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Autore: goccia_chan    24/05/2016    2 recensioni
Successe tutto in pochi secondi, non ebbi nemmeno il tempo di rendermene conto, un dolore lancinante, il peggiore che avessi mai provato mi percorse tutto il corpo facendomi urlare dalla paura e dalla disperazione più nera. Quell’uomo che adesso torreggiava sopra di me, aveva aperto uno squarcio nella mia carne che partiva dalla spalla destra fino ad arrivare al centro del petto. Mentre urlavo mi portai le mani alla ferita che vennero subito investite dal sangue rosso e caldo che sgorgava a fiotti dal mio esile corpo
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jaggerjack Grimmjow, Nuovo personaggio, Retsu Unohana, Urahara Kisuke
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 L’inizio


Un ombra.
Una piccola ombra nera, rapida e veloce schizzò fuori alle spalle dell’hollow andando a colpire duramente il piccolo gatto nero facendolo sbattere contro il muro freddo e bianco della stanza.

Un fruscio.
Un fruscio e subito dopo un urlo straziante.
Akon era appena stato colpito alla spalla destra da qualcosa di evidentemente affilato che gli aveva inferto un colpo tale da passalo da parte a parte.

I due esseri che avevano appena messo fuori combattimento due membri della squadra (o meglio uno più il gatto) emersero minacciosi dalla coltre formata dalla polvere dei calcinacci esplosi. Due specie di mantidi religiose umanoidi con tanto di maschera bianca bislunga decorata con semplici segni tribali rosso fuoco si schierarono in posizione d’attacco verso i miei compagni. Gli arti superiori formati da due falci scintillavano avide di sangue nell’oscurità.

Pensai che dovevamo mettere fuori combattimento i tre hollow alla svelta e tornare alla soul society per metterci in salvo. Quel luogo era un campo minato pronto a esplodere e i feriti erano già troppi.

«non mi preoccuperei così tanto per loro» Una voce bassa e roca che proveniva dal mostro gigantesco di fronte a me mi parlò. «Oggi farò un bel pranzetto. Grimmjow tu sarai il mio piatto principale e la ragazzina il dessert…»

«non ci contare. Non esiste che venga mangiato da una mezza sega come te» l’arrancar mosse prima una mano, poi un braccio.
Tremando per lo sforzo e la fatica riuscì a girarsi sul fianco e issarsi sulle braccia per accasciarsi seduto contro il muro. Il suo corpo affaticato venne scosso dai colpi di tosse che gli fecero sputare una piccola quantità di sangue.
Ne apprezzai la determinazione.
Era solo grazie a quella se era riuscito a muoversi. Da quel punto di vista eravamo molto simili.

«non riesci nemmeno a stare in piedi, hai finito di fare il gradasso ora. Sarà un piacere farti a pezzi!»
Tutti e tre gli hollow attaccarono contemporaneamente, i due tirapiedi fendendo con gli arti superiori per lacerare i loro avversari e quello che sembrava essere il capo scagliò un pugno nella nostra direzione.

«Danku»

Una parete luminosa si frappose tra me e l’avversario bloccando l’attacco che si infranse contro il kido.
Mi alzai compostamente in piedi mentre il mostro dinanzi a me cercava, con tutte le sue forze, di buttare giù il muro luminoso che avevo eretto colpendolo ripetutamente.

«Donna» Mi voltai a guardare l’espada dritto negli occhi. Erano glaciali, di un azzurro accecante.

«Finisci di curarmi»

«Non posso»

«Vuoi farmi mangiare per salvare i tuoi amichetti?»

Rimasi perplessa. Quell’idea non mia aveva nemmeno sfiorato il cervello.
Non potevo curarlo perché non potevo fidarmi di lui. Non potevo rimetterlo in forze e sperare che una volta ammazzati quegli hollow lui ci lasciasse semplicemente andare. Magari con una bella stretta di mano. Dovevo valutare attentamente cosa fare. Ma occhio e croce potevamo farcela tranquillamente anche senza di lui.

«Donna, se mi assorbe, voi da qui non uscite vivi»

Guardai Kusaka, era in difficoltà, quell’hollow era estremamente veloce e anche utilizzando lo shumpo faticava a stargli dietro e difendere contemporaneamente Akon. La velocità non era mai stata il suo forte.
Kisuke invece aveva raccolto il suo amico felino e lo difendeva senza difficoltà mentre mi spiava di sottecchi.
Stava aspettando una mia mossa.
Era incredibile come quell’uomo sfruttasse ogni singolo momento per studiare chi aveva di fronte. Ecco perché non muoveva un dito più del necessario. Con le sue capacità poteva sbarazzarsi dei nostri tre nemici in un batter d’occhio. Ma evidentemente non era il suo scopo.
Voleva dire che, se era ciò di cui ero in grado di fare quello che voleva vedere, glielo avrei mostrato.
Ero piuttosto allergica ai trucchetti psicologici.

«Nekutai o yaburimasu, Fenrir*!» (infrangi i legami, Fenrir!)

In un lampo la zanpakuto assunse la sua vera forma rilasciando il suo potere.
La lama bianca e affilata scintillava prepotente alla luce lunare dell’Hueco Mundo che filtrava delle finestre dimesse e dai buchi delle pareti diroccate. La guardia si apriva come un fiore attorno alla lama con sei cristalli color topazio romboidali uniti tra loro per la diagonale minore. L’impugnatura, color bianco puro, formata da sottili fili di cuoio candidi sapientemente intrecciati, terminava con un piccolo foro dal quale dipartivano tre nastri nivei di diversa lunghezza al cui ciascun capo si trovava un piccolo cristallo che richiamava la medesima fantasia dell’elsa.

«Kori shin kaze» (vento di morte gelato)

fendetti l’aria in direzione dell’hollow e dalla lama si sprigionò una falce di luce bianca che tagliò di netto in due il braccio destro del mostro congelando il moncone da un lato, mentre dall’altro il ghiaccio iniziò a formarsi e risalire lungo l’arto amputato. Lo avrebbe gelato completamente nel giro di qualche secondo facendolo morire assiderato.
Come una sorta di falce rotante uno dei due piccoli hollow staccò la parte rimanente del braccio del compagno colpito all’altezza della spalla per impedire che il suo comandante venisse ghiacciato del tutto.
No me lo aspettavo, dovetti ammettere che sarebbe stata più dura del previsto. Quei due piccoli insetti erano anche piuttosto intelligenti, oltre che veloci.
Una parte di me sorrise, erano forti.

Ma non abbastanza.

Con lo shumpo mi trovai improvvisamente alle spalle della mantide che mi aveva appena giocato quel brutto tiro.
Inspirai a fondo e con un unico movimento rotatorio portai prima la lama sopra la mia testa poi la abbattei in diagonale verso il suolo attraversando le carni e staccando la parte superiore da quella inferiore del piccoletto.
Scartai di lato evitando il pugno sinistro dell’imponente compagno.
Mi voltai e vidi quell’altra specie di insetto alle mie spalle.
Era dannatamente veloce.
Schivai a malapena il fendente dell’arto destro che lacerò una manica del kimono nero.
Indietreggiai di un passo, presi la spinta e salti verso il soffitto. Impugnai saldamente Fenrir con entrambe la mani e con tutta la mia forza fendetti il nemico dall’alto verso il basso trapassandolo.

Fuori due, manca il terzo.

«Siete bravi shinigami…» il mostro cornuto si rivolse a noi con un ghigno malefico «ma avreste dovuto preoccuparvi molto di più, di non farmi assorbire l’espada!»
Vidi l’hollow lanciarsi verso Grimmjow a tutta velocità spalancando le fauci.

No, non glielo avrei permesso.

«Ban…!»
«Sakebimasu, Kukulcan**» (strepita, Kukulcan)
Un imponente spada dorata a doppia lama comparve tra le mani di Kusaka recidendo l’arto superiore sinistro dell’hollow che si era scansato appena in tempo per non ricevere un colpo mortale.
L’azione mi diede il tempo di pararmi di fronte all’arrancar e trapassare la maschera bianca del nemico in mezzo agli occhi rossi assetati di sangue.

«Togoku to hitto» (imprigiona e mordi)

Al comando i sei cristalli dell’elsa si trasformarono in sei nastri che si avvolsero intorno all’avversario stringendolo in una morsa sempre più potente fino a trapassare il corpo tagliandolo e riducendolo a brandelli.
Fine della battaglia.

Mentre rinfoderavo Fenrir che tornava ad essere un anomala katana dall’aria anche un po’ consunta incrociai i miei occhi con quelli dall’arrancar, aveva uno sguardo strano. Stupore, ammirazione, sfida, smania di combattere, tutto racchiuso in quei due occhi felini azzurri accecanti.
Non seppi decifrarlo chiaramente.

«Io te lo avevo detto!» Sbottò Kusaka «dovevamo ucciderlo subito!»

«La nostra missione era scoprire da dove provenisse la fonte di energia» replicai compostamente
«Si ma non vuol dire tenerla in vita!»

«Nemmeno ucciderla»

«Ci hai quasi fatto ammazzare!» Kusaka era veramente fuori di sé

«Ti ripeto che la nostra missione era scoprire da dove provenisse l’energia, cosa farne sarà il comandante supremo a deciderlo. Né io né tu.»

«Adesso ne arriveranno altri!»

«Allora al posto di discutere contattiamo chi di dovere alla svelta»

«se lo avessimo ucciso prima…»

«sarebbero venuti lo stesso, attirati dalla nostra energia spirituale!»

«Akon non sarebbe ridotto così»

Mi voltai e vidi Urahara armeggiare con il kido attorno alla ferita del nostro commilitone, aveva già fermato l’emorragia, e anche il suo gatto si era già ripreso. Evidentemente sapeva quello che faceva.

«Forse.…ma se non avessero preso di mira l’espada magari ci avrebbero attaccato diversamente, magari quei due insetti avrebbero attaccato prima noi. Magari saremmo anche morti tutti a quest’ora.»

«Ehi shinigami….la signorina ti fa il culo anche a parole oltre che sul campo di battaglia! Ma che uomo sei?» Grimmjow ridacchiava sotto i baffi. Era un provocatore nato.

Kusaka si voltò, scuro in volto, i denti stretti e una smorfia di puro odio sul viso. Fece un passo in avanti e alzò la spada in direzione dell’arrancar.

«Molto bene! Avete trovato la fonte di energia! Akon mi ha avvisato. Un espada! Potrei farci qualche esperimento!» il capitano della 12° divisione era comparso in una sorta di schermo quadrato, i capitani ci stavano contattando dalla Soul Society attraverso il tenteikura, intravidi immediatamente Unohana tra di loro e mi sentii subito più tranquilla.

Kusaka rimase immobile al suo posto con la spada a mezz’aria. Tremante di rabbia.

«Oggi non è esattamente la tua giornata fortunata shinigami»

«Lurido bastardo» sibilò a denti stretti «ora che sappiamo che si tratta di un espada possiamo anche ucciderlo…» Kusaka si era voltato verso il kido per parlare direttamente con il comando e avere il via libera per la sua vendetta.

«Kusaka!» Zaraki aveva appena spinto via il capitano della dodicesima per piazzarsi di fronte allo schermo e invadere completamente la visuale. «portalo qui! L’ultimo espada voglio eliminarlo io!»

Tipico di quello scimmione…

«Se ci tenevi così tanto dovevi partire tu!» Si mise a sbraitare Mayuri «voglio dissezionarlo!»

«scordatelo, voglio battermi con lui, se lo vuoi battimi in uno scontro»

Ecco che iniziava la solita tiritera tra i due…
 

…frush…

Un rumore impercettibile in quella confusione di gente che continuava a parlare uno sopra l’altro.
«posso ammazzarti ad occhi chiusi»
«io con un braccio solo»

Ma lui quel rumore lo conosceva bene, lo aveva sentito tante volte nel deserto dell’Hueco Mundo, aveva imparato a riconoscerlo in centinaia di anni passati in quelle lande. Quell’affare ne aveva uccisi talmente tanti che era impossibile contarli.
Piccolo e meschino, come il suo modo di uccidere. Nessuno si era accorto di lui, troppo impercettibile quel fruscio per le orecchie degli shinigami.
Nemmeno il vecchio col cappello che aveva tutta l’aria di sapere qualsiasi cosa se ne era accorto, forse troppo concentrato a guarire la spalla del suo compagno e a seguire la lite. Nemmeno il suo piccolo gatto nero che si era già ripreso e si strusciava tra le caviglie dell’accompagnatore emettendo piccole fusa.
Quell’essere ne avrebbe ucciso uno solo doveva solo sceglierlo. Lui non lo avrebbe considerato, in quel momento era troppo privo della linfa vitale di cui si nutriva quella cosa.

Si guardò intorno per individuarlo.

Dove sei piccolo bastardo?


Cercò con lo sguardo negli angoli più bui, nelle crepe e sul soffitto, dove poteva nascondersi?

Poi lo vide, anzi vide il riflesso del suo occhio.
Chi stava puntando?
Iniziò ad andare per esclusione. Da quella maledetta crepa nel muro dove si trovava il vecchio col cappello era fuori dal suo raggio di azione insieme allo shinigami ferito, lui era escluso a priori.
Chi stava guardando tra i due rimasti? Chi sarebbe stata la vittima?
Magari quello shinigami col ciuffo nero, era odioso con tutte quelle castronerie di cui stava blaterando sulla malvagità degli hollow che andava annientata, patetico.
Vide spuntare le zampette, quel tanto che bastava per darsi la spinta verso la vittima designata, una angolazione quasi impercettibile.
Era lei. Era lei che puntava.
Un moto di rabbia gli salì alla testa.
Quella shinigami era troppo abile per fare una fine come quella.
Lui voleva combattere contro di lei, voleva assaporare appieno il gusto della lotta all’ultimo sangue contro quella ragazza.
Lui poteva essere il solo predatore e lei la sua unica preda. Quel mostriciattolo non gliela avrebbe portata via così.



Con la coda dell’occhio feci a malapena in tempo a vedere una grande mano che si chiudeva intorno a qualcosa, un braccio muscoloso teso fino allo spasmo che la seguiva e una folta zazzera azzurra che mi sfrecciò di lato abbattendosi al suolo.

La mano era chiusa attorno a un piccolo essere, forse un piccolo hollow o un’altra minuscola creatura di quel mondo sconosciuto.
Ormai era difficile dirlo, spappolata tra le dita serrate dell’arrancar.
Si riusciva solo a distinguere qualche tratto di quell’essere. Sottili e lunghissime zampe aracnoidi e una specie di ago di cinque-sei centimetri.
Erano le uniche cose distinguibili, il resto era sconquassato e un liquido violaceo fluiva sul pavimento.

Sentii una goccia colarmi lungo la guancia destra e mi toccai ritrovandomi la mano sporca del sangue vischioso della creatura che era schizzato nel momento in cui la mano dell’arrancar si era chiusa. Che schifo.

«mmm...deve essere una sanguisuga saltatrice» commentò Urahara.

«una che?»

«Il nome me lo sono inventato al momento!»

«…»

«È una piccola creatura che vive qui nell’Hueco Mundo e che si nutre di energia vitale. Se ti prende assorbe tutta la tua energia in pochi minuti. Non sono molti a poter raccontare di essere sopravvissuti a un suo attacco. È anche per questo che si conosce così poco!»

Dopo la spiegazione da documentario alla Piero Angela gentilmente offertami riguardai la mia mano e successivamente il ragazzo ai miei piedi, svenuto nello sforzo di sopprimere quella creatura. Mi aveva appena salvato la vita.

Fenrir ebbe un sussulto di energia.
Strinsi l’impugnatura della katana come a rassicurarla di aver capito la sua volontà, presi coraggio e mi feci avanti a parlare.


 
*

Lo vedi? L’oscurità sta chiamando. Pian paino il male divorerà tutto ciò che è sano...







*Fenrir: lupo divino gigantesco della mitologia norrena
**Kukulkan: divinità dalle sembianze di serpente piumato delle civiltà Maya Entrambe le mitologie verranno spiegate più avanti e in parte riadattate ai fini della storia. Se siete troppo curiosi potete invece cercare i loro miti ;)
  
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