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Autore: Virgo_no_Cinzia98    30/05/2016    2 recensioni
Kanon non poteva immaginare che un uomo, un certo Sion dell'Ariete, bussando alla porta di casa, potesse cambiare drasticamente la vita sua e di suo fratello Saga. Un destino sfavorevole grava sui gemelli che, a causa di una stella infausta, sembrano costretti a essere divisi. Ma non esistono vicoli ciechi per i due...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aries Shion, Gemini Kanon, Gemini Saga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto cominciò quel giorno. Quel maledettissimo giorno.
Ricordo ancora le parole esatte, i suoni, gli odori. Niente si è cancellato dalla mia mente.
Saga aiutava nostra madre a mangiare, io invece osservavo la scena seminascosto dietro lo stipite della porta, lei si innervosiva sempre quando ero nei dintorni quindi non dovevo farmi vedere durante le sue crisi. Crisi, esatto. Mamma soffriva di un qualche disturbo mentale e ogni volta che comparivo la situazione peggiorava. Pensavo che fosse colpa mia, che in qualche modo fossi sbagliato. Papà ne era sicuro.
- Non devo mangiare, devo andare alla conferenza- stava dicendo mia madre – Sono il presidente, non posso perdere la conferenza-
- C’è ancora tempo, mamma, tranquilla. Non ti farei mai arrivare in ritardo- la rassicurò mio fratello
- Grazie Saga-
Si prendeva lui cura di nostra madre quando papà era a lavoro. Forse era uno dei motivi per cui mio padre lo preferiva a me. Saga aiutava mia madre, mentre io ero solo capace di peggiorare la situazione. Mio fratello dimostrava una maturità e un grado di responsabilità nettamente superiori a quelli di un normale bambino di cinque anni. Sei, mi correggo. Quel giorno era il nostro sesto compleanno. Un rumore proveniente dalla stanza accanto mi distrasse: papà era tornato.
- Kanon-  bisbigliò Saga – Va’ in camera prima che papà ti veda qui-
Stronfiai e sgattaiolai in camera. Papà non voleva che stessi vicino alla mamma e io non avevo voglia di farmi sgridare il giorno del mio compleanno. Non che mi aspettassi qualcosa di diverso per quel giorno.
Sentii i passi di papà sul pavimento mentre raggiungeva la cucina dove c’erano la mamma e Saga. - Oggi si diventa più grandi, vero ometto?- disse a mio fratello
Mi affacciai sulla soglia per vedere mio padre scompigliare affettuosamente i capelli a Saga – Come sta la mamma?-
- L’ho aiutata a mangiare- rispose fiero di sé Saga
- Bravo. Ora va’ in salotto, mi sembra di aver visto un pacchetto sul divano-
Saga non se lo fece ripetere due volte e partì a corsa. Raggiunse la nostra camera e si fermò a guardarmi con i suoi occhi identici ai miei – Vieni, papà ci ha portato un regalo-
- È per te, non per me-
Saga mi prese per un braccio – Non dire stupidaggini-
Qualcuno potrebbe pensare che io odiassi mio fratello o che almeno lo invidiassi, ma non è così. Saga era la persona a cui volevo più bene al mondo, essere separato da lui sarebbe stata la mia peggior maledizione. Io e mio fratello eravamo come due parti complementari, nessuno avrebbe mai potuto allontanarci l’uno dall’altro. Non senza conseguenze.
- Guarda!- esclamò Saga indicando un pacchetto verde e arancione sul divano
Stavamo per avventarci sul regalo, ma qualcuno bussò. Ci guardammo spaesati per un attimo, nessuno veniva mai a trovarci. Papà arrivò e aprì la porta.
Un uomo apparve sulla soglia - Buonasera Alexandros- disse con voce pacata
- Ci conosciamo?- chiese papà con aria confusa
- No, ma avrei bisogno di parlarle-
- Parlarmi? Riguardo a cosa?-
- Suo figlio-
Papà ci lanciò una breve occhiata – Mio figlio? Ma chi è lei?-
- Il mio nome è Sion- rispose l’uomo entrando in casa – Credo che ci aspetti una lunga chiacchierata-
Fissai l’uomo attentamente: aveva i capelli molto lunghi e due curiosi pallini sulla fronte, indossava una lunga veste scura ricamata di rosso. Non era il suo aspetto ad attirare la mia attenzione, però. Qualcosa in quell’uomo era diverso dal solito, ma non sapevo come spiegarmelo. Sembrava che quel Sion fosse circondato da un’aura particolare, benevola. Non avevo mai sentito niente di quel tipo. Tuttavia percepivo anche qualcos’altro: avevo la sensazione che qualcosa di brutto stesse per accadere e questo presentimento mi stringeva il cuore in una morsa. Lanciai uno sguardo a mio fratello e lo vidi confuso quanto me, forse anche lui sentiva quella specie di forza benevola emanata dall’uomo.
- Ragazzi- ci chiamò papà – Andate in camera vostra-
- Ma…- tentai di protestare
- Subito- mi zittì - Venga, signor Sion, mi segua-
Io e Saga ci avviammo controvoglia, ma con la coda dell’occhio continuai a fissare quel Sion: la sensazione di pericolo continuava a persistere e non avevo intenzione di farmi ingannare dalla sua aura benevola. Saga accostò la porta e aspettò che i passi di nostro padre e Sion svanissero, poi la riaprì con cautela.
- Vuoi origliare?- gli chiesi
Lui si voltò, un sorriso obliquo accennato sulle sue labbra – Certo che sì-
Mi venne quasi da ridere. Tutti si sarebbero aspettati che io origliassi una conversazione, ma Saga? Nessuno avrebbe mai lontanamente concepito una simile idea.
Attraversammo il corridoio in punta di piedi, guidati dalle voci dei due uomini.
- Ma perché mio figlio?- stava chiedendo papà seduto al tavolo di cucina
- Non siamo noi a deciderlo, è stato tutto già scritto. Suo figlio è predisposto a sviluppare il cosmo e, se le mie ipotesi sono giuste, diventerà uno dei Cavalieri più forti di sempre. Lui deve venire con me-
- Non posso abbandonarlo-
- Lei non lo sta abbandonando, Alexandros. Saga deve diventare Cavaliere, è il suo destino. Lasciandolo venire con me lei non lo abbandonerà, gli permetterà di seguire ciò che le Moire hanno già deciso, gli permetterà di seguire il sentiero degli Dei-
Saga e io ci scambiammo un’occhiata confusa. Il sentiero degli Dei? Andare via con lui? Ma di cosa stava parlando quel Sion?
“Potete venire fuori, non importa che vi nascondiate” disse la voce di Sion dentro la mia testa. Credetti di essere impazzito, ma dallo sguardo di mio fratello capii che non era così... o meglio, nella peggiore delle ipotesi avrebbero preso per pazzi entrambi. Titubanti, uscimmo allo scoperto.
- Vi avevo detto di stare in camera vostra!- ci rimproverò nostro padre
- Va tutto bene- lo calmò Sion – È giusto che sentano anche loro-
Vidi Saga piantare i propri occhi su Sion – Come hai fatto?-
Effettivamente me l’ero chiesto anch’io, ma un particolare del discorso di quell’uomo mi aveva distratto: perché aveva nominato solo Saga?
- Io ho dei poteri particolari, Saga. Parlare nella mente è uno di questi-
- Cos’altro puoi fare?- domandò ancora mio fratello
La fruttiera che si trovava al centro del tavolo si alzò, letteralmente. Iniziò a fluttuare in aria, senza che niente o nessuno la sorreggesse. Ero a dir poco affascinato. Quel tipo aveva dei poteri particolari, era diverso. Anch’io mi ero sempre considerato diverso, forse quella era la spiegazione.
Mio padre era impallidito – Non può essere vero-
- Come ci riesci?- chiese Saga
- Non ci interessa- disse papà alzandosi – Se ne vada, Sion. Noi non vogliamo avere a che fare con Dei e cose strane-
Sion non si scandalizzò e rispose a mio fratello – Certe persone nascono con una forza interiore particolare, una specie di piccolo universo al loro interno, che permette loro di sviluppare capacità superiori al normale. Questa forza interiore si chiama cosmo. Chi possiede un cosmo viene addestrato a controllare i suoi poteri per servire Atena, la Dea della Giustizia, in qualità di suo Cavaliere-
- E io possiedo un cosmo? Potrei diventare uno di questi Cavalieri? – Saga sembrava stregato dalle parole di Sion. Anch’io, effettivamente, lo ero.
Papà si inginocchiò davanti a mio fratello – Saga, lascia stare-
- Sì, Saga- rispose Sion ignorando mio padre – Tu hai un cosmo molto potente peraltro. Non sei destinato ad essere un Cavaliere qualunque, tu diventerai un Gold Saint, sarai uno dei dodici Cavalieri d’Oro-
- Io? Un Cavaliere?-
- Basta- sbottò mio padre – Lei deve andarsene da qui e lasciare in pace la mia famiglia-
Sion si alzò in piedi – Alexandros, tu non puoi intrometterti. La scelta spetta solo a Saga-
- Io voglio diventare un Cavaliere, papà-
Papà tentò di far desistere Saga, ma le loro voci andavano sfumando nella mia mente. Saga, Saga, Saga… Perché Sion parlava solo di lui? Voleva portarlo via? Voleva separarci? Non poteva, nessuno poteva. Perché non potevo andare con lui e diventare un Cavaliere? Io e mio fratello non eravamo forse uguali?
In quel momento mia madre si affacciò nella stanza dove ci trovavamo – Cosa succede?- chiese facendo saettare lo sguardo tra i presenti. Per evitare che mi vedesse, mi lasciai scivolare in una zona di penombra, dove la luce non giungeva. Non avevo intenzione di provocare una delle crisi di mamma, non certo durante uno dei suoi rari sprazzi di lucidità  – Chi è lui?- continuò a chiedere lei indicando Sion.
 Papà corse da lei – Cara, torna a dormire, vieni-
- Cosa vuole quel signore?- insisté mia madre
Mio padre le prese una mano – Niente, non vuole niente. È soltanto un sogno, torniamo a dormire ora- disse allontanandosi dalla cucina per riportare mamma a letto. Io e Saga rimanemmo così soli con Sion.
Avanzai dalla zona di penombra in cui mi ero nascosto – Anch’io possiedo un cosmo?-
Sion spostò lo sguardo su di me, a disagio – Le Moire hanno scelto tuo fratello-
- Io non le ho chiesto questo- gli feci notare
- Sì, possiedi un cosmo, ma diventare Cavaliere non è il tuo destino- rispose allora Sion
Saga gli si avvicinò – Come sarebbe a dire? Kanon non verrà con me?-
- No, Saga-
- Perché no?- chiedemmo in coro. Saga la pensava come me, noi non potevamo essere separati. Raggiunsi mio fratello con un passo – Cosa ho fatto di male?-
- Kanon, tu non hai fatto niente, non ancora. Si tratta di ciò che potresti fare-
- È perché sono sbagliato, vero?- domandai cercando di trattenere le lacrime – Non posso venire anch’io perché sono sbagliato?-
Saga batté un piede per terra - Non è vero, non devi dire così-
Sion mi guardò, lessi compassione nei suoi occhi – Tu sei nato sotto una stella maligna, Kanon. Il tuo futuro è buio, non posso permettere che tu ostacoli il cammino di luce di tuo fratello-
Quelle parole mi terrorizzarono. Sapevo di essere sbagliato, ma non avevo mai pensato di poter essere un problema per Saga, io non volevo ostacolarlo, io gli volevo bene– Se vengo con voi farò del male a Saga?-
Sion sospirò – Non posso correre rischi, Kanon. L’armatura dei Gemelli, costellazione alla quale voi due appartenete, è destinata a un Cavaliere soltanto e quel Cavaliere deve essere Saga…-
- Non mi importa essere un Cavaliere!- sbottai, ormai incapace di trattenere le lacrime – Farò qualsiasi cosa. Vi prego, fatemi venire con voi. Non posso abbandonare mio fratello-
- No- sentenziò Sion alzandosi – Tu non verrai. Saga, tu hai deciso?-
Mio fratello piantò i suoi occhi verdi, identici ai miei, sull’uomo – Io non mi muoverò di qui senza Kanon-
- Il tuo destino è già stato scritto, non puoi opporti. Saga, cerca di capire… tu diventerai un Cavaliere di Atena, avrai il compito di difendere l’umanità. Sarai uno dei più potenti e valorosi guerrieri della Dea della Giustizia e tutti ti guarderanno ammirati quando ti vedranno passare con indosso la tua armatura dorata. Presiederai la Terza Casa e chiunque ti si rivolgerà chiamandoti Gemini. Avrai la possibilità di salvare tante innocenti persone come i tuoi genitori dalle forze del male. Questo è ciò che il destino ha scelto per te, Saga. Tu sarai uno dei protettori dell’umanità-
- Ma dovrò lasciare mio fratello… Io non posso-
Non era giusto. Non era giusto che Saga dovesse rinunciare al proprio destino per colpa mia, io… Io lo stavo ostacolando. Sion aveva ragione, io stavo portando l’oscurità sul suo cammino di luce. Il suo destino era diventare il protettore dell’umanità e io non avevo alcun diritto di impedire che ciò accadesse.
- Saga- lo chiamai – Tu devi andare-
Lui si voltò verso di me – Ma… non posso lasciare te, mamma e papà-
- Tu diventerai un Cavaliere e proteggerai tutti noi-
- Kanon, noi ci eravamo promessi che… che saremmo sempre stati insieme-
- Lo so, fratello-
- Kanon, perché piangi?-
- Io… non ti voglio ostacolare- gli risposi trattenendo un singhiozzo – Tu devi diventare un Cavaliere- detto ciò scappai via da quella stanza, da quella situazione, da quel Sion che era giunto sin lì per portarmi via mio fratello. Sorpassai mio padre che stava tornando in cucina, raggiunsi l’ingresso e spalancai la porta con le mie piccole braccia intrise di tutto il mio dolore. Corsi fuori senza pensare a dove stessi andando, la pioggia che mi colpiva il volto mescolandosi alle lacrime salate. Sion aveva ragione, papà aveva ragione, tutti avevano ragione. Io ero sbagliato, nato sotto una stella maligna. Se Saga avesse continuato a stare vicino a me sarebbe stato infettato e io non volevo che ciò accadesse. Lui meritava di più e adesso aveva una possibilità per dare una svolta alla sua vita. Lui sarebbe diventato un Cavaliere di Atena e avrebbe protetto l’umanità, era giusto così. Continuai a correre lasciando impronte nella terra bagnata dall’acqua, così malleabile e fragile. Mi fermai, senza accorgermene avevo raggiunto la spiaggia, quella spiaggia dove io e Saga sgattaiolavamo sempre. Feci ancora qualche passo finché l’acqua salata non mi lambì le caviglie. Provavo un attrazione particolare per il mare: l’orizzonte verdeggiante aveva sempre suscitato in me un fascino indescrivibile. Anche sotto la pioggia il mare manteneva la sua fierezza, le sue onde si levavano ancora più maestose contro il cielo scuro. Il mare non era come la terra, debole e delicata, il mare era potente e inarrestabile. Certe volte sentivo come un richiamo provenire dal mare, come se le acque marine mi volessero parlare. Cercai di liberare la mente per sentire di nuovo quel segnale, ma non ci riuscii. Il pensiero di rimanere solo con mamma e papà mi preoccupava non poco. Se Saga se ne fosse andato loro avrebbero incolpato me, ne ero sicuro. Se non fossi stato sbagliato Sion avrebbe potuto scegliere me e mio fratello sarebbe rimasto con i miei genitori. Era colpa mia. I singhiozzi tornarono e le lacrime ripresero a scendere copiose sul mio volto. Mi inginocchiai, sperando che il mare cancellasse il mio dolore. Non potevo perdere mio fratello, non ero abbastanza forte per dirgli addio per sempre. L’acqua mi avvolse, cullandomi nel suo abbraccio, cercando di alleviare il dolore che mi opprimeva.
“Kanon” Eccolo di nuovo. Il rumore della risacca che articolava una serie di suoni fino a comporre il mio nome. Probabilmente nessuno avrebbe capito quello che il mare stava dicendo, ma io sì. Il mare era forse l’unica cosa al mondo che potesse farmi distogliere il pensiero da mio fratello. Il momento di quiete fu spezzato dalla voce di mio fratello che mi chiamava – Kanon!-
Mi voltai per vederlo correre verso di me. Sapere che era venuto fin lì a cercarmi, che era corso sotto la pioggia per me mi fece sorridere, ma al tempo stesso la sua presenza mise fine a quella pace che il mare stava dando al mio cuore, lasciando spazio al dolore.
- Perché sei fuggito?- mi chiese – E perché continui a stare in acqua? Ti stai bagnando tutto!-
- Io…-
- Non importa- mi fermò. Si avvicinò e mi prese per mano aiutandomi ad alzarmi, poi mi condusse sulla battigia – Ho trovato una soluzione, Kanon-
- Una soluzione?- non lo seguivo
- Sì! Io non ti lascerò fratello, non posso. Sion vuole che vada al Santuario per addestrarmi e così sarà, ma tu verrai con me-
- No, Saga. Io… non devo venire…- Lui non capiva, io ero sbagliato. Il male che c’era in me prima o poi lo avrebbe contagiato, non potevo permetterlo.
- Sì invece. Ci siamo fatti una promessa e intendo mantenerla. Tu verrai con me-
La sua decisione finì per minare la mia sicurezza. In fin dei conti, se Saga voleva che andassi con lui perché non avrei dovuto accontentarlo? Mi promisi di stare attento affinché non compissi ciò che Sion aveva predetto. – Ma come posso venire se Sion non vuole?-
- Semplice, starai nascosto. Solo io saprò di te, nessuno ti vedrà mai. Sarà come ora, solo io e te, Kanon-
La speranza si fece spazio nel mio cuore - Sei sicuro?-
- Sì, Kanon. Io non ti abbandonerò - disse lui convinto allungando una mano – Nessuno ci separerà mai, fratello, te lo prometto-
Piantai i miei occhi nei suoi, speculari, e strinsi la mano che mi porgeva – Promesso-

A distanza di anni quel giorno è ancora vivo nella mia mente, una spina del passato che continua a pungere in profondità. Com’ero ingenuo. Quel bambino aveva creduto seriamente a ciò che Sion aveva blaterato riguardo il mio destino oscuro, la stella maligna sotto cui ero nato. Scoppio quasi a ridere. Quell’esperto Grande Sacerdote a quanto pare non sa che io e Saga siamo nati sotto la stessa stella e se la mia è maligna… be’ allora lo è anche quella di mio fratello. Col tempo ho maturato un’altra convinzione, totalmente opposta a quella del bambino che anni fa era corso via di casa. Sion non voleva che venissi al Grande Tempio perché aveva paura di me, oh sì… Allenandomi ho visto di cosa sono capace e so di cosa è capace mio fratello. Insieme potremmo spazzarlo via, lui e quel rammollito di Aiolos di Sagitter. Avevo fiducia in Saga, ma quei due l’hanno cambiato. Strappo un ciuffo d’erba con rabbia, ormai è l’unica emozione che mi resta. Mio fratello viene raramente a trovarmi, troppo perso a pavoneggiarsi con il suo amico Aiolos mentre indossano le loro armature dorate. Eppure non ce l’ho con lui, no. La mia rabbia è rivolta a tutti coloro che me lo hanno portato via: il Grande Sacerdote, Aiolos e Atena stessa, la Dea che dicono di servire ma che non si fa viva da secoli. Pff… ridicoli. Tutti i Cavalieri che ci sono qui sono ridicoli. Ci sarebbe un unico modo per metterli in riga… un capo più forte, qualcuno di autorevole che li guidi. Quel Sion ha finito il suo tempo, è vecchio e debole, deve fare spazio a qualcun altro. Un rumore improvviso mi distoglie dai miei pensieri, ma è solo un uccello che si è alzato in volo da un ramo dell’albero accanto a cui mi sono sdraiato. Mi piace stare qui, sono vicino al mare e posso sentire tutta la potenza delle sue onde abbattersi contro le rocce. Ultimamente penso molto, troppo forse. Non che abbia molto altro da fare, vista la grande attenzione che mi riserva mio fratello.
- Kanon- mi sento chiamare
- Saga- lo saluto – Che onore avere qui il grande Gemini-
Non so perché scarico tutto il mio rancore su di lui, non è con lui che ce l’ho… anzi, forse un po’ ce l’ho anche con lui. Il fatto è che non ho nessun altro con cui sfogarmi e alla fine finisco sempre per ferirlo. Certe volte però vorrei proprio fargli capire il dolore che provo, così lo attacco violentemente sperando di fargli male, perché una parte di me lo ritiene colpevole di avermi praticamente abbandonato. Lui mi aveva promesso che non mi avrebbe mai abbandonato, ma alla fine non ha mantenuto la parola data. Sono solo, lo vedo soltanto le poche volte che si ricorda di me e che ha voglia di vedermi. Non ho nessuno con cui parlare, con cui sfogarmi, tranne me. Vorrei aprirmi con mio fratello, ma quella dose di risentimento che provo anche nei suoi confronti me lo impedisce. È come essere divisi in due: una parte di me cova rancore nei suoi confronti, l’altra continua a volergli bene nonostante tutto.
- Scusa il ritardo Kanon- dice sedendosi accanto a me – Ma è successa una cosa incredibile-
- Cosa?- chiedo ostentando falsa indifferenza
Gli occhi di Saga brillano – Atena, Kanon! La nostra Dea si è reincarnata!-
Questa è veramente una novità, non riesco nemmeno a nascondere lo stupore – E com’è?-
- Beh… si è reincarnata in una neonata quindi non saprei come rispondere…-
Scoppio fragorosamente a ridere. Non ridevo così di gusto da tanto tempo… - Fammi capire- riesco a dire – La Dea della Giustizia si è reincarnata nel corpo di una neonata… quindi come intende difendere l’umanità? A suon di ruttini e piagnistei?-
Saga mi stampa un sonoro schiaffo sulla guancia. Allibito, mi porto una mano sulla cute colpita – Che ti prende?-
- Non osare rivolgerti alla nostra Dea in quel modo- mi rimprovera con tono autoritario
Sbuffo con aria sarcastica – La tua Dea, non la mia, io non sono un Cavaliere-
Lui si alza e mi squadra dall’alto in basso – Non tollero un simile comportamento da parte di mio fratello-
- E a chi lo vuoi dire? Nessuno sa di me- lo canzono
Saga rimane impassibile – Vista la presenza di Atena, il mio tempo a disposizione per venire qui sarà drasticamente ridotto. Vedi di usare i periodi che intercorrerano tra una mia visita e un’altra per riflettere sulle mie parole-
- Quali parole?- chiedo alzandomi a mia volta
- Io ho giurato fedeltà ad Atena, niente e nessuno mi farà rompere questo sacro giuramento, nemmeno mio fratello. Se tu ti dovessi mettere in mezzo tra me e la mia Dea, non mi lasceresti scelta- dice fissandomi con i suoi occhi smeraldo, maledettamente uguali ai miei. Si allontana senza aspettare risposta lasciando ondeggiare il mantello candido dietro di sé.
- Oh fratello, c’è sempre una scelta- mormoro
Però le parole di Saga mi fanno riflettere davvero. Adesso è tutto più chiaro. Non è solo colpa di Aiolos e di Sion… La colpa primaria è di Atena. Se non fosse stato per quella Dea io e Saga avremmo continuato a vivere insieme a casa nostra, non avremmo avuto un cosmo e io non avrei avuto quell’ombra infausta del mio destino a gravare su di me. La notizia che Saga mi ha dato è a dir poco spettacolare: Atena si è reincarnata in forma umana, mortale quindi. Per di più si tratta del corpo di una neonata… Sembra troppo semplice… In un sol colpo potrei liberarmi di tutti gli ostacoli che mi separano dal trionfo. Io e Saga abbiamo le carte in regola per sbarazzarci di quel vecchio Grande Sacerdote, di quel fringuello dalle ali dorate e di quella poppante. La parte più complicata… beh, sarà convincere Saga. Ma posso farcela, Sion me ne ha già dato la prova. Lui non voleva che conducessi mio fratello sul sentiero del male, ebbene è proprio quello che devo fare. La stella maligna sotto cui sono nato colpirà anche mio fratello e, insieme, nessuno potrà fermarci, nessuno potrà più separarci.
**

Eccoci. Questa è la fine, la fine per tutti noi Cavalieri d’Oro. Siamo davanti al Muro del Lamento, negli Inferi, pronti per sacrificare le nostre vite per permettere ai Bronze Saint di raggiungere l’Elisio e liberare Atena dalle grinfie di Ade. Dopo essermi sacrificato per sconfiggere Rhadamante la mia anima ha raggiunto quella di mio fratello, la mia parte complementare.
“Kanon” mi dice “Perdonami”
“Per cosa fratello?”
“Non ho mantenuto la promessa. Alla fine ti ho abbandonato”
“No che non l’hai fatto. Io mi sono perduto da solo, è stata colpa mia” Non posso accettare che mio fratello si addossi tutte le nostre colpe. Ne abbiamo entrambi, ma le peggiori ricadono su di me.
“Io ti ho rinchiuso invece di porgerti la mano per aiutarti”
“Saga, ci eravamo promessi di non separarci mai, ricordi?”
“Sì”
“Adesso siamo insieme, fratello. Direi che abbiamo tenuto fede alla nostra promessa”
I nostri cosmi e quelli degli altri Cavalieri d’Oro si accendono portando la luce laddove regna l’oscurità, come fece il cosmo di Atena quando liberò il mio cuore dal male. La fine sta per giungere, ma io sono sereno, sono con mio fratello e stiamo per finire questa vita così come l’abbiamo iniziata, insieme.

Nota dell'autrice: salve a tutti! Questo è un piccolo regalo di compleanno per i miei gemelli preferiti. Ho voluto evitare il cliché di Saga che cede alla malvagità descrivendo la situazione dal punto di vista di Kanon: dall'arrivo di Sion alla maturazione dell'idea di assassinare Atena&co per concludere con la riappacificazione con Saga davanti al Muro del Lamento (una delle scene più strappalacrime dell'anime a mio avviso). Spero che la mia idea vi sia piaciuta =^-^=
   
 
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