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Autore: mokuren078    12/04/2009    4 recensioni
Una mia personale visione delle vicende successe al Ballo del Ceppo e le conseguenze sui protagonisti.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2






“Vado a prendere da bere” disse Ron a nessuno in particolare ma continuando a lanciare sguardi obliqui alla pista e mentre si allontanava dal tavolo si bloccò a metà strada.

La coppia uscì dalla calca di persone che ancora si dimenavano in pista e si appartò per un breve momento, vide chiaramente che Krum le baciava il dorso della mano per poi allontanarsi, era sola ora ed era il momento adatto. Con la confusione che non gli permetteva di pensare lucidamente Ron si avvicinò all’amica con grandi falcate nervose ma a pochi metri da lei notò con grande insofferenza che un gruppetto di tre ragazzi le si era avvicinato. Un lieve rossore le colorò il volto quando uno di quei ragazzi la invitò a ballare ma lei con decisione scosse la testa informandoli che era venuta al ballo con Viktor e che lo aspettava. Il cervello di Ron ruggì di gelosia e fu con poca grazia che le si parò davanti ignorando completamente i tre ragazzi che la attorniavano. “Che diavolo pensi di fare?” ringhiò con il corpo teso e irrigidito dalla rabbia lui mentre i suoi occhi azzurri dardeggiavano lampi di odio verso quelli castani della ragazza. Il volto di lei si curvò in un’espressione di sana sorpresa mentre si sentì afferrare il braccio con violenza e trascinare lontano da lì. In un primo momento Hermione lo seguì docilmente, totalmente priva di qualsiasi pensiero razionale ma d’un tratto puntò i piedi a terra e cercò di divincolarsi dalla poderosa stretta di Ron che iniziava a dolerle.

“Lasciami Ron, mi stai facendo male!” confessò indispettita sollevando il mento in un cipiglio orgoglioso e puntando i suoi occhi nelle cavità infiammate di lui che non voleva proprio saperne di lasciarle andare il braccio.

“E se fosse Krum a voler uccidere Harry? E’ così che fai l’amica?” domandò lui stringendole maggiormente il braccio per sottolineare le sue parole finché non sentì le ossa scricchiolare. Lei gemette di dolore e solo allora abbandonò la presa salda che aveva su di lei, quasi come fosse stato ustionato da quel contatto. Si passò nervosamente la mano nei capelli rossi che si scompigliarono, facendo ricadere sugli occhi qualche ciuffo ribelle “Ti sta solo usando” concluse con voce troppo alta per essere considerata calma.

Hermione lo guardò come se fosse letteralmente impazzito, aprì la bocca per parlare un paio di volte ma la richiuse subito, si torturò le mani mentre i pensieri turbinavano dentro di lei in maniera disconnessa. Una prima avvisaglia di lacrime le offuscò lo sguardo ma serrò i denti e le ricacciò indietro, memore che Ron non meritava di vedere quanto in realtà contasse per lei, quanto potesse ferirla con uno sguardo soltanto, come la stava umiliando in quel preciso momento dicendole di non valere poi molto come donna, se non come pedina di trame immaginarie tessute dal bulgaro.

Dopo qualche attimo si calmò, fece un lungo sospiro e si decise a riguardarlo negli occhi,

“Come osi! Tu sei pazzo!” esclamò mentre si allontanava da lui ma Ron non era della stessa opinione e la riafferrò prima che potesse sgusciare via dal solitario corridoio in cui l’aveva trascinata “Non correrai da Viky, ti sto parlando” sillabò minaccioso mentre le riafferrava il braccio e, senza delicatezza, la scaraventava con le spalle al muro.

Non sarebbe scappata, non quella volta, la ragazza era sempre corsa via fuggendo ad ogni loro minimo contatto ma adesso la sua rabbia famelica doveva essere placata. In un attimo la intrappolò fra il muro ed il suo corpo.

-Troppo vicini!- ansimò il suo cervello ma ormai il corpo di lei distava qualche centimetro e non poteva più ritrarsi.

“Perché Hermione?” era una domanda ma lei non ne intese il significato, la situazione iniziava a degenerare ed il tono rabbioso di Ron non l’aiutava certo a comprendere a cosa alludesse. Chiuse gli occhi cercando di calmare il respiro, aveva cercato di evitare ogni contatto fisico con Ron proprio per questo, era totalmente e disperatamente innamorata e questa sua superficialità la fece infuriare, era come se il loro tacito accordo di toccarsi il meno possibile fosse stato infranto da lui, in quel momento erano davvero troppo vicini, come non lo erano mai stati, come avevano diligentemente evitato di starci per anni per un motivo che era custodito nel cuore di entrambi. Sentiva il respiro veloce di lui sui capelli, riusciva solo a fissarsi la punta delle scarpette col tacco che aveva messo per l’occasione. Iniziò a tremare, il desiderio di lui stava davvero esplodendo prepotente e più cercava di divagare con la mente e più il corpo atletico di Ron la faceva impazzire.

Si disgustò all’idea che anche in quel momento, anche dopo le crudeli parole di Ron, il suo sentimento non fosse stato minimamente scalfito, che il suo corpo pallido le facesse sempre un effetto infiammante. Fissò per qualche secondo le cosce muscolose e mascoline celate dal pantalone color nocciola e sospirò impercettibilmente.

Si decise a sollevare lo sguardo “Perché cosa?” chiese percependo nel corpo di lui un irrigidimento forzato mentre le fissava pericolosamente le labbra, se le morse di riflesso.

Mossa inderogabilmente sbagliata!

Il ragazzo rosso chiuse gli occhi per calmarsi, la rabbia era sfumata quasi del tutto ed era stata rimpiazzata dal desiderio, le fissò le labbra piene deliziosamente colorate da un’ombra di rossetto ed immaginò di sbavare quel colore rosato con le propria bocca, con le dita. Era troppo da sopportare, staccò una mano dal muro e le sfiorò il labbro inferiore con il polpastrello del pollice, “Hai messo il rossetto?” le chiese roco mentre premeva il dito sulla sua bocca per saggiarne la consistenza.

Occhi scuriti dal desiderio, puro e semplice ma impellente. La situazione peggiorava di attimo in attimo mentre i loro occhi non riuscivano a distogliere lo sguardo dall’altro, studiandosi con un’espressione vogliosa che avevano sempre sapientemente nascosto dietro uno sguardo bonario ed amichevole.

Doveva baciarla, l’immagine delle labbra di Hermione premute contro il suo dito lo stava facendo impazzire e i suoi occhi brillavano di brama a stento repressa. Doveva soccombere a quell’inarrestabile e sensuale desiderio. Dopo ci sarebbero state le spiegazioni, dopo avrebbe ricevuto di buongrado anche uno schiaffo ma ora...la voleva.

“Perché non sei venuta al ballo con me?” le sussurrò lui con voce ansimante mentre si curvava su di lei per catturarle le labbra. Non ebbe il tempo neanche di sfiorarle la bocca che un rumore di passi lo allertò considerevolmente.

“Ron ma dove...?” la voce di Harry li paralizzò per un attimo, spalancarono entrambi gli occhi ritornando bruscamente alla realtà e lei, approfittando di un secondo di distrazione di Ron, sgattaiolò via senza guardarsi indietro, troppo sconvolta per parlare.

Anche Harry era rimasto ammutolito dalla scena e se ne stava rigido con gli occhi fra il sorpreso e lo sconvolto. Era fuggito via dalla sala grande con la scusa di andare a cercare Ron, non riusciva a sopportare la vista di Cedric e Cho che ballavano e si era ritrovato in quel corridoio senza nemmeno sapere come, e poi...li aveva visti. Non che fosse propriamente sorpreso da quell’epilogo ma stranamente si sentì più solo che mai. Si avvicinò al ragazzo dalla fulva capigliatura lentamente. L’amico lo guardò e le sue labbra si curvarono in un lieve sorriso storto, poggiò la schiena al muro e si passò entrambe le mani fra i capelli vermigli, sbuffò stancamente e poi parlò “Bloody Hell, non so che fare” disse con voce tremante mentre scivolava seduto.



Gridare, battere i piedi, scalciare, trascinarla fuori dal salone, offenderla, recitare la parte del bambino viziato, a cosa era servito? Solo a rendersi maggiormente ridicolo, cosa che gli riusciva perfettamente anche senza le svariate crisi di gelosia insensata che lo assalivano d’improvviso. Cosa pretendeva poi da lei? Avrebbe dovuto rimanersene confinata nel dormitorio a piangere per lui? Per la sua viltà? Per la sua bravura a mascherare i sentimenti? Per averle fatto credere di essere l’ultima spiaggia? Per averle fatto intendere di non essere speciale?

Con una mano sprofondata nella tasca del pantalone e l’altra mano artigliata ad una burrobirra Ron si aggirava per lo sconfinato salone senza peraltro riuscire a registrare niente dell’ambiente circostante. L’aveva cercata ancora ma Hermione e Krum era come se si fossero dissolti nel nulla. I suoi occhi scuriti dal dolore si guardavano intorno freneticamente riuscendo a focalizzare molto poco di ciò che lo circondava, lentamente il suo sguardo malinconico si posò sulla sua immagine riflessa su di una vetrata messa lì come decorazione e quasi si vergognò per essersi avvicinato ad Hermione vestito in quel modo. Si irrigidì pensando come lei potesse anche solo continuare a rivolgergli la parola dopo tutto ciò che aveva insinuato, dopo ciò che le aveva quasi urlato.

Era soltanto uno stupido ragazzino con uno spropositato orgoglio.

Si avviò da solo verso la Torre dei grifondoro risoluto nel finire la serata prendendo a pugni il cuscino. Quando una goccia cristallina di liquido salato gli rigò la pelle diafana della guancia puntellata di efelidi capì quanto in realtà il confine era stato superato ormai da tempo.

-Dannata stupida, orgogliosa secchiona- pensò mentre con rabbia si asciugava la lacrima solitaria con la manica del vestito, la amava da piangere.


  
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