Giochi di Ruolo > Dolce Flirt
Segui la storia  |       
Autore: MisticQueen    02/06/2016    0 recensioni
Leandra "Lea" Carlyle è una ragazza di sedici anni, passato alquanto torbido ma non ancora del tutto sospeso, che, dopo una gara sportiva, ottiene una borsa di studio al liceo Dolce Amoris. Si aspetta un liceo normale, ma non sa quello che le succederà...
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

~~Capitolo tre: Quando sembra che tutto vada bene… non andare in biblioteca.

-Jeremy Devinne?
-Presente!
La professoressa continua a fare l’appello come se niente fosse. Certo! Toh, una mia vecchia alunna… Jeremy Devinne è presente? Roba da matti…
-Signorina Carlyle!- mi richiama la professoressa –Stia attenta!
Annuisco, ma a cosa dovrei stare attenta? All’appello? Questa scuola è una scuola davvero matta.
Conclude l’appello coi nomi degli assenti. Un ragazzo che pare sia in vacanza.
-Allora, oggi verifica scritta!- dice con tono maligno –Descrivete il vostro primo giorno di liceo sul quaderno e poi consegnatemelo.
Oh no.
Panico. Panico totale.
Tutto il mio precedente liceo (nonni degli alunni compresi) sa cosa è successo il mio primo giorno di liceo. Era… era solo un piccolo incontro con Cameron a ricreazione, niente di che, e invece… ha segnato la mia rovina. L’unica soluzione è inventare.
Il mio primo giorno di liceo lo passai inizialmente in infermeria, scrivo, alla  prima ora ci capitò educazione fisica e, correndo, caddi. In effetti ho passato molto tempo in infermeria in questi anni, di più degli altri: un giorno un taglio con qualcosa, l’altro una caduta, l’altro ancora un mal di testa… le solite cose, insomma. Dopo essere uscita dall’infermeria mi recai in classe per seguire la lezione che era, ahimè, già iniziata. E questo è tutto. Non è granché, ma non tutti possiamo avere delle vite che somigliano a  fiabe con principesse perfette o piene di assennatezza e coraggio: purtroppo io mi sono dovuta accontentare di questa misera vita, una comunissima vita senza colpi di scena.
Tiro un sospiro di sollievo, mi alzo dal banco e consegno il quaderno alla professoressa. Lei mi squadra dall’alto in basso.
-Ti sei sprecata.- mi dice osservando le poche righe che ho scritto –L’importante è che tu abbia scritto bene e in piena sincerità.
Quando finalmente mi siedo do un occhiata al foglio di Iris. L’ha riempito dalla prima all’ultima riga, e ora sta girando l’altra pagina. Prima che lo faccia colgo alcuni stralci di tema e il mio, in confronto, sembra svolto da un bambino di prima elementare.
Abbassando lo sguardo tiro fuori il cellulare dalla tasca. Nessun nuovo messaggio. Nessuna chiamata. Meglio così. Lo rimetto nella tasca giusto un istante prima che la professoressa raggiunga me e Iris.
-Iris, ora basta.- esclama prendendole il quaderno dalle mani. Torna alla cattedra e io mi avvicino a Iris. Apro la bocca per parlare, ma la mia amica mi dice:
-Tranquilla, avevo già finito.
-Sei sicura?
-Sì. Dopotutto sono io l’autrice!

Un’ora,  venti minuti e tredici secondi dopo sono fuori da quella classe. Maledetta questa professoressa e le sue due ore  di letteratura il martedì!
-Hai fame?- mi chiede Iris. Annuisco.
-Bene! Non hai ancora visto la mensa!- esulta.
Mi lascio trascinare da lei nella calca degli studenti. Con gli occhi cerco Nathaniel, ma non lo trovo. È strano, col suo carattere mi sarei aspettata che venisse tutti i giorni a scuola. Non resisto: voglio sapere cosa gli è successo.
-Sai per caso dove è Nathaniel?- chiedo alla mia amica.
-Beh… No… C-Cosa v-volevi da Nath-Nathaniel?- balbetta diventando tutta rossa. Ha lo sguardo fisso a terra. –In ogn-ogni ca-caso d-dopo prova nella s-sala delegati.
-Iris, ti senti bene?- le chiedo mentre acchiappo un vassoio per me e uno per lei e mi servo. Vedo in lontananza Nathaniel.
Prendo posto e dico a Iris:
-Guarda, è là!- un sorriso si dipinge sul mio volto. Provo a chiamarlo, ma niente: maledetta questa calca!
Quando, dopo l’ennesima volta che lo chiamo, si volta, gli faccio cenno di avvicinarsi. Iris sembra sbiancare in volto, così come Nathaniel non appena la vede.
-Iris. Non sapevo fossi amica di Lea.
-E io non sapevo che tu mi consideri ancora un’asociale.- stesso tono monocorde, nessuna esitazione.
-Okay… allora, Nathaniel, per domani è tutto deciso?- chiedo cercando di dissimulare l’imbarazzo generale.
Annuisce.
-Ciao, Lea.- mi bacia una guancia –Iris.- le fa un cenno con la testa.
Appena lo vedo scomparire mi volto verso Iris. Lei fa un sospiro di sollievo e comincia a mangiare quella roba informe e incolore che chiamano pasta.
-Allora?
-Allora cosa, Lea?- indica un pezzo di “pasta” –Che schifo! Hanno sapore di… pane ammuffito!
-Non provare a cambiare discorso, furbetta. Cos’era quel comportamento tra te e Nathaniel?
Prende una boccata d’aria.
-Lea, non so come dirtelo… io e Nathaniel stavamo insieme.
No. Non di nuovo.

-Lea! Leandra!- la chiama Alexander. Sono migliori amici già da molto tempo, da quando sono nati . Un’unica scelta li ha divisi: la scelta del liceo. Sanno che non potranno più passare tanto tempo insieme come alle elementari e alle medie e cercano di godersi più che possono quei brevi tre mesi di vacanza.
Lea alza la testa dal libro che sta leggendo per la scuola, Jane Eyre, e sorride. Da qualche tempo ha capito di provare qualcosa per lui,  che sembra ricambiare.
-Alex, vieni a sederti qui e raccontami del tuo appuntamento!- esclama. Pronunciare quelle ultime parole le fa male. Alex corre da lei, le si siede accanto e la saluta.
-Bah, un fiasco.- fa silenzio per un paio di minuti, come se prendesse coraggio –Senti, Lea… ti andrebbe di venire con me a mangiare una pizza domani?
-Sì!- lei cerca di trattenere la gioia, ma non ce la fa. Lo abbraccia. -Devo dirlo subito a Janine! 
Alexander sbianca in volto.
-E’ già qui, Lea.
Lea si gira verso l’amica. La conosce da un paio di mesi, ma già sono diventate migliori amiche. Si sono conosciute per caso un pomeriggio, mentre Lea e Alex  facevano i compiti insieme. A lui squilla il telefono, ma è in bagno. Lei risponde (lo fa sempre, dopotutto) e una voce squillante la saluta. Il resto è storia.
-Janine!- Lea si alza e le corre incontro. –Scusa, Alex, noi ci assentiamo un attimo.
Trascina l’amica in un luogo appartato e le racconta tutto.
-Lea… io non te l’ho mai detto, ma… io e Alexander ci conosciamo perché siamo stati fidanzati.

-Lea, sei tornata a casa! Come mai così presto?- mi chiede zia Agata. Dopo la conversazione con Iris non me la sono sentita di rimanere a scuola e, con una scusa, sono tornata a casa.
Sorrido alla zia, che sta preparando una torta di mele.
-Mi sento poco bene. Vado in camera mia.- le dico. Salgo le scale in modo fiacco.
Tutto quello che voglio è svegliarmi da questo incubo.

-Corri, stupida! Corri!
Anche le professoresse ce l’hanno con lei. Non possono sopportarla, in particolar modo quella di educazione fisica, una biondina pimpante di appena ventidue anni. Prima che Lea divenisse ciò che è era la ragazza più gettonata della scuola. Appunto, era.
-Ti ho detto di correre più veloce, Carlyle!- la professoressa la raggiunge correndo. Lea ha già acquistato molta velocità, ma Andrea la raggiunge ugualmente.
Le si para davanti e la blocca.
-Tu ora vai in presidenza.

I miei sogni sono ritornati. Per una notte avevo sperato che gli incubi fossero passati, ma continuo a rivivere questi momenti.
-Sveglia!- mi urla la zia.
Senza tanta voglia mi alzo, mi vesto e scendo a fare colazione.
-Stamattina è passato un ragazzo qui.- mi dice mia zia –Ti ha lasciato un biglietto.
Mi porge un pezzo di carta su cui sono scribacchiate poche frasi.
Carissima Lea, mi dispiace di aver trattato così male Iris. Come lei probabilmente ti ha detto eravamo fidanzati, ma ora tra di noi non c’è più niente.
P.S: Pronta per stasera?
Nathaniel.

-Mi perdoni?- mi chiede Iris con occhi supplicanti prima di entrare in classe.
-Per cosa? Per essere stata fidanzata con Nath? È storia passata- le dico cercando di tranquillizzarla.
Mi fa un sorriso allegro e ci accomodiamo.
-Lea, io non posso venire a pranzo con te oggi. Che ne dici se ci vediamo dopo scuola in biblioteca?
-Sì.- le rispondo. Non capisco perché debba assentarsi, ma non voglio fare domande.
Il professore entra e ci saluta. Oggi abbiamo tre ore di biologia.
Che bello.

Finalmente le sette ore sono passate e posso incontrarmi con Iris.
Mi dirigo verso la biblioteca (okay, ho sbagliato la strada un paio di volte, ma chissenefrega?). E’ uno dei miei luoghi preferiti della scuola, così tranquillo e isolato.
Apro la porta e cerco di fare meno rumore possibile, certa di trovare la bibliotecaria pronta ad aggredire chiunque respiri, ma, per mia fortuna, non c’è.
Cerco Iris con lo sguardo, ma non la vedo. Decido di avventurarmi di più in biblioteca. Sento delle voci, una femminile e una maschile.
-Mi sei mancata, Iris.- sento dire a quella maschile.
Iris è con un ragazzo! E, per giunta, deve essere il suo fidanzato! Mi avvicino verso la fonte di quelle voci.
-Anche tu, amore mio.
Da dietro uno scaffale riesco a scorgere soltanto la testa di Iris. È in atteggiamenti troppo intimi con il suo lui, di cui riesco a scorgere solamente i capelli biondi.
Capelli biondi? Conosco solo un ragazzo coi capelli biondi. Cerco di convincermi che non sia lui.
-Ti amo, Nathaniel.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Dolce Flirt / Vai alla pagina dell'autore: MisticQueen