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Autore: Ceccaaa    03/06/2016    1 recensioni
~DALL'ULTIMO CAPITOLO~
E poi quella parola, che aveva cominciato ad odiare. Corpuscontroller. Aveva un suono aspro sulla sua lingua e un profilo oscuro nella sua mente. Era l’insieme di amicizia e terrore. Una paura troppo terribile per essere vera, ma che esisteva senza il minimo dubbio. E poi, come colpita da un attimo di lucidità, un colpo al cuore: casa mia. Sono andati a casa mia. Lo sapevano. Sapevano chi era.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Dursley, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Notte e paura

30 Dicembre 2023
Caro diario, so di non aver riportato molto delle vacanze, ma a dire la verità non ricordo bene come siano trascorse, come tutti gli anni d'altronde. Ricordo solo che la mattina di Natale Scorpius e Rose hanno interrotto me e Mila mentre ci baciavamo e che io sono scappato. Sono andato al mio albero, come ti ho raccontato (tra parentesi, la pasticca nella zuppa ce l’h messa davvero).
A proposito del pranzo, ci sono state visite inaspettate e gradite quasi a tutti. Ero con Mila nel sottoscala, quando abbiamo sentito un tonfo sulle nostre teste e siamo corsi in cucina. C’era davvero una gran calca, ma dopo un po’ era chiaro che Gilderoy si era materializzato…
 
“Gilderoy! Ti ho detto mille volte di non materializzarti.” Esclamò Harry comparendo alle spalle dell’anziano Gilderoy Allock, che era notoriamente più strampalato dei Lovegood. “Andiamo, è andata bene: dopotutto non mi sono spaccato.” Effettivamente era miracolosamente intero, anche se non si poteva dire lo stesso del pianerottolo sul quale era piombato. “Ma come diavolo hai fatto a materializzarti a un metro da terra?” chiese Ginny che, per quanto il gesto fosse stato avventato, sembrava divertita nel vedere suo marito e la sua migliore amica alle prese con microscopiche schegge di legno. “Bisognerà ritrovarle tutte.” Sospirò appunto Hermione, non prima di aver fulminato la signora Potter. “Basterà acciarle, no?” chiese Hugo. “Acciarle?” “Gergo dei giovani, voi non potete capire.” Canzonò il ragazzo. “Comunque, non si può semplicemente fare Accio…” “NO!” Hermione fermò il foglio appena in tempo, perché l’intera casa scricchiolò pericolosamente. “Non ci sono solo le assi rotte, Hugo! Tutta la casa ne è piena.”
Mentre Harry e Hermione si decidevano sul da farsi, tutti presero posto a tavola, compreso Gilderoy, che sembrava felicissimo di poter trascorrere le vacanze in compagnia.
“Perché ti sei materializzato, Gil? Insomma: i dottori hanno detto che non puoi finché non prendi la patente.” Lo canzonò Louis, che reggeva un grosso blocco di ghiaccio sul bernocolo procuratogli dal cugino. “In realtà l’ho presa, ma solo quella junior, quindi non dovrei fare lunghe distanze. Ma sai – gli strizzò l’occhio – che vita è senza un po’ di rischio?” tutti i vicini risero, tranne Rose che si trattenne per evitare di sembrare immatura.
 
… quindi, come ben capirai, le scale per salire in camera erano infattibili: quindi ci hanno portato su con la Materializzazione congiunta, ma non è stato bello come credevamo tutti. In ogni caso alla fine siamo arrivati a casa e da qualche giorno non vedo l’ora che arrivi domani (ma che prendo in giro? Mi manca la mia bionda, e basta!)
Ora devo andare: sento la mamma sulle scale, sarà una crisi di sonnambulismo, ma c’è una percentuale che non lo sia. Ti scrivo appena posso,
Jo
 
Il ragazzo si voltò, sdraiandosi sulla schiena. Fissò il soffitto, pensando alla verità di quell’affermazione: gli mancava Mila, quanto gli mancava! E pensare che era tutta colpa di Allock se non le aveva detto…
Poi pensò al povero Leòn, che senza saperlo era incastrato in quel guaio amoroso. Decisamente, anche se fosse riuscito, non avrebbe potuto dire niente a Mila. Non poteva dirglielo, mai. Era una frase semplice, ingenua, forse timorosa, e nonostante fosse incredibilmente soave, era proibita. Si voltò e prese a pugni il cuscino. Ora era infuriato, e non ne sapeva il motivo. Stupido destino, perché non potevo odiare Leòn, così da poter stare con Mila senza aver paura di offenderlo?
Si tirò una sberla, ragionando su quel pensiero amaro. Non poteva odiare Leòn, lui rappresentava davvero troppo.
Come un improvviso cambio di programma, il suo cervello si riempì di nebbia, e senza pensare a niente ricadde con un tonfo sul cuscino, in un sonno insolito.
 
Mila era sdraiata sul letto, sua sorella era in una brandina al lato opposto della stanza e all’apparenza dormiva. Era tardi, ma i suoi non erano in casa e lei non era stanca. Si alzò e scese le scale senza fare rumore. I suoi genitori erano maghi, ma avevano comprato una televisione per sua richiesta, e lei non esitava a sfruttarla. L’accese, coprendosi il volto con le mani per via dell’improvvisa luce scaturita dall’aggeggio. Cominciò a rimuginare su quello che provava per Leòn, e poi su quello che provava per Jo, e poi ancora a Leòn, e poi a Jo… era un cerchio senza fine. Uno dei due si era dimostrato protettivo, forse un po’ appiccicoso, ma sempre affettuoso, l’altro era stato forse l’unico in tutto il castello di Hogwarts a non innamorarsi di lei al primo sguardo. Ovviamente era questo ad ammirarla tanto, ma in fin dei conti, Jo non l’aveva mai considerata più di un’amica, finché lei non aveva capito chi davvero le piaceva e si era dichiarata. Forse il ragazzo l’aveva osservata meglio, forse aveva pensato a lei tutta la notte, forse aveva pensato a cosa significasse quel bacio, forse l’aveva fatto davvero, ma erano tanto giovani da potersi innamorare subito e solo per il piacere di provare – e questo aveva di certo dato man forte.
Si fidava di Jo, era vero. Era più responsabile di Leòn, più determinato. Ed è anche il tuo ragazzo, quindi smettila di pensare a queste cose e tienitelo buono.
Era il suo ragazzo. Ma allora perché…
Un sonno improvviso interruppe il filo dei suoi pensieri. Non riuscì a contrastarlo, era stato troppo imprevisto. Con un movimento naturale, si accasciò sul divano dove era sdraiata.
 
“AAAAAAAAAAH!” Jo balzò a sedere sul letto, sudato fradicio, mentre Vernon inciampava sulla porta per la fretta di correre a vedere cosa era successo.
“Che… cosa… Jo… stai be… bene?” il biondo tremava come una foglia. “I… io devo… Mila… Claire…” si alzò rovistando in tutti i cassetti della stanza in cerca di una piuma e una pergamena. “Jo, mi dici che succede?” “Mila… Claire… pericolo…” “Cosa? Mila e Claire sono in pericolo? E tu come lo sai?” dal tremore, Jo rovesciò l’inchiostro sul tavolo e, come se niente fosse, cominciò a scrivere lettere che nessuno sarebbe riuscito a decifrare. “Jo, basta! Scriverai domani, non vedi come sei scosso? Meno male che mamma e papà dormono ancora. Torna a letto…” Vernon lo prese per la mano e sentì che scottava. “Hai anche una febbre da cavallo! Basta, ora torni nel letto.” Lo trascinò con più facilità di quanto si sarebbe aspettato, visto che il fratello non sembrava in grado di far altro che tremare e protestare con parole indecifrabili e piene di paura.
Appena Vernon lo sdraiò sul letto sentì un caldo tremendo e un gran mal di testa, mentre la febbre saliva a una velocità allarmante. “Mio dio, sei fortunato a essere ancora vivo!” esclamò il brunetto, visibilmente preoccupato.
Jo si lamentava del caldo, e a volte diceva cose nel sonno che a Vernon parvero deliranti. Il ragazzo rimase tutta la notte a vegliare: aveva troppa paura che suo fratello si cacciasse in qualche guaio, sonnambulo o meno.
 
Quando Irma e Todd Belle rientrarono erano quasi le tre del mattino, e di certo non si aspettavano di trovare la figlia mezza svenuta sul divano del salotto e con la febbre a 40. Suo padre la prese in braccio, accorgendosi del sudore che bagnava ogni singolo lembo di pelle della ragazza.
Si diressero nella sua camera, e la deposero nel letto. Sembravano preoccupati, molto preoccupati e solo quando un silenzio caldissimo scese nella stanza sentirono dei lamenti provenire dalla brandina nell’angolo opposto. Si avvicinarono e tastarono la fronte bagnata della perfetta copia fisica di loro figlia: scottava in modo allarmante. Non si spiegavano questo fenomeno: quando avevano lasciato la casa entrambe le ragazze stavano bene e nessuna delle due sembrava avere il minimo accenno di raffreddore.
Non rimaneva altro da fare che aspettare il mattino e fare qualche domanda.
   
 
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