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Autore: The_Grace_of_Undomiel    05/06/2016    3 recensioni
"Nei secoli passati, nella terra di Erendithum non prosperava la pace, ma era soggetta a guerre continue. I Regni più in contrasto in assoluto erano Il Regno dei Desideria e il Regno dei Mildriend, chioma rossa. Per molto tempo tra queste due popolazioni ci fu furono guerre e battaglie sanguinose, fino a quando non si giunse ad una faticosa pace, suggellata dal matrimonio del principe Desideria, Dawmanos e la principessa Mildriend, Fhanys. Purtroppo, questa pace non fu destinata a durare a lungo. Infatti una nuova minaccia sorse dal Regno degli Alkres, che tentò di usurpare il Regno dei Desideria e dei Mildriend, per ottenere la supremazia massima. Ma dopo una guerra lunga e violenta, il Regno degli Alkres fu sconfitto e confinato in una dimensione a noi sconosciuta per opera della Maga Ailenia. Sventata anche questa minaccia, si visse nuovamente in pace e armonia. Alla tragica e misteriosa morte dei due sovrani, salirono al trono il fratello del Re, Moron, e la sua consorte, Alidiana. In seguito a ciò, si scatenò nuovamente un conflitto con i Mildriend, popolo divenuto ribelle e pericoloso. La popolazione venne a lungo perseguitata fino a quando la razza dei Mildriend non scomparve"
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Di serpi e di stelle

Lo stridore acuto di due lame che venivano scontrate riempì nuovamente l’aria, prima che una delle avversarie indietreggiasse di qualche passo, respinta ancora una volta dall’imprevedibile forza posseduta dalla nemica.
Con le spade impugnate saldamente fra le mani ed un’imprecazione stretta tra i denti, Keira ritentò un rapido affondo, che con un semplice e fluido movimento del braccio di Shipsail venne reso del tutto vano.
Il ghigno sbilenco che non aveva abbandonato neppure per un istante il volto dell’Alkres si accentuò ancora di più, quando ella voltò il busto per parare l’attacco giunto da sinistra da parte di Nicklesh. La spada lucente tra le mani dello Sneachta oscillò pericolosamente mentre altri stridii si propagavano tutt’intorno.
Con il fiato corto e un taglio sanguinate sulla spalla destra, il giovane dai capelli bianchi si portò poco più indietro rispetto a Keira, ferma immobile e lo sguardo imperscrutabile fisso in quello febbricitante di Shipsail.
La ragazza inclinò il capo verso sinistra, le labbra distese nel solito ampio ghigno appuntito, e roteò il polso della mano in cui impugnava l’affilata e corta spada nera a doppio taglio.
“Non allontanatevi da me, Mildriend. Lo ssscontro è appena iniziato! La vostra forza si limita davvero sssolo a questo?” sibilò, una nota di trepidante divertimento nella voce.
Due sfere di ardente fuoco rosso vennero allora scagliate verso la sua direzione, ma prima di riuscire ad avvicinarsi all’obbiettivo si dissolsero con un fioco tremolio, come se mai fossero esistite. Shipsail scoccò una rapida occhiata sul volto atterrito di Astril, i palmi ancora aperti avvolti da una vampata di fiamme sempre più debole.
“Tutto qui? Delle bolle di calore? Cosssì mi deludi, piccola Neish” sogghignò, inclinando il capo ed il busto totalmente verso destra, mentre una freccia attraversava rapida il vuoto e si andava a conficcare nel centro di un albero lì vicino.
Shipsail ritornò fluida in posizione eretta, saettando le iridi gialli in direzione di Idril, l’arco ancora in mano e gli occhi verdi spalancati per lo stupore.
Keira strinse i denti, trattenendo a stento un sibilo seccato. Tutto era accaduto con così tanta velocità che ancora stentava a credere di trovarsi realmente in quella situazione. Colti completamente alla sprovvista si erano ritrovati dinnanzi quell’Alkres, che dopo averli studiati si era scagliata contro di loro senza dire una sola parola, in pochi e sinuosi movimenti.
Per poco Astril, totalmente imbambolata di fronte a quella minaccia e con la mente ancora in subbuglio per via di Felixia, non era stata colpita dalla lama che la nemica aveva chissà quando sfilato dalla cintola. Appena in tempo la guerriera si era frapposta tra la principessa e la spada con le sue lame, ma contro ogni aspettativa il suo attacco quasi non aveva allontanato l’arma dell’avversaria. Da allora, con qualsiasi cosa l’attaccassero, l’Alkres si limitava ad agitare il braccio per respingere ogni attacco senza neppure muovere il resto del corpo.
Stanchi e provati, tutti loro stavano combattendo con le ultime forze rimaste non per vincere, bensì per non soccombere. L’Alkres non faceva altro che osservarli con malsano divertimento, come se dinanzi non avesse avuto degli avversari ma delle mere ed infime pedine mosse per inerzia. Non si stava impegnando davvero, quasi si limitava a giocare, e questo preoccupava ed infastidiva Keira al tempo stesso.
Della precedente Alkres contro cui aveva combattuto non vi era alcuna traccia, perciò la compagna doveva essersi trattenuta lì per completare l’opera. Eppure, per qualche strano motivo, ancora non aveva fatto nessuna mossa decisiva, eccetto schivare e parare colpi con la spada. Dovevano sfruttare quel momento finché ne avevano la possibilità, ma nulla pareva efficace.
L’urlo di un ragazzino la strappò bruscamente dalle sue riflessioni. In una rapida corsa Khaled si scagliò contro la nemica, la spada puntata davanti a sé ed il viso contratto in un’espressione irata. Shipsail si spostò in una flessuosa piroetta, sottraendosi così dal Mildriend che si vide sfuggire il bersaglio in un battito di ciglia. Si fermò appena in tempo prima di finire in mezzo a dei cespugli.
“È troppo veloce, quasi non riusciamo a vedere i suoi movimenti!” esclamò Nicklesh tra un respiro corto e l’altro. Ancora più degli altri si sentiva estremante confuso e disorientato, un attimo prima stavano per uscire dalla foresta incolumi ed un attimo dopo era apparsa quella ragazza -quell’Alkres!- che aveva iniziato a combattere senza lasciar tregua. Il coinvolgimento di quel gruppo in qualcosa di pericoloso ed oscuro era ormai più che evidente, ma adesso non vi era tempo per le domande. Dovevano prima restare in vita.
“Dobbiamo elaborare un piano e in fretta!” riprese, rivolto alla guerriera. La situazione era per certi aspetti analoga allo scontro con Ferimorn; sembrava un ricordo remoto ed invece erano passate appena poche ore.
Keira non rispose subito, una lieve piega in mezzo alla fronte a tradire l’espressione imperturbabile.
“Possiamo solo tentare un altro attacco combinato, forse così riusciremo a placar...”
“Non ci si isola nel bel mezzo di uno ssscontro!”
Repentina Keira si voltò alle proprie spalle, parando appena in tempo il colpo di Shipsail, apparsa all’improvviso. Ghignante si liberò dalla situazione di stallo e con un’altra giravolta ritornò al centro dello scontro. Rinfoderò poi la spada nera, sotto lo sguardo sbigottito degli altri, e si rimise nella stessa posizione di quando l’avevano scorta per la prima volta.
Uno stato di inverosimile quiete scese sull’ambiente circostante, saturo di tensione ed ostilità.
“Ora che ti sei placata, Alkres, ti deciderai a dirci chi sei?” domandò Keira tagliente, senza abbassare le lame.
“I nomi non sssono importanti quando ci si trova in uno scontro. A che ssserve sssaperli ssse intanto andranno perduti al sopraggiungere della morte?” disse inclinandosi un poco, in quell’abitudine che, insieme a tutto il resto, stava iniziando a confondere e a sfinire ognuno di loro.
“Sopraggiungere della morte? Puoi scordartelo” sbottò ostile Khaled, al centro fra Idril e Astril. Tuttavia il suo corpo di bambino, con i vestiti in diversi punti strappati, ricoperto di polvere e di tagli, incuteva tutt’altro che timore.
“Sssei risoluto, Mildriend in miniatura. Vedere sul  tuo viso paffuto un’espressione così tanto astiosa mi fa venire quasi voglia di...mangiarti” un lampo giallo illuminò lo sguardo della ragazza e Khaled, suo malgrado, si sentì attraversare da un brivido.
“Da tempo immaginavo il giorno in cui ci sssaremmo ssscontrati e mai avrei creduto che sarebbe ssstata una tale delusione. Sssiete così lenti, goffi e così poco sssinuosi. E tu, Neish, sul serio ti fai attribuire questo titolo? Sssei così debole” sorrise.
Con un ombra di incertezza sul viso, Nicklesh si voltò verso la principessa, ma Astril neppure trovò la forza per controbattere da quanto era spaventata, non solo dall’abilità dell’Alkres, ma anche dal suo stesso aspetto, che tanto le ricordava quello di un infido serpente.
Shipsail emise un breve sospiro, piegando il capo in avanti e lasciando che il capelli mossi le ricadessero sul viso, semi-nascosto da una strana ombra. I raggi vermigli del tramonto vibravano lungo la sua figura mentre un’atmosfera poco rassicurante metteva in guardia il cuore già in allerta di ognuno di loro.
“Deludenti, davvero deludenti. Mi aspettavo da voi qualche mossa vincente, ma dato che sssembrate non esserne in possesso vorrà dire che ci penserò io” sollevò la testa, le iridi immerse in una folle scintilla gialla “E’ giunto il momento che la ssserpe divori le prede!”
Fu allora che il suo corpo cominciò a mutare. Sussultò appena mentre i tratti femminili del viso si distendevano nella maschera di un rettile e gli arti scomparivano unendosi in tutt’uno con il corpo. Le scaglie di una lunga coda blu rilucerono alla luce del sole, per i giovani oscurato dall’imponente sagoma di un serpente.
Idril si portò una mano alle labbra, mentre Nicklesh, gli occhi azzurri spalancati per lo sconcerto, quasi non perse la presa sulla spada. Astril invece non muoveva un solo muscolo, lo sguardo vuoto totalmente fisso sulla mastodontica figura del rettile blu che un tempo era Shipsail.
La creatura sibilò, poi si gettò con rapidità contro la principessa a fauci spalancate. Pervasa dal panico che l’aveva immobilizzata, sarebbe stata colpita in pieno se Nicklesh non fosse intervenuto, spingendola con tutte le sue forze verso un lato. Astril cadde in un tonfo, per poi rialzarsi e nascondersi in fretta e furia dietro il tronco di un albero caduto, davanti ad un attonito Nicklesh, che tuttavia non ebbe il tempo di analizzare quel comportamento.
Repentino tornò vicino agli altri, già ripresisi dallo stato di incredulità e pronti a combattere. Schivarono per un soffio un colpo di coda, che quasi sradicò un intero albero. Se non stavano attenti, quella fine avrebbe potuto farla la loro testa.
“Che cosa sta succedendo ad Astril?” urlò lo Sneachta, per sovrastare il frastuono di legno spezzato.
“Ha il terrore dei serpenti” replicò Keira.
“Come!?”
“Proprio così...” confermò Idril tristemente.
“È una fortuna che abbia avuto perlomeno l’intelligenza di nascondersi” aggiunse a denti stretti Khaled, che per poco non era stato spazzato via “Così eviterà di esserci d’intralcio”
Aveva appena finito di pronunciare quelle parole che il serpente li attaccò di nuovo.
Keira schivò con una capriola frattanto che la sua mente lavorava alla ricerca disperata di un piano. La testa le doleva, le gambe quasi non la reggevano in piedi e così dovevano sentirsi anche gli altri. La Neish era al momento troppo sconvolta anche solo per uscire dal suo nascondiglio ed uno scontro corpo a corpo, con le loro armi rese ridicole di fronte a quell’imponenza, sarebbe stato inutile. Tuttavia, forse vi era ancora qualcosa che potevano fare.
Urlò il nome di Idril e l’arciera, che già aveva compreso l’ordine di Keira, imbracciò l’arco, prese la mira e scoccò una freccia in direzione di uno degli occhi del serpente. La sua coda tuttavia si frappose in tempo e la freccia venne rispedita con un colpo verso la proprietaria, che si spostò per un soffio.
Keira imprecò e fece per schivare un altro attacco, ma non ebbe il tempo di evitare i rami contorti che erano crollati a terra dagli alberi in seguito ai colpi andati a vuoto di Shipsail. La guerriera rovinò al suolo, rotolando poco più in là. Si puntellò sui gomiti, ma con rabbia si rese conto di non riuscire a rimettersi completamente in piedi. La spossatezza dovuta alla perdita di potere e le ferite procuratasi nei precedenti scontri cominciavano a farsi sentire.
Qualche metro distante Khaled osservava impotente e colmo d’ira la scena. Keira per il momento non poteva rialzarsi, le frecce di Idril erano inefficaci, Nicklesh non aveva il tempo di avvicinarsi e lui quasi non riusciva neppure a schivare a causa del suo corpo piccolo e debole. Strinse un pugno con così tanta forza sino a farsi sbiancare le nocche. Odiava quella situazione, odiava quell’Alkres e detestava anche se stesso poiché, sebbene non lo avrebbe ammesso ad alta voce neppure sotto minaccia di morte, si sentiva impaurito e lui non poteva tollerare l’idea di provare anche solo una stilla di paura. Rendeva sciocchi ed inermi e solo gli incapaci si lasciavano abbindolare da tale emozione.
Maledizione.
Se solo avesse avuto il suo vero corpo, quello stato d’animo così da deboli non lo avrebbe neppure sfiorato. Tuttavia, oltre che impaurito, era anche tremendamente infuriato. Dunque, non doveva fare altro che lasciare che quella rabbia si sostituisse a tutto il resto.
O quasi, si impose.
Si lanciò a tutta velocità contro il serpente, sordo ai richiami di Idril e agli ordini di Keira, che lo sollecitavano a non commettere idiozie. Shipsail lo intercettò in un istante e con le fauci spalancate si fiondò contro il ragazzino, sollevando una nube di polvere e terriccio all’impatto.
Khaled, che aveva chiuso gli occhi d’istinto, li riaprì di scatto quando percepì qualcosa spingere con forza la sua spada. Il dente aguzzo dell’Alkres si era scontrato contro la lama, che continuava a respingere la pressione del serpente. Ciò che sorprese di più tutti loro, e soprattutto Khaled, fu però un altro elemento: il corpo da bambino era scomparso, lasciando al suo posto quello di un giovane.
Khaled era ritornato alle sue dimensioni originali.
Superato il momento di stupore, una scintilla combattiva attraversò lo sguardo del Mildriend, che sollevò le labbra in un sorriso amaro.
“Adesso duelleremo ad armi pari, maledetta”
Il serpente ridusse gli occhi a due sottili fessure, poi riprese a spingere con più forza. Per quanto cercasse di resistere, le suole degli stivali del ragazzo cominciarono a gracchiare contro il terreno, sospinte all’indietro dalla potenza della nemica.
All’improvviso però, un’ulteriore forza si unì a Khaled, confermata dallo stridio metallico di una lama. Alla sua sinistra, Nicklesh brandiva la spada contro l’altro dente del rettile, le braccia scosse da tremiti per la fatica e la tensione.
“Sono felice di vedere che l’effetto dell’incantesimo sia esaurito , tuttavia questo non è un buon motivo per perdere la vita in maniera così avventata” disse, il tono di voce, nonostante l’intera situazione, gentile come sempre.
Khaled non rispose e tornò a guardare il serpente, che spalancò ancora di più la bocca mentre un gorgoglio sospetto fuoriusciva dalla sua gola.
La consapevolezza colpì come un’acuta randellata il petto dei due ragazzi. Seppur umanoide, quello che avevano dinanzi rimaneva comunque un serpente e nulla escludeva che potesse disporre di un'altra micidiale arma.
Veleno.
 
 
Ad ogni colpo, rumore, frastuono, sibilo o caduta, le spalle della principessa sussultavano con un tremolio impaurito e così le braccia, strette con forza intorno alle ginocchia. Si rendeva conto di quanto quella posizione fosse patetica e simbolo della sua immensa codardia, tuttavia quella consapevolezza non era sufficiente per farla spostare anche solo di un millimetro: la paura che le attanagliava il cuore e le offuscava la mente era troppo grande rispetto a qualsiasi senso di vergogna o di disonore. Perciò se ne stava lì, nascosta e tremante come una preda braccata in attesa di essere divorata dalla bestia feroce.
Della singolare risolutezza che aveva provato durante lo scontro con Ferimorn sembrava non esserne rimasta neppure una goccia, spazzata via da quella sibilante lingua biforcuta e da quegli occhi gialli dalla pupilla verticale. Sin dal primo momento in cui la sua figura era apparsa Astril aveva percepito in lei qualcosa di pericoloso ed inquietante, qualcosa che aveva avuto il potere di pietrificarla sul posto e di trasmetterle un disagio stranamente familiare, ma mai si sarebbe aspettata un risvolto del genere. Uno dei suoi peggior incubi posto dinnanzi a lei in proporzioni immense, le scaglie blu cobalto a ricordarle che quello inoltre non era un semplice serpente, bensì una delle emissarie degli Alkres, nuovo incubo e principale minaccia.
Quella vista l’aveva completamente paralizzata e, se non fosse stato per l’intervento di Nicklesh, ci avrebbe rimesso la vita. Tuttavia, nemmeno quel pensiero era in grado di riscuoterla dallo stato emotivo in cui era scivolata. Tutto ciò che era riuscita a fare era stato rifugiarsi con foga dietro quel tronco e rimanervi.
Sobbalzò alle voci di Idril e di Keira che chiamavano il nome di Khaled, l’una implorando e l’altra ordinando di non commettere follie. In seguito, un colpo sordo risuonò nell’aria.
La principessa incassò la testa nelle braccia, stringendo i denti per la paura e la frustrazione. Avrebbe voluto voltarsi, vedere cosa stesse accadendo, ma non ci riusciva. Pur sapendo quanto vigliacco ed inutile –non avrebbe potuto scamparla a lungo- fosse il suo comportamento, i suoi muscoli non accennavano a muoversi.
In quanto Neish avrebbe dovuto combattere in prima linea, mettere a disposizione i suoi poteri –quali poteri?- a beneficio dell’intero gruppo. Invece si nascondeva, senza neppure avere la forza di vedere in che condizioni si trovassero i suoi compagni.
Senza quasi rendersene conto, la mente si proiettò al pensiero di Felixia. Dove si trovava in quel momento? Stava bene? E soprattutto, cosa avrebbe fatto in una situazione simile? Probabilmente si sarebbe rifugiata insieme a lei, ma le parole che le avrebbe rivolto non sarebbero state semplicemente di puro terrore.
Forse ti occorre solo ancora un po’ di tempo. Sono convinta che a breve riuscirai ad avocarli di tua volontà. Dopotutto sei la Neish, giusto?
Astril sollevò di scatto la testa, mentre le parole che la cameriera le aveva rivolto pochi giorni prima le riaffioravano in testa così vivide da poterle quasi risentire. Quell’unica frase, che aveva avuto il potere di risollevarle lo spirito, era stata una delle ultime che le aveva rivolto prima che si separassero.
Dopotutto sei la Neish.
Ancora non si sentiva tale e forse non lo sarebbe mai stata, tuttavia da quel giorno aveva sviluppato, seppur deboli, dei nuovi poteri, era riuscita a trovare la gemma e aveva sconfitto la calamità di quella foresta, grazie soprattutto all’aiuto dei suoi compagni. Poteva davvero permettersi il lusso di scappare dopo tutto il loro impegno? Poteva permettersi di tradire la fiducia che Felixia aveva riposto in lei con così tanta semplicità e sicurezza?
Un improvviso bruciore le attraversò ardente il petto, strappandola da ogni elucubrazione e facendola boccheggiare in un misto di dolore ed incredulità. La pietra dei Syrma aveva preso a brillare e la luce dorata filtrava abbacinante dalla taschina del corpetto nella quale la riponeva nascosta.
Con la fronte aggrottata per lo sconcerto sfiorò quel punto con le dita poco prima che il bagliore la avvolgesse completamente, propagandosi tutt’intorno.
 
 
Come uno zampillo d’acqua, un’accecante bagliore si innalzò lucente da dietro il tronco, divenuto una figura pressoché indistinguibile da quanto era l’oro che l’avvolgeva.
Sia Khaled che Nicklesh , sbigottiti, voltarono rapidi il capo verso quella direzione, tuttavia non ebbero neppure il tempo di comprendere la situazione, poiché il raggio abbacinante li costrinse a schermirsi la vista con un braccio.
Emettendo un agghiacciante sibilo acuto, Shipsail si ritrasse bruscamente dai due giovani, ripiegando il capo e ostinandosi a puntare gli occhi gialli nella direzione della luce, nel tentativo di scorgere qualcosa.
Passarono pochi istanti prima che una snella figura emergesse da dietro il tronco, il corpo attraversato da sottili bagliore dorati, così come i lunghi capelli e gli occhi privi di pupille ripieni di luce.
Shipsail spalancò le fauci, emettendo altri innumerevoli sibili, nell’inutile tentativo di avventarsi contro la figura, che in pochi passi si avvicinò al rettile, un mano protesa in avanti.
Frattanto Keira, rialzatasi in piedi, ed Idril tentavano di osservare la scena incredibile e del tutto surreale che si stava verificando, la prima con la mano sul viso, le dita a creare qualche spiraglio sugli occhi e l’altra con le palpebre faticosamente socchiuse.
Ciò che accadde in seguito quasi fu impossibile da descrivere. Un ulteriore bagliore accecante si propagò dalla mano di Astril ad un semplice movimento, diffondendosi come un’onda aurea che travolse ogni cosa attorno a sé, illuminando alberi, fronde, terra e inghiottendo in un istante la sagoma del serpente, soffiante come impazzito.
Quando la luce cessò e tutti loro abbassarono cautamente le braccia per vedere, ciò che si ritrovarono davanti furono semplicemente due figure: la prima, tremante, dai lunghi capelli neri-rossi e dal viso ripiegato in un’espressione incredula non era altro che Astril, a stento in piedi sulle proprie gambe e con il respiro affannoso. L’altra, poco distante ed inginocchiata con il capo rivolto verso il basso era invece l’Alkres, ritornata alle sua forma originaria, le dita serrate al suolo ed un vago tremolio ad attraversarle il corpo.
Senza perdere ulteriore tempo, Idril si precipitò dalla principessa, seguita immediatamente dal resto del gruppo. L’arciera posò cauta una mano sulla spalla di Astril, che si voltò verso di lei con aria confusa, prima di oscillare un poco. La Mildriend subito le posò l’altra mano sulla schiena, aiutandola a recuperare l’equilibrio e rivolgendole uno dei suoi soliti sorrisi entusiasti.
Tutt’altra espressione aveva invece Keira, lo sguardo gelido fisso sulla figura ancora ripiegata a terra. Al suo fianco, Khaled aveva sguainato nuovamente la spada, puntata contro l’Alkres.
Ciò che si era appena verificato aveva scatenato numerosi interrogativi e stupore in ognuno di loro, tuttavia, prima di domandare qualsiasi cosa, era necessario sistemare la questione una volta per tutte.
“Adesso ascoltami, Alkres” cominciò Keira, scandendo con voce severa e una sottile punta di disprezzo le parole “Non ti uccideremo, non ancora almeno, se è questo che ti stai chiedendo. In ogni modo, ti consiglio vivamente di non azzardare movimenti strani. Ho diverse domande da porti, perciò vedi di parlare sinceramente. Innanzitutto, rivela il tuo nome”
Tacque, in attesa di una risposta che non giunse mai. L’Alkres se ne stava ancora accovacciata a terra, il capo ostinatamente abbassato e le spalle scosse talvolta da lievi sussulti.
Ridotta in quello stato pareva quasi una creatura vuota ed esile, totalmente diversa dalla ragazza che era apparsa davanti a loro poco tempo prima, ma non per questo meno inquietante. Anzi, quell’atteggiamento di adombrata sottomissione forse era anche peggio.
“Hai capito quello che ti ho detto, Alkres? Rispondimi, qual è il tuo nome?” ripeté Keira con la stessa decisione. Al suo fianco, Khaled stava iniziando a perdere la pazienza.
Passò qualche altro istante di assoluto silenzio, poi un’improvvisa e acuta risatina sommessa proruppe dalle labbra della ragazza, le cui spalle cominciarono a sobbalzare con sempre maggior evidenza, fino a quando, con una risata più forte delle altre, non sollevò finalmente il viso verso di loro. Il ghigno era riapparso, o forse non era mai svanito, ed i suoi occhi se possibile parevano ancora più divertiti e animati da una luce esaltata del tutto inspiegabile, vista la situazione in cui si trovava.
Keira aggrottò la fronte, interdetta e sbigottita al contempo. Dunque quei tremolii da cui l’Alkres era scossa sin dall’inizio non erano simbolo paura, bensì il risultato di una risata silenziosa.
“Ah, lo sssapevo, sssapevo che prima o poi avreste mostrato una delle vostre armi vincenti. Ho fatto bene a confidare sssu questo!” esclamò, la voce talvolta spezzata da qualche risata. Seppur faticosamente si rimise in piedi in un fluido movimento del corpo. Stringendo i denti, i due Mildriend arretrarono di un passo, ma non abbassarono le spade.
“Mi ricordo ogni preciso dettaglio. Devo ringraziarvi” inclinò il capo e in quell’istante un bagliore nero scaturì dalla pietra incastonata nel bracciale che portava avviluppato intorno al polso. Una sottile voragine di energia si aprì alle sue spalle, scatenando un’improvvisa corrente d’aria.
“Verso la fine la questione ha preso una piega decisamente più interessante. Il mio nome comunque è Shipsail, tenetelo bene a mente” sogghignò “A presto, Mildriend!”
“Non andrai da nessuna parte, maledetta!” urlò Khaled. Si lanciò verso di lei e sollevò la spada, ma l’unica cosa che riuscì a fendere fu il vuoto. Il passaggio si era richiuso, inghiottendo con sé l’Alkres.
Il silenzio scese nuovamente su di loro, eccetto qualche imprecazione di Khaled, che colmo di rabbia e irritazione continuava ad agitare inutilmente la spada, come a voler tagliare in due l’aria.
Keira non disse nulla e si limitò a rinfoderare le armi. Quell’Alkres alla fine non aveva fatto altro che prenderli in giro per tutto il tempo. Erano riusciti a metterla in difficoltà ed era stata costretta alla ritirata, tuttavia per aver subito un attacco del genere senza rimanerne totalmente sopraffatta doveva possedere una forza ancora maggiore rispetto a quella che si aspettavano. Probabilmente sarebbe ritornata nel covo di quell’oscura dimensione a riferire nuove informazioni sul loro conto, così da organizzare al meglio il prossimo attacco.
Ora però non era il momento e il luogo adatto per riflettere su certe questioni. Si voltò verso Astril, ancora appoggiata ad Idril.
“Ti senti bene?” volle accertarsi.
La principessa, anche se frastornata, asserì. La guerriera non aggiunse altro, conscia che il tempo per le domande non fosse quello, così come per le risposte: percepiva infatti le iridi azzurre di Nicklesh spostarsi continuamente su ognuno di loro, ma non aveva alcuna di intenzione di fornirgli spiegazioni.
I raggi del tramonto tremolavano fiochi e bassi, mentre i colori della sera erano già apparsi a tratti nel cielo.
“Penso sia giunto il momento di andarcene da questo posto” dichiarò.
Astril, che ben comprese l’allusione, abbassò lo sguardo con sofferta rassegnazione e non proferì parola.
Il gruppo si rimise così in cammino, attraversando l’ultimo tratto della foresta finché, quando ormai la notte si era sostituita a tutto il resto, si ritrovarono fuori da Glas Faroise.
Ad accoglierli, una piacevole e leggera brezza notturna scompigliò appena i capelli e rinfrescò loro il volto. Sospirarono socchiudendo gli occhi, lasciandosi per un attimo cullare da quelle dolci sensazioni, dopo tutti quei giorni passati nell’angoscia e immersi in un’aria densa e soffocante.
Davanti ai loro piedi un pendio scendeva placido verso il basso, la morbida erbetta verde illuminata dai raggi argentei della luna. All’orizzonte il mondo si apriva vasto e infinito, contorni e sagome scure immerse nella notte.
In assoluto silenzio cominciarono a scendere lungo il pendio, ognuno immerso nei propri pensieri, intenti a riflettere su tutto ciò che era capitato in quei giorni e a quali cambiamenti questo avesse portato.
Avanzarono per un po’ di tempo in cerca di un qualsiasi riparo; fu Idril ad accorgersene per prima, attratta dal luccichio argenteo della luna sulle acque cristalline di un ruscello, seminascosto dalla vegetazione.
La compagnia si avviò verso quella zona, ritrovandosi dinanzi una fortuita sorpresa: una spaccatura rocciosa ben riparata, dalle giuste dimensioni affinché tutti loro potessero entrarvi ed avere il proprio spazio.
Mentre Keira riempiva le fiasche con l’acqua fresca e spumeggiante del ruscello, Astril si diresse all’interno del riparo senza guardare in volto nessuno né proferendo alcuna parola. Si lasciò scivolare sul freddo pavimento di pietra, troppo esausta sia nel corpo sia nella mente per procurarsi un giaciglio più confortevole, e in pochi istanti si addormentò, il cuore avvolto in un’ombra di preoccupazione.
 
 
Correva a perdifiato nel vuoto, in un nulla di inconsistente nero, i contorni sfumati e intangibili. Continuava ad avanzare, eppure il paesaggio rimaneva immutato, scuro e denso, un’ombra da cui pareva impossibile uscire. Non vi erano direzioni o vie, tutto si avviluppava su se stesso, un indistricabile e soffocante baratro.
Improvviso e fioco, un bagliore rosso porpora si infranse vibrando nella parete di oscurità, illuminando parzialmente l’intero ambiente circostante prima di svanire esattamente come era apparso.
La principessa si fermò confusa, voltando il capo intorno a sé, il respiro spezzato nella gola. Pochi istanti dopo, un ulteriore lampo verde si propagò seguito a sua volta da un’onda aurea, che in un solo fluido movimento spazzò via ogni residuo di oscurità.
Astril spalancò gli occhi, totalmente in balia di quelle sfumature raggianti. Si rese presto conto di fluttuare su mare d’oro, mentre sopra il suo capo si innalzava un soffitto rosso porpora e ai suoi lati riluceva placido il verde.
Un lieve sorriso apparve sul suo viso frattanto che gli occhi si spostavano meravigliati da una sfumatura all’altra, soffermandosi su nulla ed ogni cosa. Avrebbe continuato così se una figura in particolare non avesse infine attirato il suo sguardo. La sagoma, l’unico frammento nero rimasto, seguiva fluide e snelle linee femminili, i capelli lunghi che scivolavano sulle spalle sin giù dai fianchi.
Se ne stava immobile, eccetto il viso che continuava a voltarsi da una parte all’altra, come se cercasse di capire in quale luogo si trovasse. Qualche tremito le attraversava talvolta le spalle.
Dopo il primo attimo di stupore, Astril cominciò ad agitare il braccio per richiamare la sua attenzione. Non sapeva spiegarsi il motivo, eppure quella figura aveva qualcosa di famigliare, il cui ricordo faticava a venire alla luce.
Nonostante il richiamo, la sagoma non interruppe quello che stava facendo. Anzi, sembrava non averla neanche notata. La principessa fece allora per fluttuare sin da lei, ma un’altra forza le afferrò salda il polso, impedendole di proseguire.
Alle sue spalle, una figura minuta dalle fattezze di bambina e anch’ella totalmente nera fluttuava disinvolta. Con l’impressione di averla già vista da qualche parte, Astril la guardò perplessa e allora uno spiraglio a mezza luna argenteo si aprì sul volto della bambina, in un sogghigno furbesco. Restarono così pochi istanti, poi l’ombra lasciò d’un tratto la presa sulla ragazza, cominciando a fluttuare all’indietro, in balia di una forza che la richiamava a sé.
Astril tentò di riafferrarla ma la bambina era ormai ridotta ad un puntino nero lontano, inghiottito dai colori sfavillanti.
In fretta e furia si voltò verso l’altra sagoma, ma con stupore si rese conto che anch’ella era scomparsa.
 
Con un lieve sussulto i suoi occhi si riaprirono di colpo, ma tutto ciò che si trovarono dinanzi fu il grigiore fiocamente illuminato d’argento della parete rocciosa. Ancora lievemente stranita la principessa si passò un braccio sul viso, poi si rimise piano a sedere. Poco distante rispetto a lei giaceva Keira profondamente addormentata, o così pareva, sul proprio mantello, le spade depositate al fianco. Verso l’uscita, la luce lunare ad illuminargli i capelli nivei, riposava Nicklesh ed infine, sul fondo della grotta e con il viso rivolto alla parete, stava Khaled.
L’unica mancante all’appello era Idril, probabilmente la prima ad essersi offerta per il turno di guardia.
La principessa si alzò in piedi, rendendosi conto in quel momento di aver giaciuto su un mantello per metà ridotto a brandelli, probabilmente di proprietà dell’arciera visto che il proprio lo aveva perduto, e di avere la maggior parte dei tagli che si era procurata medicati. Evidentemente mentre dormiva Idril doveva essersi presa cura di lei, come si era preoccupata di medicare gli altri, con i mezzi che aveva a disposizione.
Uscì piano dalla fenditura rocciosa, aggirando Nicklesh per evitare di schiacciarlo. Il ruscello spumeggiava tranquillo, argenteo nelle increspature della lieve corrente. La luna continuava a sfavillare alta, segno che non doveva esser passato troppo tempo da quando si era addormentata. Era stato un vero colpo di fortuna dopo una serie di disgrazie trovare quel piccolo posticino riparato, che ai suoi occhi sembrava un autentico splendore in seguito al ripetitivo paesaggio di Glas Faroise. L’aria poi era così fresca da risollevare l’animo ad ogni brezza.
“Ehi, Astril!”
Un sussurro allegro proveniente dall’alto richiamò la sua attenzione. Appoggiata con la schiena al tronco di un albero lì vicino, una gamba intorno ad un ramo e l’altra lasciata a penzoloni, Idril le rivolse un sorriso. Come al solito non aveva perso occasione per arrampicarsi il più in alto possibile.
“Come mai sei sveglia?” riprese, curiosa.
“Non riuscivo a dormire; sogni un po’ particolari” rispose la principessa, avvicinatasi ai piedi del tronco.
“Capisco! In questo caso, che ne dici di raggiungermi qui? Vorrei farti vedere una cosa!”
La ragazza indietreggiò d’istinto, agitando le mani.
“No grazie, credo che resterò quaggiù. La visuale è stupenda anche da questi piani”
Idril tuttavia non diede segno di aver ascoltato un sola parola. In pochi agili movimenti scese di qualche ramo, sino a rimanere in piedi su quello più basso, un mano stretta ad un altro ramo e l’altra tesa verso Astril.
“Non hai nulla da temere, ti aiuterò io! In alto poi c’è spazio sufficiente per entrambe, non correrai alcun rischio”
La ragazza la guardò esitante, ma infine gli occhi colmi di aspettativa di Idril bastarono a convincerla. Ci volle qualche tempo, ma dopo qualche piccola scivolata della principessa raggiunsero entrambe sane e salve la sommità dall’albero. Rigida come un frammento di ghiaccio Astril si sedette su un ampio ramo, attorcigliando le gambe intorno e serrando le mani al tronco. Estremamente tranquilla se ne stava invece Idril, in piedi e aggrappata con le dita a due rami alle sue spalle.
“Allora...cosa volevi mostrarmi?” chiese la principessa in un lieve sorriso teso, ancora in cerca della posizione più sicura.
L’arciera si lasciò andare ad un limpida risata “Innanzitutto cerca di rilassarti, non cadrai mai da qui a meno che tu non decida di gettarti con un salto, anche se non nego che potrebbe essere un’esperienza emozionante! In secondo luogo, guarda!”
In quel momento la giovane Mildriend scostò un fronda, lasciando così vedere un ampio frammento di cielo blu intenso.
Astril spalancò gli occhi, così come le labbra si schiusero per lo stupore. Innumerevoli stelle lucenti sfavillavano pure e preziose, gemme bianche in un’infinita distesa cobalto. Non ne aveva mai vedute di così belle in vita sua.
“Scommetto che attirata dalla luna non avevi neppure fatto caso a loro, vero?” sorrise, la pietra della sua spilla che, se possibile, riluceva più degli stessi astri.
“È così” ammise “Ma immagino che, anche se avessi osservato dal punto in cui mi trovavo prima, l’effetto non sarebbe stato lo stesso”
“Proprio così!” esclamò la Mildriend, sedendosi a cavalcioni sullo stesso ramo di Astril, l’una di fronte all’altra.
“Questa notte sono meravigliose, ma uno spettacolo ancor più bello lo puoi ammirare nel Regno degli Uishglan e nel Regno degli Sneachta. Nel primo ogni duecento anni si può assistere ad un meraviglioso fenomeno, il cielo si tinge di un particolarissimo verde-azzurro e le stelle brillano come perle lucenti. Se hai la fortuna di capitare nel posto giusto al momento giusto sarà un’esperienza indimenticabile. Chissà, magari riusciremo a vederlo quando ci troveremo in quel Regno, questo è l’anno in cui dovrebbe verificarsi. Dovremo dirigerci al lago Twilosh se davvero vorremo assistervi, solo lì e possibile osservare l’avvenimento. Sarebbe stupendo, non trovi?” esclamò emozionata.
“Senza dubbio” annuì colpita la ragazza, l’immaginazione che aveva preso a vibrare lontana in seguito a quelle parole “E nel Regno degli Sneachta?”
“Se ricordo bene non vi è una vera e propria ricorrenza, ma lì le stelle si possono ammirare ancora meglio ed una in particolare è più visibile delle altre, anche se al momento non ne ricordo il nome. Dovresti chiedere a Nicklesh comunque, di sicuro lui saprà molto di più!”
La principessa sorrise lievemente e poco dopo il silenzio scivolò fra di loro. La meraviglia suscitata dai racconti di Idril andò pian piano scemando, lasciando al suo posto l’inquietudine e la preoccupazione. Era giusto per lei sorridere e sognare su stelle e paesi lontani quando Felixia si trovava sperduta chissà dove? Ora che ragionava a mente lucida, era certa che la figura del sogno di poco prima fosse proprio la sua amica, smarrita e confusa, mentre l’altra sagoma, quella di bambina…
Astril aggrottò la fronte, morendosi appena il labbro con nervosismo. Non ne era sicura, ma qualcosa le diceva di conoscere bene anche quella figura, appartenente ad un passato ormai lontano.
Si trovava circondata da persone, eppure non si era mai sentita così sola. L’idea di aver perduto in quel modo l’unico membro rimasto della sua ‘famiglia’ era troppo dolorosa da sopportare. E ancora di più era stata l’indifferenza sui volti dei suoi compagni.
“Forse in questo momento ti è difficile vederlo, ma la perdita di Felixia ha ferito ognuno di noi. Anche Keira, sebbene fatichi a dimostrarlo” la richiamò la voce di Idril, lieve.
“Lo credi davvero?” mormorò.
“Ne sono sicura. Non avrebbe voluto lasciarla indietro, ma la situazione si era aggravata eccessivamente. Dopo aver sconfitto Ferimorn temeva l’attacco di un’altra Alkres, cosa che poi è avvenuta”
“Come hai detto!? Un’altra Alkres?” sobbalzò la principessa.
Negli occhi verdi della giovane passò un lampo di stupore.
“Ero convinta che Keira te ne avesse fatto parola. Mentre ci trovavamo separati una donna Alkres, Lunmoon, l’ha attaccata e le ha sottratto la sfera di luce, per poi svanire”
Astril quasi si sentì boccheggiare. Keira era stata sconfitta ed ora...non aveva più i suoi poteri? Un brivido la attraversò, al pensiero di ciò che la guerriera aveva dovuto sopportare.
“Non...non avevo idea di questo”
“Ha agito in via preventiva e ha pensato alla salvezza complessiva del gruppo, perciò deve esserti apparsa egoista”
La principessa non rispose, lo sguardo rivolto altrove.
“Era l’ultimo frammento di famiglia che mi fosse rimasto e l’ho perduta…” sussurrò poco dopo, una nota amara ad incrinarle la voce.
“Non devi sentirti in colpa per ciò che è successo, nessuno avrebbe potuto prevederlo” sorrise comprensiva “Inoltre anche io ho avuto modo di conoscere meglio Felixia e ciò che ho capito è che possiede in realtà molta più forza di quanto non sembri. Sono certa che stia bene e che prima o poi vi ricongiungerete. Magari in questo istante sta guardando proprio le stesse stelle da un’altra parte e sta pensando a quando vi ritroverete” sospirò, posando il capo su una spalla “Il vostro non è un addio”
A quelle parole, la principessa sollevò rapida lo sguardo sulla giovane, che aveva preso a giocherellare distrattamente con la propria spilla, il solito sorriso ad incresparle le labbra.
Per la prima volta dopo diverso tempo si ritrovò a chiedersi nuovamente quanto conoscesse a proposito dell’arciera o di tutti gli altri. Si potevano definire compagni in quella pericolosa ed ignota missione, avevano già condiviso diverse avventure, ma oltre a questo il loro rapporto non aveva mai mostrato altro genere di sfumature. Con soggetti come Keira e Khaled pareva impossibile poter conoscere dettagli sulla loro vita passata, anche se dal canto suo non si era neppure mai posta quel genere di interrogativi né aveva sentito particolare interesse a scoprire qualcosa di più, troppo coinvolta dalla situazione attuale e dai propri problemi.
Le tornò in mente allora la domanda che aveva sempre evitato di porre ad Idril per la mancanza di confidenza e l’imbarazzo. Forse adesso era giunto il momento adatto per chiederle qualcosa di più personale, sicuramente non avrebbe ricevuto una risposta gelida e l’atmosfera pacata che si era venuta a creare intorno a loro la incoraggiò a parlare.
“Idril...potrei farti una domanda?” cominciò, e la curiosità nello sguardo dell’arciera la incitò a proseguire “Ricordo che quando ci trovavamo ad Ait Hiding, durante una delle riunioni dei Saggi, tu dicesti che Quisaadi ti aveva chiesto di non rivelare le sue intenzioni riguardo Felixia. Ecco, ho sempre pensato che fossero in grado di comprendere il suo linguaggio solo Linus e gli altri Saggi...”
“Ho capito ciò che intendi” sorrise allegra la ragazza “E la riposta è molto semplice: è stata la Saggia a prendersi cura di me quando ero bambina, a crescermi, perciò ho appreso il significato dei suoi gesti nel corso degli anni”
La risposta lasciò Astril per un attimo stupita. Per quanto semplice fosse non aveva mai preso in considerazione quell’ipotesi; in effetti non aveva mai sentito parlare Idril dei propri genitori, così come Keira e Khaled, perciò era evidente che fossero stati cresciuti da qualcuno vicino a loro ad Ait Hiding.
“In un certo senso ci assomigliamo. Sono rimasta orfana in tenera età, non rammento assolutamente nulla dei miei genitori, nei miei ricordi vi è sempre Quisaadi, sin dai tempi in cui vivevamo Doskein” continuò a raccontare la Mildriend.
“Doskein?” ripeté perplessa Astril.
“Il nostro nascondiglio prima che trovassimo Ait Hiding. Te ne parlai quando ti feci da custode, ricordi?”
La principessa annuì con il capo “Sì, ora rammento. Si trattava di un nascondiglio sotterraneo, ma foste costretti ad abbandonarlo in seguito ad una misteriosa esplosione, giusto?” chiese cauta, consapevole di quanto delicato fosse l’argomento.
“Proprio così, per diversi anni abbiamo vissuto sottoterra. Ora che ci penso, per certi aspetti il covo di Ferimorn ce lo ha un po’ ricordato” ridacchiò e Astril la guardò apprensiva.
“Comunque, quella storia rimane ancora un mistero. Quel giorno vi furono diverse vittime purtroppo e gli eventi successivi si susseguirono in maniera estremamente caotica!”
“In ogni modo la vostra capacità organizzativa è ammirevole. Trovare in così poco tempo un altro luogo e mantenere l’intero gruppo dei Mildriend unito non dev’essere stata un’impresa semplice”
A quelle parole, il corpo dell’arciera si irrigidì d’un tratto, così come quello della figura che, nascosta nell’ombra, stava ascoltando l’intera conversazione.
Una spiacevole sensazione di disagio avvolse il cuore di Astril, conscia di aver appena toccato inconsapevolmente un tasto dolente. Idril tuttavia si rilassò quasi subito, dondolandosi appena sul ramo con fare giocoso.
“Come ti dissi tempo fa, tutto merito di Linus” rispose serena, il momento di improvvisa tensione spazzato via dalla sua espressione spensierata.
Ancora lievemente perplessa la principessa asserì, poi sollevò il viso verso le fronde degli alberi.
“Resterò qui ancora un pochino, dopodiché penso che ritornerò nella grotta”
“È comprensibile, in fondo è stata un giornata estremamente stancante, soprattutto per te. Domani come sai ti aspetteranno un bel po’ di domande. A breve dovrebbe giungere Khaled a darmi il cambio, non appena arriverà scenderò insieme a te”
Astril socchiuse gli occhi, cercando di rilassarsi e di liberare la testa dai cupi pensieri. Confidarsi con Idril era stato di grande aiuto. Non sapeva quali spiegazioni avrebbe potuto fornire dal momento che pure lei stessa era all’oscuro, nuovamente, di che cosa le fosse accaduto nello scontro con l’Alkres. In ogni modo, ci avrebbe riflettuto l’indomani.
 
Silenziosa e leggera, la figura si allontanò nell’ombra della notte attenta a non farsi scorgere, la mente occupata da profonde elucubrazioni. Fece per rientrare nella fenditura rocciosa quando scorse una sagoma, debolmente illuminata dalla luna, appoggiata alla parete esterna e paio di occhi ambra scintillare attenti.
“Di che cosa stavano parlando Idril e Astril?” sbottò, il tono di voce indagatore.
“Nulla di particolare” replicò sintetica la guerriera, per poi soggiungere “Se te lo stai chiedendo, Idril non ha detto nulla”
“Vorrei sperare” commentò aspro Khaled.
“Comunque sia, sappi che presto o tardi anche Astril dovrà venirne a conoscenza”
“Perché?” scattò immediatamente l’altro “Appartiene al passato e inoltre non la riguarda”
“Ti sbagli, anche lei ha sangue Mildriend e in quanto tale trovo sia giusto metterla al corrente. È stato lo stesso Linus a dirlo, ricordi? Al momento opportuno e a nostra discrezione, ma dovremo raccontarglielo. Perciò, visto che è stato proprio lui ad esprimere questa richiesta, un giorno le diremo la verità”
Il volto del Mildriend si piegò in una smorfia, ma non aggiunse altro. Con una scrollata di spalle si allontanò dalla parete e si avviò verso l’albero poco lontano, pronto per dare il cambio a Idril, mentre Keira rientrò nella fenditura rocciosa avvolta nel silenzio.
 
 
I caldi raggi dorati della tarda mattinata illuminavano dolcemente la grotta, creando morbidi giochi di ombra e di luce lungo i contorni rocciosi.
La compagnia mangiava silenziosa le ultime porzioni di radici rimaste, insaporite da una leggera spruzzatina della spezia appartenente a Felixia. Per quanto piacevole fosse il pasto, ogni boccone trasmetteva alla principessa una stilettata di malinconia e tristezza, che le impedivano di proferire qualsiasi parola.
L’unico a non mangiare era Nicklesh, appoggiato alla parete rocciosa in una posizione rilassata, sebbene il suo cuore palpitasse per l’aspettativa crescente, certo che da un momento all’altro sarebbero finalmente giunte le tanto sospirate spiegazioni.
Keira prese un ultimo e dissetante sorso d’acqua, prima di passare le fiasca a Idril e presentare un quadro della situazione.
“Come avrete notato anche voi, le nostre provviste sono pressoché esaurite e oltre all’acqua e alla spezia non ci è rimasto più nulla. Oltre a questo molti di noi hanno perduto il proprio mantello all’interno di Glas Faroise e i nostri vestiti sono in più punti lacerati. Di conseguenza saremo costretti a recarci in un villaggio per procurarci i rifornimenti”
Khaled, abbarbicato come al solito poco lontano, quasi si soffocò con una delle radici.
“In un villaggio? Di Syrma? Questo è un autentico suicidio!” replicò contrariato “La sorveglianza in questo Regno è estremamente elevata, sarà impossibile evitare le guardie senza imbracciare le armi”
Non che l’idea gli dispiacesse, comunque.
“Lo so anche io, ma non abbiamo altra scelta. Proseguire il viaggio in queste condizioni è impensabile. Idril ed io siamo le uniche a cui sia rimasto il mantello, anche se mezzo a brandelli, perciò ce ne occuperemo noi due”
“E dopo che avremo preso ciò che ci serve come ci muoveremo?” domandò Astril.
“Ho pensato anche a questo e a breve ve ne parlerò, però prima ci sono altre questioni di cui discutere” prese un respiro, poi voltò il capo in direzione di Nicklesh, che sentendosi richiamato raddrizzò immediatamente la schiena, pieno di aspettative. Finalmente era giunto il momento delle spiegazioni.
“Anche se la situazione ha preso delle svolte inaspettate ci hai guidato attraverso la foresta, come avevi promesso, perciò anche noi non saremo da meno e rispetteremo i patti. Sei libero di partire e di continuare per la tua strada”
Fu come se una lama ghiacciata fosse appena calata all’interno della grotta. Idril e Astril guardavano con espressione esterrefatta la guerriera, imperturbabile, mentre Nicklesh sembrava essersi immobilizzato sul posto, gli occhi azzurri spalancati per la sorpresa. Si riprese subito però e socchiuse le palpebre mentre un mite sorriso nascosto dalla stoffa attraversava il suo volto.
Si era totalmente dimenticato del fatto che oltre a quell’avventura non avesse nulla da spartire con quel gruppo e dalle espressioni di Astril e di Idril anche loro dovevano averlo realizzato solo allora.
Non era tenuto a sapere nulla dato che le loro strade sembravano esser destinate a dividersi.
Si alzò in piedi e si avvicinò all’uscita della grotta, lo sguardo rivolto verso il placido ruscello.
“Mi sono reso conto di diverse cose in questi giorni che ho passato con voi” iniziò dopo pochi attimi di silenzio “Nonostante siate un gruppo totalmente opposto in quanto carattere e molto spesso in contrasto, di fronte alle avversità diventate estremamente uniti e combattete sino allo stremo pur di proteggervi l’un l’altro. Ho capito che siete coinvolti in qualcosa di molto pericoloso e che il vostro viaggio ha la prospettiva di essere lungo e con un obbiettivo ben preciso, sicuramente più nobile del mio. La vostra è una missione che si prospetta esser ardua e ho raggiunto la conclusione che...” li guardò da sopra una spalla, gli occhi distesi e i capelli che, illuminati dal sole, sembravano quasi brillare “…mi piacerebbe restare con voi e aiutarvi a portarla a termine”
Quell’improvvisa ed inaspettata rivelazione li lasciò senza parole, persino l’espressione imperscrutabile di Keira era mutata in stupore.
Il primo a riscuotersi fu Khaled, che scosse la testa infastidito.
“Non sai neppure in che genere di situazione siamo coinvolti e ci stai offrendo il tuo aiuto ad occhi chiusi. Non ha alcun senso”
“È vero, non so nulla, né di voi né della missione, ma questi giorni sono stati sufficienti a farmi capire che avete nobili intenti e che mi posso fidare. Per questo vorrei unirmi a voi”
“E perché noi dovremmo fidarci di te?” sbottò con sfida.
“Pensavo che questo punto l’avessimo ormai superato. Inoltre la mia è una semplice richiesta, vi sto chiedendo di accettare il mio aiuto. Metto la mia spada e le mie abilità al servizio di questa missione, la decisione se accoglierle o meno spetta a voi” rispose gentilmente.
“In questo caso grazie per l’offerta ma rifiutiamo. Non è così, Keira?” incrociò le braccia, cercando il supporto della Mildriend.
“A decidere sarà Astril” rispose invece l’altra, neutra.
“Che cosa?” esclamò sconcertato il ragazzo, mentre la principessa la guardava senza capire.
“Per ovvie ragioni penso che spetti a lei la decisione. Io mi adeguerò di conseguenza”
Gli sguardi si spostarono allora tutti sulla ragazza, quello sereno ma curioso di Nicklesh, quello esaltato di Idril e quello traboccante scintille di Khaled.
Le spettava decidere in quanto Neish, questo aveva realizzato la principessa. Ben sapeva la posizione di Idril, come quella di Khaled, mentre Keira, sebbene di sicuro avesse già deciso, aveva preferito lasciare a lei la scelta. E per un volta, non aveva dubbi a riguardo.
“A nome di tutti accetto molto volentieri il tuo aiuto!”
Nicklesh sorrise felice, mentre Khaled roteò gli occhi con una smorfia, trattenendo a stento un sibilo. Il giovane dai capelli bianchi ritornò poi a sedersi nella stessa posizione di prima, in attesa, e infine Astril cominciò finalmente a narrare.
La prima cosa di cui parlò furono le sue origini reali ma a quella informazione Nicklesh annuì semplicemente con il capo, dicendo di aver compreso sin da subito chi fosse in realtà, ma che avesse preferito mantenere il silenzio. Sorse spontaneo alla principessa domandarsi quali genere di opinioni avesse Nicklesh a proposito dei Desideria e di Moron, tuttavia si impose di proseguire con il racconto, destinato a diventare sempre più intricato. Narrò della sua fuga dal castello con Keira e Felixia, dei suoi giorni ad Ait Hiding, della sua natura di Neish e delle Gemme, dello scontro con Myran, della partenza dal nascondiglio Mildriend sino a giungere al momento in cui Miradis era scomparsa senza lasciar traccia.
Durante l’intero racconto l’espressione di Nicklesh era mutata innumerevoli volte, passando da incredula, affascinata, interdetta ad estremamente interessata, come dimostrava il bagliore incuriosito nei suoi occhi azzurri.
Una volta concluso, la gola di Astril ardeva bisognosa d’acqua e le mani erano scosse da impercettibili tremiti; narrare a lungo non era mai stata la sua passione, specie se ricordi oscuri e colmi di terrore erano parte integrante del racconto.
Non una volta era stata interrotta, neppure da Idril o da Khaled –ancora eccessivamente irritato da altri motivi per poter modificare parti del racconto- e ora che le parole della principessa erano cessate tutti gli sguardi erano puntati su Nicklesh. Il ragazzo non disse nulla per qualche tempo, poi si portò una mano alla nuca, lievemente frastornato.
“Incredibile, io...non avevo assolutamente idea di questo. Avevo sentito parlare degli Alkres e di Ailenia ma credevo che ormai appartenessero totalmente al passato. Nessun altro eccetto i Mildriend è a conoscenza di ciò?”
“Non siamo certi di questo, ma è probabile che sia così” replicò Keira.
“E il simbolo di quell’indovina...collegato in qualche modo a Ferimorn” mormorò tra sé e sé “La questione sembra esser estremamente complicata”
“Sei ancora convinto che unirti a noi sia stata una buona idea? Non che tu ti possa tirare indietro, ora che hai ascoltato l’intera storia” disse Khaled, una punta di aspra saccenteria nella voce.
“Certo che no, le mie convinzioni non sono affatto cambiante. Come ho detto, farò tutto ciò che posso per rendermi utile. Il vostro obbiettivo è attraversare tutti i Regni di Erendhitum, dunque il prossimo sarà il Regno dei Veìdlin?”
Keira asserì, sollevata di potersi esprimere liberamente senza troppi enigmi.
“Attraversando Glas Faroise non solo abbiamo recuperato una Gemma, ma abbiamo anche evitato la capitale, Scentialhan, e di conseguenza Tsolais. Difficilmente saremmo passati inosservati nel pieno centro del suo territorio. Ora non ci resta altro da fare che attraversare l’ultimo breve tratto di Regno rimanente, trovare un villaggio nel confine e dirigerci verso le terre dei Veìdlin”
 “L’ultimo tratto, ovvero Cré Ear. Non è zona dei ribelli di Neamh, quella?” commentò Nicklesh, lievemente preoccupato.
La fronte di Astril si increspò a quelle parole. I ribelli di Neamh. Aveva sentito parlare a lungo di quella faccenda, uno dei maggiori problemi che aveva scosso l’apparente quiete cristallina dei territori di Tsolais. Si trattava di un gruppo piuttosto numeroso che, esattamente un anno prima, aveva tentato di rendere indipendente la piccola terra di Cré Ear, dando inizio a sommosse e saccheggi che si erano perpetuati diversi mesi al solo scopo di destare l’attenzione della capitale. La questione era stata risolta relativamente in breve tempo: la maggior parte dei ribelli era stata catturata e rinchiusa nella segrete, mentre i pochi fuggitivi avevano fatto perdere le loro tracce. La rivolta era stata un fallimento e la questione dei ribelli era stata archiviata con rapidità. Un problema da poco dopotutto, ma che aveva suscitato in Tsolais una profonda indignazione, incredula che il suo stesso popolo potesse pensare di disobbedire alle sue leggi e volesse infrangere il meraviglioso equilibrio di ricchezza e prosperità in cui vivano i Syrma, o meglio la maggior parte di essi. Cré Ear infatti non vantava degli stessi lussi della capitale e dei suoi dintorni.
In ogni modo, Astril era convinta che ormai quei ribelli fossero soltanto un ricordo.
“Ma la rivolta è stata placata un anno fa” mormorò, confusa.
“Questa è l’opinione comune, ma alcuni vociferano che in realtà i ribelli si stiano riorganizzando, nascosti da qualche parte. Non so se si tratti o meno di semplici voci o se ci sia un fondo di verità” spiegò Nicklesh.
“Per me possono tranquillamente riorganizzarsi, basta che non si intromettano nel nostro cammino” Khaled saltò giù dalla sporgenza rocciosa e scrollò le spalle.
“Direi che non abbiamo nient’altro da dire, perciò possiamo benissimo rimetterci in cammino”
Lo sguardo di Astril incontrò quello di Keira come la principessa sollevò gli occhi.
“Immagino che nemmeno tu abbia una spiegazione per ciò che accaduto contro l’Alkres, perciò non ti chiederemo nulla”
E nessuno infatti ne parlò, sebbene tutti fossero giunti ad un’unica conclusione: in quel momento, Astril stessa era parsa di pura luce.
 
°°°
Dopo tre giorni di estenuante cammino, alla mattina del quarto giorno Khaled riuscì finalmente a racchiudere in una sola parola lo stato d’animo che neppure per un istante aveva avuto intenzione di abbandonarlo: irritazione, profonda ed innegabile irritazione. I motivi erano così numerosi da essere impossibili da contare o da definire con chiarezza e tutto questo, in qualche modo, contribuiva a renderlo ancora più innervosito.
Sin dal primo momento in cui avevano rincominciato il viaggio aveva compreso che quei giorni di cammino sarebbero stati incredibilmente estenuanti; ammetterlo era fastidioso e il suo orgoglio protestava a riguardo, ma i precedenti scontri e il tempo trascorso a Glas Faraoise lo avevano indebolito più di quanto avesse creduto. Si sentiva affaticato, ferite di cui solitamente non si sarebbe neppure accorto pizzicavano contro i vestiti e le gambe non gli permettevano di tenere il passo di Keira, sebbene pure la velocità della guerriera si fosse notevolmente ridotta.
Altra fonte di irritazione era la presenza dagli occhi azzurri alle sue spalle, che al momento stava chiacchierando amabilmente con Idril, intento a descriverle le proprietà di questa fantomatica ‘neve’.
Lo Sneachta era stato sopportabile a Glas Faraoise e, poteva concederglielo, aveva contribuito alla sconfitta di Ferimorn; lo avrebbero ricordato come il ragazzo dai capelli bianchi che aveva fornito il suo contribuito e che poi era ripartito per la sua strada. Ovviamente, le previsioni del Mildriend si erano rivelate errate in pieno, Nicklesh si era unito a loro a tempo indeterminato, sebbene nessuno avesse richiesto espressamente la sua partecipazione.
Khaled era senza dubbio l’individuo meno propenso a fidarsi degli altri e pochi giorni condivisi con un estraneo non sarebbero bastati per fargli ottenere la sua fiducia, nemmeno dopo essersi salvati la vita a vicenda. Lo irritava il fatto che sapesse della loro missione, lo irritavano i suoi atteggiamenti ancora misteriosi e lo innervosiva quella dannata fascia di stoffa che si ostinava a portare sempre sul volto. Non se l’era mai abbassata, neppure durante i pasti, infatti mangiava quando nessuno lo guardava, mentre riposavano. Qualche volta era stato tentato di tenere un occhio aperto e di osservarlo di nascosto, ma poi aveva seccatamente lasciato perdere, rendendosi conto di dar troppa importanza a sciocchezze come quelle, nonostante fosse tuttora curioso. Cosa aveva da nascondere? Aveva forse il volto sfigurato?
Khaled si strinse nelle spalle a riflesso dei suoi pensieri. In ogni caso, non si fidava e mai lo avrebbe fatto. Idril continuava a ripetergli quanto questo aspetto del suo carattere fosse un difetto da combattere, ma lui al contrario la vedeva come una salvezza: fidandosi si correva il rischio di rimanere traditi, non dando fiducia a nessuno il problema neppure si poneva. Inoltre, fidarsi era fastidioso.
Insieme all’irritazione, vi era in lui una sfumatura di indifferenza per quanto riguardava Felixia. Non che fosse contento che si fosse perduta, ma allo stesso tempo quasi non notava la sua assenza. Stessa cosa non si poteva dire per Astril, che avanzava a stento e con un’ombra di costante stanchezza sul viso, che la rendeva ancora più distratta e intontita di quanto già non fosse. Se una piccola parte di lui era dispiaciuta per ciò che le principessa stava passando, l’altra era innervosita: Astril faticava ad essere un Neish normalmente, figurarsi adesso. Doveva cercare di riprendersi, ma passava il tempo a sospirare.
Infine, ciò che lo rendeva irritato, furioso e con il desiderio impellente di tagliare tutto con la sua spada erano le parole enigmatiche di Ferimorn. L’essere aveva detto che la fonte da cui aveva bevuto non si limitasse a trasformare le persone in mocciosi, ma che avesse effetti molto più ‘interessanti’ e un’odiosa conclusione raggiunta dal Mildriend era che quell’acqua rispecchiasse in realtà le paure delle persone. Khaled aveva subito scartato quell’ipotesi, interdetto. Se le cose stavano così significava che aveva paura dei bambini? O meglio, di essere uno di loro? Ridicolo. Certo, era stato orribile e frustrante ma di certo non aveva avuto paura. Lui non aveva paura di nulla, figurarsi di una stupidaggine simile. Inoltre, il passato apparteneva al passato. Doveva per forza esserci una risposta e lui l’avrebbe trovata.
Calciò un sassolino che finì con un rimbalzo in un basso cespuglio di morbida erba verde. Stavano attraversano un piccolo sentiero immerso nella vegetazione, ben diversa da quella di Glas Faraoise. I colori di questa erano così vivaci che quasi gli occhi ne rimanevano feriti, la luce del sole vibrava allegra lungo i contorni delle foglie e dei fiori dorati tipici del Regno, che quasi richiamavano il colore della chioma del suo popolo.
Come sempre, in testa al gruppo stava Keira mentre alle sue spalle camminavano Idril, Nicklesh e poi Astril, immersa nel silenzio e un po’ più in disparte.
Khaled si accigliò. Quand’è che era finito ultimo? Doveva assolutamente recuperare.
Fece per accelerare, quando una morsa di ferro si serrò intorno alle sue spalle, inchiodandolo sul posto.
“Ti conviene stare fermo, piccolo lurido inetto, o ti staccherò entrambe le braccia dal corpo”


°Note dell'Autrice°

Salve a tutti! I'm back! xD Anzitutto volevo scusarmi per esser sparita per ben 2 mesi, ma la scuola mi aveva totalmente risucchiata, non riuscivo più a far nulla. Ora ho concluso tutte le verifiche e interrogazioni, il 9 chiudono le scuole perciò potrò tornare a dedicarmi alla scrittura e ad aggiornare regolarmente ^^ Comunque, siete riusciti a giungere sino in fondo al capitolo? Ammetto che questa volta era davvero lungo, ma non potevo separarlo in due parti, non avrebbe avuto senso, e in un certo modo...spero che la lunghezza abbia ripagato la mia assenza x)
Dal prossimo capitolo avrà inizio il "nuovo arco", questo è stato più un passaggio.
Bene, spero che il tutto sia stato di vostro gradimento! Ah, stavo per dimenticarmi! *si tira un botta in testa* Ho deciso di inserire nella storia diverse cosine slash. Saranno degli accenni, per questo per ora non ho aggiunto l'avvertimento Slash, perché appunto saranno accenni. Però ce ne saranno diversi in futuro u.u
Perfetto, adesso ho davvero concluso -spero-
Alla prossima e grazie di tutto! <3


The_Grace_of_Undomiel
 

 
  
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