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Autore: John Spangler    30/05/2016    1 recensioni
Dopo aver lasciato la piccola città di Cocoyashi, Nami Watanabe e sua madre si trasferiscono nella metropoli di Loguetown, una delle perle della California meridionale, per iniziare una nuova vita. Tra amori, drammi e problemi vari, le loro vicende si intrecceranno con quelle degli altri abitanti di Loguetown, mentre intanto il boss mafioso Crocodile conduce nell'ombra i suoi loschi affari, con la collaborazione del Joker. Come andrà a finire? Lo scoprirete solo leggendo questa storia.
Genere: Angst, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Thousand Pieces'
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Capitolo 9: Sex and the (Logue)town

 

4 Dicembre 2015

Loguetown, California, USA

L'abitazione del dottor Law Trafalgar

 

L'aria della stanza era satura del fumo di sigarette ormai spente e di un forte odore di alcol, oltre che dei fantasmi di svariati peti. Al centro, un tavolino rotondo attorno al quale quattro uomini sulla quarantina giocavano a poker.

 

Il primo era il padrone di casa, Law Trafalgar, celebre medico. Accanto a lui Kuzan Aokiji, psichiatra. Poi Kizaru Borsalino, avvocato di origine italo-giapponese. E infine Clint Callahan, capitano di polizia. I quattro erano amici da tanti anni, e si incontravano ogni Venerdì a casa di Law per giocare e carte, bere una quantità astronomica di alcolici, e, come sempre accade quando dei maschi si riuniscono in branco, lasciar emergere il peggio di sè.

 

Quella sera, dopo aver divorato due enormi pizze con salsicce e peperoni e aver fatto fuori tre casse di birra, i quattro erano passati direttamente al poker. Ognuno di loro aveva messo al centro del tavolo 50 dollari, per poi iniziare a giocare.

 

E dopo quasi un'ora, era finalmente emerso un vincitore.

 

- Guardate e piangete.- disse soddisfatto Clint Callahan sbattendo le proprie carte sul tavolo. Gli altri guardarono increduli prima le carte e poi il loro amico.

 

- Come direbbe la buonanima di mio nonno Salvatore, "Minchia ru culu".- esclamò Kizaru con un fischio di ammirazione.

 

- Ha quasi dell'incredibile. Anzi, del miracoloso.- disse Aokiji.

 

- Già, Clint, di solito non sei così fortunato.- annuì Law.- Che è successo?-

 

- Che vuoi che ti dica. La fortuna è una ruota che gira.- sogghignò Smoker prendendo i soldi al centro del tavolo e infilandoseli in tasca. Diede un'occhiata all'orologio sulla parete e si alzò in piedi.- Sentite, io adesso me ne vado.-

 

- Di già? E perchè?- chiese Kizaru.

 

- Ho...un impegno. Una roba di lavoro, devo andare per forza.-

 

- Lavoro, Clint? Sei sicuro? Oppure si tratta di qualche altra cosa?- Law rivolse al poliziotto un'occhiata indagatrice, appoggiando il mento sul dorso di una mano. C'era qualcosa che non lo convinceva nel tono di voce dell'altro.

 

- Come mai tanta curiosità, Law?-

 

- Nulla, vorrei solo sapere cosa c'è di così importante da farti lasciare prima del solito la nostra serata del Venerdì. Dimmi, si tratta per caso di una donna? Magari quella signora che hai accompagnato l'altro giorno in ospedale?- Un sorrisetto malizioso accompagnò quest'ultima frase. Aokiji e Kizaru si limitarono a fissare Callahan incuriositi.

 

Smoker rimase impassibile, ma dentro di sè maledisse la curiosità e l'intuito di Law. Naturalmente aveva indovinato, era proprio per incontrarsi con Bellemere che stava cercando di andarsene prima. Non lo aveva detto apertamente perchè voleva evitare le battutine e le inevitabili domande dei suoi amici. Quindi, ora cosa poteva fare? Confermare l'ipotesi di Law o negare tutto? Alla fine, decise di rispondere coi suoi soliti modi bruschi.- Law, un consiglio. Impara a farti i cazzi tuoi.- Al che si girò, rivolgendo agli altri uno sbrigativo cenno di saluto, e uscì dalla stanza. I suoi amici rimasero con lo sguardo fisso nella direzione verso cui si era allontanato, in silenzio.

 

Subito dopo, Aokiji sbadigliò.- Stando così le cose, me ne vado anche io. Hina sarà contenta se per una volta torno a casa in anticipo.- Si alzò e si avviò verso la porta.- Alla prossima, signori.- E se ne andò fischiettando.

 

Rimasti soli, Law e Kizaru si guardarono negli occhi.

 

- Dobbiamo trovarci una donna.- disse il medico.

 

- Già.- annuì l'avvocato.

 

***

 

Il giorno dopo

La casa del Capitano Clint Callahan

 

Bellemere si avvolse l'asciugamano attorno al corpo e uscì dal bagno a piedi nudi, canticchiando. I capelli ancora umidi erano raccolti in una lunga coda che le riposava su una spalla, e quando aprì la porta del bagno una nuvola di vapore si levò in aria, risultato della lunga doccia calda che l'aveva tenuta occupata fino a poco prima.

 

- Ah, ci voleva proprio.- Diede un'occhiata nella vicina stanza da letto, notando che Smoker stava ancora dormendo. Il poliziotto era sdraiato su un fianco, il corpo nudo coperto da un lenzuolo. La donna decise di lasciarlo dormire, e si incamminò verso la cucina.

 

Dopo il loro "incontro ravvicinato" qualche giorno prima, lei e Smoker avevano deciso di vedersi ancora. Era stato lui a insistere, cosa che aveva sorpreso parecchio Bellemere. Era già strano che avesse accettato la sua spiegazione, ma questo aveva dell'incredibile. Non che le fosse dispiaciuto. Perchè sebbene Smoker avesse tutti i difetti di questo mondo, c'era una cosa che sapeva fare davvero bene. Era stato solo quella notte, stretta tra le braccia muscolose di lui, che si era reso conto di quanto le fosse davvero mancato il sesso. La masturbazione, in confronto, era solo un debole sostituto. Per la prima volta dopo tanti anni, si sentiva fisicamente appagata.

 

C'era però una questione su cui aveva iniziato a riflettere durante la doccia, e cioè la direzione che avrebbe preso da quel momento il loro rapporto. Era vero che si erano più o meno riconciliati, ma cosa avrebbero dovuto fare, ora? Far finta che quei due incontri non fossero mai avvenuti ed essere semplici amici? Oppure continuare ad incontrarsi, visto che era innegabile che tra loro due l'attrazione fosse ancora forte. O magari ridare una possibilità al loro rapporto? Era una situazione delicata. Un solo passo falso, e tutto sarebbe andato in malora.

 

Dovrò parlarne con Clint appena si sveglia, decise la donna varcando la soglia della cucina. Notò con piacere che anche quella stanza era pulita, come anche il resto dell'appartamento. Le case di tutti gli altri uomini soli che aveva conosciuto erano state più simili a delle discariche. Quella di Smoker, invece, era tenuta così bene da sembrare degna della copertina di una rivista. Ma c'era da aspettarselo. Un uomo come lui non poteva essere disordinato.

 

Marciò verso il frigorifero intenzionata a prepararsi una colazione coi fiocchi, quando con la coda dell'occhio vide qualcosa che catturò la sua attenzione. Su una piccola mensola accanto alla finestra c'era una foto incorniciata. Decise di dare un'occhiata. Si avvicinò alla mensola, prese la foto e la squadrò per bene.

 

Doveva essere stata scattata all'interno di un parco divertimenti, perchè in lontananza, dietro alcuni alberi, si poteva intravedere una ruota panoramica. Ma la cosa veramente interessante erano le tre persone in primo piano, tutte con delle facce decisamente felici. Riconobbe subito Smoker, che nell'immagine aveva ancora i capelli neri (La foto doveva risalire a diversi anni prima, quindi). Accanto a lui una giovane donna con indosso un prendisole giallo e un cappello a tesa larga dello stesso colore, e infine una deliziosa bambina dai capelli rosa che si stringeva al petto un pupazzo di Topolino. Era un'immagine così tenera che Bellemere rimase a fissarla per diversi secondi, dimenticandosi per un attimo di ciò che aveva attorno. E fu per questo che non sentì il rumore di passi alle sue spalle.

 

- Posa quella foto.-

 

La donna si girò. Smoker, nudo, la stava fissando con un'espressione torva che la inquietò non poco, oltre a paralizzarla come un animale davanti ai fari di un'auto.

 

- Posa. Quella. Foto.- Il tono del poliziotto non lasciava presagire nulla di buono. Bellemere si riprese e rimise a posto l'oggetto.

 

- Scusa. Ho...volevo solo vedere cos'era.-

 

Smoker sospirò.- No, scusami tu. E' solo che ci tengo molto a quella foto. Mi incazzo se qualcun altro la tocca.-

 

Bellemere annuì comprensiva.- Quello sei tu tanti anni fa, vero?-

 

- Sei, per la precisione.-

 

- E le altre due...-

 

- Mia moglie, Scarlet. La bambina è...era nostra figlia, Rebecca.- Il viso del poliziotto si fece ancora più cupo.- All'epoca eravamo andati in vacanza in quel parco della Disney vicino Parigi. Rebecca aveva vinto i biglietti con un concorso.- Sospirò di nuovo e abbassò lo sguardo.- Me la ricordo ancora. E' stata...una bella settimana.-

 

Bellemere rimase un attimo in silenzio. Sapeva già che Clint era vedovo, ma non che avesse anche una figlia.- Era? Cioè...è morta anche lei?-

 

Smoker si limitò ad annuire.

 

- Com'è successo?-

 

Il Cacciatore Bianco aggrottò le sopracciglia.- Non è una bella storia.-

 

Kyoko Watanabe si rese conto di aver toccato un tasto dolente. Si avvicinò al suo ex e gli mise una mano sulla spalla.- Scusa, Clint. Io...non volevo farti tornare in mente dei brutti ricordi. Non devi parlarmene, se ti fa stare male.-

 

L'uomo scrollò le spalle.- Ormai il peggio è passato.- Fece un cenno verso il piccolo divano accanto all'entrata della cucina.- Sediamoci.-

 

I due si sedettero. Il poliziotto trasse un respiro profondo e chiuse gli occhi per un attimo, come per raccogliere i pensieri.

 

- Iniziò tutto 5 anni fa, quando catturai uno psicopatico di nome Teach Marshall. Era un pedofilo che aveva ucciso parecchi bambini in Arizona e qui in California. Era sempre riuscito a sfuggire alla polizia, ma grazie a un colpo di fortuna io e i miei uomini riuscimmo a catturarlo.-

 

- Aspetta. Teach Marshall...quel tipo che si faceva chiamare Barbanera?- Bellemere ricordava di aver letto degli articoli al riguardo.

 

- Esatto. Comunque, lui venne rinchiuso ad Impel Down, mentre io fui promosso capitano del terzo distretto.- Fece una piccola pausa.- Poi, qualche mese dopo, evase.-

 

- Evase? Ma com'è possibile?- La donna non credeva alle sue orecchie. Impel Down era un penitenziario federale di massima sicurezza, da cui nessuno era mai riuscito a scappare. Come aveva fatto quel tizio?

 

- Nessuno l'ha mai capito. Pensa che il governo ha anche tenuto la cosa sotto silenzio, per evitare di danneggiare la reputazione di Impel Down. Figli di puttana...- Strinse entrambi i pugni e proseguì.

 

- In qualche modo, riuscì a non farsi beccare. Arrivò qui a Loguetown e scoprì dove abitavo. E...e...- La voce iniziò a tremargli e si interruppe. Bellemere decise di rimanere in silenzio. Aveva già capito cosa era successo. Strinse una mano di Smoker e aspettò che continuasse.

 

Il poliziotto tornò a parlare col suo tono di voce aspro.- Approfittò di una sera in cui non ero in casa e...e le uccise.- Bellemere poteva sentire il dolore nella voce di Smoker, e si pentì di avergli fatto quella domanda.

 

- Quando tornai e vidi quello che aveva fatto, mi misi a urlare. I capelli mi diventarono bianchi per lo shock.- Ecco spiegato il mistero, pensò la donna cercando di confortare il poliziotto con la sua presenza.- Poi trovai un messaggio scritto sulla parete con del sangue. Quel bastardo si vantava della sua impresa, e mi sfidava a venirlo a cercare. E fu proprio quello che feci. Gli diedi la caccia per tre settimane, arrivai fino in Messico. E quando lo trovai...- Strinse i denti e chiuse gli occhi, mentre una lacrima gli solcava solitaria una guancia. Bellemere lo lasciò fare. Poteva immaginarsi come era andata.

 

Alla fine, il Cacciatore Bianco si riprese.- Dopo tornai a casa. Le autorità iniziarono a farmi una testa così, e io minacciai di raccontare ai media da dove era evaso Teach. Così ci mettemmo d'accordo: loro mi avrebbero lasciato in pace, e io avrei tenuto la bocca chiusa su Impel Down. E fui di parola. Dissi a tutti che si era trattato di un criminale qualunque.- Si grattò la barba incolta e proseguì.- Tra l'altro, fu dopo quest'episodio che iniziarono a chiamarmi "Cacciatore Bianco". Pff. Soprannome del cazzo.-

 

Bellemere abbracciò Smoker.- Cazzo, Clint, mi dispiace così tanto. Non avevo idea.-

 

Clint Callahan sospirò.- Lascia perdere. Mi hai solo fatto una domanda.-

 

La donna si staccò da lui e gli baciò una guancia.- Avrei dovuto star zitta. Scusami. Non volevo farti ripensare a quelle cose orribili.-

 

- Col tempo ci si abitua a convivere con certi ricordi. E' difficile, specie se si rimane da soli per tanti anni, ma è possibile.-

 

- Soli? Intendi...-

 

- Sì. Dopo Scarlet non sono più stato con nessuna. Non ce la facevo a pensare a certe cose.-

 

Ci fu un attimo di silenzio.

 

- Ma...- fece per dire la donna.

 

- Perchè è successo quello che è successo tra di noi negli ultimi giorni?- la anticipò Smoker.- Non lo so. Forse istinto. Quando mi sei caduta addosso nel parcheggio dell'ospedale, ho...ho perso il controllo. Mi sentivo come se mi stesse ribollendo il sangue. Riuscivo solo a pensare a...hai capito, no?-

 

Questo spiega la foga con cui mi hai montata, pensò Bellemere annuendo. Capiva benissimo cosa intendeva Clint. Lei si era sentita allo stesso modo.- E' stato lo stesso per me. Sai, anche io non stavo con qualcuno da un bel pò.-

 

- Ah, sì? E come mai?-

 

- Nulla. Mi ero solo presa una pausa di riflessione dopo l'ennesima storia finita male.-

 

E a quel punto, accadde qualcosa di sconcertante. Le labbra di Smoker iniziarono lentamente a tremolare, fino ad assumere una forma vagamente somigliante a un sorriso, e dalla sua bocca proruppe una risata fragorosa che durò qualche secondo. Poi il poliziotto si ricompose, e riprese il suo solito aspetto tetro.- Sembra quasi la trama di uno di quei film che piacciono tanto a voi donne.-

 

Kyoko Watanabe, ancora sconcertata per la risata di Callahan, non potè che annuire.- Già. Io poi li ho sempre odiati, quei film.- Sua sorella Makino, invece, li adorava.

 

- Volendo seguire la sceneggiatura, adesso dovremmo rimetterci insieme, e vivere felici e contenti fino alla fine dei nostri giorni, eh?- Al che entrambi scoppiarono a ridere. Bellemere era contenta di vedere finalmente un pò di allegria sul volto di Smoker.

 

Il poliziotto si adagiò sullo schienale del divano.- Diavolo, erano anni che non ridevo.-

 

- Dovresti ridere più spesso. Ti farebbe bene.- La donna si prese un attimo per riflettere sul da farsi. Ritenendo che quello fosse il momento migliore per agire, prese un respiro profondo.- Senti, Clint...-

 

- Sì?-

 

- A proposito di quello che stavi dicendo prima...sulla sceneggiatura...-

 

- Guarda che stavo scherzando.-

 

- Lo so, ma dobbiamo comunque parlare di quello che è successo tra di noi. Non possiamo far finta di niente.-

 

Smoker sbuffò e si grattò il petto.- Hai ragione.- Guardò Bellemere quasi con imbarazzo.- Allora, direi che...è stato bello.-

 

- Anche per me.-

 

- Io...ecco, non mi dispiacerebbe rifarlo, però...-

 

- Pensi ancora a tua moglie?-

 

- Si, però...- Digrignò i denti e diede un pugno sulla parete.- Cazzo, perchè tutto deve sempre essere così difficile?-

 

- Clint, calmati.- Kyoko gli accarezzò una guancia.- Chiediti questo. Tua moglie vorrebbe vederti così?-

 

Smoker esitò un attimo.- No.-

 

- Ecco. Vorrebbe che fossi felice.-

 

- E tu invece cosa vuoi?-

 

Bellemere rimase un attimo interdetta dalla domanda.- Cosa voglio io? Beh, ecco...- Non era un quesito facile, ma alla fine trovò la risposta.- Voglio essere felice. Non voglio cercare di sostituire tua moglie, però posso provare a rendere felice anche te.-

 

- Quindi che facciamo? Ci rimettiamo insieme? O rimaniamo amici e ci dimentichiamo di quello che è successo negli ultimi giorni?-

 

- Io...- Fai attenzione, Kyoko, disse tra sè e sè la quarantenne. Un solo passo falso e rischi di rovinare tutto. Si morse un labbro e proseguì.- Credo che sia meglio fare un passo alla volta. Potremmo...non so, potremmo iniziare uscendo qualche volta come amici. Se le cose andranno bene, tanto meglio. Altrimenti...beh, si vede che non era destino.-

 

Callahan grugnì.- Direi che qualche passo l'abbiamo già fatto. Di solito, gli amici non scopano tra di loro.-

 

Kyoko ridacchiò.- Dovevamo pur iniziare da qualche parte.-

 

Il poliziotto rimase in silenzio, lo sguardo fisso nel vuoto. A quel punto, Bellemere decise di agire. Sciolse il nodo che aveva fatto all'asciugamano e lo fece scivolare giù, rimanendo completamente nuda. Accavallò le gambe e si avvicinò a Smoker, appoggiandogli un seno a un braccio.- Senti...stavo pensando di andare al cinema, stasera. Ti va di accompagnarmi?-

 

Smoker fece scorrere lo sguardo lungo il corpo di Bellemere e le accarezzò distrattamente una coscia.- Va bene. Però il film lo scelgo io.-

 

***

 

L'appartamento di Sergei Ivankov

 

Sir Bentham Clay accese una sigaretta e se la portò alle labbra, inspirando profondamente e poi producendo una lunga scia di fumo.

 

- Per favore, Bentham, almeno qui a letto evita di fumare.- disse la voce della persona sdraiata accanto a lui.

 

- Uff, come sei noioso, Iva.- Allungò il braccio verso il posacenere sul comodino e vi schiacciò la sigaretta.- Contento, adesso?-

 

- Sì. E poi, dovresti saperlo già che odio trovarmi la cenere sul letto. Per non parlare di cosa potrebbe succedere se ti addormentassi e ti cadesse la sigaretta accesa sul lenzuolo. Potrebbe scoppiare un incendio, in quel modo.-

 

- E quanto la fai lunga! La cenere si può sempre spazzar via. E se scoppia un incendio, basta chiamare i pompieri.-

 

- Uhm...hai ragione. Anzi, sai che ti dico? Li chiamo lo stesso anche se non c'è un incendio, i pompieri. Così almeno potrò rifarmi un pò gli occhi. Mmh...quei bei ragazzoni in divisa...-

 

- Stronzo.- Il londinese colpì scherzosamente il braccio dell'altro, ed entrambi si misero a ridere.

 

- Come siamo diventati volgari, Sir Bentham!-

 

- A furia di frequentare voi coloniali, ho iniziato a parlare anch'io in un certo modo.-

 

- Spero non sia l'unica abitudine che hai preso da noi "coloniali"...-

 

- Tranquillo, ne ho prese anche altre. Come del resto ti ho dimostrato poco fa.- Risero di nuovo.

 

I due si erano conosciuti l'anno prima, a Londra, quando Ivankov si era recato in Inghilterra per trattare l'acquisto di una statua antica. Era stato amore a prima vista, e nonostante la distanza che separava le loro due nazioni (E la barca di soldi che stavano spendendo in biglietti aerei), i due erano riusciti a mandare avanti splendidamente il loro rapporto.

 

- Sai, mi ha fatto davvero piacere vederti prima del previsto.- sussurrò amorevolmente l'americano accarezzando il petto glabro dell'altro.

 

- Lo immaginavo. E' anche per questo se sono venuto qui.-

 

- A proposito, quanto hai detto di voler rimanere?-

 

- Almeno fino a Natale. Voglio riposarmi per bene, e soprattutto passare un bel pò di tempo con te.-

 

Ivankov si sistemò su un fianco e appoggiò la testa sul palmo della mano.- E hai intenzione di passarlo a chiacchierare?-

 

- Certo che no. Anzi, se mi porti il barattolo della marmellata e un frustino potremmo iniziare a fare qualcosa di molto più divertente.-

 

- Oh, siamo diventati anche perversi, oltre che volgari.-

 

- E' tutta colpa tua, vecchio culattone.-

 

- Ehi, chi hai chiamato vecchio?- Ivankov saltò addosso a Sir Bentham, fingendo di dargli un pugno. Il londinese gli bloccò entrambe le mani. I due si guardarono negli occhi per un lungo attimo, e alla fine si baciarono.

 

***

 

Centro commerciale Baltigo

 

Le quattro ragazze camminavano tra la folla, chiacchierando tra di loro o guardandosi attorno.

 

- E' davvero enorme.- esclamò Bibi.

 

- E' il centro commerciale più grande della California meridionale.- disse Nojiko.- Ci saranno più o meno un centinaio di negozi, e un parcheggiò così ampio che potrebbe contenere un'intera città. Se uno non sta attento, rischia di perdersi. Anzi, credo che sia successo qualche anno fa.-

 

- Ora che ci penso, tempo fa avevo sentito la notizia di una famiglia che si era persa tra i negozi e non era stata più trovata.- intervenne Nami.- Chissà cosa gli è successo.-

 

- Forse sono morti e ora i loro fantasmi vagano per l'edificio.- ipotizzò Robin.- Oppure si sono nascosti nei sotterranei e sopravvivono nutrendosi di ratti e vagabondi.- Brividi corsero lungo la schiena delle altre ragazze.

 

- Robin, perchè devi essere sempre così tetra?- chiese Nojiko. La collega di sua cugina non le stava antipatica, ma aveva la strana abitudine di dire cose raccapriccianti. Da quando erano entrate nel centro commerciale, quella era già la terza volta che le faceva rabbrividire.

 

- Stavo solo facendo delle ipotesi.-

 

- Lasciamo perdere. Piuttosto, che ne dite di andarci a bere qualcosa? Sto morendo di sete.- Le altre annuirono, e tutte e quattro si diressero verso il bar più vicino. Ordinarono ognuna un cocktail analcolico e si accomodarono a uno dei tavolini, in attesa.

 

- Ah, quanto mi era mancato questo posto.- esclamò la giovane O'Malley accavallando le gambe.

 

- Ci sei già stata?- chiese Robin.

 

- Bella, io qui sono praticamente di casa. Ci vengo ogni volta che posso. E' il paradiso: tanti posti in cui spendere, e i commessi sono pure carini. La maggior parte, almeno.- aggiunse, guardando con la coda dell'occhio uno dei camerieri del bar. Il ragazzo in questione era, in effetti, piuttosto bruttarello. Occhiali a fondo di bottiglia, denti sporgenti, sembrava l'immagine tipica del nerd.

 

- Eddai, Nojiko, non cominciare.- la rimproverò bonariamente Nami.- Possibile che devi sempre metterti a fare commenti sull'aspetto degli uomini? Ci manca solo che inizi a portarti dietro le palette coi numeri.-

 

- Non sarebbe una cattiva idea, almeno potrei usarle per difendermi dai malintenzionati.- Risero, smettendo però quando il summenzionato cameriere arrivò con le loro ordinazioni. Il ragazzo se ne andò, e loro bevvero i drink in silenzio.

 

- Fortuna che non è arrivato prima. Sai che bella figura avremmo fatto?- disse Nami.

 

- Già, non avremmo più potuto tornare qui.- annuì sua cugina sorridendo.- Devo proprio imparare a stare attenta a quello che dico, eh?- Fece l'occhiolino alla rossa.

 

- Anche perchè non è gentile parlar male di qualcuno solo perchè non ha un bell'aspetto.- le fece notare l'egiziana.

 

- Scusami tanto, Madre Superiora. Più tardi chiederò perdono al Signore per questo mio peccato.- esclamò Nojiko unendo le mani come per pregare.

 

Nami scosse la testa.- Non cambi mai.-

 

- E perchè dovrei? Sto benissimo così come sono.- Lo sguardo di Nojiko si posò su Robin.- Piuttosto, basta parlare della sottoscritta. Parliamo un pò di Robin.-

 

- Di me?-

 

- Sì. Da quando siamo qui hai detto sì e no due parole.-

 

- Scusa. E' che non sono mai stata molto loquace.-

 

- E' vero, anche al lavoro fa così.- confermò la rossa.

 

- Beh, dicci almeno qualcosa di te. Che so, che tipo di musica ti piace, se hai un ragazzo, cose così.-

 

La mora si schiarì la voce.- Ecco...mi è sempre piaciuta la musica classica. Mozart, Bach, ma soprattutto Beethoven. E non ho un ragazzo. Io...sono omosessuale.-

 

- Anche tu? Magnifico, sono finita in un covo di lesbiche.-

 

Nami e Bibi si scambiarono un'occhiata.

 

- Sì, mi sono accorta di voi due. Non che fosse poi tanto difficile, visto come vi guardate.- Sbadigliò.- E ora sono in minoranza. Che palle.-

 

- Sei etero, quindi.- disse Robin.

 

- Esatto. Non c'è donna più etero della sottoscritta!- esclamò allegramente Nojiko.

 

- Hmm...giusto per rigirarti la domanda di prima: hai un ragazzo?- le chiese la mora accennando un sorriso.

 

- No, sono single. Anche se non mi dispiacerebbe avere un rapporto stabile.-

 

- Scusa, ma mi riesce un pò difficile crederlo.- disse Nami.

 

- E perchè? E' forse sbagliato volere un compagno?-

 

- No, ma considerando che tipo sei...-

 

- Guarda che dico sul serio. Vorrei davvero un rapporto stabile. Il problema è che nessuno dei ragazzi che ho incontrato finora andavano bene. A essere precisi, un paio ci sono anche stati, ma con loro è finita male. Chissà, forse sono solo sfortunata.-

 

- Sfortuna? Ma se sei tu che te li vai a cercare, gli uomini.-

 

- E allora? E' sfortuna lo stesso! Finora ho incontrato solo degli imbecilli. Tanto per fare un esempio: mentre ero a Parigi, ho passato una notte coi giocatori di una squadra di rugby. Tutti bellissimi, con dei muscoli pazzeschi. Ma avevano solo questo di bello, per il resto erano degli idioti di prima categoria! Stupidi e ignoranti più di un campagnolo. Uomini così sono buoni solo per una notte e basta...-

 

Bibi alzò un sopracciglio, incuriosita da quel discorso.- Scusa la domanda, Nojiko, ma...tu, di preciso, con quanti uomini sei stata?-

 

L'interpellata si accarezzò il mento, riflettendo.- Hmm...boh. Arrivata a 50, ho smesso di contare.-

 

La mascella di Bibi cadde a terra con un tonfo. Nami invece non si scompose. Conosceva bene sua cugina, e sapeva che era sempre stata un pò una mangiauomini.

 

In quel momento, accadde qualcosa di eccezionale. Nell'aria attorno alle quattro ragazze echeggiò un suono che fino a quel momento non avevano mai sentito. Tre di loro si girarono verso la fonte del suono, scoprendo così una verità sconvolgente. Com'era possibile che stesse accadendo una cosa del genere? Era forse uno dei segni della fine del mondo?

 

Era incredibile. Inaudito.

 

Robin...stava ridendo!

 

Le altre rimasero in silenzio, gli occhi sgranati. Dopo un pò, Robin smise di ridere e tornò seria.- Scusate, è solo che...mi sembrava di stare in una puntata di Sex and the City.-

 

- Per carità, non nominarmi quella serie!- esclamò Nojiko inorridita.- Mi viene da vomitare solo a pensarci.-

 

- Anche a me. Era una vera merda.- asserì Nami.

 

- Cos'è Sex and the City?- chiese all'improvviso Bibi.

 

Le tre americane fissarono stupite l'egiziana, per poi scoppiare a ridere. Bibi le guardò confusa per un attimo, e poi si unì alla risata.

 

***

 

In un altro punto del centro commerciale

 

- Ehi, bella mora, dove te ne vai tutta sola?-

 

- Ma sparisci, cretino!-

 

Sanji mugugnò sconfitto, guardando la sua preda allontanarsi. Si mise le mani in tasca e si incamminò verso una nuova destinazione, sperando che nessuno che conosceva lo avesse visto. Perchè c'era un particolare da tener presente a proposito di Sanji: sebbene gli piacesse darsi delle arie da Casanova, nel corso della sua vita aveva collezionato una caterva di due di picche. La cosa era probabilmente dovuta al fatto che il biondo, in presenza di una bella donna, perdeva completamente il controllo, iniziando a comportarsi più come un soggetto da manicomio che una persona normale. Ciò nonostante, qualche volta era comunque riuscito a centrare il bersaglio, anche se si trattava di eventi abbastanza rari. Tutto questo però non l'avrebbe mai rivelato a nessuno. Aveva un'immagine da difendere, che diamine!

 

I suoi occhi presero a scrutare la folla in cerca di nuovi bersagli. Hmm, c'è l'imbarazzo della scelta, disse il biondo tra sè e sè. Quella rossa non è male, ma è con un energumeno. Meglio evitare. Uh, guarda che carine quelle due gemelle! Sono proprio...ehi, ma che...

 

A pochi metri di distanza da dove si trovava, davanti a un negozio di animali, aveva scorto Kaya assieme a un ragazzo dall'aria familiare. Frugò nella sua memoria, e si ricordò di averlo visto al bar dell'Amazon Lily qualche sera prima. Che diavolo ci fa qui? Un attimo. Lui e Kaya stanno parlando, e...lei sta ridendo. Aspetta, vuoi vedere...meglio andare a controllare!

 

- Kaya!- Marciò con passo deciso verso sua sorella, cercando nel contempo di mostrare l'espressione più truce che gli riusciva.

 

La ragazza lo vide e lo salutò.- Ciao, fratellone. Anche tu qui?-

 

Sanji si fermò davanti ai due e incrociò le braccia.- Chi è lui?-

 

- Che ti prende? Perchè fai quella faccia?-

 

- Rispondimi. Chi è lui?-

 

- E' Usop, un ragazzo che ho conosciuto qualche giorno fa. Mi aveva chiesto di uscire, e...-

 

- Ah, tu gli hai pure detto di sì?!-

 

- Scusa, ma che ti importa?-

 

- Mi importa eccome! Mi ricordo di lui, era all'Amazon Lily l'altra sera. Tu lì ci lavori, dovresti sapere che razza di gente frequenta quel posto!-

 

- Gente come te, vuoi dire?-

 

Usop cercò timidamente di intervenire.- Ehm...scusate...-

 

- Stai zitto, tu!- gli gridò Sanji.

 

- Sanji, ti stai comportando da idiota.-

 

- Sono tuo fratello. Mi preoccupo per te.-

 

- So badare a me stessa. E poi non ce n'è neanche bisogno. Anche se lo conosco da poco, sento che Usop è un bravo ragazzo.-

 

Sanji si zittì. Guardò di sbieco il brasiliano e corrugò la fronte.- Uhm...scusami un attimo.- Afferrò Usop per la gola e lo trascinò con sè.

 

- Ehi, dove lo stai portando?- esclamò allarmata sua sorella.

 

- Voglio solo parlare un pò con lui, te lo restituisco subito.- Si allontanò di qualche metro, ignorando le proteste di Usop, e si infilò in un corridoio deserto. Lasciò andare l'altro e gli si piantò davanti a braccia conserte.- Va bene, nasone. Che intenzioni hai?-

 

Usop si massaggiò la gola.- I-in che senso?-

 

- Verso Kaya. Hai intenzioni serie, o vuoi solo portartela a letto?-

 

Usop deglutì.- No, io...sono serio. V-vorrei conoscere meglio Kaya e...-

 

- E?-

 

Il brasiliano stava tremando.-...e...m-magari m-mettermi con lei.-

 

Il giovane Vinsmoke poggiò una mano sulla spalla di Usop e lo guardò dritto negli occhi.- Stammi bene a sentire, nasone. Fosse per me, ti avrei già scuoiato vivo. Ma Kaya dice che sei un bravo ragazzo, e io mi fido di lei. Ti avverto, però. Se le fai del male in qualche modo, io ti verrò a cercare, e mi assicurerò che le tue palle finiscano sul menù del Baratie. Ci siamo capiti?- Il tono del biondo non lasciava dubbi sul fatto che non avrebbe esitato a concretizzare quelle minacce.

 

Il povero Usop stava quasi per farsela sotto.- S-sì, signore.- annuì terrorizzato.

 

- Bene.- Sanji lo afferrò di nuovo per la gola, uscì dal corridoio e tornò dove era Kaya.

 

- Usop!-

 

Sanji lasciò andare Usop senza tante cerimonie, quasi buttandolo a terra.- Ho fatto quello che dovevo. Kaya, ci vediamo più tardi a casa. Nasone, non scordarti quello che ti ho detto.- Al che si allontanò, lasciando soli Kaya e Usop (Quest'ultimo si augurò di non incontrarlo mai più).

 

Passò la successiva mezz'ora a vagare per il centro commerciale. Dopo qualche altro tentativo di approccio andato a vuoto, un paio di minacce da parte di fidanzati comparsi all'improvviso, e una ragazza dai capelli viola che si rivelò essere un travestito, Sanji decise di entrare in un bar a bere qualcosa.

 

Che giornataccia, anche peggio del solito, riflettè il biondo avvicinandosi al bancone. Se fossi superstizioso, potrei pensare che mi abbiano fatto il malocchio.

 

Proprio mentre stava per ordinare, con la coda dell'occhio notò qualcosa di particolarmente interessante. Si girò, e gli tornò immediatamente il buonumore.- Ma guarda chi c'è!-

 

Era entrato nello stesso bar di Nami, Bibi, Robin e Nojiko. Le quattro ragazze si accorsero della sua presenza, ma solo le prime due lo riconobbero. Mentre si avvicinava, Nami mormorò "Oh no, di nuovo quel cretino del Baratie", ma fortunatamente il biondo non la sentì, essendo troppo occupato a sbavare e contemplare quei quattro esemplari di bellezza femminile.

 

- Salve, signorina Nefertari. Salve, Nami. Che bella coincidenza incontrarci qui!-

 

Le due ragazze non sembravano molto contente della sua presenza, soprattutto la rossa.- Ehm...salve, signor Vinsmoke.- disse l'egiziana, che nonostante le richieste di Sanji continuava a dargli del lei.

 

- Come mai qui?- gli chiese Nami, visibilmente seccata. Non odiava il biondo, ma lo trovava parecchio irritante.

 

- Nulla, ero qui che facevo quattro passi, quando vi ho viste e ho pensato di venirvi a salutare. A proposito, non credo di conoscere le altre due signore.-

 

- Io sono Robin.- si presentò la mora.

 

- Io invece mi chiamo Nojiko. Sono la cugina di Nami.- La ragazza si era alzata e stava porgendo la mano a Sanji. Nami si accorse che Nojiko stava guardando Sanji in modo strano. Era lo stesso sguardo che le aveva visto fare quando puntava un ragazzo che le piaceva. Iniziò a preoccuparsi per il biondo.

 

- La bellezza è una caratteristica di famiglia, a quanto vedo. Lieto di conoscerti, Nojiko. Io sono Sanji. Sanji Vinsmoke.- Le prese la mano e la baciò delicatamente.

 

- Sei il figlio di Zef del Baratie, quindi.-

 

Sentendosi definire in quel modo, Sanji si infastidì non poco, ma non lo diede a vedere.- In persona.-

 

- Sai, ho sempre voluto provare la cucina del Baratie, ma non ne ho mai avuto la possibilità...- disse Nojiko accarezzandosi i capelli.

 

Fu questo che diede a Nami la conferma definitiva delle intenzioni della ragazza: a Nojiko non era mai importato niente del Baratie.

 

Sanji, invece, vide in quella frase l'occasione perfetta per fare finalmente centro.- Beh, potresti venire a trovarmi qualche sera di queste. Ti preparerei degli assaggi gratuiti.-

 

- Possiamo fare anche adesso.-

 

- E loro?-

 

- Oh, penso che a loro non dispiacerà continuare il giro senza di me. Vero, ragazze?-

 

Bibi e Robin non risposero. Nami si limitò ad annuire.

 

- Va bene, ci si vede, allora. Ciao Ciao!- Nojiko prese sottobraccio Sanji, e insieme si allontanarono.

 

Dentro di sè, Sanji stava scoppiando dalla gioia. Finalmente, aveva avuto un pò di fortuna. E che ragazza che aveva trovato! Già se la immaginava nel suo letto. Sì, pensò. Sì! Finalmente!

 

Non avrebbe mai potuto immaginare quello che sarebbe successo in seguito.

 

 

NOTA DELL'AUTORE: Ed ecco altre tre belle coppie, ovvero la Smoker/Bellemere, la Sanji/Nojiko e la Usop/Kaya. La prima è inedita, la seconda no (Era già comparsa nella mia vecchia storia "Legame fraterno", un AU in cui Nami e Nojiko sono state cresciute da Garp), e so di almeno una storia su fanfiction.net in cui compare. La terza non so (In realtà sarebbero quattro, visto che c’è anche la Bentham/Iva, anche questa inedita, ma non è una delle coppie su cui è incentrata la storia). Comunque, che ve ne pare di queste coppie? Vi piacciono? Vi disgustano? Fatemelo sapere con una bella recensione.

  
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