Salve a tutte, ragazze!
Eccomi qui con una nuova Ficcy! Per
chi non lo sapesse o non mi ha voluta seguire (per motivi di una
insolita trama), la mia altra storia si chiama “Amore e Passione”… chi
va a farci un saltino?
Allora, torniamo a noi. Troveremo una
Bella diversa; timida, ma bellissima.
Proprio questa
sua bellezza, l’ha portata a diventare una celebrità. E se la popolarità
incominciasse a diventarle stretta, costringendola a partire verso la
sconosciuta Forks, assieme al suo migliore “amico”? E se proprio in queste
città, incontrasse il vero amore?
Vi ho incuriosito?
Buona lettura!
Arrivo
“Ma perché proprio Forks?”,
mi lamento ancora.
Per me, che amo il sole e
il caldo, andare nella cittadina più piovosa d’America è una vera e propria
tragedia.
“Tesoro, lo sai che non
abbiamo alternative”, mi risponde Michael, comprensivo.
Sbuffo ancora e mi sistemo
meglio sulla sua spalla; i sedili dell’aereo sono comodi, ma lui lo è ancora di
più. Sorrido a quel pensiero e alzo lo sguardo per guardare il suo bel viso.
I corti capelli biondi sono
spettinati e tirati con le punte verso l’alto, le labbra sono leggermente
aperte, curiose del mio comportamento.
Il naso è dritto e perfetto
e la bocca carnosa al punto giusto.
Gli occhi, li lascio per
ultimi; un mare blu mi fa perdere dentro di essi, come una naufraga in cerca
della terra promessa.
Mi si avvicina lentamente e
mi bacia le labbra; le sue sono morbide e calde.
Io, Isabella Maria Swan,
sono in cerca di serenità.
Ho incominciato all’età di
quindici anni a fare la modella e in seguito l’attrice.
Non mi sono mai montata la
testa, anzi, essere sempre al centro dell’attenzione non mi è mai piaciuto.
Michael Grant è stato mio
amico e adesso qualcosa di più.
Non siamo fidanzati, ma
questo non dipende da lui. Michael è innamorato di me, ma io non riesco a
contraccambiarlo.
Sono attratta da lui come un calamita, ma solo dal piano fisico.
Il suo carattere è invece cosi amorevole, che è ormai diventato per me quasi un
fratello. Quasi.
Certamente non mi metterei
mai a baciare mio fratello.
Arriviamo dopo poco e
scendiamo velocemente dall’aereo.
Naturalmente ad aspettarci
c’è una corte di paparazzi. Michael mi prende la mano e mi conduce velocemente
fuori.
Accontentando le urla dei
fotografi, mi giro verso di loro e gli saluto con una mano, sorridendogli.
Poverini, in fondo è il
loro lavoro.
“Wow”, dico solamente,
quando arriviamo davanti ad un’enorme villa.
“Già”, concorda, “beh,
entriamo, no?”.
Annuisco e lo prendo per
mano, mentre lui mi prende lo zaino, per non farmi affaticare.
Sempre il solito: cosa
crede, che sia una bambola di porcellana?
La villa era stupenda:
valeva tutti i soldi che avevo speso per comprarla.
Certo, avere dei genitori
con cui viverci sarebbe stato bellissimo, ma non mi posso lamentare.
Rispetto la scelta dei miei
genitori, divorziati da quando sono piccola, di prediligere la propria vita
privata.
Certe volte rimpiango le
mie scelte, ma sapere che adesso ho Michael vicino a
me, che mi fa da padre, fratello e amico, mi distrae sempre dai cattivi pensieri.
“Secondo me è troppo grande
per due ragazzi”.
“E ti lamenti?”, gli
rispondo.
Lui mi fa la linguaccia e
io, ridendo, passo di stanza in stanza, lasciandomi scappare esclamazioni di
sorpresa.
Salgo le scale due gradini
alla volta e arrivo davanti ad una grande porta; aprendola, trovo la mia
camera.
È grandissima e
soprattutto, mi rappresenta.
Mi sento già a casa, ma,
quando vedo la mia cabina armadio, lo sono ancora di più.
“Dove sono tutti i miei
vestiti?”, chiedo a Michael, urlando, per farmi sentire.
“Non lo s… ah!”, esclama.
Spaventata, corro verso la
sua voce e lo trovo sepolto da scatoloni; alcuni si erano aperti, rivelando la
mia montagna di vestiti.
Rido ancora, felice.
Liberatolo dal peso che lo
schiacciava, mi metto a cavalcioni su di lui.
Metto una mano sul suo
cuore e lo sento battere velocissimo; un sorriso dolce mi spunta involontario.
Mi avvicino alle sue labbra invitante e lo bacio. Lui, presa la mia
testa con le mani, mi apre la bocca con la lingua e da il
via a una danza di passione.
Con le mani scende fino
alla schiena, iniziando a sfiorarla delicatamente.
Dopo qualche minuto, le sue
mani diventano più pesanti, desiderose.
Scende ancora, fino a
raggiungere le mie rotondità, massaggiandole leggermente.
“Ehi!”, gli urlo, stizzita,
staccandomi dalla sua bocca.
Mi alzo velocemente e mi
chiudo in camera mia.
Da quando si prende tutte
queste libertà? Fino al bacio va bene, ma dopo basta!
“Dai, Bella, apri!”, mi
dice, da dietro la porta, continuando a bussare.
“Uffa”, sussurro.
Spalanco la porta di legno
chiaro e lo guardo negli occhi.
I suoi brillano di
dispiacere e mi fanno sciogliere. Sospiro e gli scocco un bacio sulla guancia,
richiudendo subito la soglia della mia camera.
Mi infilo velocemente un
paio di pantaloncini corti e un top e mi infilo sotto le coperte, stanchissima.
Sorrido felice della mia
vita e chiudo gli occhi, sprofondando in un sonno tranquillo.
“Che confusione!”, urlo
ancora.
“Bella? Non sei ancora
pronta? Possibile che debba sempre asp…”.
Mi giro verso la porta e lo
vedo con gli occhi spalancati e la bocca leggermente dischiusa.
Cercai di coprire il mio
corpo coperto solo dalla biancheria intima alla meglio, minacciandolo di uscire
immediatamente.
Ma dovevo andare a vivere proprio con un maniaco?, pensai.
Prendo una gonna corta di
jeans bianca e ci abbinai una canottiera oro con un
copri spalle bianco.
Sbaracco velocemente tutti
gli scatoloni in cerca delle mie Converse bianche alte e quando le trovo, tiro
un urletto di vittoria.
Metto solamente un filo di
mascara, il mascara, che accentuava ancora di più le mie folte e fitte ciglia,
e il burro cacao.
Con pochi colpi di spazzola
i miei capelli, che mi arrivavano fino a metà schiena, si sistemarono in
morbidi boccoli, color della cioccolata, uguale a quello dei miei occhi.
“Cavolo, sei uno schianto”,
mi dice, Michael.
io gli sorrisi dolcemente, ringraziandolo.
Presami la mano, mi
condusse alla sua macchina, una Aston Martin Vanquish
nera, tirata a lucido, con cerchioni oro e una striscia che la percorreva,
dello stesso colore.
“Per non farsi notare,
insomma”, lo prendo in giro.
“Con te vicino a me è
impossibile passare inosservato”.
Ridacchiai; questa era una
delle tipiche uscite di Michael
“Tu mi lodi troppo”, gli
dico, con vinto sguardo accusatorio.
Arriviamo subito alla High School di Forks, forse anche troppo, e scendo con
grazia dalla macchina.
Inutile dire che tutti gli
sguardi sono subito su di noi e io, imbarazzata, abbasso subito lo sguardo.
Improvvisamente, le mie
Converse, ricevono tutte le mie attenzioni.
Michael, capendo il mio
stato, mi cinge le spalle con un braccio, ma ciò non fa altro che far
sussultare tutti i presenti.
Sono emozionati, la novità
è arrivata. Sbuffo al pensiero.
Molti ci vengono vicini,
per presentarsi, ma Michael gli congeda velocemente, ma con educazione.
Dopo essere passata in
segreteria e aver preso in nostri moduli, ci separiamo.
Michael frequenterà il
quarto anno, anche se in realtà ha già compiuto da poco diciannove anni.
Infatti, per seguire me, ha perso un anno di scuola.
Eppure, non me l’ha mai
fatto pesare, anzi mi ha sempre detto che l’ha fatto con piacere e che non
rimpiange le sue scelte.
L’unica cosa che mi
dispiace e che non frequenteremo gli stessi corsi, perché io sono del terzo
anno.
Il pensiero di essere sola
durante le lezioni non mi entusiasma affatto, ma non mi lamento.
Uscendo dalla segreteria, mi
scontro in pieno contro qualcuno. O qualcosa.
Sono così imbranata da
andare a sbattere contro un muro?
Ancora a terra, dolorante,
sento qualcuno cingermi la vita e aiutarmi ad alzarmi.
Sgrano gli occhi
all’inverosimile. Sto per caso sognando?
Un bellissimo ragazzo, alto
diverse spanne più di me, mi guarda divertito.
I capelli ramati ricadono
disordinati e gli danno uno sguardo sbarazzino, ma i suoi occhi, ambrati, sono
velati di tristezza.
Il naso dritto e perfetto,
la bocca carnosa, ma non troppo, completano la perfezione del suo viso.
Scendo un po’ con lo
sguardo e noto immediatamente il suo fisico scolpito.
Da dietro arriva Michael e
mi cinge la vita con un braccio, in un gesto palesemente possessivo. Gli tiro
un’occhiata omicida.
“Bella Swan?”, sento urlare
da una voce cristallina.
Mi giro verso lo
scampanellio e vedo una bellissima ragazzina correre verso di noi, con uno
sguardo euforico.
Ha i capelli corvini e con
le punte sistemate all’insù; la osservo, ma con educazione.
Noto che è vestita molto
bene e… un attimo.
Ha in mano una rivista con
me in copertina!
Okay, sono finita.
“Piacere”, le dico,
allungando una mano; lei la stringe con un sorriso abbagliante.
La sua pelle è fredda come
la neve; beh, non posso dire che i tempo a Forks sia
dei migliori. Magari è freddolosa.
“Alice
Cullen; Edward, non ti sei ancora presentato? Ma che maleducato!”, lo sgrida.
Senza volerlo,
una risatina mi esce dalla bocca.
Subito, il ragazzo
bellissimo mi tira un’occhiata truce. Rabbrividisco.
Perché mi ha guardata cosi?
Che gli ho fatto?
Lui si presenta
frettolosamente e subito noto la sua voce di miele.
Michael, con un leggero
colpo di tosse, attira la sua attenzione su di sé.
Subito
Alice si presenta anche a lui,
mentre Edward, lo ignora completamente, guardando solo me. Arrossisco a
quell’attenzione.
“Scusami, Alice, posso
vedere quella rivista?”, le chiedo gentilmente.
“Oh si,
certamente!”, trilla.
Quattro pagine sono
tappezzate di miei immagini; io a un servizio
fotografico, davanti a una vetrina con Michael, sotto casa mia con Michael,
all’aeroporto con Michael.
E poi, il titolo.
Dove sta andando Isabella con il suo fedele amico?
Chi sospetta una fuga
d’amore, o solamente una fuga, chi un nuovo film.
Sospiro e la restituisco di
malavoglia. Non vorrei che leggessero quelle idiozie.
“C’è qualcuno che dice che
io sia incinta, Michael”, gli dico, ridacchiando.
Sento Michael irrigidirsi e
poi, dopo la mia occhiata serena, sorridere.
Sa che non amo quando
scrivono queste cose senza una minima prova.
Ho diciassette anni;
l’ultimo dei miei pensieri è diventare madre!
Il suono della campanella
d’entrata mi risveglia e, dopo essermi congedata da quei bellissimi ragazzi, mi
dirigo da sola verso la mia classe.
Alice e Edward stanno
insieme?
Un nodo allo stomaco si
forma immediatamente a quel pensiero e mi rendo conto di non essere normale.
Che pretese spero di avere
verso di lui?
E con questi tristi
pensieri, trascorro le lezioni.
Finalmente quinta ora;
biologia. Altri cinquanta minuti e ci sarà la paura.
Il mio stomaco già
brontola.
Mi viene da ridere pensando
alle giornaliste che mi chiedono che dieta faccio; se solo sapessero la
quantità di schifezze che occupano la mia cucina!
Nel corridoio tutti gli
sguardi sono puntati verso di me; abbasso lo sguardo
ancora verso le mie scarpe e lo alzo solo per controllare la strada.
Finalmente arrivo alla
porta della classe e li lo vedo.
Il mio pensiero fisso per
tutte queste ore.
Edward.
Allora, che ne dite, vi piace? Mi
conviene portarla avanti?
Mi raccomando, lasciatemi una
recensione, mi farebbe molto piacere!
Anche i pareri negativi sono
costruttivi e gli accetterò!
Un bacio grande,
Greta.