{387 parole - A kiss on the nose}
14 anni
14 anni
Eren osservò il biondo al suo fianco; il petto si gonfiava ad ogni piccolo respiro e con un'espressione beata dipinta sul volto, Armin occupava buona parte del materasso, lasciando che Eren si ritrovasse in un piccolo spazio del letto, obbligato a poggiare la propria gamba contro le sue.
Arlert sospirava lentamente, la bocca semiaperta, un paio di ciuffi chiari a coprirgli il viso e la mano che stringeva un lembo della maglia dell'amico, sfiorando con la punta delle dita il sue ventre piatto.
Jaeger era stanco, ma non riusciva ad addormentarsi a quell'ora del pomeriggio e, per quanto si fosse annoiato al festival scolastico, aveva trovato modo di intrattenersi con l'osservare l'indaffarato Armin che, vestito elegantemente per l'occasione, aveva organizzato un intero stand su una qualche ricerca del club di scienze a cui, a dire il vero, Eren non aveva mai dato granché importanza.
In quegli attimi aveva solamente pensato al sorriso spontaneo del biondino, alle sue gote arrossate quando si era complimentato con lui e infine, l'imbarazzato 'grazie' che aveva bisbigliato perché di buone maniere e riconoscente della gentilezza dell'altro.
Tuttavia, Eren aveva anche pensato spesso al comportamento che Armin aveva nei suoi confronti, sopratutto nell'ultimo periodo.
Sapeva che l'amico fosse di indole timida, ma mai lo aveva visto così buffo e sbadato con altri e il suo essere impacciato lo rendevano adorabile agli occhi di Jager che, seppur suo conoscente da una vita intera, aveva solo ora riflettuto su quanto la propria presenza influenzasse la vita del biondo.
«Armin?»
Lo chiamò, più per assicurarsi che stesse realmente dormendo e ne ebbe conferma quando quest'ultimo si sistemò contro di sé, poggiando involontariamente il capo contro il suo petto.
Così Eren si fece coraggio, bastò un sospiro profondo e avvicinò la propria mano al suo viso, scostandogli quei ciuffi lisci che gli coprivano la fronte; poco dopo, senza riflettere molto sul significato di quel gesto, poggiò le proprie labbra contro il piccolo naso del biondo, stupendosi non appena lo sentì bisbigliare qualcosa nel sonno, parole all'apparenza del tutto incomprensibili.
«Eren, mi dispiace...»
Quell'affermazione improvvisa disorientò Eren, le sue iridi smeraldine si bloccarono sulla figura rilassata dell'altro e le sue labbra, seppur sentisse il bisogno di domandare e di sopratutto di scoprire, rimasero serrate, in attesa di una verità che sarebbe stata – prima o poi – rivelata.
Arlert sospirava lentamente, la bocca semiaperta, un paio di ciuffi chiari a coprirgli il viso e la mano che stringeva un lembo della maglia dell'amico, sfiorando con la punta delle dita il sue ventre piatto.
Jaeger era stanco, ma non riusciva ad addormentarsi a quell'ora del pomeriggio e, per quanto si fosse annoiato al festival scolastico, aveva trovato modo di intrattenersi con l'osservare l'indaffarato Armin che, vestito elegantemente per l'occasione, aveva organizzato un intero stand su una qualche ricerca del club di scienze a cui, a dire il vero, Eren non aveva mai dato granché importanza.
In quegli attimi aveva solamente pensato al sorriso spontaneo del biondino, alle sue gote arrossate quando si era complimentato con lui e infine, l'imbarazzato 'grazie' che aveva bisbigliato perché di buone maniere e riconoscente della gentilezza dell'altro.
Tuttavia, Eren aveva anche pensato spesso al comportamento che Armin aveva nei suoi confronti, sopratutto nell'ultimo periodo.
Sapeva che l'amico fosse di indole timida, ma mai lo aveva visto così buffo e sbadato con altri e il suo essere impacciato lo rendevano adorabile agli occhi di Jager che, seppur suo conoscente da una vita intera, aveva solo ora riflettuto su quanto la propria presenza influenzasse la vita del biondo.
«Armin?»
Lo chiamò, più per assicurarsi che stesse realmente dormendo e ne ebbe conferma quando quest'ultimo si sistemò contro di sé, poggiando involontariamente il capo contro il suo petto.
Così Eren si fece coraggio, bastò un sospiro profondo e avvicinò la propria mano al suo viso, scostandogli quei ciuffi lisci che gli coprivano la fronte; poco dopo, senza riflettere molto sul significato di quel gesto, poggiò le proprie labbra contro il piccolo naso del biondo, stupendosi non appena lo sentì bisbigliare qualcosa nel sonno, parole all'apparenza del tutto incomprensibili.
«Eren, mi dispiace...»
Quell'affermazione improvvisa disorientò Eren, le sue iridi smeraldine si bloccarono sulla figura rilassata dell'altro e le sue labbra, seppur sentisse il bisogno di domandare e di sopratutto di scoprire, rimasero serrate, in attesa di una verità che sarebbe stata – prima o poi – rivelata.