Sousy finì di
levarsi la
biancheria e la lanciò sopra la
lavatrice, in cima alla pila di calze sporche. Si stiracchiò
facendo
scrocchiare la spina dorsale, e godendosi la sensazione del vapore
bollente,
che iniziava a sollevarsi dalla vasca, sulla pelle nuda. In un breve
momento di
panico si girò di scatto verso la porta: sì,
l’aveva già chiusa a chiave. Sarebbe
stato molto imbarazzante se uno dei due padroni di casa avesse deciso
di farsi
una passeggiata in quella stanza mentre lei era lì dentro a
rilassarsi come sua
mamma l’aveva fatta. Giustamente.
Senza aspettare oltre si infilò sotto la doccia, lasciandosi
scorrere addosso l’acqua.
Era una sensazione meravigliosa. Saranno stati otto giorni
che non si lavava, e stava iniziando a puzzare mica male, soprattutto
dopo
essere caduta nel buco ed essersi sporcata tutti i vestiti.
Certo che, accidenti, ne erano successe di cose.
E Sans era davvero carino. Lo odiava, ma era carino.
Era troppo irruento. Però doveva ammettere che al momento
non le era dispiaciuto farsi prendere di prepotenza… aveva
provato gli stessi
brividi piccanti di quando aveva provato a farla fuori. Rrrrr.
Forse, ma proprio forse, avrebbe potuto anche prendere in
considerazione l’idea di perdonarlo.
Stava proprio iniziando a fantasticare scene in cui Sans la sbatteva
con violenza su e giù dalle pareti della sua rimessa quando
qualcosa interruppe
il flusso dei suoi pensieri bollenti di vapore.
Ci fu un rumore improvviso.
“Ooooops scusa, pensavo fosse libero.”
Sousy si sentì pietrificare.
Era lui.
La ragazza fece l’unica cosa che sarebbe risultata
accettabile in quell’occasione: si mise a strillare come una
sirena
anti-incendio.
“FUORIIIIIIIIIIII! COSACIFAIQUIESCIIIIIIIII! SONO TUTTA
NUDAAAAAAAAA!”
La voce di Sans, poco oltre il telo di separé mezzo
trasparente decorato con piacevolissime stampe di ortaggi, rispose con
una
certa noncuranza.
“Oh, buono a sapersi. Ti stai dando una lavata?”
Sousy si imbestialì.
“MA CHE CAVOLO NON LO SAI CHE LE RAGAZZE HANNO BISOGNO DI
PRIVACY!? FUORIII!”
“…ma non posso, devo fare una macchinata di calze
in
lavatrice. Papyrus mi ha dato un ultimatum.”
“E CHE ME NE FREGA! NON VOGLIO CHE TU MI
VEDAAAAA!!!”
Oltre il telo, la sagoma blu di Sans stava tranquillamente
avvicinandosi alla lavatrice, sepolta sotto una collina di roba sporca,
e
sembrava davvero fregarsene completamente della nudità di
Sousy.
“…perché non vuoi che ti veda? Guarda
che vedo gente nuda
tutto il giorno io.”
“…eh?”
“Oh, andiamo. Non sarai molto diversa da un cane,
no?”
Okay, ora Sousy era davvero imbestialita.
“COME TI PERMETTI DI PARAGONARMI A UN CANE!? UNA RAGAZZA
NUDA È COMPLETAMENTE DIVERSA DA UN CANE! NOI RAGAZZE SIAMO
MOLTO PIÚ…”
“…spelacchiate?”
Con somma sorpresa, Sousy intercettò nel suo campo visivo
una frazione della faccia dello scheletro, visibile dalla fessura tra
il telo
separatorio e il muro: era di spalle ma aveva girato la testa
all’indietro, con
un occhio brillante e spudorato puntato contro di lei. La stava spiando!
Si lanciò sul fondo della vasca, accucciandosi su
sé stessa
e coprendosi come poteva, ingoiando per la vergogna un altro strillo.
Lui
scoppiò a ridere e lei si sentì scoppiare per un
paio di altri motivi che non
staremo ad approfondire.
“Ehehehehehehehe dai, su, non fare così. Mica mi
imbarazzo.”
“IO SÍ DEFICIENTE!!!!”
“Vedila così ragazzina. Tu, rispetto a me, sei uno
scheletro
completamente vestito. Certo, se fossi tu
a vedere me svestito…
eh, sarebbe
tutta un’altra cosa. Mica ho la pelle per coprirmi,
io.”
Sousy non trovò nulla da ribattere, in effetti.
Rimase accucciata sul fondo della vasca a prendersi l’acqua
in faccia, mentre lui con tranquillità faceva le sue cose
con la lavatrice.
Okay, okay, okay. Ora se ne sarebbe rimasta lì fino a che
quello scheletro
terribile non se ne fosse andato. Ma cazzo, l’aveva vista
nuda. Nuda. Perché non
andava a farsi fottere?
Già che era arrabbiata con lui… questo non
facilitava le cose. Perché non
andava a suicidarsi? Perché non si annegava?
Perché non si levava tutti i
vestiti di dosso e andava ad annegarsi lì in doccia con
lei…?
“…ah senti, vedo che qua c’è
anche la tua roba sporca. Se
vuoi te la lavo.”
“Ma… aspetta… sono gli unici vestiti
che ho!”
“…troppo tardi. Sono già sporchi di
detersivo.”
“…VUOI CHE ME NE RESTI NUDA FINO A CHE NON SI
ASCIUGANO???”
“Nah, ti presterò qualcosa.”
Sousy rimase un paio di secondi ad assorbire la nuova
informazione, prima che Sans si mettesse di nuovo a parlare.
“Ah… senti, Sousy… è inutile
chiudere una porta quando sai
benissimo che chi vorresti tener fuori sa usare il teletrasporto. A
dopo.”
E svanì nel nulla.
Sousy restò a fumare, sotto il getto bollente della doccia,
ormai con la pelle tutta cotta dall’acqua e dal vapore.
“…E COMUNQUE – gridò, fuori
di sé – …IN QUESTA SCENA SARESTI
DOVUTO USCIRE SUBITO TUTTO IMBARAZZATO, RAZZA DI IDIOTA!”
In teoria dovrebbe essere
una cosa
romantica fregarsi le
felpe del ragazzo per cui si ha una cotta, no? Poi, ovviamente, se per
caso fosse
lui stesso ad offrirle con grande galanteria, sarebbe anche meglio.
Soprattutto
quando sono già state usate da uno o due giorni, e
l’odore ed il calore della
sua pelle sono rimasti intrappolati dentro alla stoffa, rendendo la
cosa
decisamente adorabile.
Questi erano i pensieri di Sousy, seduta al tavolo della
cucina per fare colazione. Doveva assolutamente concentrarsi sulla
carineria di
quella situazione, o gli schemi che controllavano la sua vita di
adolescente
sarebbero inevitabilmente crollati.
Sì, Sans le aveva prestato i suoi vestiti.
Sì, per qualche motivo era stato capace di rendere strano
anche quell’atto così infallibilmente incantevole.
Le maniche della felpa blu che aveva addosso le arrivavano
appena a metà avambraccio, le cuciture sulle spalle troppo
strette le davano
fastidio ed era costretta a starsene a pancia scoperta. Inoltre,
dall’interno
giungeva una puzza indistinta di carbonella e cane bagnato. Sotto aveva
una
t-shirt e un paio di pantaloni da felpa grigi (cavolo se Sans fosse
stato di
dimensioni normale sarebbe stato così
eccezionale), che praticamente si erano trasformati in un top stretto
sulle
tette e un paio di pantaloni a pinocchietto molto fuori luogo. Inoltre,
sulla
maglietta c’era scritto The Great
Fart-Master e aveva una macchia di ketchup proprio sul
davanti, dove non
avrebbe potuto nasconderla neanche se la felpa fosse stata abbastanza
grande da
potersi chiudere con la cerniera.
La povera Sousy sospirò, attendendo che qualcuno le
preparasse qualcosa da mangiare, e scosse la testa. Era così
difficile essere
una ragazza innamorata.
“Ehilà Sousy, sei carina!”
Sans era apparso sulla porta e Sousy mise il broncio, dato
che non aveva ancora finito di essere arrabbiata con lui (anche se le
aveva
appena detto che era carina mmmmmmmmmhhm).
“…e tu sei troppo basso. Ho freddo.”
“Beh devi ringraziare che almeno le mie cose ti entrino,
perché se no o eri uno scheletro magro come mio fratello o
te ne restavi sul
serio in accappatoio per tutto il tempo.”
“…scommetto che non ti sarebbe dispiaciuto
considerato che
sei entrato a spiarmi.”
“Hai ragione non mi avrebbe fatto schifo. Anche se
probabilmente ti saresti ammalata per il freddo e saresti
morta.”
Sans ridacchiò tra sé e sé e Sousy non
capì benissimo
l’allusione, ma lasciò perdere perché
lo scheletro stava mettendo dell’acqua
nel bollitore per fare il the e lei aveva fame. Inoltre, il fatto che
aveva
affermato che non gli avrebbe fatto
schifo avercela attorno nuda aveva decisamente diminuito la
sua volontà di
tenergli il muso troppo a lungo. Tra l’altro lui sembrava in
vena di
chiacchierare.
“Dimmi un po’, Sousy… come ci sei caduta
quaggiù? Insomma,
di solito ci troviamo tra i piedi solo bimbi sotto i 10 anni e non
hanno mai
voglia di raccontare l’esperienza, quando uno glielo
chiede.”
Sousy ci pensò un po’ su.
“Stavo scappando da un branco di bulli che mi inseguivano.
Mi hanno trascinata con l’inganno sul monte Ebott per
tagliarmi i capelli con
un paio di forbici arrugginite, ma io ho tirato un calcio in faccia a
quello
che mi stava trattenendo e sono corsa in mezzo ai boschi per seminarli.
Sono
inciampata e sono caduta nel buco, e poi ho incontrato la caprona.
È un trauma,
capisci? La mia vita precedente è segnata da prevaricazioni
e abusi. Sono una
povera anima sofferente in cerca di affetto sincero.”
Sans versò il the e fece spallucce, lanciandole
un’occhiata
intensa.
“Oh, che disgrazia. E io che avevo la sensazione che stessi
facendo bird-watching con un gruppo di novantenni.”
Sousy spalancò gli occhi e sentì il cuore
fermarsi.
“Come fai a… no! Non è vero! Se mai ho
raccontato quelle
cose a qualcuno, erano solo bugie! Per nascondere la mia sofferenza
interiore!”
Sans scosse lentamente la testa, sorridendo. Poi le passò
una tazza piena di liquido bollente e corroborante insieme a qualche
biscotto.
“Scommetto che anche la tua famiglia faceva schifo.”
“Sì. Padre alcolizzato e violento, e madre fuggita
in Nepal
con uno spacciatore di anfetamine.”
“Lutti non ne abbiamo?”
“Sì. Mio zio che era l’unica persona al
mondo ad amarmi, è
morto sotto una macchina. Era uno schiacciasassi. Di fronte a me.
Quando avevo
sette anni.”
“Oh, povera la mia piccola Sousy.”
Sans allungò la mano e le grattò la nuca con le
sue dita
ossute e piccine, e lei si mise a fare le fusa, soddisfatta –
cosa alquanto
conveniente dato che ancora impersonava il suo alterego di donna-gatto,
avendo
indosso le orecchiette rosa pelose di Alphys per non farsi uccidere
dalle Guardie
Reali.
“Ma dimmi, come mai dei bulli inseguivano una povera
fanciulla carina come te?”
“È per via dei miei capelli rossi. Sono troppo
particolari e
allora i miei coetanei mi bullizzano.”
Sans continuò a fare i grattini sulla testa della ragazza,
affondando la mano in ciocche di capelli… decisamente color
castagna.
“In effetti il rosso
dei tuoi capelli è molto questionabile ragazzina…
ora capisco il tuo dolore e
perché probabilmente volevano tagliarteli via. Mai visto un rosso così in vita mia,
giuro.”
“…ma quindi ti piacciono i miei capelli?”
“Uh…beh direi di sì. Nella mia famiglia
non è che siamo così
in tanti ad averne, e poi scaldano la testa.”
“Aw, sono ancora arrabbiata con te, ma sei così
dolce e
gentile…”
Sousy in un impeto di sentimento allargò le mani per
stringere lo scheletro in un abbraccio, ma si ritrovò ad
afferrare il nulla
sotto la sua felpa perché aveva preso la mira un
po’ troppo in basso, e aveva
mancato la cassa toracica finendo in quella zona di vuoto tra la stessa
e il
bacino. Fu una scena piuttosto stupida, anche perché lui le
prese le braccia
con decisione e se le spostò più in alto, dove
lei poté finalmente avere
qualcosa a cui aggrapparsi. Compiuta questa operazione, Sousy
abbandonò la
testa sopra uno spigolo della sua clavicola.
Lui continuò a grattarle i capelli come se fosse stata sul
serio un felino domestico.
“…ow, davvero sei ancora arrabbiata con
me?”
“…solo un pochino.”
“…nemmeno se ti do un altro bacino?”
Sousy rabbrividì, ricordando la disagiante esperienza del
loro primo bacio.
“Magari…emh…la prossima volta,
eh?”
Sans ridacchiò, compiaciuto.
Caro
diario,
le cose tra me e Sans
stanno decisamente migliorando. Per esempio, si è dimostrato
molto comprensivo
riguardo al mio doloroso passato, e mi ha riempito di grattini per
consolarmi,
senza provare a saltarmi addosso come l’ultima volta. Mi ha
fatto anche una
torta salata per pranzo, e credo che ad un ragazzo che sa pure cucinare
non si
possa proprio resistere (!!!). Sì, magari sapeva un
po’ di croccantini per
cani, ma l’ha fatta col cuore ed è questo che
conta, anche se poi io ne ho
preso solo un morsino perché sono a dieta. No, non sono
più arrabbiata con lui,
è così dolce che mi fa sciogliere!
*inserire dodici righe
di cuoricini*
Va beh, ammetto che
forse ho un po’ esagerato nello descrivere la mia famiglia:
dopotutto, tra
“padre alcolizzato e violento” e
“odontoiatra” non passa molta differenza, no?
Oh, chi se ne frega, tanto non li rivedrò mai
più. Mi sembra di vivere in un
sogno: niente più scuola, niente più sgridate,
niente più riordinare la camera…
hihihihihihi.
Sans poi mi ha
invitato ad un secondo appuntamento, e questa volta mi ha detto che mi
porta in
un posto carino. Dice che posso anche tenermi i suoi vestiti per un
po’, dato
che lì farà piuttosto caldo, e che mi
farà una sorpresa.
Non vedo
l’oraaaaaaaaaa!
Credo che sia vicino a
dove abita quella sfigata di Alphys, ma non credo che le
dispiacerà vedermi:
dopotutto, conoscere una ragazza popolare come me non può
fare altro che
aumentare di livello la sua vita sociale, no?
Ora smetto di scrivere
perché tra cinque minuti andiamo.
Ciao tvttttttb.
In effetti, il posto in
cui andarono
Sousy e Sans quella
sera era decisamente più elegante e pettinato rispetto al
buco fumoso e unto
che era il pub di Grillby o la guardiola di Sans sul sentiero, esposta
alle
intemperie dei venti sotterranei: erano appena entrati in quello che
sembrava
un moderno complesso residenziale, fornito di ristorante e palco per le
esibizioni. L’atmosfera era soffusa e i camerieri parlavano
tutti a voce bassa
– tranne che quando incontravano Sans, perché
evidentemente non esisteva un
singolo mostro nell’Underground che non lo conoscesse, e
tutti si mettevano
sempre a sbracciarsi e a urlare come muratori all’ora di
pranzo quando lo
vedevano: Sousy apprezzava la cosa, considerato che lo scheletro se la
trascinava dietro tenendola per mano e si sentiva come la ragazza di un
vip,
dato che tutti la guardavano incuriositi.
Certo il posto sarebbe stato ancora più carino se il getto
della fontana all’ingresso avesse centrato la vasca della
stessa e non il
pavimento sottostante (tra l’altro, una muffosa moquette), e
la cosa sarebbe
stata ancora migliore se sotto il suddetto getto d’acqua non
ci fosse stata una
ondina mezza nuda a farsi la doccia.
Sousy storse il naso, anche perché la tizia, vedendoli,
sollevò il braccio per salutare Sans e NESSUNA ninfa mezza
nuda poteva
permettersi di salutare il ragazzo con cui stava uscendo in quel
momento. Anche
perché aveva dei capelli rossi odiosamente meravigliosi.
“Ehya capo!” salutò lo scheletro,
rispondendo al saluto.
La donna-pesce fece un cenno anche a Sousy, che stiracchiò
le guance in un sorriso falsissimo.
“È il tuo capo quella?” chiese la
ragazzina fra i denti, e
lo scheletro scoppiò in una risatina divertita.
“Ma certo che sono il suo capo – disse lei in
risposta,
irritata per non essere stata interrogata personalmente –
…e tu sei Sousy, la donna-gatto,
no? Ci siamo già presentate
mi pare.”
“Oh, Undyne, la capa delle Guardie Reali?”
“Sì.”
Sousy attivò i neuroni, e ripensò alla prima
volta che si
erano incontrate: le era apparsa mentre stava attraversando la zona
delle
Cascate, cercando di non bagnarsi le scarpe griffate
nell’acquitrino, e al
momento le era sembrata altissima, imponente e soprattutto ricoperta in
ogni
suo centimetro da una pesante armatura da battaglia. E, soprattutto,
era
convinta che si trattasse di un uomo con una voce da checca.
Decisamente,
l’impatto era molto diverso ora che la vedeva solo con un
paio di shorts neri
da palestra e un reggiseno rosso fuoco, alta, atleticissima e tutta
bagnata.
“…ma tu esattamente, Undy, che ci fai qui a
lavarti
all’Hotel?” chiese Sans.
“Oh… nulla. Mi è andata a fuoco la
casa. Di nuovo. Ne
approfitto finché non mi cacciano.”
“Ah certo, capisco.”
A Sousy tutta quella voglia di conversare unita a tutta
quella nudità non piaceva. Per niente.
“…ma state uscendo insieme? Eeeeeeeeeeehy Sans,
Alphy mi
aveva accennato qualcosa, ma non pensavo che ti fossi andato a beccare
la neko-waifu dei sogni…
eheheh furbastro.”
Sans a quell’uscita della ninfa sembrò
sinceramente confuso.
“Cos…?”
Sousy capì che Undyne era ancora fermamente convinta che lei
fosse un mostro, annusò il pericolo imminente e lo prese per
la felpa,
trascinandoselo dentro al ristorante.
“Eheheheheh sì sì tutto molto carino e
divertente, farsi la
doccia nudi in un luogo pubblico e le mie bellissime orecchie rosa
assolutamente non sintetiche eheheheheh… ora ce ne dobbiamo
andare, scusa, ma
abbiamo prenotato… saluti dai tuoi amici scheletro e
assolutamente-non-un-umana-con-un-paio-di-orecchie-finte...
byeeeeeeee! Kiss Kiss!”
Undyne li osservò allontanarsi con gli occhi gialli
spalancati e con la bocca mezza aperta in un sorriso, e poi dovette
preoccuparsi di un enorme mostro gelatinoso che la invitò
cortesemente a levarsi
dalle palle, perché se voleva farsi una doccia quantomeno
avrebbe dovuto pagare
l’affitto per l’acqua che stava sprecando.
Sousy e Sans, finalmente,
si erano
seduti al loro tavolo per
due, e nessun mostro molesto sembrava voler disturbare la loro privacy.
Lo
scheletro sembrava ancora perplesso per il discorso che aveva appena
fatto.
“Scusa Sousy… – stava dicendo, cercando
di nascondere
l’imbarazzo per essersi fatto coinvolgere in qualcosa di cui
non capiva un tubo
– …ma tu hai capito che intendeva dire Undyne? Non
sono molto dentro a quel
genere di cose.”
“Ha detto che sono un mostro, che sono bellissima, che sei
fortunato ad uscire con me e che dovresti pensare solo a me.”
In realtà, nemmeno Sousy era dentro a quel genere di cose e
non ci aveva capito nulla nemmeno lei – sì, aveva
visto un paio di cartoni
giapponesi ma tutti doppiati nella sua lingua, e basta. Odiava i weeabo.
Sans parve per un breve momento un po’ a disagio, ma si
riprese in
un secondo. Ridacchiò.
“Ah beh… meglio così.”
“…non avevi detto che avevi preparato una
sorpresa?”
“Ooooh, certo, più tardi vedrai.”
Lo scheletro le fece l’occhiolino, e lei si sentì
svenire. Non
sarebbe stato male prima o poi svenire sul serio, lui almeno avrebbe
avuto
un’ottima scusa per prenderla in braccio e orchestrare una
bella scena di amore
drammatico.
Le
luci della sala si abbassarono un poco, e sul palco del
locale apparve una strana creatura piena di tentacoli e di birilli da
giocoleria. Gli occhi di tutti i presenti si voltarono verso lo show
che stava
per iniziare.
Nel frattempo, in fondo al salone, un mostro molto
particolare entrò senza farsi notare, e si
mimetizzò nella penombra stando
radente al muro, osservando lentamente la situazione come per
accertarsi che
tutto stesse andando per il verso giusto, senza intoppi.
Ad un certo
punto, la sua visuale intercettò la figuretta
seduta e orecchiuta di Sousy, al tavolo insieme al piccolo scheletro
cabarettista. Il mostro sussultò, ma poi fu invaso da
brividi di soddisfazione
e aspettativa.
Nel prossimo
episodio!
DRAMA!
ROMANCE!!
BLOODSHED!!!(?)
Starring la
vostra
STAR preferita di tutto il Sottosuolo!
Chi sarà mai!?!
*Jerry forse…? Ah no,
aspetta…*
ALLA
PROSSIMA,
DARLINGS!
*Però è troppo divertente*
*Ah, ho conosciuto diverse ragazze more che si sentivano speciali
perché erano straconvinte di essere rosse. Aprite gli occhi
sulla realtà donne. Poi sembrate delle tonte come Sousy.*