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Autore: Horse_    29/05/2016    5 recensioni
{Sequel Una vita senza di te significa non vivere per niente.}
(Per capire qualcosa consiglio di leggere anche l’altra storia)
Ian e Nina hanno appena capito cosa provano veramente l’un per l’altra e, dopo una notte d’amore e passione, si preparano per tornare a casa. Sono entrambi decisi ad iniziare una nuova vita insieme con i loro figli, perché sono stati separati fin troppo, ma, una volta tornati a casa, dovranno fari i conti con la cruda realtà. Ian è sposato con Nikki, che è ancora sua moglie, mentre Nina sta, quasi in modo fisso, con Eric. Una notizia sconvolgente porterà i due a separarsi definitivamente, ma sarà per sempre? Riusciranno a lottare contro tutto e tutti per stare finalmente insieme con i loro bambini e con il loro vero amore?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev, Nuovo personaggio, Paul Wesley
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                     Heaven.


Thirty Chapter.
Pov Ian.

E’ mattina presto, veramente presto. Sono le sei e mezza circa ed io e Nina stiamo passeggiando per le strade di Miami, senza allontanarci troppo comunque dalla casetta sulla spiaggia. La tengo vicino a me e ogni tanto ci fermiamo per riposarci -più per farla riposare. Per quanto sia in grado di camminare, non riesce a farlo troppo a lungo e quindi ha bisogno di un po’ di riposo. Stiamo andando in giro a quest’ora perché, ovviamente, non c’è praticamente nessuno e non possiamo rischiare di farci vedere qui. Non avremo più vita, letteralmente, e saremo costretti a tornare indietro e non voglio questo. Non perché non voglia farmi vedere con lei, sono così orgoglioso della nostra storia, ma perché nessuno ci lascerebbe in pace. Abbiamo lottato tantissimo per avere un po’ di normalità e tranquillità, non voglio che venga rovinato tutto ora. Camminiamo mano nella mano e ogni tanto ci fermiamo a guardare il panorama. Nina si ferma a guardare il panorama. Sebbene abbia già visto questo posto ne rimane sempre affascinata e io glielo lascio fare. Adoro vederla così spensierata e vederla così amante verso tutto quello che la nostra terra ci offre. 

Lei è stata la prima e sarà l’ultima a venire qui, con me. Non ci ho mai portato Nikki, perché, per quanto possa sembrare assurdo, ho sempre voluto che rimanesse una cosa tra me e Nina, una cosa nostra. Ed ora capisco di aver fatto la scelta migliore. 

 

“Ian…”- sento Nina che mi chiama e sbatto leggermente gli occhi. Mi ero incantato a guardarla. -“Ti eri incantato…”

“Scusami, ti… Stavo guardando…”- ammetto accarezzandole una guancia. 

 

La tiro verso di me, facendola sorridere sorpresa, e la bacio. Nina sorride sulle mie labbra e porta entrambe le sue braccia dietro al mio collo, mentre le mie mani corrono sui suoi fianchi. Non mi stancherei mai di lei, come potrei? Come potrei stancarmi della persona che amo di più al mondo, oltre ai miei figli? Amo questa donna in un modo che non riesco a spiegare, la amo e basta, la amo perché è semplicemente lei.

Mi stacco da lei, ma questa volta è Nina a baciarmi di nuovo, e la sento giocare con i miei capelli. Ha sempre adorato farlo e io ho sempre adorato che lo facesse. Sono sempre stato un po’ geloso dei miei capelli e non mi è mai piaciuto che qualcuno me li toccasse, ma lei può farmi qualsiasi cosa e mi piace che lei me lo faccia piacere.

 

“Quanto sei bella…”- mormoro contro le sue labbra.

 

Le guance di Nina si colorano leggermente ed io ridacchio divertito, beccandomi, ovviamente, un suo pugno, seppur leggero, sul braccio.

 

“Non posso farti dei complimenti?”- le domando togliendole una ciocca di capelli dalla fronte.

“Sai che mi imbarazzano…”- borbotta in un modo che trovo estremamente dolce.

“Cosa posso fare con te?”- le dico fingendomi esasperato.

“Portarmi a fare colazione, per esempio. Sto morendo di fame.”- mi dice sofferente.

“Va bene, ai tuoi ordini Neens.”- le dico.

“Non sai quanto ti sto amando in questo momento!”- esclama lei.

 

Alzo un sopracciglio fintamente offeso.

 

“Solo in questo momento?”- le domando, infatti.

“Assolutamente no, lo sai che ti amo comunque.”- mi dice schioccandomi un bacio sulla guancia.

Ti amo anche io, comunque.”- le dico prendendola per mano. -“Forza, hai messo fame anche a me.”

 


























 

 

                                                          * * *

 


























 

-A Miami?- mi domanda Robyn. -Proprio a Miami?-

-Si, Robyn, proprio a Miami.- le rispondo mentre continuo ad osservare Nina per paura che possa cadere. Sta preparando la tavola, cosa che volevo fare io, ma mi ha praticamente impedito. Questa mattina, dopo aver fatto colazione, siamo tornati a casa e siamo andati sulla spiaggia. Abbiamo camminato per un po’, poi siamo rimasti per un tempo indefinito seduti sulla sabbia a parlare. Troviamo sempre argomenti su cui parlare ed è sempre una cosa positiva, starei ore e ore ad ascoltarla. -Dove altro saremmo potuti andare?-

-Magari in un posto più vicino, Ian.- mi risponde lei.

-Fai venire mamma allora.- le rispondo scocciato.

-Credi che i bambini mi vogliano seguire in aereo, da soli? Nina una volta mi ha raccontato che hanno viaggiato solo una volta, per venire ad Atlanta, potrebbero rimanerne terrorizzati.- mi dice

 

I bambini la seguiranno sicuramente, le sono molto affezionati e fanno qualunque cosa lei dica loro. 

 

-Ti seguiranno, sei la loro zia preferita.-

-E anche l’unica, togliendo tutti i parenti acquisiti.- mi ricorda lei facendomi sorridere.

-Lo faccio per i bambini e per Nina. Con te ho ancora un conto in sospeso.- mi dice e posso sentire la sua voce farsi più dura.

 

 

Davvero non mi ha ancora perdonato? Capisco sia mia sorella e che non le sia piaciuto il mio comportamento, nemmeno a me è piaciuto, sono stato un idiota, ma prendersela così tanto mi sembra parecchio eccessivo.

 

-Sei davvero ancora arrabbiata?- le domando confuso. 

-Potresti aver guadagnato punti dopo quello che hai fatto, anche se non ci ho capito praticamente niente. La mamma ha detto che me l’avresti detto.- mi dice. 

-Non mi piace dirtelo per telefono, sul serio.- le dico sincero. -E’ una cosa abbastanza grave, è meglio parlarne a voce.-

-Mi stai praticamente obbligando a venire, Ian.- mi fa notare lei.

 

Sbuffo seccato e lei invece sospira, sembra rassegnata.

 

-Come faremo ad arrivare entro questa sera? Non abbiamo ancora i biglietti.- mi dice.

-Ho pensato a tutto io, mamma ha già i biglietti, tre. L’aereo è tra due ore, arriverete qui al massimo tra cinque ore, senza complicazioni. Nessuno ti noterà e non succederà nulla.- le dico sicuro. 

-Esatto, non sono io quella famosa. Che poi… Come avete fatto ad arrivare a Miami senza essere visti?- mi domanda.

-Jet privato.- le rispondo sorridendo sornione.

-Meglio che non faccia altre domande.- mi dice e posso giurare che, in questo preciso momento, stia scuotendo la testa. -Come minimo, dopo aver fatto questo, pretendo una spiegazione con i fiocchi.-

-Avrai tutte le spiegazioni che vorrai.- le prometto.

-Allora ci vediamo dopo.- mi dice ormai rassegnata. -Non dirò nulla ai bambini, mi inventerò qualcosa.-

-Sei ufficialmente la mia sorella preferita.- le dico.

-E anche l’unica.- mi fa notare.

 

Ridacchio e poco dopo mia sorella attacca il telefono. Mi volto verso Nina che sta mescolando qualcosa su una pentola e dall’odore sembra sugo. Dell’ottimo sugo aggiungerei. Non è mai stata molto brava in cucina, come ripete lei stessa, ma questo non sembra affatto male. Nel periodo in cui siamo stati insieme cucinavo io per noi perché ha rischiato più volte di avvelenarci, quasi. Ridacchio al pensiero e Nina si volta verso di me, curiosa.

 

“Cosa c’è da ridere?”- mi domanda sorridendo.

“Stavo pensando al fatto che tu stia cucinando in questo momento.”- le dico.

“E ti fa tanto ridere?”- mi domanda corrucciando le labbra.

“Un po’.”- le dico avvicinandomi a lei. Le circondo la vita con le braccia e appoggio il mento sopra la sua spalla. -“Ridacchiavo perché è strano vederti cucinare.”

“Non sarò bravissima, ma ho dovuto imparare per forza… Sai… Abbiamo due figli che mangiano quasi quanto due adulti.”- mi fa notare lei scoccandomi un’occhiataccia.

“L’ho notato, sono due maschi, dopotutto.”- le ricordo. 

“E hanno preso da te.”- mi fa notare lei.

Senza ombra di dubbio.”- rido io.

 

Nina mi porge il mestolo con del sugo ed io lo accetto volentieri. Lo assaggio ed, effettivamente, è migliorata parecchio. E’ davvero molto buono.

 

“Sei migliorata, ragazzina.”- le dico.

“Non chiamarmi ragazzina!”- mi dice, ma non c’è durezza nel tono della sua voce. La chiamo così dalla prima volta che ci siamo visti e, sebbene all’inizio lo odiasse, dopo ha imparato ad apprezzarlo, anche se mi diceva di non usarlo. -“Con tutti i soprannomi che mi hai dato… Proprio quello…”

“Ammettilo che ti è sempre piaciuto.”- la punzecchio io.

 

Nina mescola gli spaghetti, poi sospira.

 

“Ce ne sono di meglio.”- mi ricorda lei.

“Ho sempre adorato questo.”- le dico baciandole piano il collo.

“Lo so, Smolderholder.*”- mi dice lei ed io sorrido.

“Ecco, questo forse è il mio preferito.”- le dico accarezzandole un braccio. -“E mi rispecchia al meglio.”

“Purtroppo non posso dire di no.”- mormora ridacchiando.

“Vedo che finalmente mi dai ragione.”- le dico io.

 

Scuote la testa divertita e io l’aiuto a scolare la pasta e a metterci il sugo. Cinque minuti dopo siamo seduti a tavola a mangiare la nostra pasta.

 

“Prima mi ha telefonato Candice.”- mi dice Nina.

“Avrei dovuto immaginarlo.”- ridacchio. -“Di solito non stai così tanto al telefono.”

“Erano lei e Phoebe.”- mi dice sorridendo.

 

Appunto.

 

“Mi pareva strano che la biondina e la mora non ti avessero ancora chiamato.”- continuo io bevendo un sorso d’acqua.

“Ho dovuto dire loro dove siamo, non me lo avrebbero mai perdonato.”- mi dice.

“Ti prego… Dimmi che domani non ce le ritroveremo qui…”- mormoro fintamente esasperato.

 

Nina scoppia a ridere.

 

“Non penso, o almeno lo spero. Anzi, si sono anche congratulate con te.”- continua lei prendendo una forchettata di pasta.

“Davvero?”- le domando.

“Hanno detto che è stata una cosa romantica e ne sono rimaste colpite.”- mi racconta.

“Hey!”- esclamo fintamente offeso. -“Non credevo avessero una così bassa considerazione di me.”

 

Nina ride ancora ed io con lei.

 

“Hai stupito tutti, me compresa.”- mi dice. -“L’hai sempre fatto.”

“Non sai quanto sia difficile farlo.”- le dico.

“Mi stai dando della donna complicata?”- mi domanda alzando un sopracciglio.

“Solo che sia difficile sorprenderti.”- le dico sorridendole.

“Comunque mi hanno promesso di lasciarci in pace, anche se vogliono sapere cosa sia successo.”- continua.

“Ah… Le donne…”- sospiro. 

 

Nina in tutta risposta mi tira dietro una salvietta, che prontamente schivo.

 

“Senza le donne voi uomini sareste persi.”- mi ricorda.

“Senza ombra di dubbio.”- annuisco. -“Ma non puoi non dire che non siete complicate.”

“Non sono così complicata…”- mormora lei.

“Tu lo dici.”- le sorrido. -“Ma mi piace il tuo essere così complicata.”

“Come se tu non lo fossi abbastanza.”- mi dice contrariata.

 

 

 

Pov Nina.

 

Ian mi bacia piano il collo nudo, poi scende sulla mia clavicola, per poi arrivare alla spalla che morde leggermente, lasciandoci poi sopra un bacio. Mi ritrovo a sospirare contro il suo collo, mentre una mia mano preme contro il suo fondoschiena. Le nostre gambe sono intrecciate e noi siamo, letteralmente, incastrati tra le lenzuola. I bambini arriveranno a momenti e tutta questa tranquillità finirà. La tranquillità tra me e Ian, intendo, perché sono felicissima di averli di nuovo qui con noi; nel senso che non avremo più un momento libero perché i bambini, giustamente, richiedono tempo e spazio. Ma l’equilibrio che si è venuto a creare tra me e lui, che noi stessi abbiamo creato, non cadrà così tanto facilmente.

E in questo preciso istante non potrei chiedere di meglio, perché di meglio non potrei avere. Non potrei chiedere qualcosa in più perché ho già tutto; ho dei genitori fantastici, un fratello fantastico, degli amici fantastici, ma, soprattutto, una mia famiglia, anche quella fantastica. Io, Ian e i bambini, una famiglia composta solo da noi. Una famiglia per cui sia io che Ian abbiamo lottato con le unghie e con i denti, ma che ora è insieme e che non avrà più nessun ostacolo davanti, perché ora ne sono sicura. Chi mai potrà rompere tutto questo? Ormai non c’è più niente a danneggiarci, teoricamente parlando. Siamo stati parecchio sfortunati in questi anni, io precisamente nell’ultimo, credo che per un po’, per molto spero, la sfortuna possa andare anche da qualche altra parte. 

Continuo ad accarezzare il petto di Ian, mentre lui mi sfiora di tanto in tanto la pelle nuda, facendomi rabbrividire. Si sofferma sulla mia cicatrice, non quella della milza, ma quella del taglio cesareo. Diciamo che ho accumulato parecchie cicatrici e che non voglio averne altre. Ci passa delicatamente sopra due dita, quasi per paura di farmi male, ma ormai male lì non ne sento più da tempo. Diciamo che quella cicatrice mi ha salvato la vita, ci ha salvato la vita. Non è la cicatrice di per se, ma l’operazione, ma comunque continua a ricordarmi cos’è accaduto e che cosa sarebbe potuto accadere.

 

“Non ti faccio male, vero?”- mi domanda leggermente preoccupato.

“No, assolutamente.”- gli sorrido sincera. -“Ormai lì non sento più niente.”

“Non… Non mi hai mai parlato veramente di quello che è successo quel giorno.”- mi dice lui accarezzandomi la guancia con una mano, mentre con l’altra mi stringe più forte a se.

 

Lo fisso accigliata, ma, quando indica di nuovo la cicatrice, capisco che cosa intenda. Sa cos’è successo a grandi linee, gliene ho parlato la prima, e anche l’ultima, volta a casa mia, la sera in cui c’era una tempesta ed è rimasto da me, quando ancora litigavamo ogni due minuti. Non mi è mai piaciuto parlare di quel giorno, è accaduto troppo in fretta, tutto così velocemente che non me ne sono resa conto. Venti minuti prima ero a casa, tranquilla, poi ho cominciato a sentire dei dolori lancinanti, come quelli il giorno in cui ho rischiato di perderli (non sapevo ancora che fossero due, in realtà), e mi sono ritrovata in poco tempo su un lettino della sala operatoria con i medici che mi tagliavano, letteralmente, la pancia. Non so quello che sia successo, so solo che mi sono addormentata, a causa dell’anestesia**, e mi sono svegliata ore dopo con i punti che facevano un male cane, ma con i miei bambini sani e salvi. Quel giorno è stato orribile per tutto quello che è accaduto, ma anche meraviglioso perché ho potuto conoscere finalmente i miei figli.  

 

“Perché non è un momento bello da ricordare.”- gli sorrido amaramente.

“Non vuoi parlarmene nemmeno un po’?”- mi domanda posandomi un bacio sulla fronte. Mi rannicchio ancora di più contro il suo petto nudo, mentre lo sento sospirare sui miei capelli. -“Se non vuoi farlo va bene, non voglio sforzarti.”

“Ho avuto paura. Non per me, ma per loro. Io… Non mi sarei mai perdonata se gli fosse successo qualcosa… Sono stata sempre attenta, non ho mai fatto qualcosa per metterli in pericolo…”- mormoro.

“Lo so, ne sono sicuro.”- mi dice bacandomi la testa. -“Non è stata colpa tua, non è capitato solo a te, non devi fartene una colpa.”

“Lo so, solo… Ero io a portarli in grembo e-”

“Ed io non c’ero, non c’ero e avrei dovuto esserci.”- mi dice sospirando. Non mi sta accusando, si sta prendendo, ancora una volta, tutte le colpe lui, quando, evidentemente, c’entro anche io. -“Quando me l’hai detto, io… Mi è crollato il mondo addosso, ho rischiato di perdervi tutti e tre e non l’avrei mai saputo.”

“Ma stiamo bene, no?”- gli rispondo e lo vedo annuire. -“E’ questo l’importante.”

“Ovvio che lo è, ma avrei dovuto esserci. Avrei dovuto rassicurarti, dirti che sarebbe andato tutto bene e che sareste stati bene, tutti e tre. Avrei dovuto aiutarti.”- continua lui.

 

Anche io lo avrei voluto. Lo avrei voluto al mio fianco, dirmi che sarebbe andato tutto bene. Lo avrei obbligato ad entrare in sala operatoria con me, perché non ce l’avrei mai fatta da sola -e, da questo punto di vista, è stata una fortuna essermi addormentata- e so che lui l’avrebbe fatto, indipendentemente dalla situazione. Forse ci saremmo riavvicinati, forse no, ma so che mi sarebbe stato vicino, che ci sarebbe stato vicino, nonostante tutto. E avrei voluto averlo vicino perché sarebbe stato giusto così, i bambini sarebbero cresciuti con il loro papà. Ora lo stanno facendo ed è come se non fosse mai accaduto nulla, ma i genitori sono figure importantissime fin dai primi istanti di vita ed, essendo cresciuti senza un padre per più di sei anni, è comunque un dato da tenere presente. 

 

“Anche io lo avrei voluto.”- gli dico alzando la testa e incontrando le sue labbra leggermente gonfie. -“Lo avrei voluto così tanto, ma ormai non ci possiamo fare più niente. Ormai sono passati più di sette anni, ma siamo qui, ancora noi due. Abbiamo due bambini meravigliosi, che cresceranno, d’ora in poi, con entrambi i loro genitori.”

“Da quando sei diventata così saggia?”- mi domanda sorridendo sulla mia pelle.

 

Ridacchio divertita e gli pizzico leggermente un fianco prima di rispondergli.

 

“Sono sempre stata saggia.”

 

Ian mi bacia dolcemente, mentre le sue mani corrono lungo il mio corpo. Con una leggera torsione si mette sopra di me, sovrastandomi con il suo possente corpo. Scende a baciarmi il collo, per poi risalire e mordicchiare piano il mio lobo, mentre una mia mano è finita dietro la sua schiena e l’altra è impegnata ad accarezzargli il volto. 

E mi perdo ad osservarlo e ne rimango, come sempre, incantata. Al di là della nostra storia, di quando burrascosa sia stata e ancora lo sia, non so cos’ho fatto per meritarmi un uomo così. Mi ha ferita, ci siamo feriti, ma l’amore, quello vero, non muore mai, e noi ne siamo una testimonianza.

Amo quest’uomo in un modo che non posso nemmeno immaginare, spiegare.

 

“Perché sorridi?”- mi domanda baciandomi vicino al cuore.

“Solo felice.”- sospiro mentre sento una sua mano correre veloce verso il mio interno coscia.

“Sei così bella quando sorridi…”- mormora lui baciandomi vicino all’ombelico. -“Sei sempre bella…”

“Siamo”- mi blocco gemendo involontariamente, mentre sento Ian far entrare dolcemente un dito dentro di me. -“in vena di… Di… Di romanticherie oggi…”

 

Ian in tutta risposta aggiunge un dito ed inizia a torturarmi, facendomi perdere completamente la testa. 

 

“Sono sempre in vena di romanticherie…”- soffia contro le mie labbra, mentre la sua mano continua a lavorare. Mi inarco involontariamente, volendo di più, mentre lui mi morde il labbro inferiore. Una mia mano gli artiglia il fianco e le mie dita premono contro la sua pelle mentre lui continua indisturbato. -“Ho sempre adorato il modo in cui il tuo corpo reagisce a me…”

 

Chiudo gli occhi e mi mordo il labbro per non gemere più forte, mentre i miei piedi premono contro il letto. Questo uomo continua a farmi morire, ogni volta.

Mugugno qualcosa di incomprensibile, molto probabilmente il suo nome, mentre lui mi spinge al limite. E lavora molto più velocemente ora, ma, proprio nel momento in cui sto per raggiungere il massimo piacere, una voce dal piano di sotto ci fa bloccare entrambi.

Dannazione!

Una voce?

Robyn… Oh mio dio… I bambini…

 

“Ian?”- urla per l’ennesima volta.

“Robyn…”- mormora Ian frustrato. -“Non poteva ritardare altri dieci minuti?”

 

Lo spingo via da me coprendomi il meglio possibile con le coperte, mentre Ian mi guarda divertito.

 

“Non salirà mai fin qui su…”- mi dice piano, facendo in modo da non far sentire nulla al piano di sotto.

“Vai giù, non voglio che i bambini ci trovino in una situazione compromettente…. O peggio tua sorella…”- borbotto imbarazzata.

“Sa come si fanno i bambini e i gemelli, oltretutto, ne sono la prova…”- mormora lui malizioso, mentre io gli tiro una schiaffa sul sedere. 

 

Si infila una maglia bianca a maniche corte al volo, i boxer e i jeans, poi lo spedisco dritto in bagno a lavarsi le mani per decenza almeno. Sicuramente Robyn avrà intuito tutto, ci sta mettendo troppo tempo.

Come se non bastasse, quando esce dal bagno, è evidente quello che abbiamo fatto, anzi, che stavamo per fare. 

L’erezione insoddisfatta di Ian è ben evidente, anche attraverso i boxer e i pantaloni.

 

“Ian?”- lo richiamo prima che possa uscire. -“Fai in modo di… Oh Dio… Che imbarazzo…”

 

Il mio sguardo cade e lui, dopo aver abbassato il suo, se ne accorge e mi guarda tra l’imbarazzato e il divertito.

 

“I bambini non se ne accorgeranno.”- mi dice.

“Ma tua sorella si.”

“Credi che non lo sappia già?”- mi domanda divertito. -“E’ arrivata cinque minuti fa e non sono ancora sceso…”

“Sei osceno!”- esclamo portandomi entrambe le mani sul viso e scendo dal letto, come meglio posso. Mi infilo al volo i vestiti. -“Mi sa che sia giunto il momento di rivelare la nostra sorpresa ai gemelli, con qualche minuto di anticipo.”

 

 

 

 

 

________________________________

 

*E’ uno dei tanti soprannomi che Nina, nei tempi migliori, ha dato a Ian, oltre a Smolder, Smouldy e altri.

 

**Nei parti cesarei di solito si usa l’anestesia spinale, per anestetizzare la donna dal seno in giù, in pratica, ma nei casi gravi, o comunque di maggiore urgenza, si fa un’anestesia totale perché non c’è il tempo per farla in modo normale, giustamente. Nina, come ricordato tempo fa, non se l’è passata bene neppure lì e, purtroppo, è stata costretta a fare l’anestesia totale e quindi non ha potuto vedere i bambini appena nati, anche se comunque ha recuperato dopo. E’ per questo che, nell’altra storia, non sarà così, visto che c’è anche Ian, perché, se facessi lo stesso anche lì, entrambi si perderebbero la nascita dei bambini. 

 

 

 

Buona domenica a tutte :)

No, non è un miraggio quello che vedete, ma la verità. Non ho mai aggiornato due storie Nian nello stesso giorno, ma, siccome era da un po’ che non le aggiornavo, ho preferito fare tutto oggi visto che, come spiegato nell’altra storia, non potrò aggiornare per circa una settimana!

Ultimo capitolo in cui i nostri Ian sono interamente soli perché, dal prossimo capitolo, come promesso, ci saranno i gemelli finalmente!

Robyn non sa nulla di quello che è successo, anche se ovviamente sa che c’è qualcosa che non va visto che suo fratello e Nina sono spariti… Ian le racconterà tutto nel prossimo capitolo e lei si dimostrerà abbastanza comprensiva, come giusto che sia. 

Capitolo parecchio leggero, anche perché dai prossimi capitoli vedremo la famiglia tutto per intero e, tra non molto, sbucherà fuori qualcosa di importantissimo e che avrà notevoli conseguenze su tutti loro.

Non ho altro da dire, se non ringraziare le quattro ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo :)

Alla prossima :3

PS: Avete sentito che, per l'ultimo episodio, Nina è tornata sul set per registrare la sua voce? Io l'ultimo episodio non l'ho visto, perchè come sapete ho deciso di non guardare la settima stagione (ci ho anche provato per due episodi, circa a metà, ma sono stati di una noia mortale!), ma quando ho visto un pezzo di video mi ha assalito una grande nostalgia... Sapere che è andata lì, sul set, in mezzo a tutti loro... Il mio povero cuore non può reggere certe cose... E poi... Avere un piccolissimo spezzone Delena... Che poi... Potevano mostrarla anche un nanosecondo per rendere tutto più reale visto che si trattava di 'immaginazione', ma, ovviamente, non è capitato niente di questo.
Unica nota negativa è stato il fatto che The Originals è stato spostato in mid-season. Lo rivedremo a partire da gennaio e con meno episodi, quando il finale è stato scoppiettante. E non solo il finale, ma tutto l'insieme. Ma la CW che cos'ha in testa? E' vero che fanno tutto in base agli ascolti, ma... Gli americani che cosa hanno in testa? Secondo me The Originals merita molto di più di TVD e non lo dico perchè non c'è più Nina... Ma ormai TVD ha smesso di essere una serie dalla quinta stagione, più o meno. E' vero che la sesta ha risollevato un po'... Ma la settima ha fatto cadere tutto un'altra volta. Si vocifera che l'ottava sarà l'ultima e lo spero. Kat Graham non ci sarà dopo l'ottava stagione (e meno male!) e a quanto pare anche Ian vuole mollare... Quindi è meglio che concludano con un ottava stagione e siamo apposto.

  
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