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Autore: AlessiaCo    30/05/2016    1 recensioni
Era come se le loro labbra fossero state create per baciarsi in un solo modo, il loro
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- E questo che significa? -- L'ho fatto per non dimenticare - - Per non dimenticare che cosa? - - Che ho trovato il mio punto cardinale -
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti
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Scusate il ritardo :), non ho avuto molto tempo in questa settimana e spero di non aver pubblicato questo capitolo con troppi errori. Nella speranza di non aver combinato casini, buona lettura!


ALICIA
 
14:30. Fortunatamente  il cielo tornò limpido, non erano rari i temporali estivi in quel periodo dell’anno, almeno l’aria risultava ora più fresca. Io e Bellamy eravamo in cammino ormai da un’oretta, ero stanca e mi sentivo già debole. Dovevamo trovare da mangiare, non avrei sopportato di tornare indietro a mani vuote.
– Cosa stiamo cercando precisamente? – Gli chiesi dato che, fino a quel momento, mi ero limitata a seguirlo in silenzio. – Dobbiamo trovare qualche casa non scassinata. C’è più possibilità di trovarci oggetti utili e cibo - - Perché non andare direttamente in un market? – - Perché ormai, quelli della zona, li abbiamo passati in rassegna tutti. Non c’è più nulla - - Potremmo usare la mia macchina – Lo vidi voltarsi verso di me con gli occhi spalancati. Possibile che non ci aveva pensato? – Perché quella faccia? La mia era soltanto un’idea… ma se n. - - No, no! Hai ragione, magari ne parleremo con gli altri. – Tornammo a camminare uno di fianco all’altro in silenzio, il caldo si fece sempre più prepotente e con esso, la sete . – Proviamo questa – mi disse indicandomi una villetta a due piani alla nostra destra. Ci avvicinammo verso l’ingresso e con sollievo notammo la mancanza di segni di scasso. Non ci volle molto prima che Bellamy buttasse giù la porta di legno e, in breve tempo, ci trovammo all’interno dell’abitazione. Notai il sottile strato di polvere ricoprire la mobilia ma, in mezzo a tutto quello sporco, risultava comunque una bella casa accogliente.
– Vuoi bere? – mi chiese fiondandosi in cucina in cerca di qualche lattina – Si, grazie – gli risposi allungando la mano per prendere la bevanda. – E’ una vita che non bevo Coca-cola - - Qui ce ne sono un sacco non scadute. Comincia a cercare qualcosa di commestibile in quel mobile la in fondo -  Mi avviai verso il punto indicatomi ed effettivamente ci trovai un sacco di roba da mangiare, non propriamente sana, ma comunque apprezzabile. – 4 buste di patatine, una decina di barrette al cioccolato, 5 barattoli di pomodoro e… Queste cosa sono? – chiesi interrompendo il mio elenco. – Fa vedere - - Che schifo… - gli dissi con faccia disgustata porgendogli un vasetto – Sembrano… delle lingue sott’olio - -  Non so tu, ma io quello, nello zaino, non ce lo metto -. Lo vidi sorridere sentendo con quanto orrore pronunciai quella frase – Va bene, tu prendi tutta questa roba, io prendo tutte le bibite e le bottiglie d’acqua, non possiamo sperare sempre su quella piovana. – Feci come mi era stato detto e, una volta riempito il mio zaino, mi avvicinai a guardare alcune foto degli ex proprietari, appese alle pareti. – Era un generale – Gli feci notare mentre finiva di sistemare la sua roba – Chi? - - Il padre della famiglia che abitava qui. C’è una sua foto in divisa - - Aveva buon gusto per essere un generale dell’esercito – constatò portandosi il suo bagaglio sulle spalle.  La casa infatti era molto bella, ma indubbiamente doveva esserci anche un gusto femminile dietro. Lo seguii con lo sguardo muoversi verso le altre stanze, forse in cerca di qualcos’altro di utile.– Io vado di sopra, dai un’occhiata in giro – mi ordinò. Io ubbidii e mi misi a cercare qualcosa di interessante dentro gli armadi della sala.
Non trovando nulla, mi diressi nuovamente all’ingresso in attesa del suo arrivo ma, giunta vicino alla porta, sentii il legno dei parquet scricchiolare. “ Strano” pensai, il materiale sembrava nuovo. Feci avanti e indietro due o tre volte per cercare di capire il punto esatto di quell’avvallamento. Bellamy scese le scale, notando forse la mia faccia curiosa, mi guardò con aria stranita – Che stai facendo? - - Guarda… - Mi abbassai attirando la sua attenzione. In quel punto le placche di legno sembravano possedere linee di fissaggio diverse… come se fossero state intagliate. Lo vidi inginocchiarsi a sua volta per osservare più da vicino il pavimento.  – E’ una botola, spostati, provo ad aprirla -. Sfilò un piede di porco dalla cinta e, facendo leva con il piede, riuscì ad alzare parte del legno. – Assurdo… -.  I miei occhi si illuminarono, ero senza parole. – Non ci credo – commentò lui dalla gioia. Armi, armi su armi. Cominciammo a estrarre tutto quel bendidio, analizzandolo, accarezzandolo, idolatrandolo. – Alicia dimmi che sai usarle – mi chiese ancora incredulo. Lo guardai felice, lo eravamo entrambi. I miei occhi si posarono sull’arma che si era poggiato sulle ginocchia e io quasi persi un battito – Oh mio Dio - - Cosa c’è? - - Ma tu hai idea di cosa sia quello che hai li? – Mi guardò con aria di chi si sente in colpa, come poteva essere così ingenuo e ignorante in materia? Era un uomo per la miseria! – E’ una PP2000! - - Ah… wow… e… cosa sarebbe? – Gliela sfilai dalle mani portandomela vicino per osservarne tutti i dettagli, era in perfetto stato. – E’ un arma di difesa personale Russa, specifica per le forze speciali e per le squadre di pubblica sicurezza. In quanto tale, si presenta compatta e formata con il minor numero possibile di parti, per una migliore affidabilità – Ai suoi occhi le sembrai una pazza, ne sono certa – Non mi guardare così… Può non essere l’arma più bella del mondo ma.. è progettata per qualsiasi tipo di proiettile, quindi è efficientissima. – Forse ha ragione Elyza – Lo guardai fissarmi in un modo non molto chiaro… - Forse porti davvero fortuna “Ragazza del Cielo”.
 
 
 
Elyza
 
Ero in ansia. Lo ero da quando Alicia e Bellamy lasciarono la villa. Perché stavano tardando? Non avrei dovuto lasciarla andare,non ancora almeno. - Comandante. Cosa la turba? - mi chiese una pimpante Raven entrando in camera mia - Niente. Vado a fare la guardia - - Sei sicura di stare bene Ely? - No, non stavo bene. Ero stanca, ero affamata, ero nervosa ed ero perdutamente innamorata. Si, innamorata. E per quanto questa cosa sarebbe dovuta essere una cosa positiva... In quel momento per me, non lo era affatto. Non potevo permettermi distrazioni, almeno fin quando non avessi trovato i nostri amici dispersi. Avevo perso tempo, avevo preferito godermi la vita, lasciandomi andare alle emozioni, piuttosto che uscire e andare a cercarli. Da quando in qua ero diventata così menefreghista? - Elyza? - Raven cercó svegliarmi dai pensieri. - Ne parliamo dopo Raven. Ora non mi va - le dissi oltrepassandola sperando non mi facesse altre domande - Aspetta! Prendi almeno questo - abbassai lo sguardo e la vidi allungarmi la radiotrasmittente che aveva costruito per Alicia - In terrazza il segnale è più forte - mi spiegó prima di lasciami andare e tornare nel suo scantinato a lavorare. Ma che ti prende Elyza? Mi chiesi notando il modo burbero con cui la trattai. Salii le scale a chiocciola della mansarda per raggiungere il terrazzo. Amavo quel posto. Mi misi a sedere, appoggiando il mio zaino da una parte e la radiotrasmettente dall'altra.   Prima di accendere l'apparecchio diedi una veloce controllata al paesaggio con il binocolo, non sembrava esserci anima viva. Sbuffai amareggiata "Alicia ti prego,torna".
Ogni volta che pensavo a lei sentivo le farfalle animarsi nel mio stomaco e quel senso di nausea mi tolse la voglia persino di vedere altra gente. Era questo l'amore? Perché questo sentimento, così tanto atteso, faceva stare così male? C'era una cura? Forse si... Sono convinta che se l'avessi avuta li al mio fianco tutto ciò sarebbe svanito. Accesi la radio e mi rattristai ascoltando tutte quelle richieste di aiuto. - Che schifo - dissi ad alta voce, tanto non poteva sentirmi nessuno.  
Un'altra ora passò e di Bellamy e Alicia nemmeno l'ombra "Dannazione" . Dall'agitazione mi accorsi di aver smangiucchiato tutte le unghie, l'ansia mi stava attanagliando.
 
/ Hey, sorellina, sono io. Lascio questo messaggio registrato nella speranza che tu possa ascoltarlo. Io sto bene sai? Non ti preoccupare per me. Non raggiungermi a casa! Non farlo, non mi troveresti. Hai presente la spiaggia di zio Gustus? Quello sì che è un bel posto. /
 
Alzai il volume della radio. Quella non sembrava di certo una richiesta di aiuto, o almeno... Il tono di voce non era disperato, forse solo un po’ rassegnato. Sul momento invidiai il tono pacato di quel ragazzo, anche io avrei voluto rassegnarmi all'idea di questa vita, ma poi pensavo a me, a quello che meritavo, non era di certo questo il modo in cui avrei voluto vivere. Riascoltai nuovamente il messaggio.
 
/ Hey, sorellina, sono io. Lascio questo messaggio registrato nella speranza che tu possa ascoltarlo. Io sto bene sai? Non ti preoccupare per me. Non raggiungermi a casa! Non farlo, non mi troveresti. Hai presente la spiaggia di zio Gustus? Quello sì che è un bel posto. /
 
E se fosse lui? E se fosse Nick questo ragazzo? Perché non aveva pronunciato il suo nome, dannazione? A pensarci bene, forse, non lo avrei fatto nemmeno io, così solo la persona a cui mi riferivo avrebbe potuto riconoscermi e capire.
 
Distolsi ancora una volta il mio sguardo per posarlo sul panorama. Il vento caldo muoveva le fronde delle palme e sollevava, di tanto in tanto, delle buste di plastica. Presi il binocolo, girai la rotellina per trovare la miglior messa a fuoco per i miei occhi stanchi. - FINALMENTE! - gridai fin troppo forte dato che, l'unica presente li, ero io. Mi alzai e nell'euforia rischiai quasi di inciampare sul mio zaino, ma non mi importò. Scesi di gran fretta le scale – SONO ARRIVATI - urlai nella speranza che Raven, Octavia e Finn mi sentissero. In un batter d'occhio raggiunsi la porta d'ingresso e, senza esitare, la spalancai mostrando subito la mia felicità nel rivederli. Il sorriso di Alicia mi travolse, era bellissima. - Bellamy! - Octavia mi superó raggiungendo suo fratello e saltandogli addosso. Io mi precipitai a mia volta da Alicia, aiutandola con il suo pesante carico. - E questi cosa sono? - Le chiesi curiosa, notando dei sacchi color militare sulle sue spalle - Sorpresa! - si limitò a rispondermi raggiante. Entrammo in casa offrendogli subito da bere accorgendoci della  loro stanchezza. Vidi Raven e Finn raggiungerci un po’ imbarazzati " chissà cosa stavano combinando quei due" pensai. Guardai Alicia osservarli con espressione incredula, forse non era al corrente della loro relazione, perché  mi lanciò uno sguardo, come per chiedermi "Davvero?". Le sorrisi e questo sembró rispondere alla sua domanda. - Cosa abbiamo qui? – chiese Finn avvanzando a passi svelti e fiondandosi sul bottino per controllarne il contenuto. - ODDIO -. A quell'esclamazione divenni curiosa - Fatemi vedere! - ordinai scherzosamente facendomi largo tra i loro corpi fermi impalati. Sgranai gli occhi. Seriamente? Tenni lo sguardo per lunghi istanti su quel miracolo, non potevo crederci. Sentii una mano cingermi il fianco e a quel gesto mi voltai e vidi il sorriso soddisfatto di Alicia. - Questo non te lo aspettavi eh!? - mi chiese certa della mia risposta. No, non me lo sarei mai immaginato, ma dovevo farci l'abitudine con lei, tutto ciò che faceva era una continua sorpresa - Quante sono ? - chiese curiosa Octavia impugnando una pistola per studiarne il peso - In totale 18, se calcoliamo anche le mitragliatrici - - Mitragliatrici? - Bellamy alzó da terra un pesante zaino poggiandolo poi sul tavolo. - Signore e Signori... - disse aprendo la zip rivelando il contenuto. Alicia si avvicinò al tavolo tirando fuori le armi ad una ad una e poggiandole delicatamente sul ripiano per farcele vedere meglio - Queste tre sono LMG, sono armi a ripetizione molto leggere quindi adatte al trasporto. Può essere usata anche come arma di difesa ma… data la sua alta cadenza di fuoco ci penserei due volte. - Spiegò in modo esaustivo mimandoci il modo in cui avremmo dovuto impugnarla - Questa invece... Non si tocca - disse portandosi un fucile al petto - Perché scusa? - - Perché questo è mio -. Octavia, visibilmente contrariata, incroció le mani mostrando il suo viso corrucciato. Notai Alicia spalancare gli occhi, sapevo che la sua era solo una battuta ,ma credo sentisse il bisogno di specificare perchè la vidi in cerca di parole giuste per scusarsi. - Sto scherzando dai... Ma questa è un M24, degli Sniper appunto, e voi non sareste in grado di usarla - spiegò sinceramente.
 
 
. - Ho bisogno di parlarti – dissi ad Alicia prendendola in disparte – Non potresti aspettare dopo una bella doccia ? – mi chiese, visibilmente provata dalla sua mattinata – Potrei, ma preferirei fartelo sentire il prima possibile - - Farmi sentire che cosa? – La presi per un braccio e lei sembrò sussultare al mio gesto – Seguimi – le dissi regalandole un sorriso. Lei mi seguì fino alla terrazza, chiedendomi di tanto in tanto che cosa avessi in mente. – Ho bisogno che senti questo –  le spiegai speranzosa prendendo tra le mani la radiotrasmittente e alzando il volume.
 
/ Hey, sorellina, sono io. Lascio questo messaggio registrato nella speranza che tu possa ascoltarlo. Io sto bene sai? Non ti preoccupare per me. Non raggiungermi a casa! Non farlo, non mi troveresti. Hai presente la spiaggia di zio Gustus? Quello sì che è un bel posto. /
 
ALICIA
 
 
- Elyza... - Spostai il mio sguardo dalla radiotrasmittente a lei ancora incredula, l'aveva trovato. Elyza aveva trovato mio fratello. I miei occhi si riempirono di lacrime, liberando finalmente tutta la tensione accumulata in quei giorni. Non ci potevo credere. - Nick... - - Quindi è lui? - la vidi arrossire imbarazzata, forse non se lo sarebbe aspettato nemmeno lei. - Oddio, davvero Alicia? - la vidi sorridere,era felicissima e io...beh io non riuscivo nemmeno a capacitarmi come una cosa del genere fosse stata possibile - Avevi ragione... - Le dissi buttandomi letteralmente al suo collo. Mi aveva aiutata, aveva rispettato la sua promessa. Sentii le mie lacrime, ormai giunte verso il mento, bagnarle la maglietta - Grazie- le dissi  cercando di asciugarle la stoffa bagnata. - Non devi -. Il suo volto si fece improvvisamente molto serio e la sua sua risposta secca mi riportó indietro di un giorno, quando anche io le dissi che non avrebbe dovuto ringraziarmi per averle salvato la vita. " No, ti prego, non guardarmi così " pregai, senza però riuscire a staccare i miei occhi dai suoi.
 - Credo di... – Esitai troppo con quella frase e le mie parole vennero soffocate dal messaggio registrato della radio che, ininterrottamente si ripeteva dopo un breve lasso di tempo - Credo sia meglio tu risponda - continuó lei rassicurandomi e donandomi, ancora una volta, quel suo splendido sorriso.
- Dici sia meglio rispondere? - le chiesi soffermandomi a pensare. Se mio fratello era stato così vago… forse ricontattarlo non sarebbe stato un ottimo piano - Perché non dovresti? - - Nick ci ha indicato un posto, ed è lì che ho intenzione di andare, non voglio perdere altro tempo -. Il suo viso si incupì, sapevo di darle un dispiace ma dovevo davvero raggiungerlo in qualche modo. La guardai mordersi il labbro inferiore presa dal nervosismo di quel momento. - Lo sai vero che non ti lascerò andare da sola - - È quello che mi aspetto da te -. Io mi persi ancora una volta nei suoi occhi e solo Dio sa quanto avrei voluto morirci dentro. La mia vita si era rivelata una mera bugia e come ogni illusione si era lentamente polverizzata l’asciandomi l’amaro in bocca. Ma lei era reale… quello che provavo per lei era reale. L’amore si era in un batter d’occhio creato dal nulla, solido, tangibile, visibile… si, potevo toccarlo, potevo percipirlo e forse sarei riuscita anche ad assegnargli un colore, quello dei suoi occhi. Ci guardammo per un istante infinito e le mie mani ormai le stringevano la maglia, con forza, quasi con rabbia. Nell’impeto la tirai a me e la baciai, come non avevo mai fatto prima d’ora. Avevo ormai perso ogni razionalita, ogni senso logico, ogni convinzione esistenziale. Era lei, ne ero sicura, era lei la persona che aspettavo. “ Perchè mi hai fatto aspettare così tanto? “. I nostri respiri divvennero uno e io fui felice nel sentire il mio gesto ricambiato. Mi staccai da lei, ancora impregnata del suo sapore – Ho paura – le confessai timidamente. Avevo paura che quel sentimento diventasse più grande, più profondo e, sotto certi aspetti, meno innocente. La sua mano mi cinse le spalle e con disinvolura mi invitò a rifugiarmi in un abbraccio. – Anche io Alicia, anche io -
 
 
 
Elyza
 
- Ma sei pazza ? - - Raven, questa è la cosa migliore da fare - - Ne sei convinta Elyza? Davvero? Sei davvero sicura che lasciare questa casa sia il miglior modo di sopravvivere? - - Prima di tutto abbassa la voce perché io sono appunto qui per sentire cosa ne pensi. Lo so che può essere rischioso e so benissimo che il viaggio non sarà di certo una passeggiata ma pensaci... Ormai il cibo in questa zona scarseggia e più di una volta siamo stati costretti ad allontanarci per trovare qualcosa di veramente utile. Non possiamo più permetterci di perdere tempo e rischiare di tornare a mani vuote - - E pensi che andandocene da qui la cosa si risolverebbe? - - Non posso dirti per certo che le cose andranno meglio, ovvio che no. Però... Avremo molta più possibilità se cominciassimo a esplorare altre zone. È ormai passata una settimana e dei ragazzi non abbiamo avuto nessuna notizia, è inutile restarsene qua con le mani in mano, nella speranza di trovarli. - il suo viso non mi parve del tutto convinto - Pensaci Raven, dico solo che il messaggio di Nick potrebbe essere una bella occasione per noi, non avrebbe mai chiesto alla sorella di raggiungerlo se non fosse sicuro del posto - - Lo stai facendo per i ragazzi o lo stai facendo per lei? - A quella domanda mi arrabbiai molto, potevo capire di non essere stata molto presente, sia nel corpo che nella mente, in questo ultimo periodo, ma la sua insinuazione mi diede davvero sui nervi. - Farò finta che questa domanda tu non me l'abbia posta - la azzittì girandomi di spalle e lasciandola sola nella stanza. Io mi sono sempre preoccupata di tutto e di tutti e sentirmi dire una cosa del genere mi deluse a tal punto che qualche lacrima si fece strada sulle mie guance.  Ero presa da Alicia, davvero tanto, ma questo non avrebbe cambiato il rapporto con loro, con i miei amici. Arrabbiata e confusa da quella scena, mi incamminai a passi svelti verso la mia camera, sbattendo la porta un pò più del dovuto. Cosa c’era di sbagliato in quello che facevo? Era comodo per lei parlare così, aveva Finn, e io non mi sarei mai permessa di accusarla di farsi condizionare da lui, dai sentimenti che provava nei suoi confronti.  Tutto quello che decidevo era ben pensato, pianificato, senza lasciare nulla al caso. Loro erano la mia famiglia e io avrei fatto di tutto per mantenere al sucuro tutti, e si… anche Alicia, perchè anche lei oramai ne faceva parte. Lei era diventata la mia valvola di sfogo, quel pezzettino di vita in cui rifugiarmi in casi disperati, mi era permesso farlo o no? Mi buttai sul letto a peso morto, respirai lentamente fin quando non sentii il mio cuore riprendere un battito regolare, dovevo calmarmi. – Posso? – Persa tra i miei pensieri non sentii Bellamy entrare – Dobbiamo parlare – mi disse sedendosi al mio fianco.
 
 
  
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