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Autore: crazy lion    27/05/2016    6 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti raccontati nel libro di Dianna De La Garza "Falling With Wings: A Mother's Story", non ancora tradotto in italiano.
Mancano diversi mesi alla pubblicazione dell’album “Confident” e Demi dovrebbe concentrarsi per dare il meglio di sé, ma sono altri i pensieri che le riempiono la mente: vuole avere un bambino. Scopre, però, di non poter avere figli. Disperata, sgomenta, prende tempo per accettare la sua infertilità e decidere cosa fare. Mesi dopo, l'amica Selena Gomez le ricorda che ci sono altri modi per avere un figlio. Demi intraprenderà così la difficile e lunga strada dell'adozione, supportata dalla famiglia e in particolare da Andrew, amico d'infanzia. Dopo molto tempo, le cose per lei sembrano andare per il verso giusto. Riuscirà a fare la mamma? Che succederà quando le cose si complicheranno e la vita sarà crudele con lei e con coloro che ama? Demi lotterà o si arrenderà?
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo. Saranno presenti familiari e amici di Demi. Anche per loro vale questo avviso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Joe Jonas, Nuovo personaggio, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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CAPITOLO 29.

MOMENTI DI DOLCEZZA
 
Demi non smetteva di fissare l'orologio che portava al polso e di ascoltarne il ticchettio. Perché il tempo passava così lentamente quando avrebbe dovuto scorrere veloce? I tentativi di distrarla da parte della famiglia e degli amici furono inutili. Mentre tutti gli altri, seduti sulle sedie vicino a lei, chiacchieravano ogni tanto, lei rimaneva in silenzio, con la testa che le
scoppiava.
Tirò un sospiro di sollievo quando vide una delle due dottoresse camminare verso di loro con Mackenzie in braccio.
"Piccola!" esclamò Demi.
"L'ho portata in braccio perché è molto stanca" spiegò la dottoressa con un sorriso, dando la bambina alla madre.
La ragazza la prese in braccio e Mackenzie appoggiò la testa sulla sua spalla.
"Dov'è Hope?" chiese, nuovamente preoccupata.
Perché lei non c'era? Come stava? Che cosa le era successo?
"Hope ha preso una botta piuttosto forte a causa della caduta, signorina Lovato. Ora sta dormendo, ma non appena si sveglierà potrete vederla. La terremo qui stanotte in osservazione, ma fortunatamente non ha più vomitato. La botta che ha preso non è stata così forte da avere conseguenze più gravi, come per esempio la commozione cerebrale e grazie a Dio quando ha sbattuto sulla porta non si è tagliata, altrimenti avremmo dovuto metterle dei punti. Resterà qui per sicurezza, ma state tranquilli, è tutto a posto."
"Grazie dottoressa" disse Demi respirando profondamente. "Che mi dice di Mackenzie?"
"Sta bene, la crisi che ha avuto è passata. Probabilmente è stata dovuta allo stress per ciò che era successo, ma visto tutto quello che la piccola ha passato e che lei mi ha raccontato, la farei visitare da uno psicologo" sussurrò, perché la piccola non sentisse.
Mackenzie era mezza addormentata e non si accorse nemmeno che stavano parlando di lei.
"D'accordo, grazie ancora."
La dottoressa se ne andò, promettendole che sarebbe venuta a chiamarla quando Hope si fosse svegliata.
Demi pensò che prima si era spaventata moltissimo, ma ringraziava il cielo che non fosse successo nulla di grave.
"Posso avvicinarmi?" chiese Dianna alla figlia.
"Sì, certo, ma ricordati di non toccarla."
La donna si alzò e si accovacciò davanti a Demi per guardare Mackenzie più da vicino. La piccola aprì gli occhi.
"Scusa," sussurrò Dianna, "non volevo svegliarti."
La bambina la guardò con curiosità. Demi notò, stupefatta, che non aveva paura di lei, forse perché aveva capito di potersi fidare.
"Io sono Dianna, tua nonna" le spiegò la donna. "Ti posso fare una carezza?"
Mackenzie fece cenno di sì perché pensava che, se sua mamma era tanto buona e dolce, doveva per forza esserlo anche la nonna.
"Sei molto bella!" esclamò Dianna e poi la lasciò dormire.
Anche Eddie disse che Mackenzie era stupenda e Demi aggiunse che lei e la sorellina si somigliavano moltissimo. La bambina dormì per un'altro paio d'ore, fino a quando la dottoressa tornò e disse che Hope si era svegliata, che era un po' agitata e che sarebbe stato meglio che entrassero solo le persone che la piccola conosceva di più, almeno per un po'. Demi fece cenno ad Andrew di seguirla e poi mise giù Mackenzie, che la prese per
mano.
"Ciao piccolina!" esclamò la ragazza quando entrò nella stanza.
Hope la guardò e le sorrise. Era un sorriso grande, speciale.
"Mi hai riconosciuta!"
Si avvicinò al lettino e si sedette su una poltrona lì accanto.
"Ciao amore" disse Andrew accarezzandola. "Mackenzie, non vieni a salutare Hope?" le chiese.
No. Ho paura di farle ancora male.
Quando lui lesse ciò che la bambina aveva scritto guardò Demi preoccupato, come per farle capire che qualcosa non andava. Le passò il foglio e lei sospirò.
"Non succederà, tesoro. È stato un incidente."
Mackenzie non rispose.
Demi ricominciò a parlare, stavolta in tono più fermo:
"È vero, tu hai sbagliato e non avresti dovuto prenderla in braccio e tentare di portarla fuori finché io non c'ero, per cui non farlo più." La sua voce poi diventò più dolce. "La cosa importante è che Hope non sta molto male. Forse domani potremo portarla a casa. Pensiamo solo a questo. Su, vieni qui e abbracciami."
Mackenzie corse dalla mamma e si lasciò abbracciare e baciare, ricambiando quei gesti d'affetto. Demi sorrise pensando che la bambina cominciava a fidarsi di lei se si lasciava toccare così tanto e con regolarità.
"Ora vai a salutare Hope."
Mac si avvicinò al lettino. Hope la guardò e rise.
"Se ride è un buon segno" commentò Andrew.
Mackenzie la abbracciò e Hope le accarezzò il viso con le manine, poi allungò le braccia verso Demi per essere presa in braccio.
"Vieni tesoro!"
Andrew uscì e poco dopo rientrò nella stanza con una sedia per Mackenzie.
"Dovrebbero metterne più di una nelle stanze d'ospedale" disse rivolgendosi a Demi.
"Sì, infatti. Tu non ti siedi?"
"No, per ora preferisco rimanere in piedi."
Si mise accanto a lei.
"Dove sono mia mamma e Eddie?"
"Non c'erano. Forse sono usciti a bere un caffè. Vedrai che arriveranno."
Pochi minuti dopo entrarono assieme a Madison.
"Ciao!" esclamò Demi sorridendo a tutti. "Maddie, non sei a scuola?"
"No, oggi c'è sciopero, quindi sono stata in giro con una mia amica. Mamma e papà mi hanno appena avvertita, o meglio, mi avevano chiamata qualche ora fa ma avevo il cellulare spento. Sì, lo so, dovrei tenerlo sempre acceso, mi dispiace" disse, per evitare che anche la sorella la rimproverasse. I suoi l'avevano già fatto. "Sono arrivata qui il prima possibile! Come stanno le bambine? Mamma e papà mi hanno detto che non è nulla di grave, è vero?"
Aveva il fiato corto e Demi si affrettò a rassicurarla.
"Grazie al cielo!" esclamò la ragazzina.
"Dov'è Dallas?" domandò Demetria.
"Ora è al lavoro. Ha detto che verrà domani" spiegò Eddie. "Non voleva che le bambine avessero troppe persone intorno."
"Benvenute in famiglia piccoline!" esclamò Dianna.
"Mackenzie, io sono la zia Madison" disse la ragazzina avvicinandosi alla bambina. "Cavolo, è strano sai essere zia alla mia età. Voglio dire, a dicembre compirò diciassette anni… Non importa. Io ti voglio bene. Ti ho portato un regalino."
Tirò fuori un pacchettino dalla tasca della giacca leggera che indossava.
"Su, prendilo, non è pericoloso!"
Mackenzie notò che Madison e la mamma si somigliavano tantissimo. Avevano gli stessi occhi marroni e i lineamenti praticamente identici. Vide in Madison la stessa dolcezza della mamma e fu per questo che si fidò di lei fin dal primo istante. Prese il piccolo pacchetto fra le mani e tolse la carta. Le restò in mano una piccola scatolina di cartone. Incuriosita la aprì, non capendo di che cosa si trattava. Vi trovò dentro due scarpine minuscole per le bambole, di colore rosa e con il tacco.
"So che la mamma ti ha regalato molte bambole"continuò Madison, "così ho pensato che un altro paio di scarpette ti avrebbe fatto piacere. Una delle tue bambole diventerà ancora più bella con queste addosso. Ti piacciono?"
La bambina la guardò estasiata, la abbracciò e le diede un bacio. Madison sulle prime rimase attonita: sapeva che Mackenzie aveva alcuni problemi per quanto riguardava il contatto fisico e quell'improvvisa manifestazione d'affetto le sembrò un po' strana; poi, però, si rilassò e, vedendo lo sguardo felice della piccola, ricambiò il suo abbraccio.
"A me piace ancora giocare con le bambole, ma non dirlo a nessuno, okay? Se vuoi potremo giocare insieme."
La bimba fece cenno di sì e mostrò le scarpette alla mamma.
"Sono bellissime, tesoro! Grazie Madison, davvero."
"Figurati!"
Eddie e Dianna dissero che sarebbero andati a bere un caffè. Madison sembrava molto presa dalle bambine e loro aggiunsero che si sentivano come se fossero degli intrusi.
"Non lo siete affatto!" esclamò Demi, che temeva di averli fatti sentire tali.
"No davvero, forse Maddie si sentirà più a suo agio se noi ci allontaniamo per un po'. Ormai ha un'età nella quale avere sempre i genitori intorno non è poi così bello" disse Eddie sorridendo e Dianna assentì.
Madison stava per rispondere che non era così in quella circostanza, ma i due stavano già uscendo e salutandoli con la mano.
"Posso vedere questo angioletto?" chiese Maddie a Demi indicando Hope.
"Certo!"
"Ciao piccolina" sussurrò, accarezzando la testa di Hope.
Le sfiorò le guance. Erano morbide e un po' tonde. Si chinò per darle un bacio e la bambina allungò una manina e la graffiò leggermente sul viso.
"Ahi!" esclamò Madison, più per giocare con lei che per il leggerissimo dolore che aveva sentito.
"Perdonala," le disse Andrew, "è piccola e non riesce ancora a controllare bene i suoi movimenti."
"Non sono affatto arrabbiata. Lei è piccola e fa ciò che è normale per la sua età. Anch'io mi sarò comportata così da bambina."
"Tu eri una piccola peste!" esclamò Demi.
"Demi, dai!" si lamentò Madison.
"Scherzavo. Sei sempre stata una brava bambina."
Madison sorrise  quando Hope la accarezzò dove prima l'aveva graffiata, come se avesse voluto chiederle scusa e mentre lo faceva esclamò:
"Uah uah uah uah!"
Sorrise e le prese un dito con la sua manina. Maddie, Demi e Andrew pensarono che quello fosse un suo modo per dirle che le voleva bene.
"Siete due bambine dolcissime" disse la ragazzina.
Poco dopo i suoi genitori vennero a prenderla e lei, seppure controvoglia, dovette andare.
"Se domani non tornerai a casa chiamami, Demi. Verremo a trovarvi ancora" le disse la madre.
"Va bene, lo farò."
"Se dovessi avere bisogno di qualcosa, noi ci siamo" aggiunse Eddie.
"Lo so, vi ringrazio."
Lei, Madison, Dianna e Eddie si scambiarono baci e abbracci e, dopo aver salutato e ringraziato per tutto Andrew, i tre se ne andarono.
"Sei stata contenta di vederli?" chiese l'amico a Demi.
"Sì. Mia sorella adora le sue nipoti!"
"Come potrebbe non farlo? Sono due bambine fantastiche!"
Mamma, voglio andare a casa a mettere le scarpette alla mia bambola scrisse Mackenzie.
"Sei stanca, vero?"
Lei fece cenno di sì.
Erano in ospedale da più di due ore e tutti e quattro erano esausti.
"Beh, io dovrò stare qui tutto il giorno tesoro, ma se vuoi posso chiamare la nonna e chiederle di…"
La bambina fece segno di no.
Non la conosco molto bene. Sembra buona, ma mi fa ancora un po' paura.
"Posso occuparmi io di Mackenzie" si propose Andrew. "Se i medici dicono che può andare a casa già oggi, sarei felice di prendermi cura di lei. Posso stare a casa tua se vuoi. Devo solo passare da me a dare da mangiare ai gatti."
"Non vorrei disturbarti, Andrew. Posso chiamare Madison e Dallas, Mackenzie si fida di loro. Tu stai già perdendo ore di lavoro."
"Non importa. Oggi va così. Avevo già chiamato il mio studio dandomi malato e, se servirà, lo farò anche domani. Mi occuperei volentieri di tua figlia, Demi, sul serio!"
La ragazza provò ad insistere, a dire che non era necessario, ma alla fine desistette.
Poco dopo arrivò una dottoressa a visitare Hope e disse che la trovava molto meglio. Demi le chiese se Mackenzie avrebbe potuto andare a casa e lei disse di sì, perché la crisi era passata.
"Ora preparerò le carte per le sue dimissioni. Ci vorrà un po' di tempo" concluse.
Come accade sempre quando si va in ospedale, la parte burocratica relativa alle dimissioni di un paziente fa perdere a quest'ultimo tantissimo tempo, per cui passarono altre due ore prima che Demi potesse firmare quei documenti. A quel punto Mackenzie era stanchissima. Andrew aveva cercato di farla giocare, ma con scarsi risultati. La bambina avrebbe solo voluto uscire da lì, ma era stata brava e paziente, una cosa non facile per una piccola di quell'età.
Quando la parte burocratica fu sistemata, Mackenzie poté essere dimessa.
"Te la senti di stare con Andrew per oggi?" le domandò la ragazza, appena rientrata nella stanza di Hope.
Lei rispose di sì.
"Ci divertiremo, vedrai Mackenzie!"
La bambina abbracciò e baciò la mamma e la sorellina, poi prese la mano di Andrew. All'inizio era un po' titubante, ma quando Demi le sorrise si sentì più sicura e iniziò a camminare al suo fianco verso la porta.
"Ciao Demi" disse Andrew alla ragazza.
"Ciao. Ti farò sapere quando dimetteranno Hope."
"Sì, perfetto."
"Grazie per quello che stai facendo per noi."
"Sono un tuo amico, ti voglio bene e ne voglio a loro; lo faccio con il cuore."
"Fai la brava Mackenzie, mi raccomando!"
La bambina annuì e uscì sorridente dalla stanza.
   
 
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