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Autore: Sisko31    06/06/2016    1 recensioni
Lia è una ragazza difficile. Da quando era bambina non ha fatto altro che passare da un affidamento all'altro. Ha un gran talento per finire sempre nei pasticci. Samantha e Vitto, i genitori affidatari, non ne possono più. Da domani frequenterà un istituto per ragazzi difficili. Lia rifiuta ma il suo migliore amico Carlos la convincerà a provare la nuova esperienza. Nell'istituto fa conoscenza con un certo Rossini, detto "Red", un tipo prepotente e testardo. I due si scontrano spesso ma col passare del tempo Lia scoprirà che "Red" ha un enorme segreto. Un segreto che cambierà per sempre la vita di tutti e due.
Genere: Drammatico, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il primo giorno era andato. Avevo conosciuto una ragazza abbastanza lunatica e avevo già pestato a sangue un coglione. Non male come inizio.

Qualcuno bussò alla porta. Guardai la sveglia, erano le sette e mezza della mattina. 

 -Chi è?- gridai stizzita. Si stava così bene sotto le coperte. 

-Lia andiamo. C'è lezione oggi- rispose Sofia tutta felice da dietro la porta. 

-Entra ma non rompere-. Mi rigirai sotto le coperte e sprofondai nel vecchio cuscino. 

-Buongiorno splendore. Forza, vestiti altrimenti faremo tardi- disse spalancando la finestra e gettandomi addosso una maglietta. 

Non dissi nulla. Stavo cercando in tutti i modi di reprimere i miei istinti omicidi. Odiavo l'allegria di prima mattina. Nessuno può essere allegro di prima mattina. Mi infilai svogliatamente la maglia e i jeans. 

-Io ho fame e quindi prima faccio colazione- decisi.

Non c'erano storie. Non mangiavo da un giorno e il mio stomaco brontolava come un dannato. Io quella mattina avrei mangiato. Fosse stata l'ultima cosa che avrei fatto. Sofia cominciò a tormentarsi i capelli. Cosa c'era adesso?

 -Se arrivi in ritardo ti tolgono il permesso d'uscita-.

Cosa? Una secchiata d'acqua fredda mi arrivò sulla schiena. Potevano togliermi tutto ma non il mio permesso. Dovevo fuggire da quella gabbia di matti almeno per qualche ora. Gettai un'occhiata alla sveglia. Cazzo, erano già i quarantacinque. Le lezioni cominciavano alle otto. Non sarei mai riuscita ad arrivare in tempo se mi fossi fermata a mangiare. Sospirai delusa. 

-Okay, mangio dopo. Forza, siamo in ritardo-. La presi per un braccio e la trascinai fuori.

Arrivammo appena in tempo. Luca entrò subito dopo di noi.

 -Buongiorno ragazzi. Oggi cercheremo di conoscerci meglio e di non concludere la lezione come la scorsa volta- disse trafiggendomi con lo sguardo. Però, se l'era presa male.

Mi guardai attorno. Red non c'era. Luca poteva stare tranquillo per la sua inutile lezione. In un angolo, in fondo alla stanza stava Alex, l'amichetto senza spina dorsale di Red. Non mi staccava gli occhi di dosso. 

-Sofia, che problemi ha Alex stamattina? Si è incantato?- scherzai. Sofia guardò Alex. Sembrava preoccupata. 

-Tu resta qui, vado a parlargli- e si allontanò. Mentre quei due parlavano di fatti che non mi riguardavano Luca mi si avvicinò. 

-Ciao Lia, com'è stata la tua prima notte al centro?-. E a lui cosa gli importava? Quell'omuncolo non si faceva mai gli affaracci suoi? 

-Benissimo, grazie- e mi voltai. Non avevo intenzione di dargli corda nemmeno per un attimo.

Sofia tornò a sedersi accanto a me. Non sorrideva. Alex le aveva detto qualcosa che a Sofia non era piaciuto. 

-Sofi che hai? Che ti ha detto il bastardo?-. Sofia guardava il pavimento. Accidenti, doveva essere qualcosa di serio. Le toccai la spalla e si ridestò dalla sua trance. 

-Cosa? Scusa Lia non ti ho sentita-. 

-Cosa ti ha detto Alex? E non dirmi niente-. Cominciò a rigirarsi una ciocca di capelli. Bruttissimo segno. 

-Te lo dico dopo- sussurrò svelta. 

-Allora Alex, raccontaci un po' di te- disse Luca sovrastando il brusio. 

-E che dovrei raccontare che lei non sa già? Ha letto tutti i nostri fascicoli. Non le è bastato quello che ci ha trovato dentro?- disse Alex in tono di sfida. Wow, allora sotto, sotto la spina dorsale ce l'aveva. Luca non fece una piega. 

-Consultare i vostri fascicoli fa parte del mio lavoro. Non lo faccio di certo per noia-.

Alex rimase in silenzio. Quel coglione si era tirato la zappa sui piedi. Tutti sapevano che i tutor potevano leggere i nostri fascicoli per capire con che ragazzi avevano a che fare. Povero idiota. 

-Di certo non per noia. Li sceglie molto accuratamente però-. Alex conteneva a stento la rabbia. La lezione si faceva sempre più interessante. 

-Luca se vuoi posso cominciare io a parlare- propose Sofia con voce tremante. I due la guardarono, Alex la fulminò con lo sguardo. Luca sorrise e le fece cenno di cominciare. 

-Beh, sono Sofia Mancini e mi trovo qui perché i miei genitori non ci sono più e mia zia non riusciva più a mantenermi e a sopportarmi- concluse sorridendo. Okay, la ragazza era andata. I suoi erano morti e l'unica parente non la sopportava e lei sorrideva ogni giorno? I miei dubbi divennero certezze. Sofia era pazza. 

-E non vuoi aggiungere altro cara Sofia?- chiese mellifluo Luca. Dio, quando usava quel tono mi saliva il diabete alle stelle. La pazza si agitò sulla sedia. 

-Sai che a noi puoi dire tutto. Sfogati, coraggio- e le appoggiò una mano sulle ginocchia. Sofia tremò. Qui, qualcosa non andava. 

-Senti, se non ha voglia di parlarne è inutile che insisti- sbottai. Alex scosse la testa. Forse la lezione non sarebbe finita con rose e fiori. 

-Lia, le ho solo fatto una domanda. Non c'è bisogno di prendere le sue difese. Non la mangio mica- disse in tono innocente. A me sembrava più viscido del solito. 

-Allora cambia persona. Se le viene in mente qualcosa la dirà la prossima volta-. Il mio ragionamento non faceva una piega. 

-Bene, continua tu. Raccontaci qualcosa di te-. Merda, perché dovevo sempre incasinarmi la vita? Potevo starmene zitta? 

-Okay. Non ho mai conosciuto i miei genitori e, da che ho memoria, sono stata spedita come un pacco postale da una famiglia affidataria all'altra. E non è poi così brutto come si pensa-. Avevo risposto a due domande in un colpo solo. Non male come inizio. 

-E tu sei sicura di non averli mai conosciuti?-. Ma che cazzo! Se li avessi conosciuti avrei avuto dei ricordi. Quanto erano stupidi gli uomini. 

-Certo che non li ho mai conosciuti. Me li ricorderei altrimenti-. Quest'uomo mi stava dando sui nervi. Se avesse fatto altre domande insulse non mi sarei trattenuta.

Fortunatamente una buon'anima suonò la campanella. La lezione era finita. L'aula si svuotò in fretta. Rimanemmo solo io, Sofia e Alex. 

-Allora? Cosa ti ha detto Alex?- richiesi nuovamente alla pazza. 

-Abbiamo un problema. Red è sparito. Alex dorme in camera con lui e stanotte non l'ha sentito rientrare e non risponde al cellulare-. E lei era così preoccupata per lui? Ma andiamo! 

-E quindi? E' adulto, può fare ciò che vuole-. 

-Lia, non è semplice da spiegare. Red ha parecchi problemi di cui non posso parlare. So solo che dobbiamo trovarlo- disse Alex tutto serio. 

-I problemi ce li abbiamo tutti. Si sarà andato a bucare in qualche vicolo e si starà facendo un viaggio o è così sbronzo da non capire nemmeno su che mondo è. Non è un vostro parente quindi non è un vostro problema-.

Che mi importava di quel idiota? Io avevo fame. 

-Lia è sempre un nostro amico. Tu non l'hai mai visto quando è strafatto o ubriaco. Potrebbe fare cose che..- Sofia non finì la frase. Potevo vedere il panico nei suoi occhi. Basta, ero stanca delle loro inutili preoccupazioni. 

-Sentite, se volete andare a cercarlo prego, quella è la strada. Io me ne vado in mensa a vedere che c'è rimasto. Ci vediamo stasera a cena Sofia- mi avviai lungo il corridoio. 

-Lia dovrebbe interessare anche a te!- mi gridò dietro Alex.

Non mi girai nemmeno. Alzai il braccio e gli feci un bel vaffanculo. Che ci pensassero loro a quel delinquente. Io oggi avrei visto il mio. 

In mensa c'era rimasto poco o niente. Sgranocchiai qualche biscotto e andai in segreteria. 

-Dovrei fare una telefonata- dissi nel tono più gentile. La segretaria mi allungò il telefono senza dire una parola. Digitai il numero di Carlos in fretta e furia. Al terzo squillo rispose. 

-Pronto, chi è?- 

-Hombre sono io. Facciamo un giro?-.

Non mi rispose nemmeno. Sentii il rombo della moto appena fuori il cortile. Riattaccai e uscii tutta felice. Eccolo là, con il suo giubbino di pelle e i suoi Ray-Ban. Sembrava quasi figo. Le ragazze gli morivano tutte dietro. Lo abbracciai forte. 

-Lia non ci vediamo da un giorno. Che ti prende?-. Il poveretto era sorpreso del mio abbraccio. Non amavo dimostrare affetto in pubblico. 

-TI racconterò. Andiamo- lo esortai salendo e allacciandomi il casco.

Carlos sfoggiò uno dei suoi sorrisi e partì. Sfrecciammo per tutta la città. Ad un tratto svoltò a destra, in una via più piccola. Sapevo esattamente dove stavamo andando. Ci fermammo davanti a un negozio di gelati. Qui avevano il mio gusto preferito. Cioccolato fondente e Rum. Finalmente cibo! Entrammo e ci sedemmo al solito tavolo. La ragazza prese le ordinazioni e quando io ordinai una doppia porzione a Carlos per poco non venne un colpo. 

-Dios mio Lia! Ma ti danno da mangiare in quel posto?-. 

-Certo che mi danno da mangiare. Sono io che arrivo sempre in ritardo. Hanno orari stranissimi-.

Vidi arrivare la mia doppia porzione di gelato e staccai la spina del cervello. Per un momento mi sentii in paradiso. Il gusto del cioccolato al retrogusto di rum mi fece andare in brodo di giuggiole. 

-Certo niña che non hai un minimo di contegno quando hai del cibo davanti- disse ridendo. Diventai un tantino rossa. Aveva ragione. Io adoravo il cibo. 

-E che mi importa? Mi hai visto in situazioni peggiori- lo rimbeccai scherzando.

Mentre mangiavo mi raccontò di sua sorella che tornava a casa per le vacanze e che mamma Dolores era già in pena per me. 

-Allora, raccontami di questo posto per psicopatici-.

Oh, non poteva nemmeno immaginare che gente girava là dentro. Cominciai a raccontargli del tutor e di Sofia. Di Luca e il suo modo viscido e strano che aveva di comportarsi. 

-E non hai combinato nemmeno un guaio? Non ci credo-. Non gli si poteva nascondere proprio nulla. Mi conosceva troppo bene. 

-Ah si e alla prima lezione ho pestato a sangue uno- dissi con nonchalance.

 -Ora si che ti riconosco. E che ti aveva fatto questo poveretto?- chiese tutto eccitato.

Mi sembrava un bambino intento ad ascoltare la sua storia preferita. Appoggiò il mento sulle nocche e mi guardò con il suo solito sguardo curioso. 

-Beh, mi ha insultata e non si è scusato per essermi venuto addosso in corridoio. La cosa che non ho capito è come faceva a conoscere il mio secondo nome. Ma poi l'ho rivisto la sera, davanti alla mia stanza, e mi ha detto che lo aveva letto sul mio fascicolo. E' uno stalker-. Carlos aggrottò la fronte. Qualcosa gli frullava nel cervello. 

-E come si chiama questo tipo?-. Alzai gli occhi al cielo. No, questa volta me la sarei vista da sola. Non poteva proteggermi sempre. 

-Eh no. Questa volta non te lo dico. Mi arrangio io- dissi decisa. Stavolta non provò nemmeno a controbattere. 

-E va bene. Hai vinto. Arrangiati. Ora andiamo, devo fare delle commissioni con Jorge-.

Non mi era mai piaciuto quel tipo. Guardai distrattamente l'orologio. Cazzo erano già le sei! Avevo promesso a Sofia di mangiare insieme. 

-Senti non è che prima di incontrare Jorge riusciresti a portarmi al centro? Ho promesso a Sofia di mangiare insieme-. Carlos mi prese il mento e mi guardò negli occhi. 

-Per te tutto mi corazón- e mi baciò la fronte. Carlos spinse tanto sull'acceleratore che arrivammo in un battibaleno. 

Scesi di fretta e lo salutai. Sofia mi stava aspettando sulla soglia e la sua faccia non prometteva nulla di buono.

  
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