Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: eliseCS    01/06/2016    1 recensioni
Secondo le regole dell’Accademia dei Guardiani un angelo custode è tenuto a seguire il suo protetto senza mai interferire nella sue azioni, rivelandosi ad esso solo in caso di particolare necessità e rigorosamente in un’unica occasione che non dovrà mai ripetersi.
Ma cosa succede se un angelo decide di sfruttare la sua unica Manifestazione per una circostanza che non rientra esattamente nei parametri che definiscono la particolare necessità?
Cosa succede se il protetto in questione non si accontenta e cerca in tutti i modi di incontrare di nuovo il suo angelo?
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Seguito della one-shot "In silenzio, tre passi indietro come un’ombra – Non ne vale la pena"
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Perché Dylan ha deciso che cosa (o chi) ne vale la pena e Aurora non ne è poi così dispiaciuta.
Perché un angelo custode e il rispettivo protetto possono incontrarsi una volta soltanto, ma forse loro sono l’eccezione che conferma la regola.
Genere: Fantasy, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'In silenzio, tre passi indietro come un'ombra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
4.Guaio
 
 
 
Le settimane seguenti passarono veloci, tanto che sarebbe stato difficile dire chi dei due fosse più sorpreso del fatto che giugno fosse già arrivato.
Dylan, al quale sembrava che la vita non gli fosse mai andata così bene, o Aurora, che quando si fermava a pensarci era ancora incredula che il ragazzo fosse ancora il suo protetto.
 
 
 
Aurora aveva sempre reputato di avere un’indole piuttosto ribelle e impulsiva, si sarebbe forse definita anche coraggiosa in qualche occasione, ma di certo non in quella.
Quando un Angelo Custode segue il proprio protetto di norma non può intrattenersi con altri angeli, come non è bene che un angelo entri in contatto con un altro mentre quest’ultimo è impegnato con il suo protetto.
Non avrebbe mai immaginato che avrebbe funzionato così bene, ma dopo quella famosa giornata in cui Aurora aveva rivelato la sua vera natura a Dylan l’angelo non era più tornata alla sua stanza all’accademia per un mese, trasferendosi quasi in pianta stabile nella camera del ragazzo.
 
Si era sentita tremendamente in colpa, ma la paura di quello che Dave e il Consiglio avrebbero potuto dirle, o farle, aveva prevalso: stare praticamente tutto il tempo con Dylan era l’unico modo per evitare in modo efficacie qualunque tipo di incontro sgradito, e aveva funzionato.
 
Consapevole del fatto che però non sarebbe potuta andare avanti così per sempre una sera aveva raccolto tutto il suo coraggio, che in quel momento non era poi così tanto, e dopo aver dato un bacio in fronte a Dylan che stava dormendo ignaro di tutto si era smaterializzata ed era tornata a quella che lei aveva sempre chiamato casa da quando aveva memoria.
 
 
La lavata di capo che le aveva fatto Dave, arrivato più o meno trenta secondi dopo che lei aveva rimesso piede nella sua stanza, era stata epica.
Letteralmente.
Una lunga ode alla sua irresponsabilità e improvvisa non curanza nei confronti delle regole, su quanto fosse stato sconsiderato da parte sua comportarsi a quel modo, su come l’avesse deluso con la sua condotta dopo tutti gli anni che aveva passato ad addestrarla e bla, bla, bla, perché poi Aurora aveva smesso di ascoltare disconnettendo le orecchie dal cervello.
Nonostante non si fosse mai vergognata così tanto di se stessa era ancora convinta che tornando indietro avrebbe rifatto tutto senza esitare e senza pentirsene.
 
Quando Dave aveva finalmente terminato la sua ramanzina era tutto arrossato e aveva il fiatone manco avesse appena finito di correre una maratona.
Aurora aveva ritenuto opportuno evitare di farglielo notare per non doversi sorbire un altro discorso colmo di rimproveri e si era limitata a esibire la sua espressione dispiaciuta e pentita più convincente.
 
Non aveva avuto il coraggio di chiedere cosa il Consiglio avesse in serbo per lei.
Non dovette comunque aspettare molto per saperlo.
 
Dopo un’ora abbondante, trascorsa a raccontare per filo e per segno a Dave come aveva trascorso quelle settimane con Dylan, l’aria nella stanza aveva tremolato lasciando alla fine apparire lo stesso funzionario del Consiglio con cui aveva avuto a che fare l’ultima volta.
 
Di nuovo la ragazza si ritrovò a pensare che il Consiglio le avrebbe tolto la custodia di Dylan, di nuovo la sentenza comunicatole dal funzionario le dimostrò di essersi sbagliata.
 
Superata la sorpresa iniziale Aurora si era affrettata a trattenere il funzionario prima che si volatilizzasse: non poteva credere di essersela cavata di nuovo per un’eccezione del Regolamento come le era stato detto nell’altra occasione, e lei voleva delle risposte.
Il funzionario le aveva allora spiegato che il Consiglio aveva esaminato attentamente il caso di Dylan e dopo aver considerato vari aspetti di cui lei, in quanto Angelo Custode del ragazzo, non doveva venire a conoscenza per limitare il rischio di interferenze nella vita del ragazzo, era giunto alla conclusione che il suo modo di agire non sarebbe stato da condannare in quanto, alla fine dei conti, aveva raggiunto l’obiettivo a cui ogni Angelo Custode avrebbe dovuto puntare: la felicità del proprio protetto.
Nonostante un rapporto così stretto tra angelo e protetto fosse sconsigliato (per non dire proibito) la situazione di Dylan era così particolare che il Consiglio le aveva dato il permesso ufficiale di poter continuare a frequentare il ragazzo come aveva fatto nell’ultimo periodo.
Per il momento quello era tutto ciò che doveva sapere, avrebbe eventualmente ricevuto alte informazioni più avanti.
 
Quando alla fine disse a Dylan che nonostante tutto non era nei guai e che era ancora il suo Angelo Custode il ragazzo insistette così tanto per festeggiare che riuscì addirittura a convincerla ad assaggiare la pizza –che per la cronaca era davvero buona come le aveva detto.
 
L’inquietudine che le era rimasta addosso dopo il colloquio con il funzionario, come se avesse avuto la sensazione che non fosse stato del tutto sincero con lei nascondendole qualcosa di importante di cui invece sarebbe dovuta essere al corrente, aveva avuto vita breve: era ancora con Dylan e quella era l’unica cosa importante.
 
Avrebbe forse dovuto capire in che guaio si stava cacciando quando la sua mente aveva formulato quel pensiero.
 
 
 
***
 
 
 
Dylan non ricordava di essere mai stato così felice in vita sua.
Aveva finalmente recuperato il rapporto con suo padre e il college –rigorosamente architettura- ormai aspettava soltanto che si diplomasse per poterlo accogliere tra le nuove matricole.
 
E nonostante Aurora continuasse a ripetergli che quello era tutto merito suo e che lei non aveva fatto niente, Dylan era invece pienamente convinto che senza di lei non ce l’avrebbe mai fatta.
Forse era vero che materialmente la ragazza non aveva fatto nulla, ma il sostegno che gli aveva mostrato in quelle settimane per lui era tutto –e forse qualcosina in più- e non poteva che essergliene grato.
 
Quando l’angelo gli aveva confessato che alla fine si era decisa a lasciarlo un attimo per andare a sentire quale sarebbe stato il suo destino c’era stato un attimo in cui aveva smesso di respirare.
Mai era stato più sollevato di quando Aurora gli aveva annunciato che superando le sue più rosee aspettative il Consiglio le aveva addirittura dato il permesso di continuare a interagire con lui.
 
Quella sera, sfruttando il fatto che fosse la giornata libera di Flor e che suo padre sarebbe davvero dovuto rimanere in ufficio fino a tardi, non aveva voluto sentire ragioni e aveva ordinato due pizze: una per lui e una per Aurora.
Dovevano assolutamente festeggiare.
Per un qualche miracolo che a lui non era dato comprendere era ancora con Aurora e quella era l’unica cosa importante.
 
Pensare una cosa del genere sarebbe forse dovuto essere un indizio del guaio in cui si stava cacciando.
 
 
 
~ ~ ~
 
 
 
Alla fine anche gli esami arrivarono e passarono, Dylan si diplomò con una media niente male che gli avrebbe consentito di arricchire ulteriormente la borsa di studio che gli era già stata offerta; sua madre non si era neanche fatta vedere dopo che lui stesso, rispondendo a una delle sue chiamate, le aveva detto chiaro e tondo che avrebbe fatto architettura e che di medicina non gliene sarebbe potuto importare di meno, ed entrambi i ragazzi non potevano essere più soddisfatti dell’equilibrio che si era instaurato tra loro.
 
Qualcuno però avrebbe detto che gli equilibri sono fatti per essere infranti.
 
 
 
“Perché no? Sono sicuro che non succederebbe niente. Molto probabilmente saranno tutti troppo ubriachi anche solo per ricordarselo”
“Questa non è comunque una valida ragione, Dylan”
 
Era ormai un quarto d’ora che Aurora e Dylan stavano discutendo: come ogni anno era stata organizzata una festa per i ragazzi che si erano diplomati, e Dylan stava cercando di convincere la ragazza ad andarci con lui.
Inutile dire che Aurora aveva subito bocciato la proposta: solo perché il Consiglio le aveva concesso di poter continuare a farsi vedere da Dylan non voleva dire che adesso poteva andare in giro visibile a chiunque.
 
Dopo un’altra decina di minuti di discussione e diversi messaggi da parte di Alan e i ragazzi che intimavano a Dylan di scendere perché lo stavano aspettando in macchina davanti a casa già da un pezzo, Aurora lo chiuse letteralmente fuori dicendo che quella era la sua festa, la sua serata, e che lei sarebbe stata ad aspettarlo quando sarebbe tornato.
Per una sera se la poteva cavare benissimo senza che ci fosse lei a fargli da baby-sitter.
Il suo ultimo saluto fu: “Per favore, questa volta non ubriacarti anche tu” prima di chiudergli la porta di casa alla spalle lasciandolo nelle grinfie dei suoi amici che ancora sbuffavano per il suo ritardo.
 
Era rimasto imbronciato per tutto il tragitto, deluso che Aurora non avesse voluto sentire ragioni e fosse rimasta a casa.
Come aveva detto lei era la sua serata: era quindi così strano che la volesse lì con lui?
 
 
La musica a palla perfettamente udibile già dall’esterno del locale lo distolse dai suoi pensieri fino a che anche solo pensare gli sarebbe stato quasi impossibile.
All’interno la musica del dj ingaggiato per la serata sovrastava qualsiasi altro suono e l’odore dell’alcol si mescolava a quello del sudore dei corpi che si muovevano –più o meno- a ritmo di musica creando un effetto quasi ipnotizzante.
 
Aurora era voluta rimanere a casa?
Molto bene, allora non avrebbe potuto lamentarsi del suo comportamento.
 
Fu Dylan ad offrire il primo giro.
 
 
La sua mente cominciava ad essere discretamente annebbiata, anche se comunque non aveva bevuto tanto quanto avrebbe voluto (chissà perché ma proprio non ci era riuscito), e fu forse per quello che non oppose resistenza quando una ragazza mora gli passò accanto agguantandolo per un braccio e trascinandolo in direzione dei bagni dove pareva esserci un po’ meno ressa.
 
Non ebbe neppure il tempo di capire cosa stesse succedendo che la ragazza lo aveva spinto contro il muro per poi avventarsi letteralmente sulle sue labbra.
 
Non era la prima volta che stava con qualcuna mentre era ubriaco, ma in qualche modo il viso di Aurora riuscì a farsi strada nella sua mente proprio in quel momento con un tempismo impeccabile dandogli lucidità sufficiente per scrollarsi la ragazza di dosso.
Quasi gli cadde la mascella dallo stupore quando la mise finalmente a fuoco.
 
“Vanessa?!” esclamò incredulo alla ragazza di fronte a lui che nel frattempo si stava riaggiustando il rossetto decisamente esagerato, sbavato dopo il bacio.
“Si può sapere cosa pensavi di fare?” domandò.
Quella scrollò le spalle quasi con noncuranza: “Sembravi così solo… e disperato… pensavo che qualche bacio in ricordo dei vecchi tempi ti avrebbe tirato su il morale” rispose lei.
 
Brutta oca superficiale.
Il modo in cui Aurora l’aveva ribattezzata qualche settimana addietro fu la prima cosa che gli venne in mente.
“Non ci tengo proprio a ricordare i vecchi tempi. Grazie al cielo non stiamo più insieme…” commentò lui abbastanza acidamente.
 
Di colpo l’unica cosa che voleva era tornare a casa.
Da Aurora, ma quello non l’avrebbe mai ammesso.
 
“Ecco, a proposito di questo…” lo bloccò Vanessa prima che riuscisse a svignarsela appoggiandogli una mano sul petto e riavvicinandosi pericolosamente.
“Sono stata davvero una stupida, ho fatto l’errore più grande della mia vita… non sai quanto mi dispiace per quello che è successo. Ma tu eri ubriaco, io ero ubriaca e Jackson pure, non sai quanto mi sono pentita di averlo fatto. Non sono mai stata così bene come sono stata con te, se solo volessi darci un’altra possibilità…”
Mentre parlava l’aveva di nuovo spinto contro il muro protendendosi verso di lui, ad ogni parola il suo viso si avvicinava sempre di più finchè anche le loro labbra non furono di nuovo sul punto di toccarsi.
 
“Quale parte di non ci tengo a ricordare i vecchi tempi non ti è chiara?” esclamò all’ultimo Dylan riscuotendosi e spingendola indietro.
“Tornatene pure da Jackson o dal poveretto di turno, Vanessa” le disse voltandole le spalle e cominciando a farsi largo tra la folla per raggiungere l’uscita del locale.
Una volta fuori rabbrividì all’aria fresca della notte e mandò un messaggio ad Alan avvisandolo che lui era già andato via mentre aspettava che il taxi che lo avrebbe riportato a casa arrivasse.
 
 
 
 
“Sembri distrutto, ti senti bene?” domandò Aurora sedendosi sul bordo del letto.
Dylan aveva cercato di fare il più piano possibile rientrando in casa visto che tutti erano già a dormire, ma una volta arrivato in camera si era buttato di pancia sul letto senza troppi complimenti desiderando sprofondare, quasi senza notare lo sguardo preoccupato che Aurora gli aveva riservato dalla sua posizione dalla sedia della scrivania.
 
“La festa era uno schifo” la sua voce uscì soffocata dal cuscino.
“Non ti sei divertito con i tuoi amici?” chiese l’angelo.
Dylan fece una risata forzata: “Ethan e Alan erano con le loro ragazze mentre Luke e Matthew hanno bevuto abbastanza per andare a cercare di rimorchiare qualcuna. Evidentemente io era troppo sobrio per divertirmi”.
 
“C’era Vanessa” aggiunse dopo un lungo attimo di silenzio.
La mancanza di risposta da parte di Aurora lo costrinse a cambiare posizione in modo da poterla guardare.
Non gli sembrava che avesse un’espressione diversa dal solito, forse poteva essere giusto vagamente incuriosita.
“Mi ha preso in disparte e mi è saltata addosso” continuò lui alla fine, mettendoci forse più foga di quanto avesse voluto.
 
Perché Aurora continuava a non dire niente?
Ma soprattutto: perché lui si aspettava che dicesse qualcosa?
 
“Ha detto che era in ricordo dei vecchi tempi, che era dispiaciuta per quello che aveva fatto e che voleva provare a tornare insieme” concluse tutto d’un fiato tirandosi su a sedere in modo da trovarsi faccia a faccia con l’angelo, che ancora ostentava un’espressione impassibile.
“Pensi che abbia fatto male a dirle di no?” le domandò alla fine.
 
Aurora alzò un sopracciglio: “Le hai detto di no?”
Dylan ricambiò lo sguardo, stupito: “Dopo quello che è successo non ci tengo proprio a rimettermi con lei… e poi pensavo che non ti piacesse”
“Mica sono io che ci devo uscire, è a te che deve piacere, Dylan” commentò la ragazza alzando gli occhi al cielo.
“Quindi secondo te avrei dovuto accettare la sua… proposta?” questa sì che era bella.
“Se siete stati insieme per un anno un motivo ci sarà, no? Se davvero eri innamorato di lei forse avresti potuto fare un altro tentativo”
 
Dylan non sapeva più cosa pensare.
Parlando con lei aveva subito capito quanto Aurora avesse all’epoca disapprovato la sua scelta di frequentare Vanessa, e gli aveva fatto capire in modo neanche tanto sottile che, alla fine dei conti, lasciarla era stata la cosa giusta da fare.
Com’è che aveva cambiato idea così di colpo?
 
In ogni caso non poteva comunque tralasciare il fatto che già da un po’ di tempo a quella parte, se Vanessa gli si fosse presentata con la sua proposta, la sua risposta sarebbe comunque stata quella che le aveva dato quella sera: no.
 
Dylan scosse la testa ponendo fine alle sue riflessioni: “Non credo che avrei mai potuto rispondere di sì a Vanessa, non più” cominciò.
“E perché no?”
“Ecco… diciamo che al momento sono interessato ad un’altra…” confessò arrossendo imbarazzato.
Sarebbe dovuto rimanere zitto.
 
Alla sua affermazione Aurora raddrizzò la schiena: un’altra ragazza?
Passava ormai quasi tutti il suo tempo con Dylan e non si era accorta che fosse interessato a qualcuna…
Che stesse cominciando a perdere colpi?
 
“Oh… E com’è questa nuova fiamma?” domandò interessata.
Se voleva dargli qualche dritta, da bravo Angelo Custode, avrebbe dovuto farsi raccontare qualcosa.
 
Se pensava che la prima volta che Dylan aveva dato un bacio ad una ragazza era stato perché lei lo aveva spinto perché il ragazzo era troppo imbarazzato per fare qualsiasi cosa ancora le veniva da sorridere.
 
Il ragazzo sembrò colto alla sprovvista dalla domanda.
“Ehm… è molto carina…” balbettò impacciato.
 
“Anzi, no. Credo sia davvero una delle ragazze più belle che io abbia mai conosciuto. Lei è… bellissima pur restando genuina e semplice. È splendida con jeans e maglietta e senza un filo di trucco, non penso che il suo aspetto le interessi più di tanto” proseguì acquistando sicurezza.
Se proprio doveva scavarsi la fossa da solo che almeno facesse un lavoro come si deve.
                                      
“E poi mi sa ascoltare come nessuno ha mai fatto e riesce a capirmi. E quando sono con lei mi fa sentire come se anch’io fossi davvero importate e si vede che tiene da conto quello che dico e cosa penso e…” dovette interrompersi per riprendere fiato.
“… e io credo davvero di essermi innamorato di lei” concluse abbassando lo sguardo.
 
 
Quella dichiarazione spiazzò Aurora, ma d’altronde sarebbe dovuta essere felice per Dylan, o no?
 
“Sono davvero contenta per te, Dylan” disse alla fine. “E se questa ragazza è davvero come dici sono sicura che tra voi andrà a gonfie vele. Però se devo essere sincera mi hai davvero colto di sorpresa” aggiunse. “Dove l’hai conosciuta?”
“Mmm… a scuola, ci siamo conosciuti a scuola…” sugli spalti del campo da calcio…
“Ah, beh, quindi è da un po’ che vi conoscete…”
“Qualche mese, sì”
“E ancora non le hai chiesto di uscire? Ti facevo più temerario, sai?” lo prese in giro Aurora.
“In realtà l’ho fatto” la corresse lui prima di rendersi conto che, di nuovo, avrebbe fatto meglio a rimanere zitto.
Ormai però Aurora lo stava guardando aspettando che proseguisse.
 
“L’avevo invitata alla festa di stasera ma non è voluta venire” disse sospirando.
“Oh…”
“Già”
 
“Mi sa che ti toccherà farmela vedere, perché sai che non ho proprio la più pallida idea di chi possa essere?” riprese la parola Aurora dopo un attimo di riflessione: era piuttosto certa che Dylan non avesse chiesto proprio a nessuno di andare alla festa con lui.
“La conosco?” domandò.
“Ehm, sì, la conosci”
 
No, avrebbe dovuto rispondere di no!
 
“Davvero?” adesso sì che era sorpresa. E curiosa. E forse anche un po’… delusa?
Dylan fece un profondo sospiro.
Tanto prima o poi Aurora lo sarebbe venuta a sapere comunque, che senso aveva rimandare?
 
“La conosci, sì” ripetè. “E in questo momento è…”
Si bloccò all’ultimo, le parole incastrate in gola.
“In questo momento è?” lo incitò Aurora protendendosi inconsapevolmente verso di lui.
 
Erano entrambi seduti sul letto, a gambe incrociate l’uno di fronte all’altra.
Dylan non avrebbe saputo dire cosa gli fosse preso in quel momento, ma qualsiasi cosa fosse gli diede abbastanza forza per protendere ancora di più il suo busto verso la ragazza, prenderle il viso tra le mani e baciarla.
 
 
 
Aurora si pietrificò all’istante.
Non era così che dovevano andare le cose.
Che lei si fosse presa una sbandata pazzesca per il suo protetto era un conto, poteva sopportarlo, ma che Dylan si fosse innamorato di lei non andava affatto bene.
Non era così che sarebbe dovuto essere, non era così che…
 
L’angelo mandò al diavolo i suoi ragionamenti rendendosi conto che Dylan si era rapidamente staccato da lei per poi alzarsi dal letto con la chiara intenzione di lasciare la stanza: aveva ovviamente frainteso la sua reazione.
Le mani che gli tremavano gli stavano dando però qualche problema con la chiave della porta –quando erano insieme la chiudeva sempre a doppia mandata per evitare che qualcuno entrasse per sbaglio senza bussare.
 
“Dylan…” lo richiamò andandogli dietro.
Intanto il ragazzo era riuscito a centrare la serratura.
“Dylan, aspetta” ripetè appoggiandogli una mano sulla spalla.
A quel contatto il ragazzo si girò bruscamente, quasi si fosse scottato, scrollandosela di dosso.
Aurora sentì una fitta al petto nel notare gli occhi oltremodo lucidi del suo protetto.
“Non importa” la precedette Dylan prima che potesse aprire di nuovo bocca. “Fai… fai finta che non abbia mai fatto niente, ok? Ti prego…” disse inspirando rumorosamente cercando di ricacciare indietro le lacrime.
 
“Dyl…”
“No, sono stato uno stupido, io… non so cosa mi sia preso… ti prego non…”
A quel punto Aurora decise che aveva già detto abbastanza stupidaggini e si affrettò a zittirlo.
 
Dylan spalancò gli occhi dalla sorpresa, una lacrima che gli rigava la guancia, quando Aurora si alzò sulle punte per riprendere il bacio da dove si erano interrotti.
 
“Quante volte ti ho detto che devi lasciar parlare le persone per sentire quello che hanno da dire prima di giungere a conclusioni affrettate e, tra l’altro, completamente sbagliate?” lo rimproverò bonariamente Aurora quado si separarono asciugando la scia salata sul viso del ragazzo e sorridendo come mai aveva fatto.
 
Non le importava se lei era un Angelo Custode e quello il suo protetto.
Non le importava se aveva per l’ennesima volta infranto il Regolamento.
In quel momento non le importava nemmeno se dopo quello il Consiglio non le avrebbe più assegnato alcun protetto.
Il ragazzo che aveva davanti era l’unica cosa che contava, e forse la sua non era solo una sbandata pazzesca, forse era andata proprio fuori strada, e da un bel po’…
Forse anche lei si era innamorata…
 
 
 
Da parte sua Dylan non sarebbe stato in grado di descrivere quello che aveva provato quando Aurora l’aveva baciato.
Sorpresa, confusione, sollievo e felicità.
Felicità pura.
 
Arrossì imbarazzato al finto rimprovero della ragazza, pur senza smettere di sorridere come un ebete.
Diede per scontato che quella dell’angelo fosse una domanda retorica che non necessitava di alcuna risposta perché l’istate successivo entrambe le loro bocche erano di nuovo impegnate ad assaggiarsi a vicenda, decisamente incapaci di articolare una qualsiasi frase di senso compiuto.
 
Nel giro di pochi istanti la ragazza si era trovata schiacciata tra il materasso del letto e il corpo di Dylan, ma sarebbe stata la più grande delle bugiarde se avesse detto che quella posizione le dispiaceva.
 
 
“Dovresti dormire” sussurrò Aurora sfruttando un attimo in cui si erano staccati per riprendere fiato.
Entrambi stavano ansimando, le guance arrossate e le labbra gonfie.
Dylan si lasciò cadere al suo fianco facendo bene attenzione a continuare a tenerla tra le braccia, i loro visi così vicini che sarebbe bastato un niente per far riunire le loro labbra.
 
“Quindi sono sveglio, non è un sogno” disse Dylan di rimando facendo sorridere Aurora.
Se pensava che all’inizio aveva davvero cercato di fargli credere di essersi sognato tutto…
 
“No, non è un sogno” confermò alla fine l’angelo sempre sorridendo, ma a Dylan non sfuggì l’ombra che gli era passata sullo sguardo.
“Va tutto bene?” le domandò.
 
Sarebbe stato tutto bene se lei fosse stata una ragazza normale e non una creatura sovrannaturale di cui la maggior parte delle persone ignorava l’esistenza.
Sarebbe stato tutto bene se avesse potuto camminare tranquillamente per strada, ben visibile a tutti, senza doversi preoccupare di non infrangere uno stramaledetto Regolamento.
No che non andava tutto bene.
 
, tutto bene” rispose sorridendo e stringendosi ancora un po’ di più a Dylan.
“Però c’è un ma, vero?”
Beh, Dylan non era stupido, l’aveva sempre detto lei.
“Devo parlare di questa cosa con una persona” confessò Aurora. “Devo dirgli di noi prima che il Consiglio lo venga a sapere, e fidati che lo farà, presto”
Il ragazzo annuì: “E devi andare adesso, giusto?”
“Sì”
“Puoi… puoi aspettare che mi addormenti?”
 
Aurora non disse niente ma in compenso si sistemò meglio in modo da poter continuare a restare abbracciati pur stando comodi: ormai era così che si addormentavano praticamente ogni sera.
“Buona notte allora” gli augurò lei.
“Buona notte” replicò lui, muovendo poi la testa in modo da poter finalmente dare ad Aurora un bacio della buonanotte degno di essere chiamato tale.
Da quanto voleva farlo…
 
 
 
Quando finalmente il respiro di Dylan si fu regolarizzato, segno che si era addormentato, Aurora sciolse a malincuore l’abbraccio alzandosi dal letto.
 
Si materializzò direttamente nel corridoio fuori dall’alloggio di Dave, bussando decisa sulla porta ben consapevole di che ora fosse.
Il suo vecchio insegnante non la fece aspettare molto prima di venire ad aprire.
La porta si spalancò lasciando spazio alla sua figura ingombrante.
Anche se a dirla tutta con i capelli spettinati, il pigiama e una mano che si stropicciava gli occhi mentre sbadigliava sembrava meno minaccioso del solito.
 
“Aurora?” la salutò palesemente sorpreso dalla sua presenza lì. “Cosa ci fai qui a quest’ora? È successo qualcosa?” dritto al punto, la ragazza se lo aspettava.
Annuì, di colpo a corto di parole.
Sapeva che Dave era sicuramente la persona più adatta a cui parlare della cosa, ma questo non serviva a renderla meno insicura.
“Posso entrare? Dovrei… devo parlarti”
Dave non commentò e si fece da parte per farla passare.
 
Essendo un Angelo Custode con una certa anzianità –nonostante non dimostrasse più di una quarantina d’anni- il suo alloggio non era costituito da una sola camera come quello di Aurora e degli angeli più giovani, ma poteva essere considerato un vero e proprio appartamentino. Piccolo ma confortevole.
 
La ragazza si sedette sul divano presente nella stanza che fungeva da ingresso, salotto e cucina (non che gli servisse veramente) tutto insieme.
 
“Cosa? Tu e Dylan avete litigato?” la prese in giro piazzandosi davanti a lei.
“Peggio” replicò Aurora con voce da funerale alzando lo sguardo su di lui.
Dave alzò un sopracciglio divertito: “Peggio?”
Aurora assentì col capo sospirando rumorosamente: non aveva senso girarci intorno.
“Ci siamo baciati” confessò tutto d’un fiato, riabbassando la testa pronta a ricevere qualsiasi rimprovero Dave le avrebbe riversato addosso.
Contrariamente a quanto si aspettava la sua affermazione fu seguita da un pesante silenzio.
 
Riportò la sua attenzione al suo mentore stupendosi delle emozioni che poteva leggere sul suo viso, che non erano quelle che si aspettava.
Non sembrava minimamente arrabbiato o deluso.
Tutt’altro.
La sua espressione era seria e concentrata e… preoccupata?
Cercando nella sua memoria davvero non ricordava di averlo mai visto così, e ovviamente la cosa non la tranquillizzò affatto.
A quel punto avrebbe preferito se si fosse messo ad urlarle contro.
 
“E immagino che tu ricambi, non è così?” le domandò alla fine.
“Sì” sussurrò lei in risposta.
 
In un istante Dave sostituì il pigiama con dei vestiti presentabili.
“Dobbiamo andare al Consiglio. Ora” affermò porgendole il braccio in modo che lei lo prendesse per potersi smaterializzare insieme.
Aurora lo guardò interrogativa.
“Io l’avevo detto che dovevano dirtelo subito, ma non mi hanno voluto ascoltare. Direi che adesso non si può più rimandare” spiegò.
 
“C’è una cosa che devi sapere”














Salve!
Lo so che anche le (poche) persone che la seguivano si saranno ormai dimenticate di questa storia, ma avevo promesso che non sarebbe rimasta incompiuta, quindi eccomi qua.
A mia discolpa posso dire che sono stata impegnata con un altra storia (più i classici studio-esami-lezioni-tirocinio...) e quindi questa era passata momentaneamente in secondo piano.
Se i calcoli sono esatti dovrebbero esserci ancora due capitoli, quindi ancora due settimane e poi sarà definitivamente conclusa.
Grazie come sempre a chi legge
E.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: eliseCS