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Autore: NeroNoctis    29/05/2016    2 recensioni
All'apparenza Daniel è un normale ragazzo di 20 anni, amante delle più svariate cose e con uno spiccato sarcasmo. Ma nasconde semplicemente la sua vera identità, quella di un soldato dell'organizzazione Sephiroth.
Organizzazione che caccia "Loro", creature assetate di sangue che vagano per il mondo, che a prima vista non sembrano avere un obbiettivo, ma che tramano qualcosa da dietro le quinte, perseguendo un oscuro obbiettivo. E proprio "Loro" hanno sterminato la famiglia di Dan anni prima.
In un mondo dove "Loro" si nutrono di umani, Dan dovrà viaggiare per trovare la sua sorellina scomparsa e vendicarsi delle creature che han cambiato per sempre la sua vita.
Sullo sfondo paranormale popolato dai Wendigo, prenderanno vita numerosi personaggi il cui destino di andrà ad incrociarsi con quello di Daniel e della sua partner Lexi, per svelare un segreto rimasto sepolto per anni.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sephiroth'
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Tessa era sdraiata sul divano, testa poggiata sulle gambe di Simon che ascoltava diverse storie di Jeremy, il fidanzato di Steve arrivato a casa con la colazione per tutti. Simon non aveva mai visto quel ragazzo, ma considerato il suo modo di parlare, di vestire, era di certo qualcuno della Chicago che contava. Aveva i capelli biondi, occhi azzurri. Profumava di colonia, molto piacevole dopotutto. I suoi vestiti erano firmati, ma lui li trattava praticamente come stracci. I suoi occhi non tradivano nessuna superiorità, anzi, erano l'opposto. Erano buoni, sinceri e quando si posavano su Steve, beh, brillavano. Nè Simon nè Tessa potevano immaginare che sotto l'aria così dura di Steve si nascondesse una storia così particolare, una famiglia disastrata e un ragazzo che era l'opposto di lui esternamente, ma dentro lo amava in una maniera così genuina che era qualcosa di complicato da capire.
«E' questo è il motivo per cui vi suggerisco di non servire alcool alle inaugurazioni degli zoo.» disse Jeremy, dopo l'eterno racconto sugli zoo distrutti da animali ubriachi, racconto che era intervallato dalle risate generali. SImon doveva ammettere a se stesso di aver davvero gradito quella storiella, ma era certo che molte parti non fossero vere, ma servivano a creare la giusta atmosferà e ilarità.
I ragazzi continuarono a ridere e scherzare, godendosi quella strana atmosfera tranquilla che si era creata, lasciandosi per un momento alle spalle ogni ricordo spiacevole o situazione difficile da mandare avanti. In quel preciso istante non c'erano storie difficili, c'erano solo quattro ragazzi che si divertivano raccontando scemenze e fantasticando su improbabili futuri governati da ragni giganti.
Furono comunque interrotti dalla porta della camera da letto che si apriva. Tutti si voltarono, ancora con i sorrisi stampati in volto, osservando quella figura che venne fuori: Lexi.
La ragazza fissò l'ambiente intorno a sè, soffermandosi successivamente sul gruppo di ragazzi che la fissava. Riconobbe Tessa e Simon, ma gli altri due non li aveva mai visti. Osservò il tavolino tra i due divani, sul quale erano poggiati diversi piatti vuoti. Una tv spenta troneggiava di fianco a loro, mentre qualche mobile d'appoggio era presente alle pareti. La casa aveva uno stile molto semplice, ma quelle pareti sembravano nascondere qualcosa di non narrato.
«Lexi!» esclamò Tessa, scattando in piedi e correndo dalla ragazza, abbracciandola con fare così delicato che sembrava quasi non toccarla. Lexi sentì il tocco leggero di Tessa sulla pelle, ripensando che quello era il primo vero contatto tra loro due, ma nonostante si conoscessero da poco, quel tocco la fece sentire a casa, la fece stare bene. 
«Come stai?» aggiunse infine, staccandosi dall'amica che si sistemava gli occhiali e accennava un sorriso. Sembrava stanca, il corpo era ancora attraversato da diversi tagli, la maggior parte rimarginati, mentre qualche benda copriva quelli ancora più profondi, ma nonostante tutto la ragazza non sembrava accusare troppo dolore.
«Mi sento... confusa. Ricordo solo che Victor ha aggredito me, poi sono entrati due uomini armati e...» la ragazza si bloccò di colpo, sotto lo sguardo di tutti che nel frattempo sembravano trattenere il fiato. 
«Dove sono i miei genitori?» chiese allarmata. 
«Stanno bene.» si intromise Simon, alzandosi e dirigendosi accanto alle due ragazze. «Li abbiamo trovati, erano feriti, ma abbiamo chiamato i soccorsi. Sono in ospedale adesso, fuori pericolo.»
Lexi si morse un labbro, per poi tirare un sospiro di sollievo. Continuò a guardarsi intorno, passando velocemente da un viso all'altro. Anche se non diceva nulla, era chiaro che stesse cercando qualcuno. E quel qualcuno era ovviamente Daniel.
«Dov'è Dan?»
«E' uscito con Vincent ieri, sulla tarda serata. Credo avesse bisogno di una pausa, è stato chiuso tutto il giorno, tutti i giorni in camera con te. Non si alzava mai, stava sempre con le mani sulla tua. Non ha neanche quasi toccato cibo.»
Lexi sorrise in modo malinconico. Non seppe perchè, ma si sentì in colpa di aver tenuto "prigioniero" Daniel lì con lei, si sentì in colpa di averlo fatto preoccupare, sperare, aspettare; mentre un'altra parte di lei suggeriva il contrario, era felice che fosse stato al suo fianco in quel momento, dopotutto non avrebbe voluto essere protetta da nessun altro, solo Dan.
«Non ci resta che aspettare allora... adesso ho fame.» esclamò, facendo sorridere i presenti.


Passarono diverse, interminabili ore, fin quando qualcuno non bussò alla porta. Simon andò ad aprire, facendo spazio a Vincent che salutava i presenti. Notò Lexi seduta sul divano, ma prima che potesse dirle qualcosa, lei gli chi chiese dove fosse Daniel, dato che erano usciti insieme. Il volto di Vincent parve confuso un attimo, confusione che lasciò spazio a qualcosa di più cupo e preoccupato.
«No...» sussurrò a denti stretti, afferrando un dispositivo che Lexi riconobbe subito: un trasmettitore che usavano i Nezakh nelle operazioni più complicate. Digitò qualcosa, avvicinando successivamente l'apparecchio all'orecchio. Chiese informazioni, successivamente imprecò e lanciò il dispositivo sul muro.
«Che succede?» chiese Lexi, scattando in piedi come se non avesse nessuna ferita sul corpo.
«Il suo velivolo è diretto alla base Shekinah.»
Nessuno capì, eccetto Lexi. «Cosa? Perchè?»
Vincent spiegò cosa avevano affrontato i due, la morte del Re con relativa confessione. Daniel stava andando alla base Shekinah per uccidere l'Originale, ponendo fine alla vita di tutti i Wendigo, compresa la sua.
Lo sguardo di tutti si fece serio, Tessa che pregò Vincent di raggiungerlo, Lexi immobile che non riusciva a proferire parola, Simon che prese il giubbotto al volo e Steve e Jeremy che non capivano, così come il piccolo Josh che si era appena svegliato.


Il viaggio durò molto più del previsto, dopotutto la base Shekinah era la più a sud tra tutte. Daniel non proferì parola per tutto il viaggio, giocando nervosamente con il pugnale che passava da una mano all'altra. Sentiva uno strano peso incastrato tra le costole, con un gancio all'estremità che uncinava il suo cuore, facendolo sanguinare. Sospirava tra un pensiero e l'altro, ripercorrendo tutta la sua vita. Iniziò dalla sua infanzia, dai volti che lo misero al mondo e lo resero felice, le prime persone che abbia mai amato: i genitori. Ripensò alla sorellina, arrivata in un momento non molto chiaro della sua infanzia, ma fu qualcosa di tanto potente che si sconvolse la vita in meglio. Si ricordò i giochi, il suo prendersi la colpa per i capricci di lei, gli abbracci puri e sinceri che potevano scambiarsi due bambini. Ripensò alla morte dei suoi genitori, arrivata per mano di un Wendigo Rango S, Wendigo che inseguì per tutta la vita per poi scoprire di stare inseguendo l'ombra di se stesso. Ripensò ai ricordi rivissuti dei dettagli di quella sera, ricacciandoli subito indietro. Ripensò al suo unirsi ai Sephiroth, a Victor che lo trattò come un figlio, alle risate tra i due che dieci anni dopo sarebbero finiti in tragedia. Ripensò a quella bambina che come lui si allenava per divenire una Nezakh, bambina che sarebbe diventata successivamente la sua partner, con cui avrebbe condiviso tutto: interessi, modi di fare, di dire, il letto quando si sentivano troppo soli o avevano gli incubi, i dispetti scherzosi tra i due, le lotte, il solletico, le coccole che dopo tempo divennero baci in quella tenuta, la loro prima volta che arrivò fin troppo tardi, prima volta che probabilmente sarebbe stata l'ultima. Ripensò alla sua amicizia con John e Vincent, il loro stare insieme di notte di nascosto, con nessuno che sospettava della loro amicizia, il loro essere in competizione a volte, i furti alcolici, i sogni mai realizzati. Ripensò al ritrovamento della sorella, a quanto fossero simili dopo dieci anni, ripensò a Simon, sapendo che quel ragazzo si sarebbe preso cura della sorella quando lui sarebbe morto.
Morte, stava andando ad affrontare proprio lei, l'entità che l'aveva da sempre accompagnato ma che adesso incombeva su di lui come una spada di Damocle.
Daniel fu destato solo dall'elicottero che scendeva di quota. SI preparò, riponendo quel pugnale nel fodero. Ordinò al pilota di tornare a casa, mentre lui poggiava i piedi sulla soffice neve. Fu attraversato da un brivido di freddo, mentre dietro di lui il mezzo si alzava e svaniva poco dopo in lontananza. Daniel si guardò intorno, osservando gli alberi spogli colmi di neve, un enorme distesa bianca che avrebbe rilassato chiunque. L'ambiente era simile all'entrata della base Keter, con la sola eccezione che non c'era nessun tastierino numerico all'entrata della base, bensì un portellone con entrata manuale. Daniel lo sbloccò, aprendo quell'enorme ammasso di metallo, mentre una folata di vento gli scombinò i capelli, facendoli ricadere sugli occhi. Entrò, mentre il cuore iniziava a martellargli nel petto. In lontananza sentì dei versi gutturali, riconoscendoli subito: Wendigo. Estrasse la spada, mentre con la mano sinistra impugnava una pistola. Si rese conto di essere fortunato ad indossare i guanti, dato che man mano proseguiva la temperatura diveniva più bassa. Il corridoio metallico era illuminato da luce artificiale azzurra, per il resto era vuoto. Proseguì per circa cinque minuti, finendo in un area con diverse rientranze nel muro, dalla quale uscirono un numero indefinito di Wendigo. Daniel puntò l'arma verso gli esseri, che tuttavia si limitarono ad annusare Daniel, per poi chinare il capo. In quel preciso momento ricordò una delle varie leggende sui rango S, in cui si narrava che questi Wendigo Superiori fossero in grado di comandare gli altri. Automaticamente la sua mente passò all'Uomo di Ghiaccio che comandava i Rango E alla fabbrica abbandonata, per poi ripensare al Wendigo che l'annusava al Foodhallen. Capì che alcuni riuscivano a cogliere la sua natura, e adesso che si era trasformato di recente, tutti i Wendigo lo riconoscevano come Originale. 
Quella situazione lo inquietava non poco, ma continuò il suo camminare verso la seconda porta metallica, mentre i Wendigo lo osservavano con devozione e lo lasciavano passare.
Arrivo sino alla meta, aprendo la porta per richiuderla alla sue spalle. La stanza si illuminò con la stessa luce azzurra, mostrando una moltitudine di lapidi che riportavano il nome dei Sephiroth caduti, mentre in lontananza si intravedeva una capsula con dentro l'Uomo di Ghiaccio. Daniel camminò verso il Wendigo Originale, attraversando quel cimitero Sephiroth.
Si fermò di fronte all'Uomo, che era intubato e teneva gli occhi chiusi. La fonte di ogni Wendigo creato, l'oscuro segreto dei Sephiroth.
«Se distruggi il mio corpo fisico, morirai anche tu!» 
Daniel si voltò, osservando l'Uomo di Ghiaccio che era in piedi dietro di lui, allora capì. Quello che vedeva lui, quello che aveva sempre conosciuto non era nient'altro che la volontà dell'Originale, il cui vero corpo era sempre stato in stasi al Santuario Shekinah. Per questo riusciva ad apparire in diversi posti, per questo scompariva non lasciando nessuna traccia. Erano davvero così potenti gli Originali? Erano in grado di trascendere le leggi umane?
«Ho preso la mia decisione. Moriremo proprio qui, proprio ora. Mi dispiace solo andarmene così, senza lasciare traccia. Ma se questo serve a proteggere i miei cari, ben venga.»
Il Wendigo Originale si avvicinò, senza fare minaccioso. «No, li faresti soffrire. Piangerebbero la tua morte.» 
L'essere poggiò la mano ghiacciata sulla fronte di Daniel, che ebbe una visione. Vedeva una lapide, con inciso sopra il suo nome. Accanto alla sua un'altra lapide riportava il nome di Karen Theresa Walker, morta all'età di novantaquattro anni. Di fronte a quelle lapidi, una vecchia poneva dei fiori. Daniel riconobbe Lexi in quella vecchia, che aveva un sorriso stanco in viso. Di colpo tutto divenne nero e Daniel si ritrovò a fissare il Wendigo Originale.
«E' questo che vuoi? Un mondo in cui i tuoi cari ti piangono per sempre?»
Daniel sospirò, abbassando lo sguardo e fissandosi le scarpe. Fece cadere la pistola, per poi sorridere. «Un mondo in cui i miei cari si ricordano di me. Un mondo in cui coloro che amo sono arrivati alla vecchiaia. Si, è questo che voglio.»
Daniel strinse la spada in mano e colpì la capsula, trafiggendo il cuore dell'Originale. La raffigurazione urlò di dolore e scomparve, mentre il corpo fisico cadde sul pavimento, non più eretto da quei cavi e tubi. L'Originale aprì lentamente gli occhi, sputando sangue, mentre Daniel fu pervaso da un dolore lancinante, finendo sul pavimento accanto all'Uomo di Ghiaccio.
«Volevo solo preservare la mia razza... tutti quelli che... la mia gente che...» chiuse gli occhi, tentando di farfugliare altro.
«Lo so.» sussurrò Daniel. «Lo so.»


Passò del tempo, Daniel non seppe dire quanto. Sentiva le urla strazianti dei Wendigo fuori dal cimitero Sephiroth, ascoltando anche il loro cadere sordo sul pavimento. Prima di ripartire dalla base Keter, subito dopo aver ucciso il Re, aveva recuperato alcuni fogli vuoti, accompagnati da una penna. Adesso era lì, poggiato al muro, di fianco al corpo senza vita dell'Uomo di Ghiaccio e accompagnato dal lamento dei Wendigo che man mano perdevano la vita. Afferrò la penna, e iniziò a scrivere:
Cara Lexi...


Il gruppo capeggiato da Vincent arrivò alla base Shekinah, ripercorrendo di corsa quel corridoio costellato da Wendigo morti. Nessuno osava dire nulla, si limitavano semplicemente a correre. Arrivarono di fronte la porta che portava al Santuario. Lexi ansimava, esausta, ma trovò comunque la forza di aprire la porta. 
Entrò, fissando quello che si parava di fronte i suoi occhi. 

   
 
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