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Autore: Ilarya Kiki    06/06/2016    3 recensioni
...soprattutto al lettore.
Attenzione, si tratta di una parodia. In questa storia potrete trovare:
-ROMANCE!!!
-Diciassettenni in tempesta ormonale
-Cani
-Disagio
-Scheletri senza i vestiti
-Altro Disagio!!!
Attenzione: la storia è sconsigliata a chi ha livelli di serietà troppo alti, in caso di bruciature rivolgersi a Grillby (lui sì che è un esperto).
Dal testo: "Papyrus, ma secondo te perché gli esseri umani sono così attratti da noi?" - "Non so Sans, forse perché siamo come loro... ma più nudi."
Genere: Comico, Parodia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Papyrus, Sans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sousy finì di levarsi la biancheria e la lanciò sopra la lavatrice, in cima alla pila di calze sporche. Si stiracchiò facendo scrocchiare la spina dorsale, e godendosi la sensazione del vapore bollente, che iniziava a sollevarsi dalla vasca, sulla pelle nuda. In un breve momento di panico si girò di scatto verso la porta: sì, l’aveva già chiusa a chiave. Sarebbe stato molto imbarazzante se uno dei due padroni di casa avesse deciso di farsi una passeggiata in quella stanza mentre lei era lì dentro a rilassarsi come sua mamma l’aveva fatta. Giustamente.
Senza aspettare oltre si infilò sotto la doccia, lasciandosi scorrere addosso l’acqua.
Era una sensazione meravigliosa. Saranno stati otto giorni che non si lavava, e stava iniziando a puzzare mica male, soprattutto dopo essere caduta nel buco ed essersi sporcata tutti i vestiti.
Certo che, accidenti, ne erano successe di cose.
E Sans era davvero carino. Lo odiava, ma era carino.
Era troppo irruento. Però doveva ammettere che al momento non le era dispiaciuto farsi prendere di prepotenza… aveva provato gli stessi brividi piccanti di quando aveva provato a farla fuori. Rrrrr.
Forse, ma proprio forse, avrebbe potuto anche prendere in considerazione l’idea di perdonarlo.
Stava proprio iniziando a fantasticare scene in cui Sans la sbatteva con violenza su e giù dalle pareti della sua rimessa quando qualcosa interruppe il flusso dei suoi pensieri bollenti di vapore.
Ci fu un rumore improvviso.
“Ooooops scusa, pensavo fosse libero.”
Sousy si sentì pietrificare.
Era lui.
La ragazza fece l’unica cosa che sarebbe risultata accettabile in quell’occasione: si mise a strillare come una sirena anti-incendio.
“FUORIIIIIIIIIIII! COSACIFAIQUIESCIIIIIIIII! SONO TUTTA NUDAAAAAAAAA!”
La voce di Sans, poco oltre il telo di separé mezzo trasparente decorato con piacevolissime stampe di ortaggi, rispose con una certa noncuranza.
“Oh, buono a sapersi. Ti stai dando una lavata?”
Sousy si imbestialì.
“MA CHE CAVOLO NON LO SAI CHE LE RAGAZZE HANNO BISOGNO DI PRIVACY!? FUORIII!”
“…ma non posso, devo fare una macchinata di calze in lavatrice. Papyrus mi ha dato un ultimatum.”
“E CHE ME NE FREGA! NON VOGLIO CHE TU MI VEDAAAAA!!!”
Oltre il telo, la sagoma blu di Sans stava tranquillamente avvicinandosi alla lavatrice, sepolta sotto una collina di roba sporca, e sembrava davvero fregarsene completamente della nudità di Sousy.
“…perché non vuoi che ti veda? Guarda che vedo gente nuda tutto il giorno io.”
“…eh?”
“Oh, andiamo. Non sarai molto diversa da un cane, no?”
Okay, ora Sousy era davvero imbestialita.
“COME TI PERMETTI DI PARAGONARMI A UN CANE!? UNA RAGAZZA NUDA È COMPLETAMENTE DIVERSA DA UN CANE! NOI RAGAZZE SIAMO MOLTO PIÚ…”
“…spelacchiate?”
Con somma sorpresa, Sousy intercettò nel suo campo visivo una frazione della faccia dello scheletro, visibile dalla fessura tra il telo separatorio e il muro: era di spalle ma aveva girato la testa all’indietro, con un occhio brillante e spudorato puntato contro di lei. La stava spiando!
Si lanciò sul fondo della vasca, accucciandosi su sé stessa e coprendosi come poteva, ingoiando per la vergogna un altro strillo. Lui scoppiò a ridere e lei si sentì scoppiare per un paio di altri motivi che non staremo ad approfondire.
“Ehehehehehehehe dai, su, non fare così. Mica mi imbarazzo.”
“IO SÍ DEFICIENTE!!!!”
“Vedila così ragazzina. Tu, rispetto a me, sei uno scheletro completamente vestito. Certo, se fossi tu a vedere me svestito… eh, sarebbe tutta un’altra cosa. Mica ho la pelle per coprirmi, io.”
Sousy non trovò nulla da ribattere, in effetti.
Rimase accucciata sul fondo della vasca a prendersi l’acqua in faccia, mentre lui con tranquillità faceva le sue cose con la lavatrice. Okay, okay, okay. Ora se ne sarebbe rimasta lì fino a che quello scheletro terribile non se ne fosse andato. Ma cazzo, l’aveva vista nuda. Nuda. Perché non andava a farsi fottere? Già che era arrabbiata con lui… questo non facilitava le cose. Perché non andava a suicidarsi? Perché non si annegava? Perché non si levava tutti i vestiti di dosso e andava ad annegarsi lì in doccia con lei…?
“…ah senti, vedo che qua c’è anche la tua roba sporca. Se vuoi te la lavo.”
“Ma… aspetta… sono gli unici vestiti che ho!”
“…troppo tardi. Sono già sporchi di detersivo.”
“…VUOI CHE ME NE RESTI NUDA FINO A CHE NON SI ASCIUGANO???”
“Nah, ti presterò qualcosa.”
Sousy rimase un paio di secondi ad assorbire la nuova informazione, prima che Sans si mettesse di nuovo a parlare.
“Ah… senti, Sousy… è inutile chiudere una porta quando sai benissimo che chi vorresti tener fuori sa usare il teletrasporto. A dopo.”
E svanì nel nulla.
Sousy restò a fumare, sotto il getto bollente della doccia, ormai con la pelle tutta cotta dall’acqua e dal vapore.
“…E COMUNQUE – gridò, fuori di sé – …IN QUESTA SCENA SARESTI DOVUTO USCIRE SUBITO TUTTO IMBARAZZATO, RAZZA DI IDIOTA!”

In teoria dovrebbe essere una cosa romantica fregarsi le felpe del ragazzo per cui si ha una cotta, no? Poi, ovviamente, se per caso fosse lui stesso ad offrirle con grande galanteria, sarebbe anche meglio. Soprattutto quando sono già state usate da uno o due giorni, e l’odore ed il calore della sua pelle sono rimasti intrappolati dentro alla stoffa, rendendo la cosa decisamente adorabile.
Questi erano i pensieri di Sousy, seduta al tavolo della cucina per fare colazione. Doveva assolutamente concentrarsi sulla carineria di quella situazione, o gli schemi che controllavano la sua vita di adolescente sarebbero inevitabilmente crollati.
Sì, Sans le aveva prestato i suoi vestiti.
Sì, per qualche motivo era stato capace di rendere strano anche quell’atto così infallibilmente incantevole.
Le maniche della felpa blu che aveva addosso le arrivavano appena a metà avambraccio, le cuciture sulle spalle troppo strette le davano fastidio ed era costretta a starsene a pancia scoperta. Inoltre, dall’interno giungeva una puzza indistinta di carbonella e cane bagnato. Sotto aveva una t-shirt e un paio di pantaloni da felpa grigi (cavolo se Sans fosse stato di dimensioni normale sarebbe stato così eccezionale), che praticamente si erano trasformati in un top stretto sulle tette e un paio di pantaloni a pinocchietto molto fuori luogo. Inoltre, sulla maglietta c’era scritto The Great Fart-Master e aveva una macchia di ketchup proprio sul davanti, dove non avrebbe potuto nasconderla neanche se la felpa fosse stata abbastanza grande da potersi chiudere con la cerniera.
La povera Sousy sospirò, attendendo che qualcuno le preparasse qualcosa da mangiare, e scosse la testa. Era così difficile essere una ragazza innamorata.
“Ehilà Sousy, sei carina!”
Sans era apparso sulla porta e Sousy mise il broncio, dato che non aveva ancora finito di essere arrabbiata con lui (anche se le aveva appena detto che era carina mmmmmmmmmhhm).
“…e tu sei troppo basso. Ho freddo.”
“Beh devi ringraziare che almeno le mie cose ti entrino, perché se no o eri uno scheletro magro come mio fratello o te ne restavi sul serio in accappatoio per tutto il tempo.”
“…scommetto che non ti sarebbe dispiaciuto considerato che sei entrato a spiarmi.”
“Hai ragione non mi avrebbe fatto schifo. Anche se probabilmente ti saresti ammalata per il freddo e saresti morta.”
Sans ridacchiò tra sé e sé e Sousy non capì benissimo l’allusione, ma lasciò perdere perché lo scheletro stava mettendo dell’acqua nel bollitore per fare il the e lei aveva fame. Inoltre, il fatto che aveva affermato che non gli avrebbe fatto schifo avercela attorno nuda aveva decisamente diminuito la sua volontà di tenergli il muso troppo a lungo. Tra l’altro lui sembrava in vena di chiacchierare.
“Dimmi un po’, Sousy… come ci sei caduta quaggiù? Insomma, di solito ci troviamo tra i piedi solo bimbi sotto i 10 anni e non hanno mai voglia di raccontare l’esperienza, quando uno glielo chiede.”
Sousy ci pensò un po’ su.
“Stavo scappando da un branco di bulli che mi inseguivano. Mi hanno trascinata con l’inganno sul monte Ebott per tagliarmi i capelli con un paio di forbici arrugginite, ma io ho tirato un calcio in faccia a quello che mi stava trattenendo e sono corsa in mezzo ai boschi per seminarli. Sono inciampata e sono caduta nel buco, e poi ho incontrato la caprona. È un trauma, capisci? La mia vita precedente è segnata da prevaricazioni e abusi. Sono una povera anima sofferente in cerca di affetto sincero.”
Sans versò il the e fece spallucce, lanciandole un’occhiata intensa.
“Oh, che disgrazia. E io che avevo la sensazione che stessi facendo bird-watching con un gruppo di novantenni.”
Sousy spalancò gli occhi e sentì il cuore fermarsi.
“Come fai a… no! Non è vero! Se mai ho raccontato quelle cose a qualcuno, erano solo bugie! Per nascondere la mia sofferenza interiore!”
Sans scosse lentamente la testa, sorridendo. Poi le passò una tazza piena di liquido bollente e corroborante insieme a qualche biscotto.
“Scommetto che anche la tua famiglia faceva schifo.”
“Sì. Padre alcolizzato e violento, e madre fuggita in Nepal con uno spacciatore di anfetamine.”
“Lutti non ne abbiamo?”
“Sì. Mio zio che era l’unica persona al mondo ad amarmi, è morto sotto una macchina. Era uno schiacciasassi. Di fronte a me. Quando avevo sette anni.”
“Oh, povera la mia piccola Sousy.”
Sans allungò la mano e le grattò la nuca con le sue dita ossute e piccine, e lei si mise a fare le fusa, soddisfatta – cosa alquanto conveniente dato che ancora impersonava il suo alterego di donna-gatto, avendo indosso le orecchiette rosa pelose di Alphys per non farsi uccidere dalle Guardie Reali.
“Ma dimmi, come mai dei bulli inseguivano una povera fanciulla carina come te?”
“È per via dei miei capelli rossi. Sono troppo particolari e allora i miei coetanei mi bullizzano.”
Sans continuò a fare i grattini sulla testa della ragazza, affondando la mano in ciocche di capelli… decisamente color castagna.
“In effetti il rosso dei tuoi capelli è molto questionabile ragazzina… ora capisco il tuo dolore e perché probabilmente volevano tagliarteli via. Mai visto un rosso così in vita mia, giuro.”
“…ma quindi ti piacciono i miei capelli?”
“Uh…beh direi di sì. Nella mia famiglia non è che siamo così in tanti ad averne, e poi scaldano la testa.”
“Aw, sono ancora arrabbiata con te, ma sei così dolce e gentile…”
Sousy in un impeto di sentimento allargò le mani per stringere lo scheletro in un abbraccio, ma si ritrovò ad afferrare il nulla sotto la sua felpa perché aveva preso la mira un po’ troppo in basso, e aveva mancato la cassa toracica finendo in quella zona di vuoto tra la stessa e il bacino. Fu una scena piuttosto stupida, anche perché lui le prese le braccia con decisione e se le spostò più in alto, dove lei poté finalmente avere qualcosa a cui aggrapparsi. Compiuta questa operazione, Sousy abbandonò la testa sopra uno spigolo della sua clavicola.
Lui continuò a grattarle i capelli come se fosse stata sul serio un felino domestico.
“…ow, davvero sei ancora arrabbiata con me?”
“…solo un pochino.”
“…nemmeno se ti do un altro bacino?”
Sousy rabbrividì, ricordando la disagiante esperienza del loro primo bacio.
“Magari…emh…la prossima volta, eh?”
Sans ridacchiò, compiaciuto.

Caro diario,
le cose tra me e Sans stanno decisamente migliorando. Per esempio, si è dimostrato molto comprensivo riguardo al mio doloroso passato, e mi ha riempito di grattini per consolarmi, senza provare a saltarmi addosso come l’ultima volta. Mi ha fatto anche una torta salata per pranzo, e credo che ad un ragazzo che sa pure cucinare non si possa proprio resistere (!!!). Sì, magari sapeva un po’ di croccantini per cani, ma l’ha fatta col cuore ed è questo che conta, anche se poi io ne ho preso solo un morsino perché sono a dieta. No, non sono più arrabbiata con lui, è così dolce che mi fa sciogliere!
*inserire dodici righe di cuoricini*
Va beh, ammetto che forse ho un po’ esagerato nello descrivere la mia famiglia: dopotutto, tra “padre alcolizzato e violento” e “odontoiatra” non passa molta differenza, no? Oh, chi se ne frega, tanto non li rivedrò mai più. Mi sembra di vivere in un sogno: niente più scuola, niente più sgridate, niente più riordinare la camera… hihihihihihi.
Sans poi mi ha invitato ad un secondo appuntamento, e questa volta mi ha detto che mi porta in un posto carino. Dice che posso anche tenermi i suoi vestiti per un po’, dato che lì farà piuttosto caldo, e che mi farà una sorpresa.
Non vedo l’oraaaaaaaaaa!
Credo che sia vicino a dove abita quella sfigata di Alphys, ma non credo che le dispiacerà vedermi: dopotutto, conoscere una ragazza popolare come me non può fare altro che aumentare di livello la sua vita sociale, no?
Ora smetto di scrivere perché tra cinque minuti andiamo.
Ciao tvttttttb.

In effetti, il posto in cui andarono Sousy e Sans quella sera era decisamente più elegante e pettinato rispetto al buco fumoso e unto che era il pub di Grillby o la guardiola di Sans sul sentiero, esposta alle intemperie dei venti sotterranei: erano appena entrati in quello che sembrava un moderno complesso residenziale, fornito di ristorante e palco per le esibizioni. L’atmosfera era soffusa e i camerieri parlavano tutti a voce bassa – tranne che quando incontravano Sans, perché evidentemente non esisteva un singolo mostro nell’Underground che non lo conoscesse, e tutti si mettevano sempre a sbracciarsi e a urlare come muratori all’ora di pranzo quando lo vedevano: Sousy apprezzava la cosa, considerato che lo scheletro se la trascinava dietro tenendola per mano e si sentiva come la ragazza di un vip, dato che tutti la guardavano incuriositi.
Certo il posto sarebbe stato ancora più carino se il getto della fontana all’ingresso avesse centrato la vasca della stessa e non il pavimento sottostante (tra l’altro, una muffosa moquette), e la cosa sarebbe stata ancora migliore se sotto il suddetto getto d’acqua non ci fosse stata una ondina mezza nuda a farsi la doccia.
Sousy storse il naso, anche perché la tizia, vedendoli, sollevò il braccio per salutare Sans e NESSUNA ninfa mezza nuda poteva permettersi di salutare il ragazzo con cui stava uscendo in quel momento. Anche perché aveva dei capelli rossi odiosamente meravigliosi.
“Ehya capo!” salutò lo scheletro, rispondendo al saluto.
La donna-pesce fece un cenno anche a Sousy, che stiracchiò le guance in un sorriso falsissimo.
“È il tuo capo quella?” chiese la ragazzina fra i denti, e lo scheletro scoppiò in una risatina divertita.
“Ma certo che sono il suo capo – disse lei in risposta, irritata per non essere stata interrogata personalmente – …e tu sei Sousy, la donna-gatto, no? Ci siamo già presentate mi pare.”
“Oh, Undyne, la capa delle Guardie Reali?”
“Sì.”
Sousy attivò i neuroni, e ripensò alla prima volta che si erano incontrate: le era apparsa mentre stava attraversando la zona delle Cascate, cercando di non bagnarsi le scarpe griffate nell’acquitrino, e al momento le era sembrata altissima, imponente e soprattutto ricoperta in ogni suo centimetro da una pesante armatura da battaglia. E, soprattutto, era convinta che si trattasse di un uomo con una voce da checca. Decisamente, l’impatto era molto diverso ora che la vedeva solo con un paio di shorts neri da palestra e un reggiseno rosso fuoco, alta, atleticissima e tutta bagnata.
“…ma tu esattamente, Undy, che ci fai qui a lavarti all’Hotel?” chiese Sans.
“Oh… nulla. Mi è andata a fuoco la casa. Di nuovo. Ne approfitto finché non mi cacciano.”
“Ah certo, capisco.”
A Sousy tutta quella voglia di conversare unita a tutta quella nudità non piaceva. Per niente.
“…ma state uscendo insieme? Eeeeeeeeeeehy Sans, Alphy mi aveva accennato qualcosa, ma non pensavo che ti fossi andato a beccare la neko-waifu dei sogni… eheheh furbastro.”
Sans a quell’uscita della ninfa sembrò sinceramente confuso.
“Cos…?”
Sousy capì che Undyne era ancora fermamente convinta che lei fosse un mostro, annusò il pericolo imminente e lo prese per la felpa, trascinandoselo dentro al ristorante.
“Eheheheheh sì sì tutto molto carino e divertente, farsi la doccia nudi in un luogo pubblico e le mie bellissime orecchie rosa assolutamente non sintetiche eheheheheh… ora ce ne dobbiamo andare, scusa, ma abbiamo prenotato… saluti dai tuoi amici scheletro e assolutamente-non-un-umana-con-un-paio-di-orecchie-finte... byeeeeeeee! Kiss Kiss!”
Undyne li osservò allontanarsi con gli occhi gialli spalancati e con la bocca mezza aperta in un sorriso, e poi dovette preoccuparsi di un enorme mostro gelatinoso che la invitò cortesemente a levarsi dalle palle, perché se voleva farsi una doccia quantomeno avrebbe dovuto pagare l’affitto per l’acqua che stava sprecando.

Sousy e Sans, finalmente, si erano seduti al loro tavolo per due, e nessun mostro molesto sembrava voler disturbare la loro privacy. Lo scheletro sembrava ancora perplesso per il discorso che aveva appena fatto.
“Scusa Sousy… – stava dicendo, cercando di nascondere l’imbarazzo per essersi fatto coinvolgere in qualcosa di cui non capiva un tubo – …ma tu hai capito che intendeva dire Undyne? Non sono molto dentro a quel genere di cose.”
“Ha detto che sono un mostro, che sono bellissima, che sei fortunato ad uscire con me e che dovresti pensare solo a me.”
In realtà, nemmeno Sousy era dentro a quel genere di cose e non ci aveva capito nulla nemmeno lei – sì, aveva visto un paio di cartoni giapponesi ma tutti doppiati nella sua lingua, e basta. Odiava i weeabo.
Sans parve per un breve momento un po’ a disagio, ma si riprese in un secondo. Ridacchiò.
“Ah beh… meglio così.”
“…non avevi detto che avevi preparato una sorpresa?”
“Ooooh, certo, più tardi vedrai.”
Lo scheletro le fece l’occhiolino, e lei si sentì svenire. Non sarebbe stato male prima o poi svenire sul serio, lui almeno avrebbe avuto un’ottima scusa per prenderla in braccio e orchestrare una bella scena di amore drammatico.

Le luci della sala si abbassarono un poco, e sul palco del locale apparve una strana creatura piena di tentacoli e di birilli da giocoleria. Gli occhi di tutti i presenti si voltarono verso lo show che stava per iniziare.
Nel frattempo, in fondo al salone, un mostro molto particolare entrò senza farsi notare, e si mimetizzò nella penombra stando radente al muro, osservando lentamente la situazione come per accertarsi che tutto stesse andando per il verso giusto, senza intoppi.
Ad un certo punto, la sua visuale intercettò la figuretta seduta e orecchiuta di Sousy, al tavolo insieme al piccolo scheletro cabarettista. Il mostro sussultò, ma poi fu invaso da brividi di soddisfazione e aspettativa.

“Ooooooh, yeeeeeees…”

Nel prossimo episodio!

DRAMA!

ROMANCE!!

BLOODSHED!!!(?)

Starring la vostra STAR preferita di tutto il Sottosuolo!
Chi sarà mai!?!
*Jerry forse…? Ah no, aspetta…*

ALLA PROSSIMA, DARLINGS!

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*Angolo Autrice*

*Voglio che sappiate che io per prima sono una fangirl di Sans, e scrivere questa storia mi fa del male*
*Però è troppo divertente*
*Ah, ho conosciuto diverse ragazze more che si sentivano speciali perché erano straconvinte di essere rosse. Aprite gli occhi sulla realtà donne. Poi sembrate delle tonte come Sousy.*

*Alla prossima!*

  
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