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Autore: Eriisachan    27/05/2016    1 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
["Amore mio, scappiamo insieme. Fuggiamo dove il nostro amore non verrà intralciato. Fuggi via con me!" disse il ragazzo di fronte a me porgendomi la mano. Per quanto mi sforzassi non riuscivo ad alzare il viso.
"Io...non posso..." delle lacrime iniziarono ad uscire dal mio viso. Ma quella donna non ero io, perché stavo facendo quel sogno? Perché stavo vivendo una vita che non era la mia? Gridai aiuto, ma non uscirono suoni dalla mia bocca.
Finalmente la donna alzò il viso e l'unica cosa che vidi oltre al buio totale furono un paio di occhi azzurri come il cielo, profondi come il mare che gridavano solo una parola: AMORE.]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo terzo

Ichiro

 

Preso da mille pensieri correvo tra le fronde degli alberi, saltando da un ramo all’altro senza neanche guardare dove mettessi i piedi.
Correvo ad una velocità impressionante, da non vedere ciò che mi circondava.
Non mi interessava il pericolo, il fatto che mi sarebbe potuto succedere qualcosa; volevo scappare, fuggire da quel dolore che mi inseguiva, che mi dilaniava il cuore e attanagliava l’animo.

Il mio caro nonno era morto, dopo una vita di dolore per un amore perso per sempre, era morto.
La persona che avevo più cara al mondo, l’unica che mi era rimasta accanto mi aveva abbandonato a quel tragico destino di solitudine.
Ormai ero solo, senza nessuno che potesse aiutarmi.
Non sapevo dove mi stessi dirigendo, volevo morire pur di sfuggire a quel sentimento che mi stava opprimendo, ma una voce, un flebile sussurro mi fece drizzare le orecchie.

“Ichiro…” ‘Qualcuno mi sta davvero chiamando o è tutto frutto della mia immaginazione?
“Ichiro…corri…”

Era notte, c’era buio pesto, ma grazie alla mia vista ipersviluppata riuscivo a vedere perfettamente anche nell’oscurità più totale. Seguendo quel flebile suono ero arrivato in un giardino, pieno di fiori, al centro del quale vi era un piccolo albero, probabilmente appena nato. Tuttavia, nonostante la giovane età, sui suoi rami erano sbocciati tanti fiori di ciliegio, a discapito di ogni legge naturale. Rimasi immobile alla vista di quell’arbusto che evocava un’aura spirituale così serena che per un attimo riuscì a scacciare ogni mio dolore.

“Siediti.” Quella voce si era fatta incredibilmente più vicina, segno che ero giunto a destinazione. Non ero spaventato, ma alquanto sorpreso dalla sensazione di familiarità che provai nell’udirla.
“Spirito, chi sei?”
“Ichiro, non mi riconosci? Sono io…” quando dall’albero fuoriuscì uno spirito così trasparente che quasi non era possibile notarlo, sussultai nel riconoscerlo.
“Nonno…? Come è possibile?” Ero così felice di vederlo, volevo fargli tante domande, chiacchierare come avevamo sempre fatto; ma dal suo sguardo trapelava solo un senso di disagio e capii che quello non era il momento di tornare indietro, non c’era più tempo.
“Aiutami, figliolo...” la voce incrinata, segno di un pianto imminente.
“Non voglio più stare da solo, riportami da lei…” Capii subito di chi parlasse. Mi aveva raccontato così tante volte del suo amore sofferto, della donna amata che aveva perso per colpa di un destino a loro avverso.
“Come posso, nonno?”
“Usa i fiori, usa l’albero stesso…” La figura iniziò a diventare sempre più invisibile.
“Trova la ragazza in cui ancora vive e riportala da me…la aspetterò. Usa il fiore, Ichiro. Usa il fiore…” Dopodiché il silenzio. Mi avvicinai all’albero e colsi un fiore, il più bello. Come per magia si trasformò in un ciondolo. Lo strinsi accanto al cuore e mi sentii rincuorato.
Ti prometto che ritroverò Ume, nonno.” Chiusi gli occhi e dal ciondolo si sprigionò un’energia così potente da farmi librare in aria. Quando li riaprii la notte era scomparsa e aveva lasciato spazio al tramonto.
Il giardino non era più lo stesso: ero confinato in un recinto, l’albero, prima piccolo, era divenuto grande e maestoso.
In lontananza vidi una strana capanna, mi domandai se ci fosse un villaggio che per la corsa sfrenata non avevo notato.
Mi incamminai deciso a chiedere informazioni agli abitanti del luogo.

Continuai a camminare per poco poiché sentii la presenza di qualcuno che si stava avvicinando. Mi nascosi dietro un cespuglio ed osservai attentamente la ragazza che mi passò davanti senza accorgersi di me perché troppo impegnata ad osservare qualcosa che teneva in mano.
Rimasi incantato dalla sua semplice bellezza, ed arrossii notando le sue gambe scoperte.
Era vestita in modo strano: anziché un kimono, indossava un abito che le arrivava poco sopra al ginocchio e che le lasciava intravedere le gambe snelle. Il seno prosperoso era coperto da una maglia attillata. I capelli lunghi e neri come la pace erano legati in una coda alta che le lasciava scoperto il collo niveo.
Nonostante fosse una donna umana, percepivo un odore differente da quello solito degli umani. Fissando il suo viso non mi accorsi di un ramo che finii accidentalmente per pestare, producendo un rumore che la ragazza non riuscì a non udire.

“Chi va là?” alzò lo sguardo, distogliendolo da ciò che l’aveva impegnata sino a quel momento. Quando incontrai i suoi occhi rimasi folgorato, convinto di non aver mai visto un essere più bello.
“S..salve..posso sapere cosa ci fa in questa proprietà privata?” ‘Pro…COSA? Un momento…non è spaventata dal mio aspetto?’ rimasi davvero perplesso alla reazione avuta dalla ragazza, tutto perché non sapevo ancora cosa mi fosse accaduto.

 

Stavo camminando, fissa sul fermaglio che Hisa mi aveva donato. Avevo pensato e ripensato ad un modo per contattare Ume, per poterla aiutare, ma non avevo avuto nessuna idea. Quindi avevo deciso di recarmi al giardino per potermi sfogare un po’. Ero sconvolta, impaurita per tutto quello che mi era successo e che avevo vissuto in quella giornata e sapevo che sarei riuscita a calmarmi solo lì.
Ero così immersa nei miei pensieri che non mi ero accorta della presenza di un estraneo nella proprietà di mia nonna, almeno fino a che quest’ultimo non fece rumore schiacciando probabilmente un ramo.
Sussultai e alzai lo sguardo, ma tutto mi sarei aspettata meno che quegli occhi.

Cielo, vedevo solo cielo, un cielo che mi stava scrutando nello stesso modo in cui lo stavo facendo con lui.
Era un ragazzo a dir poco meraviglioso: era alto, e nonostante i vestiti tradizionali poteva intravedere il suo corpo muscoloso. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle, neri come la notte e la pelle era leggermente abbronzata. Non avevo mai visto qualcuno così bello; ed i suoi occhi mi avevano rapita. Stavano diventando un’ossessione dal giorno della prima visione, e da quel momento divennero il mio tormento.

Non so dove trovai la forza di parlare, ma lo feci.
“S..salve…posso sapere cosa ci fa in questa proprietà privata?”
Non mi rispose subito, lo vidi assumere un’aria perplessa. Passò un po’ di tempo prima che potei udire la sua voce: così profonda e dolce allo stesso momento.
“Mi dispiace, io credo di essermi perso..” abbassò lo sguardo e percepii che non stesse mentendo.
“Oh, in tal caso la potrei aiutare. Dove è diretto?” sorrisi, un sorriso gentile e spontaneo.
Pensai che era tanto bello quanto strano, ogni volta per rispondere ci impiegava una vita.
“Dati i vestiti tradizionali suppongo che sia diretto a Kyoto?”
“In realtà…io sto cercando una persona. Saprebbe dirmi dove si trova la sacerdotessa del villaggio? Avrei bisogno di parlare con lei.” Ricambiò il sorriso socchiudendo gli occhi e toccandosi con una mano la nuca.
Sacerdotessa? Villaggio? Okay, è strano forte.’
“Mi dispiace, ma questo non è un villaggio, e non c’è nessuna sacerdotessa.” Pensai che fosse davvero inusuale, non aveva l’aria di qualcuno che stesse giocando.



Accidenti, non so cosa dirle.’
“Mi dispiace molto se ciò potrebbe causarle dei problemi, ma potrebbe ospitarmi questa notte in casa sua? Ho davvero bisogno di trovare questa persona, è questione di vita o di morte.” Da quando mi ero abbassato a tanto? IO, a chiedere ospitalità ad una donna con così tanta leggerezza.
“Oh..ecco, in realtà..” Ero convinto di averla spaventata con il mio comportamento, o forse per il mio aspetto, ed ero stato così sfrontato a chiederle di ospitarmi che potevo comprendere il suo scetticismo. Tuttavia, una forza mi spinse a cercare di convincerla, in fondo era per mio nonno che lo facevo.
Giunsi le mani per pregarla e abbassai lo sguardo.
“La prego, signorina. So che posso sembrarle strano, ma le giuro sul mio onore che non le farò alcun male. Sto cercando in ogni modo di esaudire l’ultimo desiderio che mio nonno ha espresso prima di scomparire per sempre..” Omisi i particolari più importanti, altrimenti mi avrebbe preso davvero per pazzo, e sperai con tutto il cuore di averla convinta.
La vidi farsi rigida e guardarmi quasi con compassione. Poi i suoi occhi si fecero lucidi.
Ho detto forse qualcosa di sbagliato?


Rimasi di gesso a sentire quelle parole. Lui si trovava forse nella mia stessa situazione, solo che il desiderio che dovevo realizzare io era legato a qualcuno del mio passato. Mi convinsi, nonostante sapessi di star correndo un grande rischio.
La mia vita era monotona, non succedeva qualcosa da tanto tempo, e forse quello era il momento giusto per cambiare le cose.
Accettai e vidi i suoi occhi illuminarsi, ed il mio cuore perse un battito.

“D’accordo, può restare in casa mia per questa notte. Anche io sto cercando una persona, sa? Solo che trovarla per me sarà un po’ difficile… Magari può ricambiare il favore dandomi una mano, che ne dice?” Solo una parola: avventata. Ma cosa mi era passato per la testa? Quelle parole mi erano letteralmente uscite dalla bocca senza che la collegassi al cervello. Come gli avrei spiegato tutto se avesse accettato?
“Certo. Comunque piacere, io sono Ichiro.” Si inchinò.
“Io mi chiamo Sakura, piacere.” Ricambiai l’inchino.
Non so perché. Non so come, ma mi sentivo felice. Nonostante avessi davanti quegli occhi che somigliavano tanto a quelli di Akira e che mi stavano inondando l’animo di dolore, mi sentivo serena.

“La prego, mi segua.” Gli indicai il sentiero che portava a casa di mia nonna e mi incamminai.


Ero riuscito a convincerla, non so per quale strano motivo.
Osservandola potei capire come fosse tormentata, dai suoi occhi potevo intravedere una valanga di emozioni, dal dolore alla felicità che passavano repentinamente dall’uno all’altra.
Mi indicò il sentiero e mi incamminai seguendola.
“Mi dica, le interessa la storia?” La sua voce era cristallina, soave e tenue. Alle mie orecchie sembrò musica.
“La prego mi dia del tu. È il minimo.
No, in realtà non sono interessato in questo genere di cose, le uniche storie che amavo ascoltare erano quelle che mi raccontava mio nonno.”
La vidi sussultare e girarsi con gli occhi spalancati.
“A..anche io amavo ascoltare le storie che mia nonna mi raccontava! La sua stupenda storia d’amore.” Sorrise, un sorriso così gioioso che fece sorridere anche me.
“Mio nonno mi raccontava la sua storia d’amore, un amore che lo ha accompagnato fino al giorno della sua morte.” Guardai in basso, pensare a mio nonno mi faceva così male, ma bene allo stesso tempo.
“Ti spiacerebbe raccontarmi la sua storia d’amore? Sai, sono sempre stata incantata dalle storie d’amore; ma non di quello che si legge sui libri, quello VERO, provato da persone reali..” Si era voltata di nuovo e aveva ripreso a camminare.
La sua domanda mi spiazzò un po’, non sapevo se raccontarle o meno la storia di Ume e Akira, in fondo erano delle cose personali. Però, ripensando a ciò che aveva detto e quanto mi avrebbe aiutato pensai che fosse giusto nei suoi confronti, per ringraziarla del suo gesto.
“Scusa se sono stata indiscreta, sono cose intime, non avrei dovuto.” Si scusò fermandosi nuovamente e guardandomi negli occhi e arrossendo quando ricambiai lo sguardo. Era strana, ma bella, tremendamente bella.
“Non preoccuparti, te la racconterò.”
“Davvero?” i suoi occhi brillarono. “Allora sbrighiamoci a rientrare!”

Camminammo per circa cinque minuti finché non arrivammo davanti a quella capanna che, realizzai, sembrava un tempio piuttosto che una banale capanna.
“Accidenti, non abbiamo nulla da mangiare..”
“Non vivi qui?” chiesi perplesso.
“No, questa è la casa della mia defunta nonna. È morta qualche giorno fa..” il suo tono si fece improvvisamente triste e abbassò lo sguardo.
“Mi dispiace molto. Anche mio nonno è morto poco tempo fa, ed ora sono qui per cercare di renderlo felice anche se non potrò più averlo accanto..” sorrisi amaro.
“Mi dispiace molto per tuo nonno… mi dispiace, ma non ho davvero nulla.”
“Non preoccuparti, posso resistere fino a domani!” stavolta le sorrisi conciliante. I pensieri mi impedivano di pensare al cibo, di avere fame.
“Allora se per te non è un problema, andremo a mangiare domani mattina.” Rispose al mio sorriso e aprì la porta del tempio.
Quando entrammo mi sentii strano, mi sembrava di conoscere quel posto, di esserci stato molte altre volte.
“Prego, andiamo in salotto. Vuoi un po’ d’acqua? Quella ce l’ho!” rise, una risata limpida che riempì la stanza silenziosa e mi arrivò fino al cuore.
“Con piacere.” risi.

Poco tempo dopo eravamo seduti nel salone principale ed ero pronto a raccontare la storia di mio nonno.
“Mio nonno incontrò la sua amata quando aveva circa diciotto anni, mentre lei ne aveva sedici. Il loro fu amore al primo sguardo, si incontrarono in un giardino immenso che si trovava vicino ad un tempio che entrambi erano soliti frequentare. Nonostante tutte le volte che vi fossero stati, si incontrarono solo molto tempo dopo. Crebbero, sognarono e progettarono insieme un futuro, ma il loro amore non era destinato a durare.
Mio nonno, infatti, apparteneva ad una classe sociale inferiore rispetto a quella della ragazza, ed il loro matrimonio avrebbe significato la perdita di determinati privilegi della ragazza…”
Sakura mi guardava rapita, e quando pronunciai questa frase mi bloccò immediatamente.
“Quindi lo lasciò?” chiese incredula.
“No, la donna amata da mio nonno era innamorata nel profondo di lui, avrebbe rinunciato anche alla sua vita per poter rimanere insieme. L’antagonista della storia è stato il padre della ragazza che, costringendola  a sposare un uomo della sua stessa classe sociale ha segnato la fine della loro relazione, ma non del loro amore. Quello, sono sicuro, li ha legati fino ed oltre la morte.
Mio nonno soffrì all’inverosimile quando la sua donna gli disse che sarebbe andata in sposa ad un altro. Così iniziò a vivere una vita tormentata, segnata solo dal dolore. Poco dopo il matrimonio tra la sua amata e l’altro uomo, mio nonno venne a sapere che la donna a cui aveva donato il proprio cuore era morta. Il marito l’aveva torturata fino a farle esalare l’ultimo respiro, lasciandola morire senza aver detto addio all’amore della sua vita.
Inutile dirti che mio nonno cercò più volte di suicidarsi per porre fine a quel dolore atroce, ma trovò un motivo per rimanere in vita…”
“Ovvero?” mi guardava con occhi sognanti, e sorrideva.
Me. Devi sapere che non sono suo nipote poiché c’è lo stesso sangue che ci lega, ma perché c’è qualcosa di più forte: l’amore. Mi trovò accanto ad un fiume. Ero appena nato e mia madre mi aveva abbandonato, lui mi raccolse e mi educò fino a farmi diventare quello che sono ora.
Il giorno della sua morte e tutt’ora provo un dolore indescrivibile al pensiero di non poterlo vedere mai più, ma il mio obiettivo ora è realizzare il suo desiderio.”
“Qual è il suo desiderio, Ichiro?” Mi guardava intensamente, e mi persi nel suo sguardo color del cioccolato.
“Il suo desiderio è riportargli la sua amata, riportargli Ume.”

Sakura sgranò gli occhi ed il suo sorriso sparì.


N.d.A.
Eccomi con un nuovo capitolo!
Ho cercato di ritagliare un po' di tempo dalla scuola per scrivere.
So che non è nulla di speciale, sono stanca ed occupata eppure quando mi viene un po' di ispirazione provo a scrivere qualcosa.
Spero che vi piaccia comunque, ed aspetto le vostre recensioni (sia buone che non) per sapere cosa ne pensate.
Grazie per essere arrivati a leggere queste note,
alla prossima!
ps. Un abbraccio grande a MusicHeart, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! <3
 

  
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