno e non altrove?” Malfoy si agitò sulla sedia “Spero che non voglia insinuare che i miei familiari possano mentire difronte alla legge!”. “Non era quello che volevo dire signor Malfoy, la mia era una semplice domanda”, al uomo piaceva metterlo in difficoltà, si ricordava dei giorni ad Hogwarts, in cui un giovane Draco tiranneggiava gli altri grazie alla sua carica da Prefetto.
“No signor Potter, ero solo con la mia famiglia.” Harry per la prima volta, dall’inizio di quella giornata, sorrise soddisfatto.
 
 
Molto distante da quel luogo, ma in quello stesso momento, un Malfoy e un Potter stavano chiacchierando, proprio come i loro genitori, ma l’argomento era nettamente differente.
“Non capisco proprio come sia possibile che quell’affare sia riuscito a spruzzarti tutto quel muco addosso!” rideva di gusto Scorpius, mentre il povero Albus si puliva vigorosamente la faccia. “Ti fa tanto ridere vero?” chiese Albus imbronciato “Eppure non ridevi tanto quando mercoledì scorso quella pianta con i tentacoli ti ha tirato giù i pantaloni”. Albus ridacchiò ripensando alla scena.

Non si sa come quei due in meno di una settimana erano riusciti a raggiungere un livello di complicità tanto alto. Tutti per il castello li additavano di continuo, bisbigliando, o parlando ad alta voce. “Ma sono Malfoy e Potter?” “Come? Come? Sono amici?” “Chissà quale padre ammazzerà per primo il figlio?” “Aspetto solo di vedere quando si scanneranno tra di loro!”. Albus non si preoccupava tanto di quelle voci insistenti che li seguivano ogni volta che erano insieme, Scorpius invece era un po’ più suscettibile. “Zitto Davis! Sei solo cacca di drago” aveva urlato ad uno del terzo anno di Serpeverde che in quel momento diceva “Si accettano scommesse, entro quanto Potter e Malfoy si terranno per manina?”. Albus aveva alzato le spalle e aveva trascinato via Scorpius, che in quel momento aveva iniziato a lanciare una serie di improperi verso il ragazzo.

“Potter, non mi sembra il caso di usare tutto questo sarcasmo visto che sei ricoperto di pus verde” Albus aveva alzato gli occhi al cielo. Era un venerdì mattina e la prima settimana ad Hogwarts volgeva al termine, nemmeno una doccia alla bava di Troll poteva rendere triste Albus. Era finita la settimana, si preparava a vivere il suo primo weekend ad Hogwarts, con i suoi amici, con il paesaggio del lago e i suoi prati verdi, ma soprattutto come disse poco dopo Scorpius “Oggi pomeriggio finalmente lezione di Volo!”. Albus non vedeva l’ora di prendere la scopa e volare. Non era mai stato più di una settimana senza farlo, e negli ultimi mesi con la sua Nimbus 2000 si era spinto oltre le tre ore di volo al giorno, che erano sempre seguite dagli urli di sua madre che diceva “Smetti di gingillarti e vieni a pulire la tua camera”.

In quel momento di debolezza Louis si introdusse nel discorso “Amico… immagina che cosa sto per dirti!”
Scorpius rise di gusto a quell’affermazione, anche lui era entrato nel fan club diamo un posto nella squadra di Quidditch ad Albus. “Albus non vedo l’ora di vederti volare, così da poter sostenere al meglio Louis nel suo progetto di spedirti alle selezioni del Quidditch.” Rose e Jee li avevano raggiunti in quel momento e ascoltarono solo l’ultima parte del discorso. “Avanti Al, noi saremo lì a fare il tifo per te, faremo striscioni e coretti in tuo onore” disse Rose eccitata dall’idea. Albus si fermò e guardò i suoi compagni “Non andrò alle selezioni per il Quidditch, mi sembrava di averlo detto, non so… forse un milione di volte?” Louis guardò scettico Scorpius il quale disse “Guarda che non fai un piacere a noi ad andarci, ma a te stesso, non lo sai che fare parte di un Club aumenta il voto finale agli esami?” Albus non lo sapeva “Sul serio?” chiese sorpreso rivolgendosi a Rose, la ragazza annuì “Ovvio, altrimenti perché credi che stia cercando disperatamente di entrare a far parte di un Club?”. Erano arrivati ora mai all’ingresso del castello, Albus era affamato e non vedeva l’ora di godersi un po’ di salsicce al burro. “A proposito come va la tua ricerca dei Club?” chiese incuriosito Jee a Rose. “Ho trovato cose interessanti, però continuo a pensare che i migliori siano il Club di Trasfigurazione e quello di Pozioni” Louis sbuffò “Rosie tu pensi troppo, hai vedute ristrette, non vorresti far parte di un club figo? Qualcosa di emozionante?” “Al contrario di te, io non vivo nel mondo delle favole, ho bisogno di costruirmi basi solide, non di andare a cercare grane” Rose sorrise fredda a Louis mentre questo scuoteva la testa “Piccola Rosie, devi divertiti di più, altrimenti rischi l’esaurimento” Rose non volendo più ascoltare le accuse del cugino si diresse verso il tavolo e si sedette vicino alle altre ragazze del primo anno. In quel momento, mentre Albus stava cercando di capire chi fossero le altre ragazze di Grinfondoro, gli si parò davanti una ragazza scura, era Jean Thomas “Ciao Al!” sorrise dolcemente ad Albus, il quale colto di sorpresa scattò indietro andando a sbattere contro Jee, che a sua volta cadde per terra. “Scu…scusa Jee, mi-mi spiace” Jee disse qualcosa in Indiano e disse “Non c’è problema” e così si fece aiutare ad alzarsi da Albus. “Jee ti presento Jean Thomas, Jean ti presento Jee Dinpal” Jee strinse la sua mano attorno a quella di Jean, e poi si rivolse ad Albus “Vado a sedermi con gli altri, a dopo” Mentre se ne andava Jee si voltò e lanciò un occhiolino ad Albus. Al non capì bene il perché ma gli sorrise.

“Allora? Come vanno le lezioni?” chiese Jean ad Albus “Benissimo… davvero bene!” Albus non sapeva bene che cosa dire, ripensò al giorno della festa di suo padre, quando aveva avuto così tante cose da dire a Jean, e alle lettere che le aveva scritto per tutta l’estate in cui avevano parlato dei loro sogni, di astronomia, di Quidditch. “Sai ho sentito che probabilmente farai il provino per la tua squadra di Quidditch, è una cosa bella! Anche io voglio provare” Albus la guardò bene e si stupì.  “Così sai…saremo avversari, ma potremo comunque essere amici, se vuoi…” disse Jean fissando il pavimento e Albus le rispose “Certamente che saremo amici, anzi, avremmo una cosa in comune in più, sarebbe grandioso no? Amici fuori dal campo, rivali dentro il campo.” E rise, mentre provava la strana sensazione di avere la faccia avvolta dalle fiamme. “Grande, allora ci vediamo in giro, ora vado a mangiare, prima che le mie compagne mi lancino qualche piatto addosso” e Albus seguì lo sguardo di Jean verso il tavolo Corvonero, dove c’erano quattro ragazze tutte intente a guardare Albus e Jean con sorrisi a trentadue denti. Jean vedendo quella scena si colorò. “Scusami Al, ci vediamo” e voltandosi se ne andò “Ciao…” disse Albus ma la ragazza, in funga non lo sentì.  

Albus si sorprese, aveva appena detto che avrebbe partecipato al provino? Ma cosa gli passava per la testa? E ora? Eppure l’idea ora non gli dispiaceva così tanto, sorrise al pensiero di volare fianco a fianco a Jean, cercando di capire chi fosse il più veloce tra i due.

“Che cosa voleva quella?” chiese Rose ad Albus in tono acido “Lascialo in pace, scommetto che sta pensando alla selezione di Quidditch” e così dicendo Louis gli tirò una gomitata. Albus non stava proprio ascoltando quello che dicevano i suoi amici, per lo più si sentiva una strana sensazione al petto, e non riusciva proprio a capire cosa fosse e disse solo “Sapete credo che parteciperò alle selezioni del Quidditch” e dicendo questo Louis e Scorpius saltarono in piedi e improvvisarono un balletto mentre Jee teneva il ritmo battendo le mani. “Cos’è tutto questo baccano?” chiese Fred, che era appena arrivato. “i bimbi festeggiano il fatto che Albus parteciperà alle selezioni del Quidditch” Fred sorrise mostrando i suoi denti bianchi “Questa è una splendida notizia cugino! Dopo passo e ti segno nella lista, vedrai sarà grandioso.” Fred se ne andò ma non prima di aver partecipato al balletto, che si concluse con Rose che tirava la manica di Scorpius, cercando di farlo sedere e Louis che canticchiava “Sarà un cercatore, sarà un cercatore, sarà un cercatore”. Albus continuava ad esser sordo ai festeggiamenti degli amici, continuava a lanciare occhiate alla tavolata dei Corvonero e a guardare Jean Thomas. Lei stava ridendo di gusto e Albus avrebbe tanto voluto sapere che cosa l’aveva fatta ridere.
Jee pareva essere l’unico ad accorgersi che Albus non era interessato per la sua vicina carriera nel mondo del Quidditch, ma disse sotto voce all’amico “Non so niente del Quidditch, ma qualcosa su come ti senti adesso, lo so” Albus lo guardò distogliendo gli occhi da Jean che ora stava scrivendo una lettera. “Cos..Che cosa?!?” chiese Albus confuso. Jee gli ammiccò “La tua amica, Jean” disse a mo’ di spiegazione “Si?” chiese Albus ignorando il significato delle parole di Jee.
“Avanti…Forse sarò un po’ imbranato, ma capisco subito se a qualcuno piace qualcun altro!” Albus spalancò gli occhi, e spostò lo sguardo velocemente dalla figura di Jean alla faccia allusiva di Jee. “Cosa vuol dire, che mi piace?” chiese sotto voce. Jee alzò gli occhi “Voi occidentali non ne sapete molto d'Amore” ad Albus si fermò il cuore “Amore? Jee ma che dici? Io e Jean siamo sono amici, e lei è simpatica, e giocheremo a Quidditch insieme, e ogni tanto ci saluteremo in Sala Grande, ma questo non è amore, non lo è, giusto?”  Jee rise di gusto nel vedere che l’amico si era fatto tutto rosso e aveva iniziato a sudare “No, non è amore, diciamo solo che ti piace, altrimenti perché avresti deciso di partecipare al provino?” Albus fissò Jee, e si chiese come facesse a sapere tutte quelle cose, e come avesse capito che Jean in fondo gli piaceva. Albus non aveva mai provato una cosa simile prima di allora. Le uniche ragazze che aveva conosciuto erano le sue cugine, e questo le rendeva praticamente delle sorelle ai suoi occhi. Per loro provava tantissimo affetto, ma Jean non faceva parte della sua famiglia. Era così gentile, e Albus si era sentito come un nodo alla gola quando l’aveva vista in Sala Grande. Tutto quello che desiderava era poter stare con Jean a parlare e a divertirsi, non c’era nulla di diverso rispetto a quello che faceva con Rosie o con sua sorella Lilly, tranne che Jean era tutta da scoprire.
“Hai ragione… come hai fatto a capirlo?” chiese Albus a Jee, il quale rispose con l’aria di chi la sapeva lunga “Ho visto il tuo sguardo, è cambiato quando l’hai vista”.
Albus avrebbe voluto parlare ancora a lungo di Jean insieme a Jee, ma a quel punto Rose vide che i due stavano confabulando e disse ad alta voce “Di cosa parlate voi due?”.
Jee con molta prontezza rispose “Albus mi stava spiegando un po’ di cose sul Quidditch, visto che io non ne so moltissimo.”
Albus mimò un grazie in direzione dell’amico e sorrise.
Jee sembrava sempre così impacciato, eppure doveva ammettere che in quell’ambito sembrava molto esperto, si chiese come faceva a sapere così tante cose e decise di riprendere il discorso, appena fosse stato possibile.
 
Mentre Albus e i suoi amici consumavano un piacevole pasto, all’insegna del divertimento e della serenità, al Malfoy’s Mannor, Harry e Draco avevano appena concluso un estenuante, almeno psicologicamente, interrogatorio, che aveva occupato quasi tutta la mattina. I giornalisti se ne erano andati, non prima di aver fatto qualche domanda a proposito del caso e aver scatto qualche foto di Harry e Draco che si stringevano la mano. Harry si sentiva soddisfatto del suo interrogatorio. Aveva dato del filo da torcere a Malfoy, cercando di metterlo in difficoltà più di una volta. Harry non l’aveva fatto con rancore, ma più per cercare di tirare fuori da Malfoy la verità sui fatti accaduti, e infine aveva potuto constatare che Draco non c’entrava niente con quella faccenda spiacevole.

Si era trattato di un caso che l’omicidio Smith si fosse svolto a poca distanza da lui. Draco non aveva motivo, pensò successivamente Harry di fare del male a qualcuno che non era collegato a lui in alcun modo. In effetti questo omicidio stava dando dei grattacapi al dipartimento di Harry. Kathleen Smith, era abbastanza famosa, aveva scritto dei libri e aveva frequentato Hogwarts. Da quello che si sapeva di lei, non amava la compagnia, e non aveva amici stretti, solo conoscenti e studiosi come lei, che ogni tanto andavano a farle visita per discutere di Mitologia Magica o di Lievitazione. Non aveva parenti prossimi, solo alcuni cugini Italiani, nulla di più. Era riservata e non aveva mai dato fastidio a nessuno. Durante il periodo del terrore, come amava chiamarlo la stampa, si era rifugiata dai suoi parenti in Italia, ed era scomparsa dalla circolazione per più di vent’anni. Effettivamente nessuno sapeva del suo ritorno, fino a quando non era stata trovata morta in quella che doveva essere una casa che aveva preso in affitto da poco. Harry era preoccupato, non sapeva proprio come riuscire a decifrare questo enigma, e Malfoy poteva essere l’unica strada per farlo, ma come aveva potuto constatare, l’uomo non era coinvolto.

“Benissimo, credo che abbiamo finito, giusto?” chiese Malfoy, evidentemente più rilassato, e dopo che i giornalisti avevano preso la porta di casa. Harry annuì, ancora immerso nelle sue speculazioni sul caso. Non si era accorto di essere rimasto da solo con Malfoy. “Ho fatto preparare il pranzo, credo che sia scortese non chiederti di rimanere…” aveva aggiunto Malfoy, usando il tu. Malfoy non gradiva l’idea che Potter rimanesse a scocciarlo ancora di più, e credeva che neanche Potter fosse allettato dall’idea di consumare un pasto in presenza dell’uomo. Anche se erano rimasti in rapporti pacifici, non era facile dimenticarsi di anni e anni di odio. Per la sorpresa di Malfoy, Harry lo guardò, e disse “Grazie, se non disturbo mi piacerebbe rimanere, Ginevra è a casa, e non sa proprio cucinare…” disse in tono imbarazzato. Malfoy rimase di stucco, la sua faccia solitamente impassibile non riuscì a nascondere la sorpresa per quelle parole, sorpresa che Harry lesse sul suo volto. Il signor Potter, non poteva lasciarsi sfuggire quell’occasione, e in fondo pensava che Malfoy un po’ glielo dovesse. “Benissimo, allora se mi vuoi seguire” rispose l’uomo, ristabilendo il suo solito volto glaciale.

Harry seguì il suo nemico fino a quella che doveva essere una sala da pranzo, al contrario delle sale della casa che aveva potuto vedere, quella era più piccola e stranamente più accogliente, Harry avrebbe potuto dire che era quasi familiare. Non si vedevano inutili fronzoli argentati, ne quadri con facce arcigne che si voltavano al passaggio del signor Potter, era semplice, senza orpelli o cimeli di una vita da Serpeverde. C’erano fiori sui davanzali delle vetrate, che erano alte e opache per il tempo, e la carta da parati era di un sobrio panna. Draco dovette notare l’espressione di Harry perché disse “Questa sala è ad uso esclusivo della famiglia, mi spiace di non poterti dare un’accoglienza differente”, in realtà non gli dispiaceva affatto, ma non poteva sapere che Harry si sentiva molto più a suo agio in quel posto, rispetto che al salottino chic in cui aveva passato la mattinata.
“Non preoccuparti, non mi dispiace affatto” rispose Harry, lasciando Malfoy piuttosto indifferente. “Pranzeremo da soli, se non ti dispiace…” aggiunse Malfoy e Harry, iniziò a sentire il disagio che montava dentro di lui, che cosa avrebbe detto durante il pranzo? Di quali argomenti si poteva parlare con una persona con cui non si parlava da anni, e che comunque quando ci si parlava era solo per insultarsi?

“Accomodati pure”, Malfoy era un bravo ospite, sapeva comportarsi davvero in maniera elegante e distinta, cosa che non si sarebbe potuta immaginare, visto gli improperi che lanciava sempre da giovane a Potter.

“Grazie Malfoy, sei stato molto gentile” e Harry in quel momento non era falso, prese la decisione di essere il più sincero possibile, voleva arrivare a fondo della faccenda, voleva sapere chi erano questi individui che parlavano di “purificazione” e di un nuovo “Capo oscuro” e di “profezie”. Forse Malfoy non ne era invischiato, ma lui era l’unico che potesse conoscere i vecchi mangiamorte, l’unico che avrebbe potuto dare un aiuto concreto in questa vicenda. Tanto più se l’omicidio era avvenuto per mano di questi pazzi, Malfoy avrebbe dovuto essere collaborante.
Mentre Harry consumava una deliziosa zuppa di cipolle, e si chiedeva se fosse stato un Elfo Domestico a prepararla, si decise a parlare. “Ho sentito che hai una figlia” buttò lì e Malfoy rispose “Si, ha nove anni, si chiama Electra”, Harry poggiando il cucchiaio delicatamente rispose “Anche io ne ho una di nove anni…” e guardò Malfoy, non sapendo proprio come continuare il discorso. Nessuno dei due sembrava eccellere nelle discussioni di circostanza. Anche se Harry non poteva saperlo, Draco era molto più imbarazzato di quanto non volesse apparire. “Come si chiama?” azzardò Malfoy “Lily, è molto dolce, ma determinata, le piace volare…ed è molto brava a farsi rispettare dai fratelli maggiori” l’uomo sorrise, ripensando alla sua figlioletta. “Electra ama leggere, è molto riservata, ma sa farsi ascoltare” disse Malfoy, cercando di calarsi in questa discussione tra padri di famiglia. “Albus, il figlio di mezzo è riservato come la tua, anche a lui piace tanto leggere, quest’anno è il suo primo anno a Hogwarts…” si spinse in questo azzardo, sapendo che forse Malfoy si sarebbe chiuso a riccio.
Draco sospiro, apparentemente preoccupato da qualcosa e disse “Si anche mio figlio maggiore è a Hogwarts, e immagino che saprai…” lasciò che la notizia si facesse strada da sola, Harry annuì, preoccupato di quello che sarebbe successo se avesse detto che Al voleva diventare amico di Scorpius. Invece decise di dire una cosa sincera “Spero che tu non sia arrabbiato con lui…”. Malfoy lo guardò corrucciando le sopracciglia “Certamente non lo odio, e non capisco Potter perché tu voglia venire impartirmi lezioni genitoriali!” il suo tono non era cattivo, ma sarcastico e con una velata acidità. “In realtà mi sto chiedendo perché tu ora sia qua, a pranzare in casa mia, quando entrambi sappiamo benissimo fare a meno l’uno dell’altro” finì Malfoy.
“Non mi sembra che oggi tu abbia fatto a meno di me” rispose calmo Harry, mentre il lacchè dei Malfoy serviva costolette d’agnello.
Malfoy si sistemò il tovagliolo bordeaux sulle gambe “Entrambi ne abbiamo trovato beneficio, mi sembra” Harry si grattò il sopracciglio “Tu ne hai tratto beneficio, io ho solo assecondato il tuo gioco”. Lo scambio di battute manteneva sempre lo stesso tono pacato, ma i ragazzini di una volta, erano pronti ad uscire fuori e a mostrare tutta la rabbia che avevano. “Diciamo Potter, che ne hai approfittato per tirare qualche frecciatina, sulla mia famiglia, sul mio ruolo nella società, sul ruolo che ho avuto in passato, nulla di troppo piacevole per me, ma non mi pare di averti mancato di rispetto, quindi io ho ottenuto quello che volevo, e sappiamo entrambi che cosa sia, tu hai ottenuto un interrogatorio, e una buona parola da parte della stampa. Questa situazione ha fatto gioco ad entrambi.” E sembrava che così volesse chiudere la questione, e anche il pranzo. “Certo, ha aiutato tutti e due” capitolò Harry “ma potevo decidere di ignorare la tua lettera e convocarti direttamente in aula di tribunale a testimoniare, cose che effettivamente potrei ancora fare…” “Sembrerebbe una minaccia Potter, sai, le minacce stonano con questo vino, soprattutto stridono quando sono fatte a casa di chi ti ospita” Malfoy era davvero infastidito da tutta quella situazione.
“Non è una provocazione, è un dato oggettivo, ti ringrazio per la disponibilità Draco” l’uomo parve perplesso sentendosi chiamare per nome “Però ho da chiederti io un favore ora”.

Malfoy prevedeva che se avesse chiesto quale favore voleva, avrebbe rischiato di immischiarsi in faccende fastidiose, ma era anche curioso di sapere perché Potter, nonostante tutto, fosse venuto in casa sua, accettando un colloquio che, come ben sapeva era più vantaggioso per la sua causa, e senza dire una parola a riguardo. “Sapevo che saremmo arrivati ad una trattativa” rispose Malfoy. Harry lo fissò “Sono anni che cerco di arrivare a contrattare con te, ma sai cosa si dice dei serpenti, sono eludenti”. Malfoy rise di gusto a quell’affermazione, per niente infastidito dal paragone, adorava essere un “serpente” come lo aveva chiamato Potter, e non si vergognava di esserlo. “Hai una bella casa, una bella famiglia, un lavoro tranquillo, e sei praticamente invisibile al mondo magico, rimani sempre al tuo posto e non ti spingi mai oltre, sei diventato molto bravo a non farti notare. Dai deliziose feste ogni settimana nella tua casa, ospiti le persone più influenti del momento e le rendi soddisfatte per una sera.” Malfoy sorrise e si alzò, andando a prendere due bicchieri e una bottiglia di cristallo, che conteneva quello che Harry pensava, fosse un liquore salatissimo. “Potter, vedo che con il tempo non ti è passata la mania di investigare la vita delle persone, e cercare di tirare le somme.”
Harry alzò il calice leggermente ringraziando e centellinò il liquore “Ci sono abitudini che proprio non si possono cancellare, così si cerca di farle fruttare.”
“Concordo” affermò il biondo. “Con questo discorso Potter dove vuoi arrivare?”. Harry prese fiato, stava per pronunciare qualcosa che probabilmente non sarebbe piaciuto all’uomo ma voleva, e doveva spingersi oltre per assicurarsi il successo in quell’impresa: “Non sei stufo di fuggire? Di nasconderti? Per timore di essere troppo in vista e suscettibile alle critiche pubbliche? Non sei snervato di portarti dietro il tuo passato in una cassaforte? Troppo pesante per essere mossa, e che probabilmente lascerai anche ai tuoi ragazzi?”

Malfoy poteva scegliere di reagire in due modi, infuriarsi e cacciare gentilmente il suo ospite o essere onesto, e straordinariamente scelse il secondo: “Non nego di essere un po’ seccato da questo continuo vivere pacifico, mi piacerebbe non passare i preconcetti che la gente ha su di me ai miei figli”. Harry assentì e ribadì “Allora ho una proposta da farti, non è vincolante, e non voglio estorcertela con intimidazioni, non è il mio modo di fare, potrai sempre dire di no, e tirarti indietro, ma se accetti potresti ripristinare il tuo nome agli occhi del ministero.” Malfoy ridusse gli occhi e scrutò quello che per anni era stato il motivo della sua gelosia, della sua invidia, colui che sempre sarebbe stato un passo avanti a lui, un gradino più in alto, illuminato dai riflettori e osannato dalle folle.

“Avanti” disse solamente. Harry cercò di sciogliere la cravatta e pronunciò “Vorrei che tu lavorassi con me” Malfoy continuò ad osservarlo, cosa che Harry prese come un invito a proseguire “l’omicidio Smith è solo il fumo di un falò che si sta consumando da un po’, ci sono in giro voci, storie, cose sgradevoli, persone che chiedono troppo, che dicono troppo, che agiscono nell’ombra. Si tratta di piccoli misfatti, niente di eclatante, eppure ritengo che tutto sia collegato da un unico filo” Harry prosegui “Non sono certo dell’origine, ma credo che qualche vecchio seguace di Voldemort” e Draco tremò al sentire quel nome “sia implicato, ho cercato in passato di scovarne il più che potevo, ma alcuni di loro hanno sempre agito dietro le quinte, sostenendo Riddle anonimamente.” Malfoy lo interruppe “Vorresti che io facessi i nomi di queste persone?” Harry scosse la testa “Credo che nemmeno tu li sappia, è difficile prenderli, stanarli, ma credo che insieme potremmo riuscirci, tu sai molte più cose di quante non ne sappia io, e ho bisogno del tuo aiuto.” Harry concluse, con questa ammissione di necessità. “Credi che acconsentirò?” chiese sinceramente Draco. “Credo che accetterai, non solo per la figura che faresti di fronte alla stampa e al ministero, ma anche perché dopo questo potresti tornare a lavorare tranquillamente e i tuoi figli non sarebbero più tormentati. Credo che dirai di sì, anche perché sono anni che non fai qualcosa di esaltante, qualcosa in cui metterti in gioco e rischiare, e so che un uomo come te ne ha bisogno, ne hai sempre avuto necessità, ma avevi troppa paura di esporti, e io ti sto dando il pretesto per farlo. Inoltre sarai pagato, proprio come un dipendente del ministero.”

Malfoy osservò Potter, e non riconobbe più il ragazzo, il prescelto che aveva conosciuto. Vide un uomo, un padre, un lavoratore inossidabile, un capo autoritario di cui potersi fidare. La sola idea di poter collaborare con Potter lo lasciava piuttosto nauseato, ma su una cosa aveva ragione, per tutta la vita aveva voluto essere un po’ di più del solo suo nome. Aveva bramato di guadagnarsi il rispetto e non sentirselo solo attribuito. Da ragazzo queste cose non gli passavano per l’anticamera del cervello, pensava che la grandezza e la nomea gli fossero dovute. Ma la guerra che aveva vissuto, sia fuori che dentro di lui lo avevano lasciato con un vuoto. lo avevano trasformato. Aveva sempre voluto riempirlo con qualcosa, ma i soldi non bastavano, i suoi figli per quanto li amasse non erano sufficienti, e nemmeno le cene del venerdì, neppure i sigari, le passeggiate in tranquillità, neanche i successi lavorativi. Aveva passato la vita a nascondersi e a fuggire davanti a tutte le opportunità, e ora si ritrovava più vicino ai quaranta che ai trenta con un desiderio di stupida avventura, da colmare. Desiderava sentirsi necessario, e per quanto non sopportasse l’idea che fosse Potter a dargli quella possibilità, si senti come in dovere verso sé stesso di non sprecarla.

Inghiottì e osservò il suo interlocutore, che se ne stava fiducioso sulla sedia della sua sala da pranzo. “Potter, non sarebbe saggio affrettarsi a dire di sì” e a queste parole Potter sorrise, quasi certo di aver fatto breccia nella fredda maschera di Malfoy “Malfoy, non voglio metterti fretta, ma diciamo che potremmo incontrarci la prossima settimana per discutere i dettagli tecnici di questa collaborazione.” Malfoy rispose “Mi sembra perfetto, ti scriverò una lettera all’indirizzo dell’ultima volta Potter” Harry sorrise felice di essere riuscito nella sua impresa “Molto bene Malfoy allora aspetto tue notizie, non te ne pentirai” disse quasi come se bisbigliasse ad un vecchio amico. “Potter, voglio essere pagato bene…” asserì Draco ghignando, e Harry annuì con forza alzandosi dalla sedia e dicendo che forse sarebbe stato meglio andare a casa, per non lasciare sua moglie sola per troppo tempo. “E Potter” aggiunse il biondo “Non sono più lo stupido ragazzino con cui battibeccavi a Hogwarts, non approfittare di questa situazione” concluse Malfoy. Harry si girò e con un sorriso impacciato rispose “Malfoy, se saremo colleghi, cercherò di essere più professionale possibile”. “Siamo intesi allora, grazie della visita” e mentre Harry era alla porta di casa Malfoy, con la sua giacca in mano stava per dire “è stato un piacere” Malfoy si era già voltato, e il maggiordomo gli aveva sbattuto praticamente la porta in faccia. “Deve sempre dimostrare di essere un Malfoy” aggiunse Harry, non troppo sottovoce.
Draco lo sentì e ridacchiò, quasi come se avesse sentito la battuta di un suo caro amico.

 
N.d.A.
MI SPIACE PER IL FORTISSIMO RITARDO CON CUI ESCE QUESTO DECIMO CAPITOLO.
Purtroppo sono stata presa e occupata da tanti avvenimenti della vita, e mi è sempre dispiaciuto non continuare questa storia, che avevo programmato e amato. Ecco perché mi ritrovo ancora qua una volta a scrivere, e a chiedere profondamente perdono a quelli che seguivano la mia storia che ha avuto un interruzione così lunga. Non vorrei dilungarmi in frasi fatte, quindi vi chiedo solo scusa, sperando che questo basti e non mi faccia apparire un mostro.
Spero che la storia sia interessante proprio come una volta, e che questo capitolo appaghi un po il desiderio di sapere che fine hanno fatto i nostri personaggi.
Ho amato moltissimo preparare il discorso tra Harry e Draco, entrambi sono rimasti sia i ragazzini di Hogwarts ed entrambi sono cresciuti, memori di ciò che hanno dovuto affrontare durante la vita, morte, paura, disperazione, ma anche gioia, felicità.
Il mistero dell'omicidio Smith si sta facendo più fitto, e credo che questi nuovi personaggi che agiscono nell'ombra saranno uno spunto davvero interessante per la storia.
Albus e Scorpius sono stati più una parentesi tra il teté a teté tra Draco e Harry, ma mi sembrava giusto far vedere come durante la loro prima settimana siano riusciti a rinsaldare il loro rapporto. Certo una settimana non è niente, ma si stanno conoscendo, si stanno piacendo, e si stanno ritrovando. è un po quello che succede quando scopri che una persona ti somiglia, e cerchi di passaci più tempo insieme, per vedere se effettivamente è così. Io credo che siano complementari l'uno per l'altro, ma si vedrà in futuro.
Jean Thomas ve la ricordate? Anche se Albus ha solo undici anni come qualcuno potrebbe farmi notare, prova già qualche sentimento nei confronti di Jean. Io a undici anni ero innamorata di un mio compagno di classe, anche se era un amore molto platonico (lui non mi guardava di striscio) sentivo tutte le farfalle nello stomaco e speravo sempre che venisse da me a dirmi che gli piacevo, o che arrivasse su un cavallo bianco per portarmi nel mondo delle fiabe. Quindi credo che se anche la zia Row non ha mai voluto esplorare questo mondo prima del quarto libro, in realtà anche Al può provare qualcosa che sia simile al piacersi degli adulti.
Jee nasconde una grande esperienza in campo amoroso? Oppure fa solo lo sbruffone? Credo che abbia qualcosa da dire a proposito dell'Amore, ma lo scopriremo in futuro.
Mi spiace per Lorcan e Lola che non erano presenti in questo capitolo.
Amo Rose e la sua completa acidità, è ficcanaso e molesta come Ron ma con la testa della madre.
Dieci punti a Grifondoro per Louis e Scorpius che ballano in Sala Grande :D Adoro che ci sia complicità tra i ragazzi, è proprio così che dovrebbe essere a undici anni, sopratutto se vivi tutti i giorni con le stesse persone.
Come al solito vi chiedo di lasciare un commento sia negativo che positivo, per sapere come lavorare al meglio e per capire qual è la vostra opinione. Vi ringrazio di essere arrivati fino qua e di non esservi stancati.
Al prossimo capitolo amici miei.
Besos giu_ggiola :)
  
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