Anime & Manga > Full Metal Alchemist
Segui la storia  |       
Autore: Padme Undomiel    23/05/2016    0 recensioni
[Ambientazione pre "Il conquistatore di Shamballa"]
Mustang, per lei, non riesce ad essere altro che Colonnello. Lo è sempre stato, in fondo. Colonnello, che per lei è sinonimo di sicurezza, autorità, perseveranza nel porsi degli obiettivi fermi, determinazione nell’affidarsi solo alle proprie risorse per andare a conquistarli, con la forza se necessario. Colonnello, che per lei vuol dire vincente, a qualsiasi costo, a qualsiasi prezzo – a discapito di qualsiasi vita.
E invece qualcosa ha fatto precipitare quel vincente nel baratro scuro e gelido di una sconfitta, e il solo pensiero riempie Winry di sconcerto. Cosa è successo? Non ha forse sconfitto quel malvagio homunculus? Non dovrebbe star facendo carriera nell’esercito? Lei non capisce nulla di politica e militari, ma c’è qualcosa di profondamente sbagliato in questa situazione. Che ne è stato di Mustang?
Il suo sguardo si posa sulla finestra di fronte alla quale si è fermata, sul riflesso che vi appare – i capelli disordinati, gli abiti sporchi di lubrificante per automail, le guance pallide, gli occhi smarriti, le labbra incurvate all’ingiù da chissà quanto tempo.
Che ne è stato di lei?
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Roy Mustang, Winry Rockbell
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
IV - Cooperate







Il telefono suona che non sono ancora le quattro del pomeriggio.
C’è qualcosa di curioso in quel suono. Non è lo squillo brioso ed eccitato che preannuncia belle notizie, non è quello trillante e fastidioso di un’emergenza in corso. Non è invadente come un ordine imposto dall’alto con gelida voce impersonale, non è doloroso ed esitante come una chiamata di un vecchio amico che soffre per la bandiera bianca che ha visto sventolare sul tetto della tua abitazione. 
E’ insistente, pretenzioso come solo una richiesta di contatto senza confini ed etichette sa essere.
E’ uno squillo che può essere ignorato, che si può fingere di non aver sentito, con ogni scusa razionale a disposizione. Il vento troppo forte, un turno un po’ più lungo che ti impedisce di rincasare per vedere la cornetta agitarsi sul ricevitore, una mezz’ora in più di riposo sulla branda per non pensare, per permanere nell’oblio solo un po’ più a lungo.
Lo sa lei, che ascolta il segnale acustico che annuncia un tentativo di connessione in corso col cuore in gola e la timidezza sulle guance.
Lo sa lui, accanto al focolare con la divisa fradicia per via della neve, che ascolta ogni squillo come si ascolta qualcuno parlare una lingua sconosciuta, ma familiare.
Una chiamata che ti lascia esausto, è sempre meglio evitarla.
Ma la cornetta viene sollevata, la chiamata avviata, e il mondo va sottosopra ancora una volta.


“Al ha fatto una trasmutazione senza cerchio alchemico.”
Una pausa. “Glielo hai visto fare?”
“No, è stata la signora Izumi ad avvertirmi.” Winry attorciglia il filo del telefono intorno al suo dito indice. “Dice che lo ha fatto senza pensarci, che non sa spiegare perché ne sia in grado, e soprattutto che non riesce a rifarlo perché non ricorda come abbia fatto la prima volta: ne è rimasto abbastanza scosso*. Semplicemente ha battuto i palmi l’uno contro l’altro, e … oh, non so come funzioni l’alchimia esattamente. Ha attivato la trasmutazione senza tracciare nessun disegno, lo sto dicendo bene? Come faceva Ed, insomma.”
“Può darsi che sia una conseguenza dell’addestramento con la loro insegnante?” Riflette Mustang. “La signora Izumi era in grado di fare lo stesso, se non ricordo male.”
“Sì, ma mi ha detto che lei non lo ha mai insegnato né a Ed né a Al. Lei stessa non saprebbe come spiegarlo, sa solo trasmutare in questo modo.”
Che scienza assurda, si ritrova a pensare, frustrata. Com’è possibile che più cose capisci, e meno le sai spiegare? I più capaci dovrebbero avere modo di sistematizzare le loro conoscenze, non lasciare tutti a brancolare nell’oblio.
“Ora che ci penso … neanche lei utilizza gessetti e cerchi alchemici per le sue fiamme. Lei come fa, signor Mustang?” Inciampa un po’ sul suo nome: è sempre a disagio quando deve chiedergli qualcosa, crede che continuerà ad esserlo sempre.
“Ah, temo di essere un baro. Non hai mai notato i cerchi alchemici sulla stoffa dei miei guanti?” Nella voce di Mustang c’è un sorriso, ora – è strano che lei sia tanto in grado di identificarlo. “Sono sempre stato affascinato dal modo Elric di fare alchimia, ma come puoi immaginare, non sono mai riuscito a escogitare un metodo per racimolare energia sufficiente per lo scambio senza tracciare un solo simbolo.”
“E … non ha mai provato a domandare a Ed come facesse?”
“Gli alchimisti non rivelano quasi mai il segreto delle loro tecniche, ma anche se fosse, sono praticamente certo che anche lui lo facesse senza sapere come. E comunque”, aggiunge, “la sua risposta a qualunque domanda sull’argomento suonava più o meno come E’ perché sono un genio, chiaro.”
Winry ride, per il puro gusto di farlo: per troppo tempo il nome di Ed è stato pronunciato solo per rattristarsene. “Quello stupido.”
“Alphonse ha ricordato qualcosa?”
La domanda improvvisa zittisce Winry, e la costringe a tornare seria.
“Niente di niente.” Risponde con un sospiro. “Anche se ci speravamo tutti. Ci sperava anche Al.”
Il solo pensiero è sufficiente a farla star male. Lo sa qual è il modo di Al di reagire a delusioni e sofferenze: sorridere, rimboccarsi le maniche e lavorare ancora più duramente. Tagliando fuori tutti gli altri, come solo gli Elric sanno fare.
“Però forse, prima o poi, ricorderà anche altro”, tenta Winry coraggiosamente. “Così come ha ricordato come fare per trasmutare senza cerchio alchemico. Mesi fa non aveva nessuna nozione del genere, no?”
“Sì, può essere.” Mustang non sembra convinto, ma non scarta nemmeno la possibilità. “Così come può essere che si tratti di due cose che non hanno alcuna attinenza tra loro. Tieni presente che ora come ora qualunque ipotesi è azzardata.”
“Lo so. Non l’ho dimenticato.”
Ma non cambia nulla saperlo: Winry ha deciso di sperare, e non può farci nulla. Tanto, se non ci sono prove a sostegno, non ci sono neanche prove contro. E lei si è riscoperta molto più brava a nutrirsi di speranze, piuttosto che a restare coi piedi per terra per paura di restare delusa.
Chissà se il suo interlocutore, invece, è pragmatico come vuol far credere.
“Non eri tenuta a dirmelo.”
Winry si riscuote. “Eh?”
“Parlo di Alphonse.” Spiega Mustang. Il suo tono è insolitamente basso, e cauto. “Non eri tenuta a chiamare per aggiornarmi.”
Non aggiunge altro: attraverso la trasmissione disturbata non passa che un silenzio confuso.
Winry può immaginarne il motivo.
Non ha senso che lei lo chiami, oggi. Che motivo potrebbe avere? E’ stato Mustang a chiamarla le prime due volte, e senza nemmeno chiederle il permesso di prendere i suoi recapiti telefonici. Certo, poi c’è stato il giorno del compleanno di Ed, in cui lei ha cercato lui … ma in tutta onestà, non lo ha forse incolpato ingiustamente per tutta la durata della telefonata, per poi piangere come una bambina?
Tutto sembra affermare a gran voce quanto ogni singola conversazione con Mustang sia stata un supplizio, un supplizio che non avrebbe dovuto avere un seguito. E invece eccoli lì, a parlare, di nuovo dopo mesi.
Magari Mustang pensa che lei sia impazzita.
Winry aspettava quel Perché? non pronunciato a parole da quando ha preso la decisione di sollevare la cornetta e comporre quel numero. La aspettava, e crede di avere una risposta pronta da dargli, per quanto non sia una risposta vera, ma solo una plausibile. E le risposte plausibili sono strane: assumono concretezza solo se le comunichi a qualcuno. Quando sei da solo e ci rifletti su è come cercare di descrivere un profumo mai percepito.
“E invece sì”, risponde lentamente. “Perché è giusto.”
“Giusto?” Ripete Mustang, e l’ironia si insinua nelle sue parole. “Un Generale degradato non può aspettarsi -”
“E’ anche,” lo interrompe Winry, “quello che voglio.”
Mustang non trova replica per una risposta così inaspettata.
Traendo un respiro profondo, lei continua. “Non crede anche lei che sia sciocco ignorarsi e non collaborare in questa situazione? Io e lei stiamo combattendo la stessa battaglia”. Il cuore, senza preavviso, accelera bruscamente per la tensione e l’imbarazzo. Stringe i denti, perché non si è preparata quel discorso per nulla, e riprende a parlare. “Io e lei siamo diversi, forse diversissimi. Ma se c’è una cosa che conosco bene, è la sofferenza di chi viene lasciato indietro. Certe volte avrei dato chissà cosa per avere notizie, e pregavo chiunque, davvero, chiunque di dirmi anche solo quanto erano diventati lunghi i capelli di Ed. E’ per questo che … ho pensato, chi sono io per negare quello che io avevo tanto desiderato a qualcuno che ora soffre come me? Dopotutto c’è qualcosa che ci accomuna, che lo vogliamo o no.”
Non fa il nome di Ed, ma è a lui che pensa, con la stessa facilità con la quale si respira. Winry è sicura che lo stesso nome sia balenato nella mente di Mustang, anche senza bisogno di domandarglielo, anche senza desiderare di metterlo con le spalle al muro come l’ultima volta.
Non c’è più bisogno di dirsi certe cose.
 “Io credo di essere arrivata a capirla, alla fine.” Conclude dolcemente. “Contro la mia volontà, forse. Dopo aver cercato di odiarla, mille volte, e aver fallito, ogni volta. Ma sono arrivata a capirla, e … ne sono felice.”
Lo è davvero.
Inspira profondamente, chiude gli occhi, espira.
Una serie di volti le passano davanti. I suoi genitori, l’espressione mesta ma sorridente di chi ha vissuto una vita piena e ha deciso di morire per ciò in cui crede; la nonna, una pipa tra le labbra e gli occhi comprensivi di chi ha tanto sofferto, e tanto perdonato; Ed e Al, i loro sguardi sconcertati e affranti quando scorgono le lacrime sul suo viso, e i loro goffi tentativi di consolarla; Mustang, la smorfia di dolore sul suo viso mentre senza dirglielo a parole le chiede perdono per aver eseguito un ordine. Li lascia andare, uno per uno, e si sente, finalmente, libera.
E ora che i suoi polmoni sono svuotati, c’è tanto altro che lei è in grado di accogliere al loro posto.
La vita. La speranza. L’accettazione del dolore.
Persino Roy Mustang.
Forse lei non potrà mai smettere di pensare ai suoi genitori, quando parla con Mustang. Forse lui non potrà mai smettere di sentirsi un assassino, quando parla con Winry.
Ma forse, dopotutto, riusciranno comunque ad essere qualcosa, l’uno per l’altra.
“Grazie, Winry.”
E’ la prima volta che Mustang la ringrazia direttamente, e Winry non può fare a meno di sorridere.
 “Deve fare lo stesso anche lei, però”, ribatte. “Qualunque notizia le arrivi, qualunque cosa possa portarci più vicini a trovare Ed, la prego di riferirmela.”
“Sono un alchimista”, risponde Mustang, e sì, è certa che anche lui stia sorridendo. “Lo Scambio Equivalente è la mia specialità.”
E lei gli crede.
Potrebbero dirsi tanto altro, potrebbero parlare di mille altre cose.
Se fossero amici, lei ora si informerebbe sul suo stato di salute, sul suo lavoro al Nord, su quanta neve cade quel giorno davanti a casa sua; e lui le domanderebbe del suo apprendistato a Rush Valley, quanti automail riesce a costruire in un giorno, quanti clienti escono dall’officina soddisfatti.
Se fossero estranei, si scambierebbero qualche frase di circostanza, e rigidamente si augurerebbero ogni bene.
Se fossero intimi, condividerebbero qualche ricordo di Ed, giusto perché possono, giusto perché ognuno di loro possiede un tassello di Ed che l’altro non conosce, che l’altro vorrebbe conoscere.
Ma non sono amici, né estranei, né intimi, e non dicono nulla di tutto questo.
Condividono un silenzio strano, pieno di tutto e inesprimibile a parole, e questo basta.
Si salutano, un po’ a disagio, e riattaccano il telefono.
E sono soli, insieme, ancora una volta.
Gli occhi rivolti verso la finestra, tornano ad aspettare un sogno.











(*) In Shamballa Al ha dei guanti su cui sono disegnati cerchi alchemici, sui palmi. Però la questione non riesce a convincermi del tutto... come mai ha imparato a trasmutare così? In precedenza, anni di addestramento con Izumi non hanno mai spinto né Ed né Al a cercare di trasmutare senza cerchi alchemici, per cui la cosa mi fa pensare... o si tratta di una reminescenza del fratello, o di una del Portale - in questo caso, sebbene non riesca a rievocarlo alla perfezione, la sensazione di essere potenzialmente in grado di farlo può averlo spinto a optare per guanti e il classico 'batti-le-mani-e-trasmuta'. Ho optato per questa via di mezzo, e in ogni caso, siccome non possiamo saperlo, si tratta di un mio headcanon e basta.


Il viaggio è concluso, i nodi sono venuti al pettine, e io vi ringrazio di cuore per essere arrivati fin qui. Mettere la parola fine a qualcosa è sempre intenso, anche se si tratta solo di una breve storia da quattro capitoli.

Padme Undomiel





   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Full Metal Alchemist / Vai alla pagina dell'autore: Padme Undomiel