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Autore: Moonlight22    03/06/2016    1 recensioni
[STORIA IN FASE DI REVISIONE]
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(Dal capitolo 23)
-Ma cosa le è successo? Non mi dite che Black ha ucciso anche lei!- disse Madama Rosmerta, scandalizzata.
-Non intenzionalmente.- raccontò Caramell. –Lei non faceva parte dei suoi piani. Lei non doveva morire. Black era innamorato di Mary McDonald e questa è una certezza. Quando il Ministero arrivò a prendere Black c’ero anch’io, anche se allora ero solo il viceministro al Dipartimento delle Catastrofi Magiche. Non mi dimenticherò mai della scena. C’era un cratere enorme al centro della strada. Corpi dappertutto. Babbani che urlavano. Black era lì…era sul corpo di Mary McDonald e piangeva come nessuno l’aveva mai visto piangere. Farfugliava e gridava il nome della ragazza. Era una vista pietosa. E lì vicino c’erano i resti di Minus…un dito e vestiti macchiati di sangue.-
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Capitolo 2

Siamo simili
 



Nel periodo che seguì, Carol ebbe tutto il tempo sufficiente per affezionarsi a Privet Drive tanto quanto si era affezionata alla sua casetta a Bath. Dopo ormai due anni trascorsi lì, non poteva essere altrimenti. Il quartiere era molto tranquillo e questo le permetteva di scorrazzare tranquillamente tra i giardinetti, tra le stradine e soprattutto di recarsi al parco presso Magnolia Road. Era il luogo in cui trascorreva più tempo, spesso giocando con i bambini che incontrava lì. C’era una certa Leslie, più piccola di lei di due anni che abitava a qualche isolato da casa sua, o John, il bambino di otto anni un po’ piagnucolone ma comunque simpatico figlio dei Patel. E poi ovviamente c’era Dudley con la sua setta di amici, Piers, Malcolm, Dennis e Gordon. Uno più scemo dell’altro. Carol proprio non li sopportava ma fortunatamente erano poche le volte in cui se li doveva sorbire e inoltre il quintetto non sembrava intenzionato a importunarla più di tanto. Dopo quella volta in cui Carol aveva rifilato un calcio negli stinchi a Gordon quando aveva provato a tirarle i capelli a scuola e dopo che inspiegabilmente il ragazzino si era ritrovato con la testa pelata nel giro di qualche istante, sembravano quasi spaventati da lei. Fortunatamente nessuno aveva pensato che Carol fosse la responsabile per l’improvvisa caduta dei capelli di Gordon e avevano minimizzato la faccenda parlando di pidocchi o irritazione cutanea. Era stata una scenetta davvero divertente vedere la faccia sconvolta di quell’idiota – non che l’avesse fatto apposta a colpirlo con la magia, quelle cose non riusciva a controllarle.
Anche quella volta in cui il cane di Marge Dursley, la zia di Dudley, aveva iniziato a rincorrerla per tutta Magnolia Crescent minacciando di affondarle i denti nel deretano, la magia aveva fatto da sé e il buon Squarta si era ritrovato improvvisamente rinchiuso in un bidone dell’immondizia, ricoperto di sudiciume. Non ricordava di aver mai visto nonno Thomas gridare tanto contro qualcuno: la signora Marge accusò Carol di essere l’artefice della bravata ma non aveva alcuna prova e tra l’altro il nonno trovava assurdo sentirla parlare di ‘educazione’ quando era stato il suo cane il primo ad aggredire la bambina.
Non era proprio destino che i McDonald e i Dursley potessero andare d’accordo. La loro cordialità era iniziata e finita con la famosa torta che Carol aveva portato in quella casa circa due anni prima.
Tuttavia, in quella casa c’era anche Harry. E a Carol il ragazzino stava molto simpatico, malgrado parlassero pochissimo proprio a causa dei rapporti tesi fra le due famiglie e per il fatto che anche a scuola, appena gli rivolgeva la parola, sbucava Dudley pronto a guardarli in cagnesco.
«Poverino quel caro bambino…» brontolava ogni volta la nonna quando volgeva lo sguardo verso casa Dursley, corrucciando le sopracciglia. «E’ così magrolino … non riesco a credere che sia finito a vivere con quelle persone. Mary parlava sempre così male di quella Petunia quando andava a casa di Lily durante l’estate …»
«E a buon ragione.» sbottava nonno Thomas, sistemandosi meglio gli occhiali rettangolari davanti agli occhi verdi. «Non ci credo che ce li ritroviamo come vicini. Quel loro figlio è la cosa più terribile che abbia mai visto!»
Carol non poteva che essere d’accordo con loro ma a Harry sembrava comunque bastare il modo cortese con cui veniva trattato dai McDonald.
Un giorno, durante la primavera, Carol lo avvistò in giardino, intento a potare una siepe. Non poté fare a meno di guardarlo, l’espressione seria mentre pensava. Harry avrebbe a breve compiuto gli anni: il 31 Luglio. E chi non conosceva il compleanno del Bambino Sopravvissuto? Allo stesso modo, lei, Carol, avrebbe fatto undici anni a giugno.
Undici anni.
E quello significava solo una cosa per Carol: la lettera da Hogwarts sarebbe arrivata presto. E una nuova avventura sarebbe iniziata. Avrebbe potuto camminare per gli stessi corridoi in cui i suoi genitori si erano incontrati. E Harry sarebbe stato finalmente libero senza i Dursley e consono della sua fama.
Si avvicinò a lui, le mani intrecciate dietro la schiena: «Ciao, Harry.» lo salutò, facendogli quasi cadere le cesoie di mano per la sorpresa. La fissava da sopra la siepe: potevano vedersi solamente in faccia.
«Carol, mi hai spaventato!» esclamò lui.
«Scusa.» ridacchiò lei. «I Dursley ti obbligano a fare le pulizie di primavera?»
«Più o meno … le siepi sono cresciute troppo questo inverno.» disse lui con voce piatta. Esito un attimo e Carol fu quasi certa che si stesse tormentando le dita, nonostante non riuscisse a vederlo: «Senti, grazie mille per l’altra volta.»
Carol lo guardò perplessa, non capendo a cosa si stesse riferendo e lui tossicchiò: «Sai, con Dudley.»
«Oh!»
Ricordò improvvisamente. Circa una settimana fa aveva difeso Harry dalla banda di Dudley che lo aveva rincorso lungo la strada del ritorno da scuola per picchiarlo. Dudley gli aveva già tirato un pugno sul naso, facendolo cadere a terra quando Carol era corsa in suo aiuto. Visto che i cinque ragazzi avevano come paura di lei e visto che Carol aveva minacciato di farli ritrovare appesi al Tower Bridge, i ragazzini si erano dati alla fuga, strillando insulti.
«Figurati.» sorrise lei. «Ma sai, da quando Gordon si è ritrovato con la testa pelata … basta un Salakazam per spaventarli.» disse, enfatizzando il tutto con dei movimenti delle mani e delle dita, come se stesse lanciando un incantesimo per poi ridere.
Anche Harry si lasciò sfuggire suo malgrado una risata e poi disse ammirato: «Non so proprio come hai fatto a spaventarli così!»
«Sarà la mia faccia.» minimizzò lei, praticamente paragonandosi a Godzilla.
Harry rimase un attimo in silenzio. Aveva riacquistato un’espressione serissima.
«Però è strano, no? Che succedano queste cose … anche a me sono capitate alcune volte. Una volta mi sono ritrovato sul tetto della cucina della scuola … e allo zoo …»
«Sì, ho sentito della storia del boa.» disse Carol divertita. Un po’ di tempo fa Harry aveva liberato –senza sapere come- un boa constrictor dalla gabbia di uno zoo. «Be, sì, è strano.» ammise lei, senza aggiungere altro.
Non voleva rivelargli del Mondo della Magia, sarebbe stato un colpo davvero troppo duro e sicuramente non le avrebbe neanche creduto. E non voleva essere presa per pazza da Harry! Sicuramente qualcuno a Hogwarts avrebbe inviato un professore per spiegare ai figli di Babbani o comunque a coloro che vivevano tra i Babbani l’esistenza della magia. Per sua madre era stato così.
«Ecco … Carol, c’è un’altra cosa che vorrei chiederti …» disse lui, esitante, ma guardandola dritta negli occhi. La bambina ricambiò il suo sguardo, incuriosita, e gli fece un cenno per invitarlo a parlare.
«Come … come mai vivi con i tuoi nonni?»
Carol era certa che almeno sei mesi fa Harry non le avrebbe mai rivolto quel tipo di domanda. Ma evidentemente cominciava ad aprirsi di più con lei, a vederla come una specie di amica o comunque come qualcuno con cui andava d’accordo e che lo aveva sempre aiutato. Carol non era mai stata diffidente come lui, non avrebbe potuto neanche volendo, visto il passato comune di entrambi. Entrambi senza genitori strappati da loro a causa di un malvagio. Ma per quanto riguardava Harry, la sua sopravvivenza era stata davvero un miracolo. Nessuno era mai sfuggito a Voldemort eppure lui in una notte aveva ribaltato i destini, lo aveva fatto sparire … un piccolo neonato.
Cercò di liberare la mente da quei tristi pensieri e mormorò: «I miei genitori sono morti, Harry, ecco perché vivo con i nonni.»
«Davvero?!» lui sgranò gli occhi. «Mi … mi dispiace! Anche i miei genitori sono morti. In un incidente d’auto.»
Un’incidente d’auto, certo, pensò lei scettica stupendosi sempre di più di quanto bugiardi potessero essere i Dursley.
«Mi dispiace ...» disse Carol, sinceramente. I due si guardarono un attimo e poi si sorrisero timidamente. «Sai, Harry … forse posso insegnarti qualche trucchetto su come mettere in fuga quei cinque idioti la prossima volta!» e gli strizzò l’occhio.
Lui rise, le cesoie ormai abbandonate a terra: «Va bene. Ma non farne parola con nessuno. Dudley mi prenderebbe in giro fino alla morte se sapesse che sei tu a insegnarmi autodifesa …»

 


Sai, papà,
penso che io ed Harry Potter
siamo più simili di quanto crediamo ...
  
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