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Autore: DeathBoyAndSunshine    04/06/2016    1 recensioni
Raccolta di Solangelo scritta a quattro mani, due cuori e molti feels.
Enjoy!
Cap. 1 - Italian Food (DeathBoy)
Cap. 1.b - I temibili Haiku di Will Solace (Presente nell'account di Dramy96123, alias Sunshine ---> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3111687&i=1)
Cap. 2 - Tradizioni di famiglia (DeathBoy)
Cap. 3 - Il Compleanno di Will (Sunshine)
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Quasi tutti, Will Solace
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti!
Mi dispiace molto per il ritardo, essendo periodo esami faccio schifo e non sono riuscita a pubblicare prima di adesso! Chiedo umilmente perdono!
Ecco a voi il cap, spero vi piaccia!
dram
 
Il  - dannato  - Compleanno di Will
 
- E questo ti sembra un problema tale da venirmi a svegliare alle quattro del mattino? – grugnì Jason, limitandosi a seppellirsi nelle coperte, voltandogli la schiena. Nico di Angelo strinse le labbra, ma si trattenne. Perché era nei guai, perché Jason Grace era suo amico e perché usciva con una delle figlie di Afrodite, qualcosa doveva pur saperla, quel dannato stangone.
Il ragazzo era sgattaiolato dalla sua Casa a quella del figlio di PezzoGrossoZeus e aveva passato gli ultimi cinque minuti a borbottare che la sua vita sarebbe finita in tre giorni, cercando di smuovere l’altro a compassione. Non ci era riuscito troppo bene, ma almeno adesso non russava.
- Ascolta… - fastidioso essere umano - …amico. Non ti ho mai chiesto niente, so perfettamente che questo tuo comportamento è dovuto al fatto che… - sei solo fortunato ad essere alto uno e ottanta, maledetto arrogante - …stavi dormendo e ti ho disturbato. Ma è il dannatissimo compleanno di Solace, tra tre giorni. –
- Me lo hai già detto – rispose la voce ovattata di Jason.
Io lo uso come pasto per fantasmi al posto della patatine fritte.
- E ancora non vedi il problema?! Sicuramente pretenderà qualcosa come regalo, visto che siamo… ci conosciamo, insomma. –
- Prima o poi verrai a patti col fatto che lui è il tuo ragazzo, vero? –
…Ma prima lo torturo.
- Semplici amici che si trovano bene in una relazione amichevole e platonica. –  rispose con noncuranza Nico, agitando una mano come se le parole dell’altro fossero irrilevanti.
- Ieri ti ha infilato la lingua in bocca perché gli avevi detto che i suoi capelli non erano inguardabili. Giuro, siete strani. – ­­
Nico decise per la propria sanità mentale di troncare quella discussione prima di fare un qualunque gesto particolarmente violento nei confronti di quelli che ancora si ostinava a chiamare amico, quindi sbuffò e si sedette ai piedi del letto, a gambe incrociate. Indossava  un paio di jeans scuri, troppo larghi per lui, e una maglietta senza scritte a maniche corte.  Anche Jason si alzò, stropicciandosi gli occhi, e sospirò lanciandogli un’occhiata. Avevano provato a convincerlo a tagliarsi i capelli, ma erano rimasti così com’erano quando si erano visti la prima volta: scompigliati, leggermente lunghi, tanto da finirgli spesso su grandi occhi neri.
Per il resto, sembrava che stare al Campo Mezzosangue gli avesse giovato. Il pallore era rimasto, ma le occhiaie erano diminuite. Parlava più con le persone, e qualche volta sorrideva, addirittura. Ma erano di più le volte in cui le guance gli si coloravano di rosso,  e ancora di più quelle in cui lo si vedeva andare in giro con il sorridente Will Solace, figlio di Apollo.
Jason, Hazel e gli altri credevano sinceramente che Nico ci tenesse al fin troppo allegro ragazzo, ma da lì a svegliarlo nel cuore della notte per chiedergli cosa avrebbe dovuto regalare al fidanzato era davvero assurdo.
Carino, anche. Nico di Angelo era davvero adorabile.
E esilarante, ma Jason non avrebbe riso. Teneva affettuosamente a  tutte le sue parti del corpo.
- E va bene – sospirò, stiracchiandosi. – Comincia dall’eliminare Jules Albert dalla lista. –
- Ma… -
- No. Non regalerai uno zombie al tuo ragazzo. –
 
 
Erano le luci dell’alba quando Nico venne sbattuto letteralmente fuori dalla Casa di Zeus.
- No, dai, Jason, amico, non fare il difficile… -
- TU SEI DIFFICILE. Vai a chiedere aiuto a Piper, se ci tieni. – aveva risposto la porta chiusa.
Okay, ammise Nico, mentre con le mani in tasca si dirigeva imbronciato verso la Casa di Afrodite. Okay, forse era stato leggermente troppo acido sulle risposte.  E forse aveva anche reagito male a tutto ciò che aveva proposto Jason, ma, davvero, FIORI? Cioccolatini? Invito al cinema? Non poteva reggere la banalità, no.  Quale cinema, poi.
Insomma, Nico di Angelo era sempre colui che aveva buttato Percy Jackson nello Stige per dichiararsi. E poi non lo aveva neanche fatto!
Certo, era stato un gesto effettivamente drastico, ma sì, insomma, se non ci fosse stata Annabeth il ragazzopesce sarebbe caduto ai suoi piedi. Sicuro.
Nico rimase a fissare i vasi di fiori davanti all’entrata graziosa dei figli della Dea dell’Amore e della Bellezza. E fece una smorfia. Nulla contro Piper, ma no. Chiedere il suo aiuto voleva dire approvare un cambio d’abiti e un taglio di capelli. E lui non aveva la minima intenzione di farsi ammaliare da queste cose.
Scuotendo la testa tornò nella propria camera e rimase a fissare il soffitto sino all’ora di colazione.
 
- Come? Un regalo per Annabeth? – chiese curioso Will, mentre addentava una mela. Nico guardò altrove.  Erano sdraiati sull’erba, appoggiati pigramente sui gomiti, e guardavano i figli del Signor D giocare alla guerra di gavettoni con gli innaffiatoi.  Will Solace, irradiava tranquillità da tutti i pori, con quel sorriso aperto, i suoi capelli biondi scompigliati dal vento e la maglietta arancione del campo sporca di erba. Le lentiggini si erano fatte più evidenti, notò Nico, sbattendo le palpebre.
- Mh. – ripose soltanto, cercando di non concentrarsi troppo sul succo di mela che scendeva lungo il polso dell’altro ragazzo.  – Solo che… beh, non so che farle. Non ho idee. Hazel mi ha chiesto di darle una mano. –
- Potresti chiedere a Percy Jackson. – poi arricciò le labbra, e gli rivolse un sorriso giocoso – No, meglio di no. – il cuore di Nico saltò un battito.
- Perché non fai un giro e chiedi agli altri Figli di Atena? – chiese. Nico si lasciò cadere completamente all’indietro, le mani dietro la testa, e sospirò.  I Figli di Apollo avrebbero rovinato tutta la sorpresa se lo avessero beccato a chiedere cose.
- Sì, è… una buona idea. Grazie, Solace. –
- Will – cantilenò lui, senza perdere il sorriso. Sorrise anche Nico, ma cercò di nasconderlo. Era un battibecco che andava avanti da un po’. Nico che fingeva di prendere le distanze e Will che si divertiva ad accorciarle.
- Sì, sì… - e Will, soddisfatto, si sdraiò accanto al suo ragazzo, sospirando tranquillo. Nico sbirciò nella sua direzione, trovandolo ad occhi chiusi, e rimase a guardarlo. Agli altri Figli di Apollo non avrebbe potuto chiedere, ma forse…
Ah, duro colpo per il suo orgoglio.
Solace avrebbe fatto bene a ringraziarlo come si doveva, per tutto quello che stava facendo.
 
 
Apollo stava ridendo sguaiatamente da sette minuti.
Nico li aveva contati.
Non che potesse fare altro che starsene lì ad aspettare che il Divino Papà la smettesse di rotolare a terra.
Lo chiamano immortale perché non hanno fatto provare me. Basteranno delle tenaglie e quarantasette secondi.
- E’ così divertente? – borbottò con una smorfia.
La risata divenne più acuta.
Ventiquattro secondi. Solo ventiquattro.
- Scusa, scusami, mio piccolo raggio di sole nero. E’ stato inaspettato. Sei stato adorabile a venire fin qui solo per chiedere il mio aiuto per… -
- Mio piccolo raggio di cosa?
- Ma passiamo a mio figlio! Ah, un ragazzo fortunato, davvero. Bene, mettiamoci al lavoro. –
- Adorabile?!
Apollo era quanto mai allegro quel giorno. Incredibile a dirsi, ma quel ragazzino gli aveva letteralmente illuminato la giornata.
- E adesso andiamo, e cerchiamo ispirazione per il tuo Haiku. –
- PER IL MIO COSA NO… -
- Oh, tranquillo. Deve essere un regalo, quindi deve essere un bell’Haiku. A giudicare dal tuo scorso tentativo credo che tu abbia bisogno di tutta la mia brillante attenzione, nonché della mia luminosa presenza. –
Oh, Nico di Angelo provò ad andarsene. Provò ad abbandonare tutto, nonostante tutto i fiori erano una gran bell’idea. Quindi, Grazie tante Divino Apollo, ma doveva proprio andare, aveva un impegno improrogab…
Ci provò. Più volte. Semplicemente Apollo lo ignorava.
 
 
Lo tenne con lui un giorno e una notte. Lo costrinse a seguirlo con foglio in una mano e penna nell’altra, a cercare ispirazione per le dolci parole d’amore che presto sarebbero sgorgate dal suo petto.
Per le prime dieci ore, tutti gli Haiku che partorì riguardavano la morte del Divino Apollo e Progenie in fantasiosi modi. Molto poetico, ma non adatto all’occasione, aveva commentato con aria critica il Dio del Sole.
Un giorno e una notte.
Al suo ritorno al Campo Mezzosangue, probabilmente non era neanche riconoscibile. Era assolutamente stremato. Will corse nella Casa di Ade con sguardo preoccupato, quando vide il ragazzo trascinarsi attraverso il Campo Mezzosangue, fino al proprio letto, dove era crollato senza forze.
- Death Boy, ehi, che cosa hai fatto? Quanto era grande l’esercito di zombie che hai fatto uscire dalle tombe?  - il tono era accusatorio, ma comunque Will rimase in piedi accanto al letto, posando una mano sulla fronte del più piccolo. Nico aveva i capelli sconvolti e le guance rosse. Gli occhi erano lucidi come se avesse contratto la febbre.
- Nessuno zombie. Solo tuo padre. Tieni, è per il tuo stupido compleanno. –
E tirò fuori dalla tasca un foglio stropicciato, piegato in quattro. La faccia era ancora sepolta nel cuscino, e non la alzò neanche per dargli il regalo come si doveva.
Will, piuttosto confuso, prese il biglietto e se lo rigirò fra le dita, prima di aprirlo. Era macchia di caffè quella? Ed era anche strappato. Inarcò un sopracciglio, e si inginocchiò a terra, appoggiando i gomiti sul materasso.
La scrittura era ordinata, diversamente dalla solita calligrafia di Nico.
 
“Luce e vento
Will, apprezza l’impegno
Forse ti amo”
 
Scritto in piccolo, in fondo, una nota da una calligrafia diversa.
“Il ragazzo mi ha letteralmente implorato di aiutarlo. Sapeva che tuo padre è il migliore!”
 
 
Will rimase a fissare il foglietto per due minuti interi, rileggendolo come in trance.
Poi si buttò su Nico, abbracciandolo con tanta forza che quasi lo fece rotolare giù  dal letto.
- Ehi, ehi, stupido sole tascabile, mi fai male! Togliti! – disse la voce soffocata di Nico, ma tratteneva le risate.
Will lo strinse più forte, stampandogli un bacio sulla guancia.
“Ha scritto Will.”
 
   
 
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