Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: Dihanabi    28/05/2016    2 recensioni
Questa è una raccolta di One shot su Jungkook e Taehyung, Vkook. Sono piccoli momenti di una vita insieme. Amicizia e forse di più.
Dal primo capitolo:
"Erano fredde, le notti, in Corea. Il bianco della candida neve era illuminato a tratti dalle luci dei giganteschi palazzi di Seoul. Il vento si era calmato, è vero, ma il gelo sembrava essersi intrufolato all'interno delle case. Jungkook odiava il riscaldamento troppo alto di quel luogo, e lo aveva spento. Non se ne pentì quando fu costretto a dormire stretto al suo hyung per non tremare."
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

4D Alien

Tutti definivano Taehyung un alieno, e questo già da prima del loro debutto. Sin da quando era bambino, il piccolo Tae, risultava strano agli occhi degli adulti e, crescendo, anche a quelli dei suoi coetanei.
Nessuno sapeva bene cosa ci fosse di davvero particolare in lui, ma lo percepivano.
Forse era il suo modo di guardare il mondo, con quei grandi occhi curiosi che si posavano qua e là. Il suo sguardo era davvero particolare, sembrava non essere familiare alla vita comune, come un pesce fuor d'acqua o, appunto, un alieno tra gli uomini.
Jungkook non lo aveva mai considerato in questo modo, a lui sembrava speciale. A quel suo strano modo di fare e quel suo sguardo una persona qualunque si chiedeva cosa gli passasse per la testa, ma Jungkook no. Lui preferiva concentrarsi sul bagliore dei suoi occhi, più luminosi di quelli di chiunque altro, e sulla sua voce profonda.


Erano davvero in pochi, per questo motivo, a conoscere il vero Kim Taehyung. Al di fuori dei suoi compagni di band solo la madre lo capiva almeno in parte. Questo, almeno, prima del loro debutto.
Jungkook ricorda benissimo quei mesi di preparazione, pieni di stress e di paure.
Si era fatto carico di troppi pesi che le sue spalle non riuscivano a tenere da solo. Fu grazie alle stranezze di Taehyung che riuscì a superare il tutto.
Il maggiore era un completo idiota, ma un suo sorriso bastava ad alleggerire quel peso almeno in parte. “Andrà bene.” gli diceva quando Jungkook passava ore extra in sala prove o a registrare mille volte lo stesso pezzo, mai soddisfatto.
“Andrà bene.”
Bastavano quelle due parole e per mettere fine all'argomento. Jungkook non replicava, si limitava a tornare in camera e riposarsi, Taehyung allora lo seguiva e si impegnava a distrarlo facendolo quasi soffocare dal ridere.
Non erano rare le notti passate solo loro due a giocare ai videogiochi, almeno quando i loro impegni glielo permettevano. E la mattina erano costretti a sorbirsi la sgridata di Jin perché le loro risate non lo avevano fatto dormire.
Le loro giornate erano fatte di imitazioni di film e cantare a squarciagola.


C'erano delle volte però, che Taehyung mostrava un altro lato di se, quello più segreto che solo a pochi era concesso vedere. Si perdeva con lo sguardo in punti definiti, lontani, e dava voce alle sue paure. Jungkook era felice di poter essere lì per lui, in quei momenti. Si sentiva orgoglioso che il suo hyung parlasse con lui e non con il leader o un altro dei loro compagni.


Taehyung spesso si chiedeva come sarebbe stato se non fosse stato tanto fortunato da riuscire a entrare alla bighit. Non lasciava mai a Jungkook il tempo di rispondergli che quella non era stata fortuna ma impegno, che non era destino ma un sogno da inseguire. Allora il più piccolo ascoltava, iniziando a pensare che forse Taehyung aveva ragione ed era il destino a volerli lì.
Gli disse che la sua vita prima dei Bangtan non aveva un senso, solo un accozzaglia di momenti felici e di momenti tristi.
Jungkook aveva sempre visto il suo hyung come una persona allegra, circondata da persone che lo ammirano e gli vogliono bene. Fu doloroso per lui scoprire che non era sempre stato così.


Taehyung gli raccontò di un'altalena in cui passava i suoi pomeriggi. Da lì osservava gli altri bambini giocare e si sentiva diverso. Diceva cose diverse, agiva in modo diverso. Lui non capiva gli altri e gli altri non capivano lui.
Gli disse che gli faceva male quel ricordo, che forse da raccontare era stupido, che ci sono cose peggiori nel mondo, ma per lui era importante. Quella sensazione lo aveva fatto crescere, aveva segnato il suo essere e il suo futuro.


Jungkook, però, quello sguardo negli occhi di Taehyung non lo avrebbe voluto vedere.


Non ci volle molto per il maggiore a cambiare argomento, non lasciandogli tempo di ribattere. Tornò a ridere e dire cose stupide, agendo come un bambino di appena 5 anni.


Jungkook non rise a quelle battute. Gli si avvicinò e gli scompigliò i capelli tinti di un tenue lilla. Lo trattò come un piccolo tesoro, come di solito era l'altro a fare a lui.
“Non sei solo, ora.” gli sussurrò con il cuore che gli batteva a mille nel petto.
Taehyung sorrise. Non c'era bisogno di parole.


Anche Jungkook si sentiva insolitamente solo, prima dei Bangtan. Poi erano arrivati quei sei ragazzi e il solo amore per la musica.
Ringraziò neanche lui sa chi o cosa, perché senza tutto quello il suo impegno non aveva senso, senza gli altri lo stress lo avrebbe ucciso, e senza tutto questo Taehyung non avrebbe sorriso.
E lui amava quel sorriso un po' squadrato.




Ormai era diventata un abitudine, per Taehyung, intrufolarsi la notte nella camera di Jungkook, tanto che quest'ultimo lo aspettava sveglio.
Gli altri, forse, li avrebbero presi in giro se li avessero visti, o forse avrebbero capito.
Loro non se ne preoccupavano però, preferivano che questo fosse il loro piccolo segreto. Spesso, se le sere si mitigavano, quando il vento non soffia troppo forte, se ne andavano sul tetto ad osservare la città.
Cantavano nella notte. La voce dolce di Jungkook a contrasto con quella più profonda di V. Era bello il modo in cui si fondevano insieme, in un suono completamente unico: un insieme di anime e battiti cardiaci, di sangue nelle vene e nasi rossi dal freddo.
Stavano vicini, con le gambe a sfiorarsi e le dita intrecciate.
Gli occhi ad osservare un cielo privo di stelle.

Just like a star across my sky
Just like a bird flying at dawn
I have a dream of the freedom
Feel like I’ll never be the same
Just like a dream of last night
Just like pictures in my head
Oh I can’t realize that
Still I wonder why it is

 

Taehyung pensò che la libertà non esisteva, nessuna stella attraversava il suo cielo, illuminato solo dalle luci di Seoul. Però la scorsa notte aveva sognato, aveva immagini nella sua testa.
Jungkook.
Jungkook aveva attraversato il suo mondo come la più brillante delle sue stelle, come un uccellino all'alba che porta un sogno di libertà. E allora cantò anche lui quella strofa, ancora e ancora. Fino alla fine di quella notte buia, stringendo le dita del ragazzo accanto a se pur sapendo che quest'ultimo non sarebbe scappato mai.


L'alba arrivò senza i suoni degli uccellini. La giornata iniziò con il rumore delle auto che sfrecciano veloci e la vita di milioni di persone di corsa, anime perse che credono di avere una metà. Taehyung l'appezzò lo stesso, solamente per il tenue lilla che si trasformava in rosa.
Delle volte si diceva che le rispose ai grandi dubbi sono nelle cose più ovvie, come i colori caldi della mattina. Vale la pena vivere momenti come questi, che sia dura o no, e continuiamo ad andare avanti. Era bello. Lo era anche di più la luce dolce che illuminava il viso di Jungkook, ancora addormentato.
“Jeonggukkie-” sussurrò accarezzandogli i capelli.
Jungkook emise un gemito basso, aprendo leggermente gli occhi.
“È già mattina?” chiese sbuffando, ma invece di sentire la risposta afferrò il braccio di Taehyung e lo tirò giù, facendolo sdraiare nel loro letto improvvisato con qualche coperta.
Il maggiore doveva ricordarsi quanto Jungkook fosse più forte di lui, ma ormai era finito stretto tra le sue braccia, intrappola. Sorrise nel trovarsi a quella poca distanza dalle sue labbra, ma non se ne preoccupo perché tra loro succedeva sempre.

Era tutto così giusto e normale tra di loro, che nessuno dei due si faceva domande sul loro rapporto.
E allora Taehyung rise piano, ricambiando l'abbraccio.
Decisero di alzarsi solo quando sentirono la voce di Jin che li cercava. Corsero dentro l'edificio cercando di non farsi beccare, perché volevano che tutto quello restasse tra loro.
Si guardarono complici, una ghigno infantile dipinto sui loro volti prima di entrare nella stanza con tutti gli altri.
Jungkook unì le loro dita sotto il tavolo durante la colazione, nessuno se ne accorse, ma i loro sorrisi quella mattina erano più brillanti di sempre.

 

 

 

 

NDA

 

Ecco un secondo e molto nonsense capitolo di questa collection. Spero di non avervi annoiato. Dal prossimo capitolo dovrebbero iniziare a esserci cose più decenti, ma non vi assicuro nulla.
Alla prossima
Bye
Dihanabi

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: Dihanabi