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Autore: imunfjxable    04/06/2016    1 recensioni
Ispirata a Woman dei 1975.
Cosa succederebbe se Matty e Eileen si rincontrassero?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. Matty.

 

come i pesci negli acquari che nuotano numerosi e disorientati,
così i pensieri si accumulano nella mia testa.

 

 

 

Le loro voci si amalgamavano alla sua. C'era qualcosa nell'aria- meglio della gioia o della felicità- che si univa alle loro urla e alla musica.
I suoi occhi guizzavano tra la folla, era piena di gente che li amava. Che lo amava. Che pretendeva di amarlo.
Continuava a cantare, evitando di pensare. Vivi il momento.
Vivi il cazzo di momento Matty.
Lo ripeteva sempre a tutti; ma il primo a non farlo era lui.
Aveva sempre avuto quest'ossessione del vivere il momento e essere felice; eppure perdeva sempre la nozione dell' "ora" nel sua vita giornaliera perché era così preoccupato riguardo all'essere felice che...lo perdeva. Gli succede ogni volta, questo costante problema lo assaliva. Stava vivendo tutta la sua vita retrospettivamente, romanticizzando ciò che accadeva e scrivendo riguardo a ciò.
Scosse il capo, facendo ondeggiare violentemente la massa di capelli ricci che gli ricadevano sul viso sudato, cantò più forte, giusto per coprire la voce dei suoi pensieri.
Scorse  un cartello tra le tante mani in aria, lo lesse.
"Suonate Woman"
Si fermò per un secondo, perdendo un verso della canzone, e riprese subito.
Non avrebbe cantato più woman.
Almeno non hai concerti. Lui la cantava sempre quella canzone, così come Nana.
C'erano queste canzoni, così personali, che si era pentito di aver condiviso con i fan; nonostante dovesse tutto a loro.
Ma si sentiva così vulnerabile: perché aveva deciso di condividere il suo dolore con loro?
Non riusciva nemmeno a cantarle lui a volte, nemmeno se l'alcool gli annebbiava la mente, e tratteneva a sento le lacrime mentre le parole spezzate gli uscivano flebili dalle labbra ancora umide di vino. Sentirle costantemente lo stava facendo impazzire, aumentava la sua indifferenza verso le uniche cose che gli facevano ancora provare qualcosa; e il suo cinismo per quelle emozioni cresceva radicalmente.
No, non avrebbe cantato Woman.

L'odore stantio del chiuso si fece sentire non appena aprì la porta di casa sua con un leggero calcio.
Era tornato, finalmente.
Sorrise leggermente quando notò che tutto era esattamente come l'aveva lasciato.
Il vaso della pianta grassa leggermente rotto all'angolo in alto, quando Ross ci aveva sbattuto un piede contro.
La tapparella della finestra della cucina abbassata per metà, perché lui odiava le stanze eccessivamente illuminate, ma aveva pur bisogno di luce per scrivere.
E la sua cara vecchia macchina da scrivere, accanto alla quale sbucava una pila di libri accatastati malamente, che si era ripromesso di leggere una volta tornato.
Sfiorò quello in cima, sentì i millimetri di polvere che si erano depositati sulla copertina lucida sotto i polpastrelli incalliti dalle dure corde della chitarra, di cui già sentiva la mancanza.
La prese e iniziò a suonare qualche nota, poi si rese conto che stava intonando Woman, e lasciò perdere, lanciandola sul divano; emettendo un enorme sospiro pochi secondi dopo per paura di averla rotta- era quella nera, la sua preferita.
Estrasse una sigaretta dal pacchetto stropicciato che entrava a fatica nelle tasche eccessivamente strette degli skinny neri, ormai consumati, ma che ancora si ostinava a tenere.
L'arancio sbiadito del sole entrava dalla solita tapparella, disegnando un'ombra curiosa sul mobile marroncino- marrone poco meno degli occhi di Ross, ma sicuramente più dei suoi- e continuava a fissarla mentre le sue mani cercavano qualche bottiglia nella dispensa.
Dovrà pur esserci qualcosa.
Come se fosse un gesto naturale le sue dita strinsero il collo di una bottiglia di tequila, con gentilezza.
Già, di tequila. Storse un po' il naso quando la vide, avrebbe preferito il suo solito vino rosso- beveva solo quello o appunto, la tequila- ma non se ne parlava proprio di andare a comprarlo, quindi smise di lamentarsi e ne mandò giù un bicchiere, senza aver ancora staccato gli occhi dall'ombra.
Succedeva che spesso si fissasse su dettagli -apparentemente- insignificanti, e che li osservasse per ore senza poi farci nulla. Guardava e basta.
Apprezzava.
Certe volte avrebbe voluto non esistere. Non essere attore ma comparsa.
Voleva solo osservare e apprezzare tutto quello che passava sotto i suoi curiosi occhi marroni.
Ma non poteva, era un po' come la legge gravitazionale.
Se c'è una massa nel campo gravitazionale, questa lo modifica pur restando immobile; è il suo solo essere che implica cambiamento.
Così era per lui: non poteva solo restare a guardare perché osservare lo avrebbe poi portato a fare qualcosa- la maggior parte delle volte qualcosa di stupido.

E così si ritrovava a pensare, la sua testa esplodeva a volte, tanti erano i suoi pensieri.
Quella sera pensava anche un po' ad Eileen. Se lo chiedeva spesso che fine avesse fatto, e se lei pensasse ancora a lui. Rise rumorosamente non appena si rese conto di quello che si era domandato, che stronzata.
Lei magari se l'era anche dimenticato, non era nient'altro che uno degli innumerevoli nomi sulla lista di Eileen.
Ma forse, dopo tutto non gli dispiaceva. Erano passati tanti anni ormai, e non valeva la pena rimuginare così tanto su quell'argomento.

Erano passate tre ore e ventotto minuti, ma Matty era ancora appoggiato al lavello della cucina, con lo stesso bicchiere di vetro trasparente ormai vuoto- e l'aveva svuotato più volte.
L'ombra ormai non c'era più, il sole era stato inghiottito dalle nubi londinesi che stavano scaricando tutta la loro pioggia vigorosamente.
Quando sentì le gocce d'acqua ticchettare insistentemente sulla finestra girò lo sguardo. Si era incantato come al solito.
Si mise il giubbotto di pelle nero, e uscì.
Sotto l'acqua, da solo.

Il cielo plumbeo donava un'aria malinconica a Manchester, le cui strade erano deserte. Erano in pochi quelli che scendevano quando pioveva così forte, e Matty era uno di quelli. I suoi ricci erano ormai bagnati, così come il suo giubbotto; i suoi anfibi affondavano nelle pozzanghere- era anche lui che ci andava di proposito, si divertiva a vedere l'acqua schizzare-
ma ormai era arrivato.
Doveva ancora esserci, per forza.
Si aggirò per Mosley Street come i vecchi tempi, ancora prima di diventare famoso, quando la musica rappresentava solo un gioco o uno sfogo, e non era stata ancora sporcata con i soldi.
Sorrise ampiamente mostrando gli incisivi sporgenti quando la vide. C'era una vecchia casa, in mattoni rossicci-ormai sbiaditi- accanto alla quale si trovavano delle scale che scendevano in una sorta di galleria. Era da sempre il suo rifugio, e l'aveva condiviso con pochi.
Non appena vi mise piede i suoi occhi si arrossarono un po', ma decise di scacciare le lacrime con una sigaretta.
Era li che aveva fatto i preliminari con una ragazza- come gli aveva detto lei (più o meno)
Era li che aveva provato a fumare le prime volte- dopo che gliel'aveva insegnato.
Si sedette sull'asfalto suicido e umido, proprio come tanti anni fa, tanto non gliene fotteva un cazzo dell'aspetto che i suoi pantaloni avrebbero avuto quando si sarebbe alzato, e iniziò a fumare.
Tirava, aspirava e cacciava il fumo.
E ancora.
E ancora.
Con la testa poggiata contro il muro, e gli occhi chiusi.
Tossì un po', all'improvviso, e si maledisse per aver iniziato a fumare, ma poi pensò che anche Kerouac, Burroughs e Ginsberg fumavano, quindi avrebbe continuato senza darci troppo conto.
Si sentiva così solo.
Si morse l'unghia del mignolo, continuando a divorare la pellicina a sinistra.
Ma le persone, se non fosse stato famoso, l'avrebbero amato?
E gli altri, quelli che gli erano vicino, lo amavano perché era famoso, o perché era lui?
Era ancora rimasto qualcosa di lui togliendo la fama?
Si era spersonalizzato.
Chi era il vero Matty?
Si accese un'altra sigaretta, lo aiutava a pensare- o almeno così giustificava l'averne fumate più di una dozzina ogni giorno.
La pioggia continuava a cadere prepotentemente sulle strade grigie, e nonostante fosse primavera-quasi estate- l'umidità rendeva l'aria insostenibile (non solo per i capelli di Matty che si gonfiavano più del solito).
Si alzò, spegnendo la cicca con il piede sinistro, e senza aver trovato una risposta alle sue dannate domande si avviò verso casa.
Era così stanco, aveva bisogno di una tregua, forse nemmeno stare a casa, a Manchester era una buona idea.
Sorrise.

AYEEE.
Boh.
Non so che dire.
È stata un'impresa, fallita miseramente.
Il prossimo capitolo sarà migliore, lo giuro.
Lo giuro.
Per il momento vi lascio con sta cagata, sorry :c

fatemi sapere che ne pensate ♥ e grazie a pi8f per aver recensito ♥♥


   
 
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