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Autore: crazy lion    26/05/2016    6 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti raccontati nel libro di Dianna De La Garza "Falling With Wings: A Mother's Story", non ancora tradotto in italiano.
Mancano diversi mesi alla pubblicazione dell’album “Confident” e Demi dovrebbe concentrarsi per dare il meglio di sé, ma sono altri i pensieri che le riempiono la mente: vuole avere un bambino. Scopre, però, di non poter avere figli. Disperata, sgomenta, prende tempo per accettare la sua infertilità e decidere cosa fare. Mesi dopo, l'amica Selena Gomez le ricorda che ci sono altri modi per avere un figlio. Demi intraprenderà così la difficile e lunga strada dell'adozione, supportata dalla famiglia e in particolare da Andrew, amico d'infanzia. Dopo molto tempo, le cose per lei sembrano andare per il verso giusto. Riuscirà a fare la mamma? Che succederà quando le cose si complicheranno e la vita sarà crudele con lei e con coloro che ama? Demi lotterà o si arrenderà?
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo. Saranno presenti familiari e amici di Demi. Anche per loro vale questo avviso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Joe Jonas, Nuovo personaggio, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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CAPITOLO 27.

LA VISITA DI ANDREW
 
Andrew ascoltava il bip-bip del monitor con la testa fra le mani. Avrebbe tanto voluto sentire  la voce di sua sorella un'ultima volta, anche solo per un momento, ma sapeva che questo non sarebbe mai successo. Certo, sarebbe potuto capitare se fosse avvenuto un miracolo, ma lui non credeva più in questo, ormai, da quel giorno maledetto.
"Dovresti vedere le bambine di Demi, Carlie! Sono meravigliose e sono sicuro che le adoreresti. Io voglio loro molto bene e sono felice che Demi mi abbia voluto durante gli incontri con le piccole. Questo significa che per lei sono molto più importante di quanto pensavo."
Quando andava in ospedale non era solo triste, ma anche arrabbiato. Avrebbe dovuto esserci lui al suo posto. Lui in fondo era più vecchio di lei, aveva trentadue anni, mentre Carlie ne aveva quasi ventisei e non si meritava certo una cosa del genere. Non avrebbe dovuto essere lì, su quel letto, immobile. Avrebbe, invece, dovuto vivere la sua gioventù come tutti gli altri ragazzi della sua età.
Andrew ogni tanto incontrava qualche sua amica molto cara che veniva a trovarla. Non erano molte, ma buone e lui leggeva la sofferenza nei loro occhi. A volte una di loro si confidava con lui. Si chiamava Ashley ed era quella che, secondo l'uomo, soffriva più di tutte. Aveva fatto l'incidente con lei, quella sera. Gli diceva che non riusciva più ad andare avanti da quando Carlie stava così, che la notte faticava a dormire e all'università non si concentrava. Aveva cominciato ad andare da una psicologa per cercare di buttare un po' fuori tutto quel dolore. Conosceva Carlie fin dalle elementari e le due ragazze erano sempre state molto legate. Ogni volta che lei gli parlava, Andrew pensava a Demi e a come si sarebbe sentito lui se la ragazza fosse stata nella stessa condizione di sua sorella. Sapeva che avrebbe sofferto  terribilmente e che sarebbe successa la stessa cosa a lei se lui fosse finito in coma.
Sospirò e si disse che non doveva pensare a quelle cose brutte. Lui per fortuna era lì, stava bene e anche Demi e le bambine. Doveva ringraziare Dio per questo, ma il dolore per le condizioni della sorella era comunque qualcosa che lo distruggeva dentro. Avrebbe voluto parlarne con Demi, ma anche adesso non si sentiva pronto. Non poteva guastare la felicità della sua migliore amica con i propri problemi.
 
 
 
Mamma, quando viene Andrew?
Quella domanda stupì Demi. Lei e le bambine erano in salotto sedute sul divano. Hope giocava con il suo orsetto e lo stringeva tra le manine alzandolo ogni tanto in alto come un trofeo. Mackenzie, seduta accanto alla mamma, pettinava con cura una bambola. Demi le guardava e sorrideva. Muoveva piano le gambe per far divertire Hope e darle l'impressione di essere su un cavallo. Erano passati due giorni da quando aveva portato a casa le bambine e, fino a quel momento, Mackenzie era sempre stata anche troppo tranquilla.
"Come mai me lo chiedi? Io pensavo che avessi paura di lui" osservò la ragazza rivolgendosi alla bambina.
Sì, un po' ne ho, ma vedo che a te sta simpatico e volevo sapere quando verrà a trovarci. Lui ci vuole bene, vero?
"Certo che ce ne vuole! Io conosco Andrew da quando sono piccola e lui con me è sempre stato molto gentile. Siamo amici. Lui conosceva mio papà che adesso non c'è più."
Mi dispiace.
"Non ti preoccupare. È successo molto tempo fa."
Tu hai fratelli o sorelle?
A Demi faceva piacere che Mackenzie le scrivesse tutte quelle domande. Fino ad allora non era mai stata molto aperta, ma adesso cominciava a lasciarsi andare, a fare domande e ad essere curiosa. Demi avrebbe tanto desiderato che ricominciasse a parlare, ma era ancora troppo presto. Il fatto che scrivesse di più era già un buon segno.
"Sì, ho due sorelle. Dallas è mia sorella per davvero, nel senso che è figlia di mio papà. Madison invece è figlia di Eddie, il nuovo marito di mia mamma. Lei si chiama Dianna e, come Madison e Dallas, è un'attrice. Anch'io lo sono stata, in passato. Se vuoi posso chiamare Andrew e chiedergli se gli farebbe piacere venire a trovarci."
Mackenzie fece segno di sì.
Demi si alzò, andò in cucina e prese il cellulare, che aveva lasciato sul tavolo. C'era una chiamata persa di sua madre del giorno precedente. Alla fine aveva deciso di non portarle subito allo studio di registrazione e di restare a casa tutte insieme perché si ambientassero meglio.
Chiamò Dianna e la donna rispose dopo il primo squillo.
"Demi!" esclamò, felice.
"Ciao mamma. Scusa se non ti ho risposto, non ho nemmeno sentito il telefono. Sono stata un po' occupata."
"Mmm, mmm" fece Hope.
"È Hope quella che sento?" chiese Dianna sorridendo.
"Sì, ce l'ho in braccio."
"Non ti preoccupare, tesoro. Hai fatto bene a prenderti un po' di tempo da passare con loro in tranquillità. Allora, che mi dici delle bambine?"
"Sono meravigliose, mamma!"
"Mackenzie sta bene?"
"Sì, è tranquilla. Fino ad ora non ha avuto nessuna crisi" disse parlando piano.
"Che mi dici di Hope?"
"È un amore, come la sorella."
"Hai bisogno di qualcosa? Non so, magari del latte in polvere o di un pacco di pannolini?"
"No mamma, grazie, ho già tutto quello che mi occorre, ma se vuoi puoi venire a conoscerle."
"Purtroppo ora non posso, Demi."
Demetria adorava la voce di sua madre. Era dolce e stupenda, la più bella del mondo.
"Okay, tranquilla" rispose, un po' dispiaciuta.
"Tra poco dovrò uscire con una mia amica. Era da tempo che dovevamo incontrarci e non posso non andare, ma verrò domenica, magari anche con Eddie e le tue sorelle."
"In realtà pensavo di venire io da voi, così da farle ambientare anche nella vostra casa."
"Okay, va benissimo. Verrete a pranzo?"
"Sì; ti farò sapere l'ora."
"D'accordo. Dai un bacio alle bambine da parte di tutti."
"Sarà fatto. Ti voglio bene, mamma!"
"Te ne voglio anch'io!"
Demi chiuse la telefonata. Pensò che non aveva ancora chiamato Selena per darle la buona notizia, ma si disse che l'avrebbe fatto il giorno successivo. Chiamò subito Andrew.
"Pronto?"
"Ciao Andrew, sono…"
"Sì Demi, so chi sei. Potrei riconoscere la tua voce fra mille! Come va?"
"Bene! Senti, a Mackenzie farebbe piacere che tu venissi a trovarci."
"Oh! Dici davvero?"
Andrew era stupito.
"Mi ha chiesto se tu ci vuoi bene e io le ho detto la verità, cioè sì. Allora lei mi ha domandato quando saresti venuto a trovarci, così ti ho chiamato. Non sei più al lavoro, vero?"
Erano le 21:00. Demi si rendeva conto che era un po' tardi per chiamare una persona e chiederle di venire a trovarla, ma per sua figlia era disposta a fare un'eccezione.
"No, ma devo fare una cosa importante. Sono in ospedale adesso."
"Ti sei fatto male?" gli chiese, preoccupata e agitata. Impallidì.
"No, tranquilla, sto bene. È solo che, come ti ho detto, devo fare una cosa. Appena ho finito arrivo."
"Perfetto!"
Mentre ritornava sul divano Demi pensò che Andrew si era comportato in modo alquanto strano. Che cos'era tutto quel mistero? Che cosa le stava nascondendo? Perché non si apriva con lei? I genitori di Andrew erano morti tre anni prima. Erano state due bravissime persone e poi erano scomparse tragicamente. Per quanto riguardava Carlie, aveva quasi ventisei anni adesso. Demi sapeva che era andata in Madagascar per lavorare come volontaria in un villaggio. Era partita assieme ad altre persone, tutti volontari e membri di un'associazione che si occupava di aiutare le persone povere nel mondo anche e soprattutto nei Paesi martoriati dalla guerra. Era partita nel 2015, poco dopo l'uscita dell'album di Demi. In seguito era tornata, poi però era andata via subito dopo. Durante quella settimana nella quale era rimasta, qualcosa doveva essere successo se, adesso, Andrew si comportava così. Perché era in ospedale? Demi smise di farsi tutte quelle domande e aspettò l'amico continuando a guardare le bambine. Forse non era niente, si
disse.
Poco dopo suonò il campanello e Batman, che aveva dormito quasi tutto il giorno, si alzò di scatto precipitandosi verso la porta. Demi guardò dallo spioncino e vide che Andrew era arrivato. Aveva parcheggiato la sua auto vicino alla casa.
"Ciao!" esclamò quando ebbe aperto la porta.
"Ciao!"
I due si abbracciarono e si diedero un bacio sulla guancia. Andrew chiuse la porta e Batman gli si mise davanti iniziando ad annusargli le scarpe. Dopo qualche secondo lo riconobbe e andò a mangiare. Andrew si avvicinò piano a Mackenzie che lo guardava, un po' incuriosita, un po' intimidita.
"Ehi, Mackenzie, come stai?"
Lei gli sorrise.
"Hai una bellissima bambola. Posso vederla?"
La bambina gliela diede in mano.
L'uomo si guardò in giro e vide un po' di giocattoli sparsi sul tappeto.
"Si vede che ci sono dei bambini in questa casa" disse sorridendo a Demi.
"Sì, è vero. Non hai idea di quanta felicità hanno portato nella mia vita, Andrew! Sono state come una ventata fresca di vitalità per me."
L'uomo restituì alla bambina la bambola e le chiese come l'aveva chiamata. Un secondo dopo si ricordò che la piccola non riusciva a parlare, ma quando la vide prendere dalla tasca un foglio e scrivere rimase sorpreso.
"Sa scrivere?" domandò.
"Sì. Fa così per comunicare."
Carlie rispose la bambina e gli passò il foglio.
"Non scrive molto, è sempre stata tranquilla, ma ora comincia ad aprirsi un po' di più, vero Mackenzie?"
Demi le accarezzò i riccioli neri e le diede un bacio sulla testa. Andrew lesse il nome sul foglietto e guardò il cielo. Sembrava triste.
"Io ho una sorella che si chiama Carlie" disse a Mackenzie. "Fino a qualche tempo fa stavamo molto spesso insieme."
Dov'è adesso?
"Mackenzie, forse Andrew non vuole parlarne" disse Demi.
"No no, va bene. Vedi tesoro, lei… non sta bene e finché non guarirà non potremo più parlare insieme. È molto malata."
La bambina annuì.
Demi avrebbe voluto chiedergli cosa le era successo, ma preferì non farlo. Andrew si era irrigidito, lo vedeva e la cosa doveva essere molto più grave di così, quindi non era il caso di discuterne davanti alle bambine.
Andrew si rivolse ancora alla piccola e le suggerì:
"Dovresti fare una coda a questa bambola, oppure delle trecce, così sarebbe molto più ordinata."
Mackenzie gliela diede e si allontanò. Andò sul tappeto e dal cesto pieno di giocattoli prese una piccola scatola contenente alcuni elastici colorati. Ne tirò fuori uno giallo e lo portò ad Andrew, poi glielo diede e lo guardò come per chiedergli di aiutarla a fare l'acconciatura alla bambola.
"Te lo insegno volentieri" le disse l'uomo, che aveva capito.
Fece a Carlie una treccia e poi la mostrò alla bambina, che sorrise e spalancò gli occhi. Era ancora più bella."
Grazie!
"Figurati, mi piace giocare con te."
Vuoi vedere le altre mie bambole?
"Certo!"
La bambina lo guidò sul tappeto, lo fece sedere davanti al cesto e iniziò a tirare fuori una ad una le altre bambole, presentandogliele. Alcune avevano i capelli biondi, altre castani, altre ancora neri. Un paio indossavano delle tute da ginnastica con scarpe abbinate, una era vestita da indiana con un abito lungo fino ai piedi, altre portavano un vestito da sera e scarpe con i tacchi. Andrew prese una bambola e parlò come se fosse stato lei, chiamandone un'altra per nome e chiedendole come stava. Mackenzie, scrivendo, rispose. Le due bambole iniziarono una breve conversazione. Andrew si divertiva e la piccola sorrideva, mentre Demi li guardava intenerita. Dopo cinque minuti Mackenzie disse di sentirsi un po' stanca e l'uomo la aiutò a mettere via i giocattoli, mentre Demi si avvicinava a loro con Hope nella carrozzina. Mackenzie si sedette sul divano ed Andrew le si mise di fronte, in piedi, accanto a Demi che guardava la bambina e sorrideva.
Il silenzio calò fra loro fino a quando Hope guardò Andrew e cominciò ad agitare le manine e i piedini verso di lui con gridolini di gioia. Demi prese dal cesto una pallina di plastica, abbastanza grande, con dentro un sonaglio.
"Gliel'ho comprata qualche giorno prima di andarle a prendere. Spero le piaccia!" esclamò dandola in mano alla piccola che provò a stringerla, ma non ce la fece.
La prese allora con entrambe le mani e stavolta riuscì a tenerla stretta. La scosse per qualche secondo. Andrew si chinò alla sua altezza e Hope gli lanciò la pallina in faccia.
"Ahia!" esclamò l'uomo, mentre Hope rideva divertita come se nulla fosse stato.
"No, non si fa così" la riprese la mamma, alzando la voce.
Sollevò una mano per darle un piccolo schiaffo. Non aveva intenzione di farle molto male, ma voleva insegnarle che alcune cose si possono fare, altre no.
"Non importa, Demi. Non rimproverarla!"
"Deve imparare" disse la ragazza, con tono meno duro.
"Lo so, ma non mi ha fatto niente. Lascia stare."
"Va bene." Si chinò accanto alla piccola, le prese una manina e le disse: "Tesoro, non fare più male ad Andrew, okay?"
Mackenzie si alzò, si avvicinò alla sorellina e le diede un bacio, poi le fece il solletico al pancino. La bambina la guardò e rise e anche Mackenzie fece lo stesso, senza però far sentire il suono della sua risata. Avendo età così diverse non giocavano moltissimo insieme, ma a volte capitava e Demi adorava quei momenti.
Mackenzie tornò a sedersi ed Andrew disse a Hope, sorridendo:
"Tu volevi solo giocare con me, Hope, quindi non sono arrabbiato."
Prese la pallina da terra e la diede alla bambina, che rise, ma che sembrava più interessata a guardare lui che il giocattolo. Allungò ancora le mani verso Andrew.
"Su, prendila!" lo esortò Demi.
"Vieni piccola" sussurrò l'uomo sollevandola piano.
Si sedette sul divano accanto a Mackenzie e sistemò bene Hope sulle sue gambe. Demi si accomodò vicino a loro.
"Non ti vedo da soli due giorni eppure mi sembri più pesante, sai?"
"Dadadada" fece la piccola, sorridendo.
"A volte fa queste specie di chiacchiere" gli spiegò Demi. "Credo sia il suo modo di cominciare a parlare. Certo, non sono ancora parole di senso compiuto, però sono molto belle da ascoltare."
"Come va con loro? È tutto a posto? Dormono la notte?"
"Sì, sono tranquille. C'è stato solo qualche piccolissimo problema il primo giorno con il cambio del pannolino perché Hope non stava ferma. Ha fatto cadere tutto il borotalco per terra, non ti dico che disastro ha combinato! Comunque sono riuscita a risolvere tutto."
Andrew si rilassò. Aveva pensato molto a Demi e alle piccole in quegli ultimi due giorni. Si era chiesto più volte come stessero lei e le bambine e se Mackenzie avesse ancora avuto crisi come quella di qualche tempo prima. Non ne aveva più avute da quel giorno, per fortuna, ma Demi ed Andrew sapevano che avrebbe potuto sentirsi ancora male da un momento all'altro. Hope iniziò ad agitare le gambette.
"Forse vuol essere messa per terra" disse Andrew.
"Non credo sappia gattonare, anzi sicuramente no, non l'ha mai fatto in questi giorni ed è presto… Prova, vediamo cosa fa."
Demi sapeva che i bambini imparano a attonare tra gli otto e i nove mesi.
Andrew appoggiò la piccola sul tappeto. Lei cercò di sollevarsi, ma non ci riuscì e rischiò di cadere all'indietro. L'uomo la prese appena in tempo.
"Aspetta" le disse la mamma, mettendole un cuscino dietro la schiena e tenendola per i fianchi. Sostenuta, la bambina riuscì a mantenere la posizione che voleva. "Ecco, vedi? Tra un paio di mesi ci riuscirai da sola."
Vedendo le cose da un'altezza diversa la piccola cominciò a guardarsi intorno, toccò il tappeto, tirò i lacci delle scarpe di Andrew e scoprì che stare seduta era bello. Provò a spostarsi ma non ci riuscì.
"Ti piace, vedo" constatò questi, mentre lei lanciava esclamzioni e sorrideva.
Tuttavia, dopo qualche minuto si stancò e iniziò a piagnucolare.
"Presto diventerai bravissima!" le disse l'uomo riprendendola in braccio mentre la bambina, arrabbiata per non essere riuscita a gattonare, si lamentava. "Vi va di fare una passeggiata?" chiese poi, spostando lo sguardo da lei, a Mac e infine a Demi. "È tutto tranquillo stasera e stranamente non c'è molta gente per strada."
Demetria chiese a Mackenzie se ne aveva voglia e la bambina rispose di sì.
"Vado a prendere il passeggino" disse la ragazza e salì al piano di sopra.
La serata era perfetta per passeggiare in tranquillità. Soffiava un vento tiepido e leggero che rendeva il clima molto gradevole.  I tre camminavano in silenzio l'uno a fianco all'altro. Avevano portato con loro anche Batman. Demi spingeva il passeggino e Hope si guardava intorno con i soliti occhietti vivaci e curiosi che la contraddistinguevano. La ragazza si stupì della calma di quella sera. Sembrava quasi surreale. Non c'erano fotografi né fan ad aspettarla sulla strada e lei in quel momento si sentì una persona normale, una ragazza come tante che camminava tranquilla con la sua famiglia in una calda serata di Los Angeles. Subito dopo si rese conto di quello che aveva appena pensato. Aveva definito "famiglia" le bambine ed Andrew, che però era solo un amico. Doveva smettere subito di fare quegli strani pensieri.
"Tutto bene?" le chiese Andrew dopo un po'. "Sei silenziosa."
"Sì, sto bene. Stavo solo pensando a quanto è bello essere qui con voi stasera."
"Dovremmo farlo più spesso" suggerì lui e Demi si dichiarò d'accordo.
Dopo poco il vento cominciò a farsi più forte e fresco, così i due decisero di tornare a casa per paura che le bambine si ammalassero.
"Io vado Demi, è un po' tardi e domani mattina dovrò alzarmi presto" disse Andrew quando arrivarono davanti alla villa.
"Sì, capisco. Anche per loro è tardi in realtà. Di solito alle 21:00 le mando a letto. Ora sono quasi le 22:00."
Mackenzie e Hope sbadigliarono l'una dopo l'altra e sul loro volto si disegnò un'espressione serena e molto tenera. Andrew e Demi sorrisero guardandole. Lui salutò le piccole. Mackenzie si lasciò abbracciare e Hope volle essere presa di nuovo in braccio.
"Fate le brave con la mamma. Io tornerò presto a trovarvi, promesso. Demi, ci vediamo."
"Sì, certo. Io domani le porterò allo studio di registrazione per farle conoscere ai miei collaboratori e domenica sarò a pranzo dai miei, ma per il resto sarò a casa. Devo ancora pianificare le mie giornate."
"Hai deciso di stare con loro per un po'?"
"Sì, mi ritirerò dal mondo dello spettacolo per un certo tempo, almeno per sei mesi, così da rimanere con loro il più possibile. Non voglio ricominciare subito a lavorare tutto il giorno e lasciarle con una baby-sitter e, anche dopo,farò tutto il possibile per stare con loro più tempo che potrò."
"Stai facendo la cosa giusta" disse Andrew accarezzandole i capelli e, dopo averle dato la buonanotte, salì in macchina e se ne andò. Demi lo salutò con la mano e poi rientrò in casa con i suoi angioletti, ringraziando il cielo per averle donato loro e un amico speciale come Andrew.


NOTA:
Demi darà il latte in polvere a Hope fino a un anno, poi passerà al latte vaccino. Quest'ultimo è sconsigliato prima dell'anno perché ricco di proteine e scarso di ferro. Inoltre può portare il bimbo all'obesità. Ovviamente non deve assumerne troppo, se è un grande consumatore di latte questo dev'essere diluito con acqua. Il latte dev'essere intero e non scremato perché quest'ultimo può essere assunto dai tre anni in poi, in quanto ha un contenuto proteico più elevato. Un'altra ragione è che prima del terzo anno i bambini hanno bisogno di assumere più grassi rispetto agli adulti.
   
 
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