Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Piperilla    31/05/2016    0 recensioni
Antonia e Federica non hanno nulla fuori dall'ordinario - tranne forse il nome della prima - e vivono come qualsiasi altro ventiduenne: per la maggior parte dell'anno casa, università, uscite con gli amici e qualche lavoretto part time di tanto in tanto. Anche le vacanze sono sempre le stesse: nascoste in un paesino pressoché sconosciuto dell'Abruzzo con altri amici d'infanzia ad ammazzare il tempo con i falò notturni, i tornei di carte e qualche volta troppo alcool. Come si è detto: nulla fuori dall'ordinario.
Almeno fino a quando non si scontreranno con le inaspettate conseguenze di una scelta a prima vista solo un po' azzardata.
[Il rating potrebbe salire]
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quando Grant e Antonia riemersero dalla Torre del Cipresso era notte inoltrata.
   Alla ricerca di un po’ di intimità tra le mura del castello, i due percorsero i corridoi con passo felpato, diretti alle stanze che fino a quel mattino erano state di Federica, ma giunti a destinazione ebbero una sorpresa.
   «Hai la chiave?» le sussurrò Jonas, chinandosi per avvicinarsi il più possibile al suo orecchio.
   Antonia annuì. Stava frugando nelle tasche della tunica e dei pantaloni quando una sagoma emerse dall’ombra, gli occhi scintillanti alla fievolissima luce che filtrava da una finestra.
   «Ho già aperto io la porta» disse una voce laconica.
   Sia Jonas che Antonia sussultarono, e quest’ultima divenne cerea. «Baumann» balbettò, imbarazzata e mortificata.
   Baumann si spostò nel cono di flebile luce che rischiarava a fatica un pezzetto di corridoio.
   Presa alla sprovvista, Antonia fece saettare lo sguardo da Baumann a Grant e viceversa. «Baumann, io… noi…» farfugliò. Per un attimo sembrò volersi avvicinare al principe, ma poi rimase dov’era. «Noi…»
   Grant si fece avanti con espressione fiera. «Sono innamorato di lei, fratello. E anche lei mi ama, almeno quanto ama te» disse secco. «Qualcosa in contrario?»
   Con profondo sconcerto, Antonia vide il volto di Baumann aprirsi in un ampio sorriso. «Era pure ora!» disse allegro. «Ci chiedevamo tutti quanto ci avreste messo, voi due zucconi, a capire di essere innamorati!»
   «Quindi tu non… non… non ce l’hai con noi?» balbettò debolmente Antonia.
   «E perché dovrei?» chiese Baumann, perplesso. «Nel nostro mondo è normale amare una sola persona così come è normale amarne più di una. Mamma Isdrid non te l’ha spiegato?»
   «Sì, l’ha fatto, ma… ma…» rispose lei. «Credevo che ti saresti arrabbiato. Che ti saresti sentito… tradito» concluse in un sussurro.
   «Be’, l’unica cosa che mi ha dato fastidio è che non me l’abbiate detto subito» precisò il principe.
   Grant, tornato del tutto se stesso, sbuffò infastidito. «Darci il tempo di capirlo e ammetterlo prima di tutto a noi stessi no, eh? Non è stato facile, sai: se non fosse stato per quello che è successo oggi al Varco…»
   Baumann gli rivolse uno sguardo improvvisamente tagliente. «Cos’è successo al Varco?» chiese con voce di ghiaccio.
   Jonas esitò per qualche istante – sapeva che nominare Caliban significava riaprire vecchie ferite in suo fratello – ma poi si decise, e in pochi minuti gli raccontò tutto: dell’arrivo dell’assassino del loro padre sul campo di battaglia, di come si fosse interessato ad Antonia, di come avesse cercato di uccidere anche lei e fosse stato fermato, all’ultimo istante, da Jonas stesso.
   Terminato il racconto, gli occhi di Jonas erano umidi; quelli di Baumann, invece, ardevano, e quando si voltò verso Antonia, quegli occhi le sembrarono due torce.
   «Cosa ti ha detto Caliban?» chiese a denti stretti.
   La ragazza chiuse gli occhi e si concentrò, cercando di rievocare soltanto le parole dell’Orco e di mettere da parte l’orrore e la paura che aveva provato in quei momenti. Si sfiorò le tempie con le dita.
   «Mi ha chiamata “Futura regina dello Staudeheim”» mormorò, sempre tenendo gli occhi chiusi. Cercò di ricordare il resto, ma la sensazione di soffocante terrore che l’aveva colta quel mattino si ripresentò di nuovo, prepotente, e le mancò il fiato. Quando schiuse le palpebre trovò entrambi gli uomini immobili a fissarla: l’espressione di Baumann era cupa, quella di Jonas tesissima.
   I due fratelli si scambiarono uno sguardo.
   «Portiamola dalla Voce» decisero insieme.

Il corridoio in cui Baumann e Jonas condussero Antonia era situato in una zona del palazzo ben tenuta, ma in cui era assente qualsiasi rumore: sembrava disabitata quanto la Torre del Cipresso.
   Baumann si fermò davanti a una porta magnificamente intagliata. La sua mano esitò sulla maniglia, e si voltò a guardare suo fratello.
   «Credi davvero che sia la cosa giusta da fare?» chiese a Jonas. L’altro annuì.
   «Lo è, e lo sai anche tu» rispose grave.
   Baumann aprì la porta.
   La stanza in cui entrarono era immensa: sembrava che quell’intera ala del palazzo fosse costituita da un unico spazio sconfinato, racchiuso tra mura così distanti tra loro da sparire in lontananza e sovrastato da un soffitto così alto da perdersi nel buio. La luce che riempiva quel salone di cui non si vedeva la fine era azzurrina, smorta, crepuscolare: sembrava affievolirsi e intensificarsi senza alcun criterio logico, ma senza mai divenire troppo intensa. Il pavimento di marmo candido era disseminato di fiori di ogni tipo, bellissimi e freschi come fossero stati appena colti.
   Antonia si chinò e tese le dita verso un’orchidea violetta, ma Jonas la fermò prima che potesse toccarla.
   «No, Antonia» sussurrò. «Nessuno può cogliere questi fiori senza il permesso della Dea del Vento».
   «La Dea del Vento?» ripeté Antonia in un bisbiglio.
   In quel momento una brezza gentile spirò per la sala, tramutandosi in pochi istanti in un vento impetuoso: i fiori furono sollevati dal pavimento e vennero trascinati lungo tutto il salone dalle correnti d’aria, dando vita a una danza ipnotica.
   Dal buio apparve una figura sconosciuta: una giovane donna pressappoco dell’età di Antonia, vestita di veli leggerissimi e candidi che le svolazzavano intorno sotto la spinta del vento, si accodò alla scia di fiori, danzando con passi leggeri quanto l’aria stessa. La sconosciuta volteggiò per la sala, proseguendo la propria danza a occhi chiusi e passando più volte di fronte al trio in attesa.
   Finalmente il vento si placò: non restò che un venticello delicato, forte quel tanto che bastava a far fluttuare i fiori a un metro o due dal pavimento, e la donna si fermò proprio di fronte ai due fratelli e ad Antonia.
   «Dea del Vento» mormorò Baumann. «Il Signore del Terremoto ha profetizzato qualcosa che Antonia non riesce a rammentare: dobbiamo sapere cosa le ha detto».
   «Dea del Vento» sussurrò Jonas. «Abbiamo bisogno di sentire la tua Voce».
   Quella che Baumann e Jonas avevano chiamato Dea del Vento lasciò calare le palpebre sulle proprie iridi del colore dei nontiscordardime. «Antonia» cantilenò. «Antonia, la Viaggiatrice giunta per caso; Antonia, al cospetto di Caliban; Antonia, la futura regina dello Staudeheim».
   La sconosciuta tese le mani verso l’altra donna presente, e le infilò le dita tra i capelli: rivoli argentei scorsero, filtrando nella testa di Antonia per poi tornare indietro lungo le braccia della ragazza dall’aspetto etereo e insinuarsi nei suoi occhi.
   «Antonia» disse ancora, proseguendo il proprio salmodiare. «“Antonia. Antonia, colei che è salda; Baumann, l’Albero saldo nel terremoto; Grant, la salda Roccia che non vacilla mai”» disse con voce totalmente trasfigurata. «Antonia, la terza parte di ciò che può rendere la nostra terra immune al potere dei Signori del Terremoto». La giovane donna aprì gli occhi, incontrando quelli sbalorditi e confusi di Antonia. «Questa è la profezia di Caliban». Fece cadere le braccia lungo i fianchi prima di sollevarle di nuovo. «Dopo così tanto tempo, finalmente uniti e alla mia presenza. Oh, quanto solitari sono stati questi anni, passati nel crepuscolo infinito tra una visione profetica e l’altra! Oh, quanto triste è stata questa vita, aspettando di essere riunita a voi – io, che sono stata destinata a essere soltanto colei che può riconoscere la Terza Speranza dello Staudeheim, e non a esserlo. Eppure eccola, la libertà. Sta di fronte a me, ancora divisa, ancora per poco!»
   La sconosciuta fece un passo verso i due uomini, che si slanciarono tra le sue braccia e la strinsero: per un breve istante Antonia si sentì dolorosamente fuori posto, e terribilmente sola.
   Ma poi Jonas si staccò e le tese una mano, sorridendole con una dolcezza tale da commuoverla.
   «Vieni, Antonia» mormorò. «Vieni a conoscere la Voce della Dea del Vento: Margaerys, nostra sorella».
   Lei si avvicinò; Baumann prese la sua mano e la premette su quella di Margaerys prima di fare un passo indietro.
   Le due donne si guardarono in silenzio per un lungo istante; poi, Margaerys sorrise.
   «Per lungo tempo» esordì la profetessa, «ho provato invidia verso colui o colei che il Fato aveva scelto al posto mio per essere la Terza Speranza del nostro mondo. Per tutta la vita – per tutta la mia vita trascorsa come strumento con cui la Dea potesse far sentire la Sua voce – mi sono sottomessa al mio destino, e ho ricoperto il ruolo per cui ero nata pur desiderandone un altro: ero certa, avendo riconosciuto nei miei fratelli le prime due Speranze profetizzate ai tempi di Gowan, che la cosa più logica fosse essere io stessa la Terza Speranza. Credevo che il legame di sangue fosse l’unico che potesse tenere insieme le tre parti di cui parlava l’antica profezia».
   «E… e non è così?» chiese incerta Antonia.
   «No» rispose Margaerys con voce limpida. «Sbagliavo. Un terzo legame di sangue non avrebbe cambiato nulla; non avrebbe conferito alla Mano degli Dèi la potenza necessaria a sconfiggere i nostri nemici; non avrebbe catalizzato le qualità dei miei fratelli in modo da farle confluire in un tutto in cui la somma delle parti è molto maggiore del loro valore individuale. C’era bisogno di qualcuno che abbracciasse il fardello di questa guerra non per nascita, ma per scelta: c’era bisogno di un Viaggiatore, così come c’era bisogno di qualcuno che unisse in un secondo vincolo, indissolubile quanto quello di sangue, Baumann e Jonas: c’era bisogno di qualcuno per cui entrambi volessero lottare e riportare la pace nel nostro mondo».
   «Perché io?» chiese scettica Antonia.
   Margaerys divenne seria. «Saresti potuta non essere tu» rivelò. «Questa guerra sarebbe potuta finire secoli fa» aggiunse, incurante dello sgomento dei suoi fratelli. «La Dea mi ha rivelato che la profezia – più incerta, meno definita – esisteva già da oltre mezzo millennio. Ai tempi di Gowan si sarebbe potuta realizzare: il nostro Re Guerriero era abbastanza forte da essere la Prima Speranza, e l’arrivo della Viaggiatrice lo rese ancor più saldo». Lo sguardo della giovane divenne triste. «Ma lei non lo amava, non al punto da amare anche questa terra e sentire la nostra guerra come propria; scelse di andarsene, e Gowan si spezzò». A dispetto di tutto, sorrise. «Quello di cui avevamo bisogno era una nuova Viaggiatrice, che unisse i capisaldi del regno e decidesse di combattere per un mondo che non era il suo. E ora l’abbiamo: le Tre Speranze sono riunite e pronte a lottare».
   Jonas e Baumann si guardarono.
   «Credo che dovremmo tornare, convocare tutti e annunciare loro che le Tre Speranze sono insieme» mormorò il principe.
   Il capitano sbuffò. «Un altro po’ di pressione» commentò. «Proprio quello che ci serviva!»
   Margaerys sorrise serena. «Credo di dover essere io a dare la notizia» intervenne.
   I suoi fratelli la fissarono, confusi.
   «Ma, Margaerys, tu non puoi uscire da qui» disse piano Jonas. «Il voto alla Dea non te lo consente».
   «Questo giorno segna la fine del mio voto» rispose la ragazza. «Io ero nata per essere la Voce della Dea e comunicare al regno il momento in cui le Tre Speranze fossero state riunite: oggi è finalmente accaduto. Rivelare a tutti che la Mano degli Dèi è pronta ad agire, e ciò che accadrà da ora in poi, è l’ultimo atto che devo alla Dea, e per adempiervi, devo uscire di qui».
   Baumann le prese le mani. «Per non tornarci più?» chiese speranzoso.
   «Mai più» confermò sua sorella.
   I due si abbracciarono stretti.
   «Margaerys è chiusa qui dal compimento del suo settimo anno d’età» mormorò Jonas ad Antonia. «Ora ne ha ventidue. Per Baumann fu molto difficile lasciarla all’isolamento che le imponeva il voto alla Dea; e lo fu ancora di più dopo la morte dei loro genitori». Sospirò. «Essere gli Strumenti degli Dèi è un onore, ma anche una schiavitù».
   «Adesso però è libera: l’ha detto lei stessa» gli sussurrò Antonia in tono incoraggiante.
   Jonas sorrise appena. «Vogliano gli Dèi che la fine del suo voto sia un presagio di buona sorte per il resto del nostro mondo, e che la sua libertà preceda di poco quella di tutti gli altri abitanti dello Staudeheim».
   Baumann si staccò da sua sorella e la prese per mano. «Andiamo, e lasciamo di nuovo queste stanze alla loro antica solitudine» disse con fermezza. «È ora di programmare la grande battaglia».

Nei corridoi del palazzo, servitori e appartenenti alla corte si erano bloccati, sorpresi nel vedere la Voce fuori dal proprio eremo; i bisbigli si erano moltiplicati fino a diventare assordanti quanto incomprensibili, e per il momento in cui il quartetto raggiunse la Sala del Consiglio, tutti i più importanti abitanti del castello erano riuniti intorno all’ampio tavolo.
   Quando Margaerys fece il proprio ingresso, la mano ancora stretta in quella di Baumann, tutti balzarono in piedi, increduli e sgomenti.
   «Voce della Dea» balbettò Mastro Devall, «voi non dovreste essere qui!».
   «Invece è proprio il luogo in cui devo essere» replicò la ragazza; le sue labbra si schiusero sui denti candidi in un sorriso lieto. «Proprio qui, proprio oggi».
   «Ma… ma… profetessa…» tentò di nuovo Devall, «voi siete votata alla Dea! L’isolamento è il vostro solo compagno, il silenzio l’unico suono a voi concesso: questo prescrive il vostro voto! Le vostre orecchie devono restare pure per poter udire la Dea, e solo agli interroganti che chiedono risposte alla Dea è concesso di vedervi e parlarvi!».
   «E questo è ciò che è accaduto, Mastro Devall» rispose Margaerys con fermezza. «È stata fatta una domanda; la Dea ha risposto; e ci ha dato proprio quell’unica risposta che segna la fine del mio voto».
   «Ma…» farfugliò ancora l’uomo. «Voi potrete essere libera dal voto… solo… solo quando…»
   «Solo quando la profezia sarà in procinto di compiersi» terminò per lui Illyrio, gli occhi fissi su Margaerys. Il Magister Fascinationum era persino più pallido del solito: sembrava aver visto un fantasma. «E cioè quando le Tre Speranze saranno riunite».
   Gli occhi di Mastro Devall volarono da Margaerys ad Antonia, le mani intrecciate a quelle di Baumann e Jonas, e poi di nuovo alla profetessa.
   «Volete dire che quella donna è… è… una delle Tre Speranze?» balbettò Devall, indicando Antonia.
   «Questa donna non è solo la Terza Speranza, ma anche la futura regina della nostra terra» rispose Margaerys. Tutti la fissarono in silenzio, folgorati.
   Illyrio si voltò verso Baumann e gli scoccò uno sguardo bruciante. «C’è qualcosa che devi dirci, Maestà?» chiese a denti stretti. «Forse ricordo male, ma le nostri leggi prevedono che un consorte per il re o la regina regnante debba prima essere sottoposto al Consiglio, e da esso approvato».
   «Placa la tua rabbia, Magister» intervenne sferzante Margaerys. La giovane si erse in tutta la propria altezza, gli splendidi occhi velati da una furia a stento trattenuta. «Antonia non necessita di alcuna approvazione… a meno che tu non voglia contestare la voce di ben due dei nostri Dèi!»
   Illyrio la fissò, e lei parve leggere nei suoi occhi la domanda inespressa. Il suo cipiglio si addolcì impercettibilmente.
   «Prima che Antonia comparisse al mio cospetto e la Dea mi parlasse, un altro ha sentito pronunciare la profezia» aggiunse Margaerys. «Caliban l’ha riconosciuta come Terza Speranza e futura regina prima di me».
   Il Magister Fascinationum indietreggiò quasi inconsapevolmente. «Caliban?» ripeté sgomento. «Ma come… quando…»
   «Al Varco» intervenne cupo Jonas. «Dopo che avevi portato via Baumann».
   «E tu sai, Illyrio, come chiunque altro nel regno» disse Baumann stesso, «che Caliban è un profeta del nostro Dio della Terra; l’unico vivente a udirne la voce. Questo significa…»
   «…che Antonia è stata riconosciuta come Terza Speranza e futura regina tanto dalla Dea del Vento quanto dal Dio della Terra» concluse Isdrid con voce soffocata tra lo sconcerto generale.
   Illyrio chinò il capo.
   «Se è così, allora non ho obiezioni da porre» dichiarò il Magister. Lanciò un altro sguardo a Margaerys, che lo scrutava con curiosità. «È solo che la principessa Margaerys ha diritto di regnare quanto te, Baumann».
   «Mia sorella diventerà uno dei primi tre consiglieri, insieme a te e a Mastro Devall» rispose il principe. «Il fatto che il suo voto sia terminato non esclude che in futuro la Dea possa parlarle ancora, e tutto ciò che udito da Lei in questi anni sarà prezioso per condurre il regno».
   Isdrid, incapace di trattenersi più a lungo, andò da Margaerys e la strinse tra le braccia un attimo prima di scoppiare in lacrime. Baumann sorrise, e anche un angolo della bocca di Jonas si arricciò appena all’insù.
   Mastro Devall scosse la testa, ancora stordito da tutte quelle rivelazioni. «Dunque Antonia sarà la tua sposa, principe?»
   «Non solo la mia» rispose l’interpellato con una scrollata di spalle. «A proposito, c’è una qualche antica legge che consente a un triumvirato di governare il regno, o dobbiamo scriverne una apposta?»
   «Un triumvirato?». Il povero Devall era sull’orlo delle lacrime: mai avrebbe creduto di sentire qualcosa del genere. «Nello Staudeheim non si è mai visto un triumvirato al potere…»
   «Allora è il momento di cambiare» tagliò corto Baumann. «In fondo non avrebbe senso, che ad avere il potere fosse solo una delle Tre Speranze, no?»
   Il maestro di corte boccheggiò il suo poco convinto assenso e si allontanò per mettere subito al lavoro gli scrivani di palazzo.
   Jonas guardò Baumann.
   «Quindi che ci rimane da fare, in attesa che la profezia degli Dèi si compia?» chiese il capitano.
   Baumann guardò Antonia con la coda dell’occhio e il suo sorriso si allargò ancora di più.
   «Preparare le truppe e organizzare un matrimonio, direi». Lanciò uno sguardo ridente all’espressione sconvolta di suo fratello. «O non ti senti ancora pronto?»
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Piperilla