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Autore: DirceMichelaRivetti    03/06/2016    1 recensioni
Ora che la storia è stata scritta, rifaccio l'introduzione.
Ambientata qualche mese dopo "Giorni di un futuro passato", non tiene conto di quanto si vede in X-men Apocalisse.
Magneto pensa alla propria vita, ai propri affetti, a quel che teme per i mutanti e quel che vuole fare per loro. Non ultimo dei suoi pensieri è l'amicizia con Charles e le loro divergenze di opinioni.
Mentre si trova a Gerusalemme, un po' per ritrovare le proprie origini, Erik conosce una giovane mutante, Virginia, in viaggio da sola. Decide di accompagnarla, ma sul cammino si imbatteranno in Stryker, con cui si scontreranno più volte.
Charles, Hank e Raven interverranno. I problemi si svilupperanno su scala mondiale.
Mutanti. ONU. Stryker. Charles. Erik
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto, Nuovo personaggio, Un po' tutti, William Stryker
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non fu affatto facile trovare la base di Stryker. Erik, infatti, non aveva considerato quante strutture con parti metalliche esistessero, anche a livello sotterraneo. Presto decisero di limitare le ricerche nei luoghi ritenuti disabitati, in questo modo sarebbe stato più semplice individuare basi segrete. Il territorio era comunque molto vasto e dovettero viaggiare diversi giorni, fino ad arrivare nella zona dell'Alberta, prima di trovare qualcosa.

Era una regione molto fredda, con boschi di conifere e neve, c'era anche una diga per contenere un impetuoso fiume. L'occhio non scorgeva nulla, ma Magneto poteva sentire le tubature, i portoni pesanti, i computer, le armi e ogni altra traccia di metallo che si nascondeva all'interno della montagna.

“Sei certo che il posto sia questo?” domandò Caleb spaesato “Non voglio certo mettere in dubbio le tue capacità, però, a parte la diga, qua sembra proprio ci sia solo la natura.”

“Quella diga nasconde molto.” rispose Magneto, imperturbabile “Quel che non posso sapere è se là dentro c'è Stryker. Pensiamo a come procedere.”

L'altro uomo disse: “Dobbiamo stare ben attenti a non fare troppi danni o rischiamo che la diga si rompa e finiamo tutti a salutare i pesci. Purtroppo io sono solo rettile e non anfibio, quindi nemmeno io sopravvivrei.”

Virginia intervenne: “Io posso manipolare l'acqua, ma non credo di poter fare molto in un'eventualità del genere. Caleb, tu cosa sei in grado di fare esattamente?”

“Con la mia mutazione posso rigenerarmi, ho una forza notevole e posso sparare dalle mani degli aculei velenosi, ma ne ho un numero limitato a disposizione: dieci in tutto, poi devo farmi una bella dormita per riformarli. Ad ogni modo so combattere, Magneto lo sa bene.”

Erik riprese: “Dobbiamo essere rapidi e diretti, arrivare al centro il prima possibile. Una volta che sarà dato l'allarme e che scatteranno i protocolli di sicurezza, per noi la situazione sarà più difficile. Niente perdite di tempo, bisognerà eliminare i soldati che ci verranno addosso senza troppo estro.”

La donna gli disse: “Ricordi quello che ha detto Xavier? Sarebbe meglio limitare il più possibile i morti.”

Magneto sbuffò e ribatté: “Neutralizzare soldati, che ti vogliono uccidere, senza ammazzarli, è pericoloso per noi ed è lentezza. Io potrei usare il ferro per legarli, tu non lo so: se hanno uniformi ignifughe come gli altri, non potrai rinchiuderli in cerchi di fuoco. Con l'acqua potresti al massimo bloccare loro mani e piedi nel ghiaccio, ma non credo molto altro. Caleb, invece, sarebbe praticamente inattivo.”

Il mutante rettile disse: “Non ti preoccupare. Voi aprite la strada, io vi coprirò le spalle, colpendo chi vi sfugge.”

Erik annuì e li spronò: “D'accordo. Siamo in tre, non conosciamo il posto, ignoriamo le loro forze ... non possiamo elaborare un piano più dettagliato, quindi andiamo e mostriamo loro cosa possono i mutanti.”

“E uno per tutti e tutti per uno!” esclamò Virginia, per poi aggiungere: “Nessuno ha letto i tre moschettieri? Ci stava bene come citazione.”

Si avvicinarono rapidamente, Erik aveva individuato delle telecamere vicino all'entrata, le staccò di netto coi suoi poteri e poi scardinò il portone senza difficoltà. Tutti e tre corsero nel corridoio per un paio di centinaia di metri, prima di imbattersi nel primo manipolo di soldati. Magneto usò il loro stesso equipaggiamento per bloccarli: trasformò le loro armi in un flusso di metallo che li attaccò al muro prima di risolidificarsi. I soldati successivi ebbero in parte il medesimo trattamento, mentre altri si ritrovarono immersi nel ghiaccio fino alle spalle. Soltanto dopo Virginia si sentì in colpa, teme do potessero morire assiderati.

Raggiunsero finalmente l'area più centrale della base, sembrava composta da celle e laboratori. Ciò fece adirare sia Erik che Caleb, infatti non si preoccuparono molto della vita dei successivi soldati.

Non sapevano bene dove dirigersi, non riuscivano ad individuare dove potesse trovarsi Stryker. Si fermarono per osservare meglio, decisero di separarsi per un paio di minuti per esplorare i corridoi che partivano dalla stanza in cui si trovavano.

Diedero rapide occhiate per poi ricongiungersi subito: non volevano rischiare di trovarsi da soli di fronte a chissà quali nemici.

“Avete notato?” chiese Virginia, raggiungendo gli altri due “Sembra che questa base non sia ancora operativa. È come se avessero approntato tutto, ma che debba ancora entrare in funzione.”

“Il fatto che sia ancora inutilizzata è una consolazione a metà.” commentò Erik.

Caleb si intromise: “Penso di sapere dove avere risposte. In fondo al mio corridoio ho trovato una scala che sale e mi pare che l'intonaco e l'arredamento siano più da ufficio, piuttosto che da laboratorio.”

Stryker dev'essere là, barricato, suppongo. Prepariamoci, il grosso dei soldati deve trovarsi lì, quindi ci sarà da combattere duramente.”

Agguerriti, i tre mutanti salirono le scale e si trovarono in un altro corridoio pieno di soldati che aprirono il fuoco immediatamente. Magneto si preoccupò di deviare le pallottole, rispedendole al mittente quand'era possibile. Virginia usava dei getti d'acqua per sbalzare via gli uomini. Caleb aveva strappato un fucile d'assalto a uno dei nemici e aveva iniziato a sparare contro gli altri.

In breve sgomberarono il corridoio e raggiunsero la stanza che i soldati stavano proteggendo. Appena scardinata la porta, Magneto sradicò le tubature dalle pareti per attorcigliarle attorno ai soldati. Vi erano, però, anche degli uomini che sembravano funzionari, in giacca e cravatta. Erano tuttavia armati pure loro e avevano già gli indici suoi grilletti. Caleb, rimasto senza munizioni, ricorse ai propri aculei velenosi e li scagliò contro quei cinque uomini.

L'effetto del veleno non era immediato e impiegava alcuni minuti per uccidere. Erik ne approfittò e disse: “Dov'è Stryker? Il primo che me lo dice, riceverà l'antidoto.”

Gli uomini, spaventati, iniziarono a parlare, sovrapponendosi l'uno all'altro. Fu chiaro però il concetto: Stryker aveva lasciato la base da due giorni, aveva radunata la sua speciale squadra d'azione e si era diretto a Roma, il suo obbiettivo: catturare il professor Charles Xavier.

Ovviamente i cinque uomini non ebbero salva la vita dal momento che non esisteva un antidoto a quel veleno.

“Cerchiamo prove per dimostrare che quel che hanno detto sia vero.” ordinò Erik.

“Non ti fidi?” si stupì Caleb “A me parevano alquanto sinceri.”

“Sì, ma voglio che l'ONU sia informata. Andrò a salvare Charles e non voglio rischiare che le mie intenzioni vengano fraintese e che quelli si intromettano dalla parte sbagliata. Caleb, fruga ovunque: archivi cartacei e anche in quei computer, non si sa mai. Virginia, aiutami, liberiamo i soldati immobilizzati e diciamo loro che si allontanino alla svelta se vogliono vivere: voglio distruggere questo posto.”

“Perché?” si stupì la  ragazza “La NATO dovrebbe vederla e ...”

“Preferisco evitare che si impossessi di queste apparecchiature, non vorrei che le usassero loro.”

Dopo aver liberato i soldati stretti dalle tubature, Erik e Virginia uscirono dalla stanza, scavalcarono i corpi nel corridoio e scesero le scale.

La donna chiese: “Li salverai davvero i soldati sopravvissuti finora? O è come la promessa fatta ai tizi là dentro?”

“Quegli uomini erano ormai già morti ed erano gli unici a poterci dare delle informazioni. Pensi che queste guardie sappiano dove sia Stryker? Dovevo ottenere quelle informazioni, non mi sentirò in colpa per aver mentito.”

Rimasero in silenzio, finalmente raggiunsero gli altri soldati bloccati e pian, piano li liberarono. Quelli si stupirono di essere stati graziati e si allontanarono rapidamente e felici. I due mutanti non si erano parlati durante quella operazione, ma prima di tornare da Caleb, Virginia domandò: “Sei molto preoccupato per Xavier, vero?”

Erik, il cui volto era bloccato in una delle sue espressioni più severe e cupe, rispose: “Sì. Non posso pensare che facciano del male a Charles. Lui è pacifico, diplomatico, la persona meno minacciosa che conosco, eppure quel dannato Stryker se la sta prendendo con lui! Non posso pensare a una pacifica convivenza con gli umani, se c'è chi se la prende con chi li ha sempre difesi. Stryker, prima con Trask e ora da solo, ha spezzato la vita di molti mutanti e non lo perdonerò mai per questo, ma Charles non lo deve toccare. Se succede qualcosa al mio amico, Stryker si augurerà la morte, piuttosto che cadere in mano mia.”

“Non avevo capito quanto fossi legato a Xavier. Avevo visto che eravate molto amici, cosa che non sospettavo affatto, prima di conoscervi. Dopo lo sventato attentato a Nixon, per come vi mostravano le televisioni, si sarebbe detto che tu e il professore foste nemici, infatti mi sono parecchio meravigliata quando ho scoperto che non era così. Adesso mi pare di capire che il vostro affetto sia molto profondo.”

“Sì. Nonostante il periodo trascorse assieme sia esiguo, io credo che Charles sia il mio migliore amico e di esserlo io per lui. Lo dico perché io sono l’unico che lui tratti come una persona alla pari e non con il rapporto professore-allievo con cui ormai tratta tutti; pensa che si ostina a dire di avere cresciuto Raven, quando lei ha appena un paio d’anni in meno di lui. Il fatto è che una volta avevamo un obbiettivo comune, ancora non ci eravamo resi conto che volevamo perseguirlo tramite strade ben diverse, abbiamo iniziato a costruire qualcosa. Abbiamo cercato mutanti, li abbiamo addestrati, abbiamo partecipato a missioni … tutto in pochissimo tempo, eppure è bastato per consolidare un legame profondissimo. Dopo l’aver perso tutta la mia famiglia, non ho più istaurato veri legami affettivi; in orfanatrofio e poi fuori frequentavo la gente che trovavo simpatica, ma senza affezionar mici, senza darvi importanza se mi stufavo di loro o i fatti mi portavano altrove, mi separavo senza difficoltà, di molti di loro non ricordo né i nomi, né le facce. Prendevo dagli altri quel che mi faceva comodo al momento e poi addio, insomma, li sfruttavo; anche perché avevo in mente solo la vendetta, del resto nulla mi importava. Conoscere Charles è stato diverso. Sì, inizialmente volevo solo il suo aiuto per trovare Shaw, ma poi ho iniziato a non vederlo più come un mezzo per ottenere qualcosa. Ho dato importanza a lui come persona e non a ciò che poteva fare per me.” si percepiva la fatica di Erik nel parlare di ciò “Gli sono diventato amico. È come un fratello per me, quindi al diavolo le divergenze di opinione.”

“È bello avere amici di questo genere, sono molto rari e i migliori.” osservò Virginia, poi si mise di fronte all’uomo, gli appoggiò le mani sul petto e gli disse: “Farò qualsiasi cosa per aiutarti a salvare il tuo amico.”

Erik le sorrise, poi la baciò. Virginia ricambiò, serenamente. Si era ormai abituata a quei baci che ogni tanto riceveva dall’uomo e ne era felice. La prima volta che le loro labbra si erano toccate, lei si era sentita tremare da capo a piedi; l’emozione aveva fatto vibrare tutto il suo corpo e un’agitazione mai provata prima l’aveva animata per diverse ore, aveva avuto in mente solo quel prima bacio e tutto il resto del mondo le era sembrato confuso. Superato quello scombussolamento iniziale, però, si era tranquillizzata e nei giorni successivi aveva accolto ogni bacio serenamente.

“Grazie” le disse Erik “Conosci appena Charles, eppure dici di essere pronta a tutto per salvarlo.”

“È naturale, se lui è importante per te, allora lo è anche per me. Hai sofferto già molto nella vita, farò tutto il possibile per evitarti altri dolori: non li meriti. Meriti di avere amici, qualcuno che ti ami e che voglia il tuo bene, una vita dove non ci sia solo violenza.”

“La violenza è nella mia vita, non so immaginare un’esistenza senza lotta.”

“C’è differenza nel combattere per odio, vendetta e distruzione, dal combattere per giustizia e per costruire qualcosa. Le stesse guerre hanno nobiltà differenti per chi le affronta con rabbia e chi col desiderio di rinascita. Erik, ho capito che tu sei un guerriero e non cercherò di cambiarti, vorrei solo aiutarti a capire che la tua tempra e le tue abilità possono essere alimentate anche da altro, oltre che dal nero fuoco che ti ha consumato finora. Tu credi di essere caratterizzato dall’odio e dalla vendetta, di perdere te stesso se le accantonerai. Io ritengo che in te ci sia molto di più che tu possa trovare sentimenti più nobili e benefici per muovere la tua lotta. L’odio che domina il tuo animo ha bisogno del tuo dolore per alimentarsi e quindi ti costringerà a soffrire, a lasciare sempre aperte le tue ferite e impedirti di crescere. Tu puoi trovare in te risorse molto più potenti e che non si nutrano delle tue sofferenze.”

Erik rimase sorpreso da quelle parole: aveva sempre pensato che la vendetta avrebbe spento il suo dolore e, invece, una volta ucciso Shaw, il suo odio aveva cercato qualcun altro, gli umani, verso cui indirizzarsi. Effettivamente si rendeva conto che, oltre la sua facciata di severità e sicurezza, ardeva un fuoco che sferzava il suo animo e lo spingeva a cercare ristoro nello sfogare la propria rabbia su quelli che riteneva nemici. A volte era come se fossero quell’odio e quel dolore a scorrergli nelle vene al posto del sangue.

Anche Charles gli aveva detto che in lui c’era altro oltre che la sofferenza e l’ira; lui però non lo aveva ancora trovato. Forse aveva paura di scoprire che cosa ci fosse, forse temeva che, spento quel fuoco nero, non avrebbe trovato altro che cenere, forse credeva di smarrirsi, di perdere la propria forza, la ragione di vita.

Trovandosi di fronte a Virginia, però, sentiva che forse c’era davvero qualcosa di più in lui, che forse poteva davvero nobilitare la propria lotta. In quel momento, più di ogni altro passato, voleva scoprire se davvero c’era altro, oltre che rabbia, in lui.

Non disse tutto questo alla ragazza, si limitò a osservare: “Sai, anche Charles dice che c’è pure del bene in me, dice di averlo sentito. Lui, però, è un telepate, ha frugato nella mia mente. Tu come puoi dirlo?”

“Non lo so. Semplice sensazione, intuito. Abbiamo viaggiato assieme e ho visto che hai mostrato preoccupazione per le sorti degli altri, sete di giustizia, questi sono sentimenti che vanno oltre la vendetta. Inoltre tutti le persone nascono con gli stessi sentimenti, istinti ed emozioni, i casi della vita, l’educazione e le circostanze esaltano alcuni aspetti piuttosto che altri in ciascuno di noi, ma non cancellano quelli inutilizzati. Restano lì, in attesa di essere risvegliati. Si può sempre cambiare, si può sempre scegliere che cosa essere. Non siamo vittime degli eventi, siamo padroni del nostro destino. Certo, non possiamo scegliere ciò che ci accadrà, ma possiamo decidere come reagire e come farci influenzare.”

“Mi stupisci. Sono parole piene di speranza, quasi di amore per la vita … sono dissonanti dall’atteggiamento di disincanto e delusione che mi hai mostrato finora, soprattutto in medio oriente.”

“Hai ragione, ma prima ero rassegnata al destino che mi era imposto dalla famiglia, mi sforzavo di avere una visione delle cose che meglio mi  permettesse di adattarmi a ciò che mio padre e i miei fratelli volevano. Da quando ho deciso di fuggire, mi sento più libera, più padrona di me. Certo non mi aspetto rose, fiori e fiumi di latte e miele, ma mi sento meno scoraggiata. Penso che il disinteresse per il mondo dimostri una gran paura di fallire. Ce l’ho ancora, ma cerco di superarla. Non voglio restare in panchina per tutta la vita, giacché sono qui, tanto vale giocare. Ricordi quando ti parlai dello zoroastrismo? Per loro ogni uomo e donna è chiamato a combattere o per Oromaze o per Arimane, l’ignavia non piace a nessuno. Ho deciso quindi di cambiare, di lasciare meno le cose al caso e prendermi più responsabilità, senza nascondermi dietro alla scusa che le cose sono sempre andate male e sempre rimarranno tali.”

“Brava, mi piace la tua propositività. Mi piace quando sei solare. Nei tuoi momenti malinconici mi hai mostrato una sensibilità profonda che mi ha colpito parecchio, ma quando sei di buon umore, sembra che tu possa fare qualsiasi cosa.”

“Oh … grazie …” la giovane si sentì in imbarazzo “Pensa, allora, a quel che potresti fare tu, se trovassi il tuo lato positivo, orientale.”

“Orientale?”

“Sì, da un punto di vista metaforico, non geografico. L’occidente è il luogo del tramonto e della morte, l’oriente è il sorgere del Sole e della vita.”

Erik tacque alcuni momenti, poi cambiò argomento: “Torniamo da Caleb, forse sarà preoccupato e, in ogni caso, sarà bene aiutarlo a setacciare la documentazione.”

Ritornarono dall’amico e frugarono assieme a lui in varie stanze, trovarono cartelle piene di progetti, annotazioni sui mutanti, libri contabili, ma nulla che parlasse dell’idea di Stryker di rapire Xavier, durante il suo periodo a Roma.

“Dannazione!” esclamò Magneto, dopo ore di inutile ricerca “Oggi che giorno è? Il 16 dicembre? Charles è già a Roma, è già in pericolo, anzi potrebbe essere già stato preso e non abbiamo modo di avvertirlo!” ogni oggetto metallico nel raggio di qualche decina di metri si stata contorcendo; l’uomo poi si calmo e con fredda lucidità disse: “Virginia, usa il fuoco per aiutarmi a distruggere questo posto; dopo tu e Caleb raggiungerete la scuola di Charles e riferirete tutto ad Hank o Raven o Havoc o chiunque altro abbiano lasciato a gestire le cose lì. Io, invece, andrò a New York, al Palazzo di Vetro, e riferirò di Stryker all’ONU.”

“Cosa?!” esclamò la donna “Ti arresteranno!”

“Pazienza, se serve ad evitare che Charles cada nelle mani di Stryker, lascerò che mi arrestino.”

“Possiamo andare noi a parlare con quelli dell’ONU.” ribatté la giovane.

“Non vi riceverebbero, non siete conosciuti e, inoltre, non abbiamo trovato alcuna prova: è solo la vostra parola, non verreste ascoltati. Se mi presento io, invece, dovranno credermi: insomma, se mi metto in mano loro pur di farmi ascoltare, non potranno dubitare della mia parola.”

“Allora solo Caleb andrà alla scuola” dichiarò Virginia “Io vengo con te.”

“Ti crederanno una mia complice e arresteranno anche te, non voglio che ti accada.”

“Voglio esserti vicino in un momento così delicato, anche a costo di rimetterci, non ti lascio solo.”

Quelle ultime quattro parole furono come un lungo e delicato soffio che ravvivò delle braci sotto la cenere nell’animo di Erik.

L’uomo mosse le labbra in un lieve sorriso, di cui forse neppure si accorse, e si limitò a dire, quasi in un sussurro: “Grazie.”

Decisero dunque come agire. Magneto distrusse ogni cosa metallica fosse presente nella base, dalle apparecchiature, alle porte, mentre Virginia diede fuoco dapprima ai documenti e poi a tutte le stanze, man mano che si avviavano verso l’uscita. Furono fuori dalla struttura sani e salvi, prima che l’incendio sfuggisse al loro controllo. Avevano controllato se per caso ci fossero mezzi di trasporto in un qualche garage o hangar e avevano trovato alcuni fuoristrada, ne avevano portato fuori uno, prima di distruggere tutto. Caleb recuperò la propria automobile e partì alla volta della scuola per mutanti, mentre gli altri due usarono il mezzo rubato per raggiungere New York.

Viaggiarono per tutta la notte, fermandosi solo per fare benzina, per fortuna il veicolo poteva raggiungere grandi velocità. Arrivarono al Palazzo di Vetro attorno alle 7 del mattino, proprio quando stava aprendo.

Tutti i funzionari si stupirono nel vedere Erik Leinsher fare il proprio ingresso e lo stupore fu ancora maggiore quando non li aggredì.

“Devo parlare al più presto con qualcuno che abbia potere decisionale.” esordì il mutante a gran voce.

Si fecero avanti delle guardie, armate di pistole di plastica, costruite apposta per affrontare Magneto; uno disse: “Signor Leinsher, la devo dichiarare in arresto. Si arrenda e sollevi le mani sopra la testa, in caso contrario apriremo il fuoco.”

Erik alzò le braccia, dicendo: “Io mi consegno, ma devo assolutamente parlare con urgenza a qualche membro dell’ONU e non a semplici impiegati o burocrati. Per favore, ho delle informazioni che riguardano la sicurezza del professor Xavier, fatemi parlare con qualcuno, non fatemi pentire di non aver agito da solo.”

La guardia non disse nulla, ma si avvicinò al mutante e lo ammanettò. Viriginia, allora, si fece avanti e ribadì: “Vi prego, dobbiamo informare …”

“Stia indietro, signorina, non si immischi. Anzi, ci fornisca le sue generalità, dobbiamo controllare chi è lei.”

La giovane mostrò i documenti e continuò a ribadire che era necessario che parlassero con qualcuno e così ripeteva anche Erik che venne portato in una stanza, in attesa che arrivassero soldati NATO a prenderlo in consegna. Nel frattempo erano stati avvisati alcuni membri dell’ONU, residenti a New York che subito giunsero per capire come gestire la cattura di Magneto. Sentendo l’insistenza con cui veniva chiesta un’udienza, si decisero, infine, ad ascoltare l’uomo e la giovane.

Trovatisi sei membri dell’ONU e i due mutanti nella stessa stanza, con le guardie a sorvegliare, finalmente Erik poté rilasciare le proprie dichiarazioni: “Il maggiore Stryker ha intenzione di rapire il professor Xavier, durante la permanenza a Roma.”

“Impossibile. In Italia sono quasi le 13 e la delegazione ONU con Xavier sta per lasciare Roma alla volta di Teheran, proprio in questi minuti.”

“Allora avrà rimandato, ma dovete credermi: Xavier e chi lo accompagna sono in pericolo.”

“Ha qualche prova di ciò? Lettere? Documenti? Un’intercettazione? Testimoni?”

“No.”

“Allora non vedo perché dovremmo ascoltare le parole di un criminale come lei.”

“Sono venuto qui, ben sapendo che sarei finito in prigione, di nuovo, solo nel tentativo di fare del bene, di nuovo; l’ho fatto per la salvezza di Charles … e degli altri uomini, perché dovrei farmi arrestare e mentire?”

“Non lo so che cosa accade nelle vostre menti contorte.”

In quel momento, entrò nella stanza un segretario che, accendendo il televisore, esclamò: “Guardate che cosa sta accadendo all’aeroporto di Fiumicino!”

Un’edizione speciale di un telegiornale stava mostrando le immagini di un commando armato che stava combattendo ad un terminal d’aeroporto. Il giornalista raccontava: “Pochi minuti fa un gruppo di terroristi ha provocato un attentato all’aeroporto di Roma. Il loro obbiettivo erano alcuni passeggeri, non ancora identificati. Il commando pare composto da una decina di uomini che, armati di fucili mitragliatori e granate, nascosti nel bagaglio a mano, le hanno estratte al terminal e hanno aperto il fuoco, uccidendo due persone. Successivamente, hanno fatto irruzione in un aereo della Pan Am in partenza per Beirut-Teheran, rimasto a terra per un leggero ritardo, e hanno prelevato diversi ostaggi, prima di abbandonarlo lasciando esplodere al suo interno due bombe incendiarie al fosforo. Il numero dei morti non è sicuro, ma si aggira attorno alla trentina, tra le vittime anche una bambina di nove anni. I terroristi hanno sequestrato un altro aereo della Lufthansa, portandovi a bordo gli ostaggi. È stato ucciso anche Antonio Zara, militare della guardia di finanza, che ha tentato di fermare, da solo, i terroristi sulla pista. Al momento ignoriamo chi e perché abbia voluto questo sequestro e questo massacro. Si attendono rivendicazioni e richieste di riscatto. Per il momento è tutto, vi aggiorneremo con gli sviluppi, non appena giungeranno notizie.”

Spensero la televisione. I sei membri dell’ONU si scambiarono occhiate preoccupate e piene di imbarazzo.

Erik, con una voce fremente per la rabbia, domandò: “Charles era su quell’aereo?”

Virginia, che avendo la fedina penale pulita era ancora libera, appoggiò una mano sulla spalla dell’uomo e gli disse dolce ma severa: “Erik, calma. Anche se questi uomini ti avessero creduto subito, non avrebbero potuto fare nulla per evitare quanto accaduto. Adirarsi, adesso, non serve a nulla. Pensiamo a cosa fare ora per risolvere la situazione.”

Quelle parole parvero placare davvero Magneto che, con tono più pacato, propose agli uomini che aveva davanti: “Permettetemi di organizzare una piccola squadra d’azione per salvare chiunque si trovi prigioniero su quell’aereo, suppongo che ci siano anche dei vostri uomini.”

I sei si guardarono, sentendosi in difficoltà, infine uno di loro  si limitò a dire: “Leinsher, lasciaci il tempo di capire esattamente la situazione e di consultare il consiglio, non possiamo prendere da soli una simile decisione. Inoltre, suppongo tu voglia qualcosa in cambio, per il tuo aiuto.”

“No. Voglio salvare il mio amico e nessuno dei vostri eserciti può farlo. Sono disposto a promettere che mi riconsegnerò a voi, una volta risolta la faccenda, pur di prendere parte a questo salvataggio. Stryker non chiederà un riscatto per Xavier, nel migliore dei casi lo torturerà con esperimenti, nel peggiore troverà il modo per usare le sue capacità come un’arma.”

“Lo terremo a mente.”

I sei uomini uscirono dalla stanza, rimasero fuori meno di un’ora, ma quell’attesa fu interminabile per Erik e Virginia. Infine entrarono nella stanza molti più uomini di quelli che erano usciti e uno di loro cominciò a parlare: “Abbiamo fatto accertamenti ed è risultato che, effettivamente, l’autore dell’attentato a Fiumicino sia Stryker coi suoi uomini. Oltre all’equipaggio dell’aereo che ha rubato, ha rapito il professor Xavier e i diplomatici ONU che lo accompagnavano. È un errore e un imbarazzo che non possiamo permetterci, stiamo lavorando per far ricadere la colpa sui palestinesi. Abbiamo deciso di accordarle il permesso di scegliere gli uomini che riterrà più adatti per risolvere questa incresciosa situazione. Se davvero riuscirà a sistemare le cose, senza che nessun ostaggio muoia, come segno di gratitudine faremo cadere tutte le accuse contro di lei e non sarà più un ricercato.”

“Quand’è così, farò ancor  più del mio meglio. Charles viaggiava da solo? Non c’erano altri mutanti con lui?”

“Sì, c’erano Hank McCoy e Raven Wagner. Risultano tra i superstiti alle bombe al fosforo, anzi pare abbiano dato un grande aiuto a portare via i feriti ed evitare ulteriori morti.”

“Bene. Posso formare la mia squadra d’azione come preferisco?”

“Sì, data la situazione, siamo costretti a darle carta bianca. Sarò franco, non ci piace molto l’idea di assegnare questa missione a lei, che fino ad ora si è sempre dimostrato un nemico, tuttavia le circostanze paradossalmente indicano che dobbiamo affidarci a lei. Spero che ci dimostrerà che le nostre perplessità non sono fondate. Ci dica chi e cosa vuole per la sua squadra, le forniremo tutto. Ha già un piano d’azione?”

“Qualche idea. Prima, ditemi, l’aereo è sempre sui vostri radar?”

“Non lo perdiamo di vista; non possiamo ingaggiare battaglia, ma lo bracchiamo.”

“Capisco, evidentemente il furto dell’aereo è stato un piano di ripiego, devono avere avuto un imprevisto e ora non sanno come fare a raggiungere i loro rifugi senza trovarsi la NATO addosso. Starà temporeggiando in attesa di capire come trattare per la fuga. Prima o poi dovranno fare rifornimento, ovviamente minacceranno di uccidere gli ostaggi, se la pista non sarà sgombra. Sarà in quel momento che dovremo introdurci nell’aereo.”

“In che modo? Ha appena detto che la presenza di altre persone metterebbe a rischio l’incolumità dei prigionieri.”

“Già, per questo voglio il teleporta che sta nella scuola di Charles e anche il mio amico Caleb che  si trova pure lui là. Poi recuperiamo Hank e Mystica e la mia squadra sarà al completo. Vorrei tute protettive e un aereo abbastanza veloce per atterrare all’aeroporto che Stryker sceglierà per il rifornimento prima di lui. Anzi, facciamo così, date ordine a tutti gli aeroporti di negargli l’atterraggio, in modo da costringerlo a scegliere quello di Atene. Su, prepariamoci, dobbiamo partire al più presto.”

Tutti quanti quegli uomini lasciarono la stanza e si misero d’impegno per procurare il materiale, contattare le persone ed essere pronti a far partire la missione. Prima di raggiungerli e unirsi ai preparativi, Erik rimase qualche minuto solo nella stanza con Virginia.

La donna gli chiese: “Verrò anch’io, vero?”

“No. Non insistere. Saremo in un aeroplano a diecimila metri d’altezza, non puoi venire: i tuoi poteri rischiano di creare più guai che risolverli. Per la sicurezza di tutti è bene che tu resti a terra. Hai visto, ho chiamato solo gente che sia adatta al corpo a corpo, non ho voluto nemmeno Havok, proprio perché i suoi poteri, proprio come i tuoi, rischiano di peggiorare la situazione. Quindi, non sentirti offesa.”

Virginia annuì: capiva perfettamente. In effetti era vero che lei non poteva rendersi granché utile su un aereo in volo. Mise le braccia attorno alle spalle dell’uomo, si strinse a lui, i loro corpi erano a contatto, sentivano il calore l’uno dell’altra, i toraci muoversi col respiro. Lei gli diede un rapido bacio e si raccomandò: “Sta attento!” lo baciò di nuovo “Promettimi che tornerai da me” un altro bacio “Non posso stare senza di te, adesso che ti ho conosciuto.”

Si scambiarono un altro bacio ancora, molto più lungo e appassionato dei precedenti.

Erik osservò: “Non mi avevi mai detto qualcosa di così carino.”

“Beh … ecco …” la donna si era imbarazzata.

“No, non c’è bisogno che tu dia spiegazioni.” Erik aveva notato i tremori che percorrevano la donna, per cui non voleva metterla maggiormente a disagio.

“In realtà, forse qualcosa dovrei dirlo. Insomma, se la missione dovesse andare male? Forse dovrei dire tutto adesso … ma, mi sento così frastornata … confusa …”

“Non ti preoccupare. Io vado a salvare Charles, tu riordini le idee e poi mi dirai quel che devi.”

“No! Io voglio che tu ritorni, ma se non dovesse succedere, non voglio avere il rimpianto di non averti detto tutto.”

“Se vuoi parlare adesso, parla. Non preoccuparti, però, di usare parole ricercate o immagini poetiche particolare. Sii semplice e diretta: non hai bisogno di impressionarmi, mi hai colpito già da molto tempo.”

“Io … incontrarti mi ha cambiato la vita, mi ha salvata. Tu mi hai dato la forza di cambiare … Io ho iniziato una nuova vita perché c’eri tu; non ho mai avuto il coraggio di dirlo ad alta voce, ma in queste ultime settimane, io mi sono immaginata il mio futuro al tuo fianco … ti prego, non spaventarti per quel che ho detto. Non ho pretese, assolutamente … è solo che volevo che sapessi quanto sei importante per me, ecco tutto.”

Erik non insisté, capiva bene che quelle parole erano già state un grosso sforzo per la giovane. Si limitarono a guardarsi e a baciarsi ed entrambi si chiesero, soltanto nel pensiero, se prima o poi avrebbero avuto il coraggio di osare dire a voce le parole: ti amo.  

   
 
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