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Autore: Dolce Sango91    04/06/2016    2 recensioni
La pelle di Bonnie emanava un profumo tremendamente dolce. Un umano non avrebbe potuto riconoscerne l'esatta fragranza ma l'olfatto super sviluppato di Enzo gli permetteva di intercettare il suo odore. L'odore di Bonnie che ricordava quello dei petali di rosa, mischiato all'intensa aroma del bagnoschiuma che usava per lavarsi. I capelli sapevano sempre di pulito, anche dopo aver passato l'intera giornata a cercare informazioni sull'Armeria.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Enzo
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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What kind of man

3. You're drunk and so am I.




Quel giorno non aveva smesso di piovere nemmeno per un secondo. Dal cielo nero come la pece scendevano scariche di acqua e soffiavano raffiche di vento ad alta velocità che rendevano instabile il traffico cittadino. Bastava un po' di pioggia per trasformare gli automobilisti. Diventavano subito inquieti, arrabbiati e decisamente pericolosi. Dopo essersi lasciato alle spalle l'autostrada principale, la vecchia Cadillac bianca di Enzo imboccò una stradina secondaria poco conosciuta. Stava tornando da uno dei suoi giri all'Armeria. Alex era piuttosto stressata. Nell'ultima settimana la sua squadra aveva setacciato ogni centimetro della città alla ricerca di Bonnie Bennett senza alcun risultato. Sembrava essersi volatilizzata insieme agli amici più cari. Il che era un bene dal momento che stava tramando qualcosa di losco ai danni della strega. Lui e Bonnie non erano esattamente amici e, in realtà, non esisteva un termine appropriato per definirli ma sapeva che proteggerla era la cosa migliore da fare.
La fitta boscaglia che circondava la stradina nascondeva il rifugio da occhi indiscreti e nemici. Per arrivare nel punto in cui si trovava la baita, era necessario percorrere un sentiero non asfaltato difficile da individuare quindi, a meno che qualcuno non conoscesse la strada, era impossibile scorgerla.
Enzo fermò l'auto posteggiandola sotto un albero dalle grandi foglie. Tirò il freno a mano e si precipitò fuori dall'abitacolo, cercando di evitare la pioggia battente. La porta di ingresso era socchiusa e dallo spiraglio si intravedeva solo buio.
- Bonnie? - Chiamò a gran voce, per sovrastare il rumore dello scrosciare dell'acqua.
Decise di entrare, spingendo in su l'interruttore della luce. Il soggiorno era vuoto. Gettò una rapida occhiata ai libri lasciati aperti e sparsi sul divano, la tazza di te ormai freddo sul tavolino e il vecchio telefono cellulare abbandonato in un angolo. Bonnie doveva aver trovato parecchie informazioni perché aveva riempito fogli di appunti e annotazioni. La sua calligrafia spiccava in mezzo ai post-it e alle fotocopie dettagliate di vari documenti. Poteva sentire il suo buon odore ma della ragazza nemmeno l'ombra. Corrugò la fronte, disorientato, mentre perlustrava le altre stanze. La camera da letto era in perfetto ordine, a parte qualche vestito adagiato sulla sedia e un solo stivale che giaceva capovolto vicino alla porta del bagno. Aguzzò l'udito ma quello gli rivelò il silenzio più assoluto. Bonnie non c'era e, in un primo momento, si lasciò assalire dal panico, spaventato dall'idea che qualcuno potesse averle fatto male. Che l'Armeria fosse arrivata fin lì? Scartò l'idea sul nascere perché in quel caso sarebbe stato il primo a saperlo.
Dannazione. Dove si era cacciata quella ragazza?
Tornò in cucina e poggiò i gomiti sul lavello, ragionando sul da farsi. Mentre alzava gli occhi al soffitto, notò l'anta dello stipetto della dispensa aperta. La bottiglia di Bourbon che di solito teneva lì era sparita. Ogni tanto, a Mystic Falls, gli era capitato di incontrare Bonnie ed era stato strano vederla tracannare alcool senza fare una piega. Alla fine le cattive abitudini di Damon Salvatore avevano influenzato anche la vita della dolce streghetta. Quindi, a meno che non si sbagliasse, Bonnie doveva essere lì da qualche parte.
Uscì in strada, lasciandosi bagnare dalla pioggia. Girò in lungo e in largo, attraversando il cortile in ciottoli mentre il vento ululava spaventosamente. - Bonnie! - Chiamò ancora e ancora. Proprio quando stava per spostarsi nei boschi, vide che l'entrata del capannone degli attrezzi era insolitamente libera. Veloce come il vento si piazzò di fronte e fu allora che il suo cuore sembrò riprendere a battere. In fondo alla struttura, seduta su una poltrona logora, vi trovò Bonnie. La raggiunse subito e storse il naso, venendo colpito dal forte odore di olio e grasso. Si prese un secondo per osservarla ma non ci volle molto a capire il suo stato d'animo. Zuppa dalla testa ai piedi, indossava una larga camicia di flanella trovata chissà dove che le stava appiccicata addosso e un paio di short neri che lasciavano intravedere le gambe flessuose e toniche. I capelli bagnati, resi mossi dall'acqua le cadevano disordinatamente sul viso stanco. Teneva gli occhi chiusi e si muoveva con i fianchi seguendo il ritmo di una musica inesistente. Un braccio posato sulla pancia e l'altro che fuoriusciva dalla poltrona, teso a reggere la bottiglia di liquore vuota per tre quarti. A terra, la lettera di Damon ancora chiusa nella busta e colpevole.
Quando si accorse del vampiro, lo salutò agitando la mano e provò ad alzarsi ma il risultato fu quello di cadere all'indietro. Enzo sospirò, inginocchiandosi davanti a lei. - Che ti è successo? Uhm? - Chiese, scostandole dalla fronte un ciuffo ribelle.
Bonnie lo guardò con occhi appannati e si sforzò di capire. La voce di Enzo sembrava lontana anni luce. - Sei tutto bagnato! - Esclamò, divertita. Poi si guardò i vestiti. - Come me. -
Enzo sorrise, di fronte a quella Bonnie così sopra le righe. - Sei ubriaca. Ma quanto hai bevuto? -
Lei mimò la quantità con le dita. - Un po...pochino. Il bourbon è così buono. Damon lo beve sempre, sempre, sempre. -
Enzo le prese le mani, tirandola su delicatamente. - Torniamo dentro, tesoro. - Propose. Bonnie però si divincolò subito, cercando di agguantare la bottiglia. Prontamente Enzo gliela levò. - Direi che hai bevuto abbastanza per oggi. -
A quel punto Bonnie gli diede una pacca sulla spalla per allontanarlo. - Sei diventato così noioso. -
Enzo alzò un sopracciglio. - Noioso? -
Lei gli puntò un dito sul petto, affondando con l'unghia. - Tu e Damon avete passato anni a bere e nessuno vi ha mai rimproverati. -
Enzo si lasciò sfuggire un ghigno sornione. - Noi però, streghetta, siamo vampiri e quella roba non ci fa niente. - Poi la prese per il polso, trascinandola via da lì.
Bonnie si toccò la testa dolorante e provò a scostarsi. - Dove mi stai portando? -
- Ad asciugarti, prima che ti prenda un raffreddore. -
Il panico si impossessò della voce di Bonnie ed Enzo udì il battito del suo cuore aumentare a dismisura. - No, no. Devo trovarlo! - Esplose, cadendo in ginocchio sul pavimento.
Enzo spalancò le iridi scure, preoccupato. - Chi? -
Bonnie si guardò intorno, girando il capo a destra e a sinistra. Poi puntò gli occhi lucidi in quelli di lui e alzò un braccio. - Il mio braccialetto. Vedi, non c'è più! -
Il vampiro vedeva già i luccichii delle lacrime, posate sulle ciglia lunghe e pronte a cadere.
- Possiamo cercarlo appena sarà finita la tempesta, stai tranquilla. - Propose, con tono di voce accomodante.
In un gesto che richiamava tutta la sua disperazione, Bonnie si tastò le tempie e poi, lentamente, si abbracciò le ginocchia al petto. - L'ho perso...come mia nonna, mio padre, Elena e Damon. - Rise tra le lacrime.
Enzo prese posto accanto a lei e le sfiorò con delicatezza un braccio. - Bonnie, calmati. - La pregò.
Bonnie nascose il volto tra le mani. - Voglio solo...voglio solo la mia migliore amica. -
Enzo si incupì. Come avrebbe potuto aiutarla? Non c'era un modo per alleggerire la sua pena e la cosa lo faceva sentire piuttosto impotente. - Mi dispiace, mi dispiace davvero. - Rispose, la voce incrinata. Poi digrignò i denti. - Damon è un coglione. Ed Elena...Elena non vorrebbe vederti ridotta in questo stato. -
Lei alzò di scatto il capo e ingoiò il groppo in gola. Il mascara le si era sciolto lungo le guance e appariva profondamente provata. - Tu...tu non sai niente. - Lo accusò.
Enzo annuì. - Forse hai ragione ma credimi, sono in giro da molto tempo per capire che non hai bisogno di quella robaccia. -
Bonnie afferrò la lettera di Damon e se la rigirò tra le mani, pensierosa. - Volevo solo stare bene per un po'. Ne avevo bisogno. -
In quel preciso istante la ragazza sembrò aver recuperato un pizzico di lucidità. - Ho capito, sul serio. - Affermò Enzo alzandosi in piedi. Aiutò Bonnie a tirarsi su con estrema facilità.
- Però adesso sarà meglio tornare dentro. Stai tremando. - Lei, aggrappandosi alle sue forti braccia, si fermò a fissarlo ammirata. - Hai degli occhi così belli. -
Enzo appurò con estremo piacere che il battito cardiaco della ragazza era nuovamente aumentato. Le toccò il naso, teneramente, e sorrise cercando il suo sguardo. - Grazie, anche i tuoi non sono male.- Si staccò quasi subito. Non era il caso di approfittarsi della situazione.
Bonnie seguì il vampiro all'esterno, dove la pioggia aveva iniziato a cadere con minore intensità, e correndogli dietro gli si affiancò. Le tremavano le gambe e si sentiva un po' frastornata ma soprattutto era come se sopra la sua testa ci fosse un peso enorme che rimbalzava continuamente.
Enzo prese ad osservarla mentre la ragazza si soffiava aria sulle mani per scaldarsi. Era decisamente buffa nella sua strana camminata a zig zag. Sul suo volto si posò un sorriso canzonatorio. - Credi di farcela? - Sghignazzò.
Bonnie ridusse gli occhi in due piccole fessure e provò a mandargli un aneurisma magico, ma a quanto pare non era più in grado. - Per chi mi hai preso? -
Enzo la pungolò scherzosamente sui fianchi. - Per un ubriacona. -
Lei alzò un dito con decisione. - Non sono ubriaca. Sto bene. -
- Non si direbbe dai tuoi movimenti alquanto bizzarri. - Rispose quello scrutandola con poca convinzione.
- L'apparenza inganna. - Affermò Bonnie mentre alzava un sopracciglio e accelerava il passo.
Entrarono in casa, e subito si piazzarono davanti al camino le cui fiamme sprigionavano calore a sufficienza per scaldarli.
Bonnie si portò una mano alla bocca, allarmata, poi scappò in bagno alla velocità della luce. Enzo, che aveva già capito cosa fosse successo, sospirò e mosse alcuni passi incerti verso la camera da letto. Si accostò alla porta del bagno tendendo l'orecchio verso l'interno. - Che ti prende? -
- Non mi sento molto bene. - Fu la risposta di Bonnie dopo svariati minuti, la voce rauca e quasi impossibile da udire.
La sentì tossire e vomitare più volte, come da copione. - Mi dispiace. - Commentò, costernato. - Hai bisogno di aiuto? -
Dalla gola di Bonnie uscì uno strano fragore. - Non preoccuparti. - Assicurò. I suoi conati di vomito riempirono nuovamente il silenzio della stanza, seguiti a ruota dal rumore dello scarico del gabinetto. - Sei sicura? - Chiese, Enzo apprensivo. - Sul serio, non c'è alcun problema. -
Bonnie impiegò un po' di tempo prima di rispondere. - Tra poco mi passa. Faccio una doccia e mi riprendo. -
Enzo decise di lasciar perdere e tornò alle sue faccende. In cucina preparò una limonata calda per Bonnie e attese, seduto sul divano. Passò almeno un'ora, poi la ragazza tornò. Si era cambiata d'abito e appariva un filino più rilassata. Indossava una lunga t-shirt bianca e un pantacollant nero, aderente. Era scalza e i piedi sottili si muovevano veloci sul pavimento di legno che scricchiolava ad ogni suo passo. Portava i capelli raccolti in una coda disordinata dalla quale erano sfuggite qualche ciocche. Si sedette accanto ad Enzo, buttandosi di colpo come un sacco di patate, poi accavallò le gambe e diede al vampiro un'occhiata fugace.
Lui le porse la tazza bollente accompagnando il gesto con un ampio sorriso di incoraggiamento. - Come stai? -
Bonnie afferrò tra le mani la tazza e fissò il contenuto, stringendosi nelle spalle. - Uno straccio. - Fece una pausa, poi sbuffò. - Penserai che io sia una stupida. - Soffiò timidamente.
- Bonnie, tu non sei stupida. - Chiarì, Enzo mettendoci forse troppa emozione nella voce suadente. Lei sussultò e voltò il capo dalla sua parte, prendendosi un po' di tempo per osservarlo...rapita dalla sua personalità fiera e impetuosa. Emise un sospiro tremolante e cercò di far scomparire i brividi che le correvano lungo la schiena.
- Sul serio? Mi sento proprio così. - Confessò, puntando nuovamente gli occhi sul caldo liquido che profumava di limone.
Enzo rimase fermo nella sua posizione per qualche secondo, cercando di imprimersi nella mente ogni singolo particolare che le sue pozze sovrannaturali riuscivano a captare. Era uno spettacolo troppo bello al quale assistere. Bonnie Bennett stava risvegliando in lui qualcosa, qualcosa che lo lasciava di stucco ogni volta che si trovavano insieme nella stessa stanza. - Vuoi parlarne? - Chiese con dolcezza, studiando attentamente la sua reazione.
Bonnie sembrò essere attraversata da una nube di preoccupazione. - Ho i ricordi ancora confusi ma, dimmi...dimmi che non ho fatto cose tanto strane e imbarazzanti. - Replicò con una certa premura nel tono della voce.
Enzo si umettò le labbra e fece una risatina diabolica, puntando le iridi scure in quelle verdi di lei. - Per cose strane e imbarazzanti intendi il nostro sesso sfrenato? -
Udendo quelle parole, Bonnie quasi fece cadere la tazza. Le sue guance si infuocarono e spalancò la bocca, allarmata. - Cosa? - Gracchiò.
- Sto scherzando. - Ammiccò, trattenendo a stento una risata. - La tua espressione è qualcosa di fantastico, sul serio. -
Bonnie gli diede una pacca non troppo affettuosa sul braccio poi ridusse gli occhi in due piccole fessure. Rise un secondo dopo. - Vorrei farti provare un po' di dolore ma sono una strega senza poteri al momento. - Ammise, sospirando.
Enzo fece schioccare la lingua sul palato. - Che peccato! -
Il discorso cadde lì e Bonnie assaggiò la limonata. Il gusto le piacque così tanto che, dopo averla lasciata raffreddare, la finì in poche sorsate. Posò la tazza in ceramica sul tavolino da caffé e sbadigliò, di colpo sopraffatta da una strana stanchezza. Non voleva addormentarsi sul divano così indugiò per un po' sul da farsi. Forse avrebbe resistito ma sentiva le palpebre pesanti e probabilmente si sarebbe addormentata da lì a poco. Lo stomaco aveva smesso di brontolare ma forse un po' di riposo le avrebbe fatto solo bene. Si schiarì la gola, per attirare l'attenzione di Enzo, impegnato nella profonda lettura di un grosso tomo dalle pagine ingiallite. - Se non ti dispiace, vado a stendermi un po' nel letto. Ho bisogno di farmi una dormitina. -
Enzo annuì. - Nessun problema, io torno in città. Starò via per almeno una settimana ma nella dispensa c'è tutto e se dovessi aver bisogno di qualcosa...chiamami. Ti ho ricaricato il cellulare. -
- Va bene. Grazie. - Rispose lei, nascondendo la repentina delusione nell'apprendere che non lo avrebbe visto per chissà quanto tempo. Gli diede le spalle e si rintanò nella propria camera.
Enzo la seguì con lo sguardo fino a quando gli fu possibile, inebriandosi del profumo della ragazza che ancora una volta riusciva a stordirlo come una pericolosa tentazione.





Spazio autrice


Lo so, sono in un tremendo e ripeto, tremendo ritardo. Avrei dovuto pubblicare il capitolo giorni fa' ma sono stata impegnata e non ho avuto proprio tempo. Perdonatemi.
Comunque, mi scuso anticipatamente per il capitolo un po'...strano. Non so, non mi piace molto come è uscito alla fine. Avrei voluto scrivere di più ma se lo avessi continuato, chissà quando sarei riuscita ad aggiornare...Beh in ogni caso fatemi sapere che ne pensate. Per i prossimi capitoli ho in mente un po' più di brio che coinvolgerà entrambi. Vi mando un abbraccio, alla prossima!


DS91


  
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