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Autore: Kokky    12/04/2009    2 recensioni
Un mondo parallelo e antico, popolato da vampiri che si muovono nell'ombra e umani troppo ciechi sui nemici succhiasangue. L'esercito, i positivi e gli alchimisti sono gli unici che possono proteggere l'umanità da ciò che stanno bramando i vampiri...
Un'umana insicura. Due piccoli gemelli. Un vampiro infiltrato. Una squadra di soldati. Una signora gentile e un professore lunatico. Una bella vampira e il capo. Due Dannati. L'Imperatore e i suoi figli. Una dura vampira. E chi più ne ha più ne metta!
Di carne sul fuoco ce n'è abbastanza :)
Provare per credere!
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Positive Blood' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Positive Blood, Terza parte

77 – Alesia e i Burnside

 

La capitale di Aiedail era molto sfarzosa: una città dai muri bianchi possenti e alti, dalle strade larghe e lastricate con piccoli ciottoli grigi, dal sorriso sulle labbra. Era lontana secoli interi dagli sparuti villaggi dell’Impero, abitati da poveri contadini e pescatori. Il suo nome era Alesia, la città degli alchimisti sin dai tempi antichi: l’Accademia per formare i nuovi giovani, istruendoli all’alchimia, era situata proprio al centro della capitale, in un largo spiazzo.

Poco distante, c’era un enorme palazzo dal giardino maestoso definito dai cittadini il Parco per le sue enormi dimensioni. La villa imponente, candida e marmorea, si ergeva su tutte le aiuole colorate e curate, su tutti i cipressi, i pini, gli abeti, le querce, le betulle del Parco. Le ringhiere dei balconi erano decorate con ornamenti floreali di metallo battuto, sui cornicioni svettavano piccoli simulacri candidi, il portone d’ingresso era riccamente lavorato, con basso rilievi che narravano l’inizio della civiltà.

Quella era la sede dell’Imperatore.

Sul tetto la bandiera svolazzava alta, segno che quel giorno egli era in casa.

Achille della famiglia dei Burnside era un uomo tarchiato, dagli occhi svegli e le labbra spesse. La sua pelle scura non era ricoperta da anelli e gioielli vari, come gli altri nobili: era un Imperatore pragmatico e minimalista, cinquantenne, pingue.

Suo figlio Richard era slanciato, come la sorella minore Eve: avevano preso da loro madre, l’Imperatrice Caterina, longilinea e bellissima, purtroppo morta dando alla luce la propria figlia.

Richard era un cuor di leone, dal coraggio ardente e la bocca piena di parole sincere e schiette. Era un suo diritto, comandare.

Eve era stata la vigilia della perdita di Caterina, Eve dagli occhi sempre pieni di preoccupazioni per i suoi parenti. Sembrava fragile più di quanto lo era davvero e la sua stessa essenza era macchiata dal suo nome. Il padre diceva che erano solo stupide superstizioni, ma ogni brutta cosa accaduta ad Eve era la vigilia di qualcosa di molto peggiore per gli altri. Lei, comunque, era fortunata e coccolata e raramente le capitava qualcosa di spiacevole.

L’Imperatore Achille, seduto sulla sua poltrona preferita nel salotto delle proprie stanze, pensava assorto assaporando un tè freddo.

Era ormai ottobre inoltrato, ma l’Imperatore non rinunciava alla sua bevanda preferita, pur essendo troppo fredda per la stagione.

Stava rimuginando sulla situazione catastrofica di Aiedail, senza sapere cosa fare. Osservò la sala: il tetto era alto, dai lampadari di cristallo, un tappeto elegante e costoso ricopriva il pavimento chiaro, le pareti bianche erano abbastanza semplici, rette, e su una vi era un grande specchio. Due servitori stavano poco lontano, pronti ad ascoltare ogni sua richiesta.

Achille, giungendo le mani tozze sotto il mento, sbuffò. «Chiamatemi il Segretario di Guerra».

L’uomo arrivò poco dopo, con i baffi simmetrici sul labbro sporgente e gli occhi incerti. «Mio signore, ho portato delle mappe...».

«Mi illustri la situazione».

Il Segretario di Guerra, carica istituita solo in situazioni difficili come quella, deglutì rumorosamente, carezzò i suoi baffi grigi e annuì gravemente. Aveva qualcosa di buffo, nel naso aquilino e nello sguardo un po’ vacuo.

«Bene, mio signore.» incominciò allora l’uomo. «Come possiamo vedere in questa mappa che... puff, un attimo, la srotolo sul tavolino.»

Davanti alla poltrona dell’Imperatore c’era un tavolo basso e anche un po’ scomodo, circondato da altre seggiole eleganti. Il Segretario stese per bene la cartina, appiattendola sulla superficie levigata.

La mappa mostrava Aiedail alla perfezione, con i suoi golfi, le sue montagne, le sue foreste e i laghi; con le città e i piccoli villaggi costieri e montani.

«Come già sappiamo, i vampiri hanno rapito i positivi, che probabilmente ora sono in questa zona ad est...» disse il Segretario, facendo un cerchio immaginario su una parte di Aiedail. «L’esercito è impegnato al nord, dove altri di quelle bestie stanno attaccando gli accampamenti, il S.S.E.V. si sta raggruppando qui vicino, dall’altra sponda del Grande Lago. I rimanenti vampiri si sono stanziati presso Ilshabar, al limitare della foresta e a sud da Alesia.»

La voce del Segretario era borbottante, simile al rumore della teiera piena di vapore. L’Imperatore lasciò perdere quell’inutile pensiero e annuì all’uomo, rimuginando sopra il da farsi.

«Beh, è una situazione davvero pericolosa, ne conviene, Segretario? E’ difficoltoso prendere una giusta decisione, poiché l’idea di quelle bestie in movimento mi rende assai nervoso. Il mio intero popolo è in pericolo, purtroppo non c’è molto su cui disquisire: dobbiamo combattere. Un compromesso mi sembra inammissibile e inimmaginabile, soprattutto con la sottospecie dei vampiri.» parlò l’Imperatore, con il solito e innato tono autoritario.

Il Segretario era d’accordo su tutto, e assentì smuovendo il capo, lisciando poi meccanicamente i propri baffi.

«Dobbiamo...» disse l’Imperatore Achille, allungandosi e squadrando la cartina. «Scontrarci in un posto che ci sia congeniale, dobbiamo spingere i vampiri sulla... sulla Piana di Fuoco, a ovest da qui, magari facendo pressione con il S.S.E.V. su Ilshabar, sì, spostandoli verso la Piana con un’azione rapida.» ordinò.

«E’ un buon piano, mio signore! La Piana ha una parte rialzata e potremmo accamparci lì, pronti all’arrivo dei vampiri. Li colpiremo dall’alto, avremo un gran vantaggio.»

Sì, era davvero un buon piano.

L’Imperatore Achille sogghignò compiaciuto, giungendo le mani sul petto e osservando nuovamente la cartina. Il Segretario di Guerra sospirò allegro, arricciando il naso aquilino con soddisfazione.

Il piano, in grandi linee, era pronto.

 

 

Intanto Eve della famiglia dei Burnside, seduta sul suo letto a baldacchino, pensava alla situazione del popolo. Aveva visto la paura crescere, nonostante il riserbo che avevano cercato di mantenere, e la notizia della scomparsa dei positivi ormai era di dominio pubblico.

Non c’era alcun rimedio alla paura irrazionale della folla, non serviva a nulla rassicurarli, e comunque gli abitanti al di fuori delle grandi città erano superstiziosi, legati alla tradizioni e alle grandi storie sui vampiri.

Qualcuna diceva che, in realtà, il vampiro era una creatura di Satana, dall’aspetto angelico e l’anima demoniaca, e soprattutto dall’intelligenza e la forza superiore. Effettivamente l’ultima era una delle loro capacità, ma gli umani col tempo li avevano sempre più additati come bestie.

Eve si chiedeva se tutto ciò in cui si credeva avesse torto o ragione, e non sapeva più cosa rispondersi.

Comunque, suo padre era fermamente convinto che avrebbero stracciato i vampiri, grazie a un piano progettato a regola d’arte. Però... però, gli ultimi avvenimenti la rendevano nervosa, irrequieta sul futuro di Aiedail.

Del suo paese.

Eve sbuffò sonoramente, chiamando poi ad alta voce la servitrice, che stranamente non rispose.

«Julia? Julia?! Perché non rispondi?» domandò, alzandosi dal letto e dirigendosi alla postazione della servitrice, una poltroncina nella stanza adiacente.

Fece qualche passo, cercando Julia senza alcun risultato: la donna era svanita nel nulla, in modo inspiegabile.

«Ehilà, sei tu Eve, giusto?» domandò scherzosamente qualcuno dietro di lei.

Eve percepì un brivido salirle lungo la schiena. Si voltò con gli occhi neri sbarrati e le labbra contratte, pronte a rispondere.

Davanti a lei c’era un uomo, la pelle scura che risaltava in contrasto al candore della stanza, i capelli arruffati e neri che scivolavano sulla testa e le guance, gli occhi che catturavano con il loro carisma.

Un sguardo... indecifrabile, un po’ divertito.

Uno sguardo scarlatto di cui avere semplicemente paura.

*

 

















Ebbene sì, sono tornata ^^
In questo capitolo c'è un salto temporale di due mesi, infatti il compleanno dei gemelli è il 22 agosto mentre adesso siamo già in ottobre inoltrato.
Non preoccupatevi degli altri personaggi, ci sarà un grande flash back occupante quasi tutta questa parte dove vedremo che fine hanno fatto e come si è arrivati a questo capitolo ^^
Ringrazio tantissimo i 52 preferiti e mi scuso per il mio ritardo, però più di così non riesco a fare... scrivere PB è un'impresa xD Spero di affrettare i tempi, comunque ò_ò"

Voglio ringraziare chi ha recensito: artemis5, Nausica212, mikybiky, smallpunkrock. Siete troppo gentili *__*! Beh... Ryan, povera stella, aveva questo "compito" da svolgere xD Mi servirà per il futuro +_+" Un futuro molto lontano che implica un'altra storia xD

Detto questo boh, Auguri di Buona Pasqua, yeeeh +__+! A presto, si spera, con il capitolo prossimo che si pregusta davvero interessante *ç*

   
 
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