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Autore: saitou catcher    05/06/2016    3 recensioni
Sorride, Aurora, nel portarsi alla bocca quel vino che ai suoi occhi ha il sapore del sangue, e il suo è il sorriso di una moglie, di una regina e madre felice; nessuno riesce a scorgere la sarabanda dei teschi sul fondo delle iridi cerulee, nessuno scorge la crudeltà della morte nella stretta che serra la veste ricamata alla curva appena accennata del ventre, nessuno coglie accordi di ira e furore nella musica perfettamente modulata di una voce che sembra aver rubato l'impronta agli angeli.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Vendetta, tremenda vendetta'
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"Guileless son,
I'll shape your belief
And you'll always know that your father's a thief
And you won't understand the cause of your grief
But you'll always follow the voices beneath”

Mordred's Lullaby, Heather Dale

La luce tremante delle candele si riflette languida sulle gemme che intarsiano l'oro del calice: non un tremito delle lunghe, bianche dita che ne impugnano lo stelo produce una vibrazione sulla superfice amaranto del liquido che esso contiene.

Sorride, Aurora, nel portarsi alla bocca quel vino che ai suoi occhi ha il sapore del sangue, e il suo è il sorriso di una moglie, di una regina e madre felice; nessuno riesce a scorgere la sarabanda dei teschi sul fondo delle iridi cerulee, nessuno scorge la crudeltà della morte nella stretta che serra la veste ricamata alla curva appena accennata del ventre, nessuno coglie accordi di ira e furore nella musica perfettamente modulata di una voce che sembra aver rubato l'impronta agli angeli.

Sorride Filippo, nel contemplare la sua principessa, il trofeo che ha strappato alla morsa del sonno e del drago, e non si accorge di come la mano serrata nella sua desideri stringere la presa fino a sentire lo scricchiolio delle ossa e il deflagrare del sangue nelle sue vene infrante: gonfio d'orgoglio e abbondanza, non coglie le crepe che intaccano appena la maschera d'avorio che Aurora ha indossato a suo beneficio. Ed è una maschera fragile, che si sbriciola in schegge talmente sottili da essere appena percettibili, una lieve variazione del tono di voce, un esitazione subito cancellata del sorriso. A ogni istante, Aurora si ricorda del perché ha indossato questa maschera, del perché permette a quell'essere inutile di fianco a lei di vivere e respirare, ignaro che è solo la sua spietata misericordia a concedergli ogni battito del cuore, istante dopo istante.

Sorride Aurora, felice solo in apparenza, innocente solo per chi vuole crederla tale, e con una mano sfiora il grembo dove custodisce la sua vendetta, il seme di morte che la stessa vittima le ha piantato nel ventre. Perché lei ricorda, anche se con Filippo ha finto di voler dimenticare, ricorda ogni istante, e ogni sensazione, e ogni dolore: le lacrime versate solo in sogno, la disperazione e l'umiliazione brucianti in un corpo soffocato dai legacci del sonno, la verginità strappata e la dignità calpestata da chi l'ha voluta sposa del suo stesso offensore- da chi, ignaro dell'oltraggio patito, l'ha voluta ricompensa in capelli d'oro e velo da sposa, amore come bottino di guerra.

Ma Aurora non si è permessa di dimenticare. Ciò che le ha fatto Malefica, è nulla in confronto a ciò che ha osato Filippo; meglio il sonno eterno che questa vita di nulla. Solo la speranza di vendetta la tiene in vita, e con squisita ironia, è stato Filippo stesso a donargliela. Il cuore del figlio è un tutt'uno con quello della madre, pronto a bruciare del medesimo fuoco che infesta le ossa di chi lo ha partorito.

Sarai la mia vendetta, figlio, il mio strumento e il mio arcolaio, la spada che pianterò nel cuore di chi mi ha rovinato. Ridi, ora che puoi, mostro disumano, principe del niente; ridete, misere fate, custodi incapaci, madri snaturate. Sposa della sopraffazione, sarò madre della violenza. Col sangue delle mie viscere, forgierò la spada che la mia mano non può impugnare; col mio odio, temprerò chi spezzerà il tuo cuore di bestia. Ridete pure, ora che potete: sarò io l'ultima a ridere, quando il vendicatore sorgerà dalle mie ossa.*

Sorride appena, Aurora, nell'ingoiare l'ultimo sorso del calice: ben altro sapore avrà il sangue di Filippo, il giorno in cui le scorrerà giù per la gola.

 

Buongiorno a tutti, banda di furtori tradifanti!

Allora, diciamo che questa... cosa, che è pesante e cupa perfino per i miei standard, è il primo frutto di un'ideuzza che mi è frullata in testa mentre andavo a votare per le comunali (che cittadina impegnata che sono, eh?), e in sostanza si basa sull'idea di rendere le varie principesse Disney meno pure e perfette, desiderose di ripagare i torti subiti, basandomi sulle versioni originali delle fiabe, che sono molto più crude di come i cartoni ce le hanno propinate. Parlando del caso specifico, nella versione originale della fiaba della Bella Addormentata, il Principe non si limita a un casto bacetto, ma violenta l'ignara dormiente, lasciandola incinta di due gemelli( che verranno poi divorati dalla madre orchessa del Principe, ma questo è un dettaglio che ho preferito ignorare). Quindi ho coniugato lo sviluppo della fiaba originale con la versione Disney, come potete notare dai nomi dei personaggi e dal riferimento a Malefica. La canzone citata all'inizio, è Mordred's Lullaby, della grande Heather Dale; la frase con l'asterisco, è una citazione riadattata di una frase che Didone pronuncia nel IV libro dell'Eneide, nel vedere le navi dei Troiani lasciare il lido cartaginese ("Exoriare aliquis nostris ex ossibus ultor", / Sorgi, o vendicatore, dalle nostre ossa/ IV,v. 625), nel caso qualche villico particolarmente ignorante non l'avesse riconosciuta.

E niente, ci risentiamo, sperando che questa diventi, com'è mia intenzione, prima di una serie... recensite numerosi!
Il titolo fa schifo, ma non avevo altro in mente.

I remain, gentlemen, your obedient servant

Catcher

 

  
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