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Autore: Nykyo    04/06/2016    0 recensioni
Se c’è qualcuno capace di farcela, anche contro ogni pronostico e nella situazione più critica e disperata, quello è John Shepard.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Comandante Shepard Uomo, Kaidan Alenko, Miranda Lawson
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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  1. Spera.

 

La cabina è buia e silenziosa, a parte la luce fioca che proviene dall’acquario e lo squittire nervoso del cricieto.

Un cricieto. Kaidan ha sempre pensato che l’idea di Shepard di tenere quella bestiola sulla Normandy fosse la cosa più assurda di tutte e, nello stesso tempo, che fosse la più sensata. Un piccolo legame con la Terra e un modo per conservare la sanità mentale e non smettere mai di lottare per sopravvivere.

Kaidan ricorda ancora l’espressione impagabile che Sheprard aveva sul viso nell’annunciare a lui, Garrus, Liara e Tali che aveva ritrovato quella piccola peste, nascosta nella stiva. Al fatto che quando Shepard ha deciso di adottare quel cosino lui non c’era, al momento, sta cercando di non pensare.

La bestiola, intanto, squttisce di nuovo in un tono che pare perplesso.

Un criceto… un minuscolo animaletto tutto guance e pelo. Così fragile, così facile da trascurare o da veder morire.

Che cosa tipica di Shepard avere tanto a cuore agli amici e proteggerli a ogni costo: criceti e pesci tropicali compresi.

In fondo Kaidan può capirlo.

Una volta Liara ha proposto di regalare a Shepard uno di quegli aggeggi per acquari, un dispenser automatizzato di ultima generazione, capace di dare da mangiare anche a esemplari diversi, di regolare la temperatura dell’acqua e di mantenere un’ossigenazione costante.

L’apparecchio è effettivamente lì, montato all’interno della vasca, ma Shepard non l’ha mai acceso. Si è sempre ostinato a occuparsi dei pesci di persona.

«Se non riesco a prendermi cura di uno stupido acquario…»

Kaidan non l’ha mai sentito concludere la frase. Non che ce ne fosse bisogno, il senso era fin troppo chiaro.

A ripensarci gli viene da sorridere e da piangere, tutto nello stesso momento.

Fa scorrere un’altra volta le dita sulla targhetta metallica che tiene appoggiata sulle ginocchia e stringe i denti.

Già, è proprio da Shepard intestardirsi nel curare un branco di pesci e adottare un cricieto nel bel mezzo della guerra più disperata. Lo è altrettanto far allestire un memoriale ai caduti proprio al centro della Normandy, per onorarli e per non dimenticare mai. Come se scordarsi di loro fosse possibile.

«Ma non è così. Vero, Ash?» Kaidan odia il modo in cui la sua voce è suonata roca e sconfitta, nel silenzio che lo circonda.

Seduto sul letto di Shepard si aggrappa al metallo della targa commemorativa – una vita condensata in due parole: “Comandante Shepard” – e lo stringe fino ad avvertire dolore.

No, dimenticare è comunque impossibile e non sarebbe giusto. Ma Shepard ha insegnato a tutti loro che non è giusto neanche smettere di sperare e Kaidan ha imparato la lezione così bene che, malgrado tutto, continua a farlo.

Per questo, anche se si è detto d’accordo con il resto dell’equipaggio per organizzare una piccola cerimonia commemorativa alla fine non è riuscito ad affiggere la placca e aggiungere il nome di Shepard a quello degli altri.

Non vuole pensare al fatto che le probabilità che Shepard sia sopravvissuto siano bassissime, né a tutte le volte che in passato non gli è stato accanto o a cosa sarebbe andato diversamente se avesse potuto raggiungere la Cittadella insieme a lui.

Vuole dare retta solo all’istinto che gli dice che fa bene a non arrendersi, che Shepard è ancora vivo. Anni fa non ci ha creduto, ha pensato che fosse morto e si è sbagliato di grosso.

Se c’è qualcuno capace di farcela, anche contro ogni pronostico e nella situazione più critica e disperata, quello è John Shepard.

Kaidan lo sa per esperienza diretta e lo sente, dentro di sé, come una voce che lo chiama, flebile ma persistente, e gli dice: «Vieni a cercarmi. Sono qui. Ti sto aspettando.»

La Normandy, dopo una lunga serie di riparazioni, è finalmente in grado di lasciare il pianeta disabitato in cui l’esplosione l’ha catapultata e, secondo i pochi rilevamenti che Jocker è riuscito a fare senza l’assistenza di IDA, il carburante dovrebbe bastare per raggiungere il più vicino avamposto civilizzato e ottenere informazioni sulla Terra. Scoprire che ne è stato del pianeta, della flotta dell’Alleanza, dell’intero universo e, soprattutto, di Shepard. Scoprire se Kaidan si sta illudendo, solo perché non può tollerare l’idea di perdere l’uomo che ama – non di nuovo e non per sempre – o se invece ha ragione a non arrendersi.

Kaidan sospira, si alza, lascia la targhetta appoggiata sul letto vuoto.

Shepard è vivo e lo aspetta, sì, Kaidan lo sa, lo sente. E’ così e basta.

Shepard è sopravvissuto e lui deve soltanto riuscire a raggiungerlo. E’ puramente una questione di tempo e di pazienza.

Prima di uscire picchietta con un dito sul vetro dell’acquario. Sazi, i pesci non sembrano accorgersi della sua presenza. Il criceto, in compenso, si fa sentire di nuovo.

Kaidan annuisce e solleva con delicatezza il terrarium dallo scaffale.

«Tu vieni con me» dice, obbedendo all’impulso del momento. «Puoi stare nel mio alloggio finché non torneremo dal tuo padrone. Ci faremo compagnia a vicenda durante l’attesa.»

La bestiola lo fissa con due occhietti nerissimi e Kaidan, senza sapere come, si ritrova a sorridere.

«Lo troveremo» assicura, e ne è certo. Sì, ci crede davvero.

   
 
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