Nimphadora Tonks
Whisper
Mi volto appena in tempo.
Sono più veloce del mio nemico. Con un colpo di bacchetta è sconfitto. Non mi fermo a vedere chi sia. Ti sto cercando. Il mio unico scopo è trovarti.
Ti chiamo, ma nessuno risponde. Continuo a correre.
I miei passi rallentano. Avverto qualcosa che non va.
C’è troppo silenzio qui. Nell’aria c’è odore di sangue, cenere e morte.
Faccio ancora pochi, pesanti passi, e il mio mondo finisce.
Tu sei ai miei piedi. Sei sdraiato sulla schiena e hai gli occhi chiusi. Non hai una sola ferita sul corpo e il tuo volto è calmo e pacifico. Sembri dormire.
Ma non respiri.
Le mie gambe cedono e cado su di te. Mi sento vuota. La mia mente non riesce più a pensare, e il mio cuore non riesce più a battere.
Sto sprofondando. Sento il mio mondo lontano, come se fosse un miraggio. Un dolore troppo grande, inarrestabile, indescrivibile, mi sta corrodendo l’anima.
Perché?
Urlo questa domanda nel vuoto. Sento la mia voce rimbombare nella mia testa.
Perché deve finire così?
Perché qualcuno ha voluto questa guerra?
Perché non abbiamo potuto avere una vita felice?
Perché devi abbandonare la vita, proprio ora che in essa avevi finalmente capito non esserci solo buio?
Perché i miei sogni e le mie speranze mi si sono sgretolati tra le dita?
Perché il destino ha condannato nostro figlio al destino peggiore immaginabile?
E non trovo risposte.
Appoggio la testa sul tuo petto immobile. Le lacrime mi offuscano gli occhi.
Avverto molte emozioni dentro di me. Dolore per nostro figlio. Rabbia contro il destino. Odio verso chi ti ha portato via da me.
Ma sono tutte lontane, ovattate. Come se fossero chiuse dentro una bolla, lasciando dentro di me solo un quieto nulla. Il vuoto che hai lasciato dentro di me.
Qualcosa rompe la bolla.
Una risata. Una risata folle, sadica, perfida. Una risata familiare.
La morte è vicino a me. Sento che mi aspetta, mentre la mia nemica gode della mia sofferenza.
Ho paura.
Non so neppure di cosa posso avere ancora paura. Nulla, neppure la morte, può essere peggio di quello che provo adesso.
E’ sconforto. E’ abbandono al dolore. E’ la consapevolezza che qualcuno è a casa ad aspettarci, e noi non torneremo.
Il pensiero di nostro figlio mi lacera. Prego solo perché lui cresca, sia forte, e possa essere felice come merita. Anche senza te e me.
So di non avere scampo. Non ho la forza di oppormi a lei. Ma, se ho fortuna, lei verrà con me.
Mi alzo in piedi, guardandoti un’ultima volta.
Poi mi volto.
E tutto ha fine.
N/A:
Eccoci qua. Anche questa piccola raccolta è arrivata alla fine.
Davvero grazie a tutti quelli che hanno letto!!! E un abbraccione a tutti quelli che hanno commentato!!!!
Spero che questa storia vi sia piaciuta e che sia riuscita a farvi emozionare. :)
Alla prossima pazza idea!!!
Gabry